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Filippesi 2:6

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    sabrina.valenti
    Post: 968
    00 10/02/2013 19:09
    Re: valente sabina
    domingo7, 10/02/2013 18:42:


    tuttavia Paolo scrisse:

    "...Dio Padre, che lo destò dai morti" (Galati 1:1).....mi sembra che non possano esserci dubbi, sbaglio?



    Anche qui è la teologia che porta a considerare Galati 1,1 da solo o Galati 1,1 con Giovanni 2,19 ......

    Un saluto al ritrovato Aquila 58 ....



    [SM=g1871116] [SM=g7348]
    themegasabry
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    domingo7
    Post: 501
    Città: GENOVA
    Età: 65
    00 10/02/2013 21:45
    carissimo Aquila 58
    L'uso di harpagmos nel senso di res retinenda, cioè cosa da trattenere è comunque largamente documentata nella letteratura extrabiblica

    Di fatto, l’uso di αρπαγμα, nel senso di guadagno, colpo di fortuna, tesoro, vantaggio, cosa da trattenere, da usare a proprio vantaggio, da sfruttare per il proprio tornaconto, non è certamente frutto di pregiudizi trinitari, in quanto diffuso nella letteratura greca già alcuni secoli prima della venuta di Cristo.

    A tal proposito vedansi: Tucidide, La guerra del Peloponneso, III, 33; Lisia, Frammento XIX; Eliodoro, Etiopiche, VII, 20; VIII, 7; Xenofonte, Memorabili, I; Plutarco, De Alexandri magna fortuna aut virtute, I, 8; Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, II, 41; Luciano di Samosata, Ermotino, 52; Galeno, De Semine, IV e De Simpl. Medicam., XII.

    Quanto a Galati 1,1 l'attribuzione della resurrezione di Cristo a Dio Padre è più che logica, coerente e corretta. Tutto il Nuovo Testamento considera infatti il Logos nella sua funzione economica di uomo Gesù Cristo, lasciando intravederne la preesistenza, potenza e gloria preumana solo raramente ....

    La buona notizia del Regno annuncia poi sinteticamente che vi è un solo Dio, il Padre ed un solo Signore ....l'uomo Gesù Cristo...
  • VVRL
    00 10/02/2013 22:11
    Re:

     La prima ipotesi [a] non regge alla prova del contesto. Per cominciare, le parole di Paolo non avrebbero un filo coerente di ragionamento. Infatti, se tale ipotesi illustra il pensiero di Paolo se ne deduce che se Gesù non considerava una rapina il suo essere uguale a Dio allora vuol dire che lo considerava un suo diritto. Se fosse così che senso ha, da parte dello scrittore ispirato, introdurre il successivo pensiero (del versetto 7) con un ἀλλά?
    Se tale ipotesi fosse corretta, non vi sarebbe un filo logico di ragionamento in Paolo.
    Inoltre, se così fosse, come potremmo noi cristiani imitare, come auspicava Paolo, tale attitudine presente in Gesù? È possibile che i Filippesi fossero esortati a non reputare una rapina, ma reputare come un loro diritto, l’essere uguali a Dio?
    Come si può facilmente notare tale ipotesi è diametralmente opposta al messaggio biblico.

    Ancora, se tale ipotesi [a] fosse corretta, Paolo starebbe istigando i cristiani di Filippi alla stessa maniera dell’Avversario, così com’è descritto in Genesi 3:4, 5, dove il Tentatore disse ad Eva: “4 …Voi non morrete affatto; 5 ma DIO sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno, e sarete come DIO… (La Nuova Diodati; il maiuscolo è nell’originale).
    Teniamo sempre presente che il punto focale è l’esortazione di Paolo all’umiltà e per corroborare la sua argomentazione Paolo fa appello proprio all’attitudine del Cristo. Da non trascurare, inoltre, il fatto che è necessario provare con le Scritture che Gesù fosse uguale a Dio.

    Così questa prima ipotesi [a] non è per niente confortata dalle Scritture come pure dal sano ragionamento.

    FINE SECONDA PARTE


    E' veramente singolare come dalla stessa ipotesi di partenza (solo supposta per una sorta di dimostrazione per assurdo circa l'uguaglianza di Gesù con Dio) si possa arrivare ad un conclusione opposta rispetto al cattolico trinitario.
    Mi spiego meglio. Concordo perfettamente che da questo passo traspare in maniera forte il concetto di umiltà e come si esplica questo atto secondo i TdG? Dicendo che Gesù non volle rapinare l'uguaglianza con Dio.
    Caro Sig. Saro, in tutta franchezza, ma se io vengo a casa sua e non le rapino l'appartamento, per il fatto che non ho commesso un reato sono da elogiare? Questo è un grosso atto di umiltà secondo lei? Trovo veramente assurda ed illogica questa vostra positizione.
    Il vero atto di umiltà invece consiste proprio nel fatto che Gesù non volle tenersi strezza la sua condizione divina, ma spogliò se stesso facendo servo. Questo è un gesto veramente nobile e di amore, non certo la vostra interpretazione del passo.
    Saluti
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    (SimonLeBon)
    Post: 50.130
    Città: PINEROLO
    Età: 53
    TdG
    00 10/02/2013 22:25
    Re: carissimo Aquila 58
    domingo7, 10.02.2013 21:45:

    L'uso di harpagmos nel senso di res retinenda, cioè cosa da trattenere è comunque largamente documentata nella letteratura extrabiblica

    Di fatto, l’uso di αρπαγμα, nel senso di guadagno, colpo di fortuna, tesoro, vantaggio, cosa da trattenere, da usare a proprio vantaggio, da sfruttare per il proprio tornaconto, non è certamente frutto di pregiudizi trinitari, in quanto diffuso nella letteratura greca già alcuni secoli prima della venuta di Cristo.

    A tal proposito vedansi: Tucidide, La guerra del Peloponneso, III, 33; Lisia, Frammento XIX; Eliodoro, Etiopiche, VII, 20; VIII, 7; Xenofonte, Memorabili, I; Plutarco, De Alexandri magna fortuna aut virtute, I, 8; Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, II, 41; Luciano di Samosata, Ermotino, 52; Galeno, De Semine, IV e De Simpl. Medicam., XII.

    ...



    Beh Domingo,

    la Re Giacomo tradizionalmente rende "rapina":

    "Who, being in the form of God, thought it not robbery to be equal with God"

    la Reina-Valera spagnola rende "cosa da afferrare":

    "el cual, siendo en forma de Dios, no estimó el ser igual a Dios como cosa a que aferrarse"

    e anche l'autorevole Lutero ha "rapina":

    "welcher, ob er wohl in göttlicher Gestalt war, hielt er's nicht für einen Raub, Gott gleich sein"

    la concordanza di Strong al n. 725 harpagmos ha:

    "the act of seizing, robbery
    a thing seized or to be seized
    booty to deem anything a prize
    a thing to be seized upon or to be held fast, retained"

    che solo come ultimo significato ha anche "cosa da ... tenere forte, ritenere".

    Nel contesto del v. 5 non vedo come si possa argomentare a favore della "res retinenda" nel v. 6.

    Simon
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    (SimonLeBon)
    Post: 50.130
    Città: PINEROLO
    Età: 53
    TdG
    00 10/02/2013 22:32
    Re: Re:

    VVRL, 10.02.2013 22:11:


     La prima ipotesi [a] non regge alla prova del contesto. Per cominciare, le parole di Paolo non avrebbero un filo coerente di ragionamento. Infatti, se tale ipotesi illustra il pensiero di Paolo se ne deduce che se Gesù non considerava una rapina il suo essere uguale a Dio allora vuol dire che lo considerava un suo diritto. Se fosse così che senso ha, da parte dello scrittore ispirato, introdurre il successivo pensiero (del versetto 7) con un ἀλλά?
    Se tale ipotesi fosse corretta, non vi sarebbe un filo logico di ragionamento in Paolo.
    Inoltre, se così fosse, come potremmo noi cristiani imitare, come auspicava Paolo, tale attitudine presente in Gesù? È possibile che i Filippesi fossero esortati a non reputare una rapina, ma reputare come un loro diritto, l’essere uguali a Dio?
    Come si può facilmente notare tale ipotesi è diametralmente opposta al messaggio biblico. ...

    Saluti



    Infatti, come ho appena commentato, l'essere "uguale a Dio" non ha alcun senso come esempio per i cristiani, proposto da Paolo al v. 5.

    La traduzione che proponiamo noi non è "non considerava una rapina il suo essere uguale" ma "non prese in considerazione una rapina, cioè che dovesse essere uguale". 
    In questo modo l'alla iniziale è coerente.

    Simon

  • VVRL
    00 10/02/2013 22:42
    Re: Re: Re:
    (SimonLeBon), 10/02/2013 22:32:



    Infatti, come ho appena commentato, l'essere "uguale a Dio" non ha alcun senso come esempio per i cristiani, proposto da Paolo al v. 5.

    La traduzione che proponiamo noi non è "non considerava una rapina il suo essere uguale" ma "non prese in considerazione una rapina, cioè che dovesse essere uguale". 
    In questo modo l'alla iniziale è coerente.

    Simon



    Scusate, ma voi TdG credete veramente che il pensiero di Paolo fosse quello che qualche cristiano del tempo potesse prendere a modello Gesù per il suo voler rubare l'uguaglianza con Dio?
    A parte quanto detto prima circa il concetto di umiltà che secondo la vostra interpretazione è veramente carente e paradossale, vi chiedo dove leggete nel NT questo concetto per cui il cristiano non doveva farsi come Dio. Questo passo dei Filippesi sarebbe il primo e l'unico caso o mi sbaglio?
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    (SimonLeBon)
    Post: 50.130
    Città: PINEROLO
    Età: 53
    TdG
    00 10/02/2013 22:47
    Re:
    VVRL, 10.02.2013 22:42:


    Scusate, ma voi TdG credete veramente che il pensiero di Paolo fosse quello che qualche cristiano del tempo potesse prendere a modello Gesù per il suo voler rubare l'uguaglianza con Dio?
    A parte quanto detto prima circa il concetto di umiltà che secondo la vostra interpretazione è veramente carente e paradossale, vi chiedo dove leggete nel NT questo concetto per cui il cristiano non doveva farsi come Dio. Questo passo dei Filippesi sarebbe il primo e l'unico caso o mi sbaglio?



    Per niente, devi aver letto male. Tutto il testo biblico ruota attorno alla contrapposizione tra chi vuole farsi Dio, cioè satana il diavolo, e chi non vuole farsi Dio, cioè Gesu' Cristo. 

    Forse fai prima tu a spiegarmi dove trovi nel testo biblico incoraggiamenti a "essere uguale a Dio" (N.B. non "farsi come" ma "essere uguale"). Io non li trovo. 

    Simon
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    DIEGO.1966
    Post: 2.185
    Città: PESCARA
    Età: 57
    00 10/02/2013 22:59
    Carissimi,
    In Filippesi 2:5,7 leggo : Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso...
    Parole chiare che non danno adito ad interpretazioni. Gesù é uguale a Dio. Che bella affermazione, forte chiara e concisa.
    Il buon Paolo esorta i fedeli di Filippi ad avere sentimenti di umiltà sull'esempio di Cristo, che fu veramente umile. Tanto umile che, pur essendo uguale a Dio, non si mostrò gelosamente aggrappato a questa sua Verità, ma si umiliò, rinunciando agli onori a lui dovuti, fino a diventare uomo, accettando la sofferenza e dopo essa la morte in croce.
    Vi prego, le rapine lasciamo le ad altri... [SM=g27985]

    Saluti
    [Modificato da DIEGO.1966 10/02/2013 23:01]
  • VVRL
    00 10/02/2013 23:04
    Re:
    DIEGO.1966, 10/02/2013 22:59:

    Carissimi,
    In Filippesi 2:5,7 leggo : Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso...
    Parole chiare che non danno adito ad interpretazioni. Gesù é uguale a Dio. Che bella affermazione, forte chiara e concisa.
    Il buon Paolo esorta i fedeli di Filippi ad avere sentimenti di umiltà sull'esempio di Cristo, che fu veramente umile. Tanto umile che, pur essendo uguale a Dio, non si mostrò gelosamente aggrappato a questa sua Verità, ma si umiliò, rinunciando agli onori a lui dovuti, fino a diventare uomo, accettando la sofferenza e dopo essa la morte in croce.
    Vi prego, le rapine lasciamo le ad altri... [SM=g27985]

    Saluti


    [SM=g1861209]


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    (SimonLeBon)
    Post: 50.130
    Città: PINEROLO
    Età: 53
    TdG
    00 10/02/2013 23:12
    Re:
    Cari Diego.1966 e VVRL,

    non so se stasera vi volete coprire di ridicolo o se invece siete masochisti...

    DIEGO.1966, 10.02.2013 22:59:

    Carissimi,
    In Filippesi 2:5,7 leggo : Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso...
    Parole chiare che non danno adito ad interpretazioni. Gesù é uguale a Dio. Che bella affermazione, forte chiara e concisa.
    Il buon Paolo esorta i fedeli di Filippi ad avere sentimenti di umiltà sull'esempio di Cristo, che fu veramente umile. Tanto umile che, pur essendo uguale a Dio, non si mostrò gelosamente aggrappato a questa sua Verità, ma si umiliò, rinunciando agli onori a lui dovuti, fino a diventare uomo, accettando la sofferenza e dopo essa la morte in croce.
    Vi prego, le rapine lasciamo le ad altri... [SM=g27985]

    Saluti



    La traduzione che hai citato, le "parole chiare" che ti vanti, è la CEI '74 che notoriamente si inventa il termine "tesoro geloso", assolutamente assente nel testo greco (a meno che voi siate in grado di spiegare quale parola del testo potrebbe essere tradotta cosi).

    Il testo CEI 2008 infatti ha cambiato quella traduzione errata e insostenibile, rendendo "egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio".

    Ora rimane sempre il problema di spiegare quale parola esprimerebbe il concetto di "privilegio".

    Prego, a voi l'onore.

    Simon
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    DIEGO.1966
    Post: 2.185
    Città: PESCARA
    Età: 57
    00 10/02/2013 23:37
    [Modificato da DIEGO.1966 10/02/2013 23:40]
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    barnabino
    Post: 67.472
    00 11/02/2013 00:44
    Caro Diego,


    In Filippesi 2:5,7 leggo : Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso...



    Il fatto è che in greco tradurre morphè con "natura" e harpagmos con "tesoro geloso" non è esattamente un uso di "parole chiare", come forse ti abbiamo spiegato già una decina di volte (senza per altro ottenere alcuna replica sensata da parte tua) il significato basilare di quei termini è ben altro...


    non danno adito ad interpretazioni. Gesù é uguale a Dio. Che bella affermazione, forte chiara e concisa



    Scusami, ma dire che queste parole in greco non danno adito ad interpretazioni mi pare che significhi ignorare secoli di esegesi...


    Vi prego, le rapine lasciamo le ad altri...



    Infatti, se non l'hai capito, noi le rapine le lasciamo agli altri... Paolo infatti intendeva dire che Gesù (a differenza di Adamo e Satana) non considerò l'idea di afferrare qualcosa che non non gli apparteneva.

    Shalom [SM=g2037509]
    [Modificato da barnabino 11/02/2013 00:45]
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    FORUM TESTIMONI DI GEOVA
  • Aquila-58
    00 11/02/2013 07:28
    Re: carissimo Aquila 58
    Carissimo Domingo,

    domingo7, 10/02/2013 21:45:

    L'uso di harpagmos nel senso di res retinenda, cioè cosa da trattenere è comunque largamente documentata nella letteratura extrabiblica

    Di fatto, l’uso di αρπαγμα, nel senso di guadagno, colpo di fortuna, tesoro, vantaggio, cosa da trattenere, da usare a proprio vantaggio, da sfruttare per il proprio tornaconto, non è certamente frutto di pregiudizi trinitari, in quanto diffuso nella letteratura greca già alcuni secoli prima della venuta di Cristo.

    A tal proposito vedansi: Tucidide, La guerra del Peloponneso, III, 33; Lisia, Frammento XIX; Eliodoro, Etiopiche, VII, 20; VIII, 7; Xenofonte, Memorabili, I; Plutarco, De Alexandri magna fortuna aut virtute, I, 8; Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, II, 41; Luciano di Samosata, Ermotino, 52; Galeno, De Semine, IV e De Simpl. Medicam., XII.




    Domingo, il verbo harpazo, citandoti il cattolicissimo Vocabolario del Nuovo Testamento greco italiano G. Vigini significa "prendere con la forza, portar via, impadronirsi" e il relativo sostantivo harpagmos (quello usato nel passo di Filippesi) significa, secondo lo stesso vocabolario, "appropriazione indebita".
    L' harpax, sempre da harpazo, secondo lo stesso vocabolario, è aggettivo che indica il "rapace", il "ladro"...
    Ora, noi dobbiamo vedere l' applicazione biblica di harpazo, quindi ti invito a vederlo da te stesso laddove nel N.T. viene usato, leggi Mt. 11:12; 12:29; 13:19; Gv. 6:15; 10:12,28,29.
    Mi sembra che tu possa vedere da solo, sulla base di questi passi, che cosa significhi harpazo e mi domando perchè, sulla base dell' applicazione biblica di harpazo, dobbiamo andare a vedere Tucidide, Plutarco, ecc...... [SM=g2037509]

    domingo7, 10/02/2013 21:45:


    Quanto a Galati 1,1 l'attribuzione della resurrezione di Cristo a Dio Padre è più che logica, coerente e corretta. Tutto il Nuovo Testamento considera infatti il Logos nella sua funzione economica di uomo Gesù Cristo, lasciando intravederne la preesistenza, potenza e gloria preumana solo raramente ....

    La buona notizia del Regno annuncia poi sinteticamente che vi è un solo Dio, il Padre ed un solo Signore ....l'uomo Gesù Cristo...



    Non capisco che cosa voglia tu dire: io dico che sulla base di Galati 1:1 non possano sorgere dubbi: altri passi parlano genericamente di "Dio" che risuscita Cristo dai morti (Atti 2:24, 32 e molti altri...) ma Galati 1:1 parla specificatamente di una Persona che risuscita Cristo e questa Persona non è Dio ma Dio Padre.
    Ora, il contesto di Galati 1:1 è chiaro e non può essere paragonato a 1 Cor. 8:6 laddove nel versetto 5 si parla di dei e di signori e laddove, in quel contesto e con quei riferimenti, è solo logico parlare di un Dio (solo non c' è nel testo greco: è significato implicito) e un Signore, Colui che è stato costituito tale per la salvezza (Atti 2:36 ; Romani 10:9).
    Scusami e cari saluti.
  • OFFLINE
    domingo7
    Post: 501
    Città: GENOVA
    Età: 65
    00 11/02/2013 10:25
    Carissimo Aquila 58

    Mi sembra che tu possa vedere da solo, sulla base di questi passi, che cosa significhi harpazo e mi domando perchè, sulla base dell' applicazione biblica di harpazo, dobbiamo andare a vedere Tucidide, Plutarco, ecc......



    però la Bibbia non è una grammatica né tantomeno un lessico del greco antico e non si può pretendere che le parole abbiano solo il significato che si trova nel contesto del Nuovo Testamento....

    se facciamo un discorso di ispirazione, posso capire il sospetto nell'accettare materiali e temi estranei alle Scritture ma nello studio della lingua greca mi pare che gente come Tucidide, Plutarco, Lisia, Eliodoro e Xenofonte conoscesse il greco almeno quanto Pietro, Paolo e Giovanni (che lo avevano probabilmente imparato a fatica pcome seconda lingua e per comunicare con il mondo pagano)


    Non capisco che cosa voglia tu dire: io dico che sulla base di Galati 1:1 non possano sorgere dubbi: altri passi parlano genericamente di "Dio" che risuscita Cristo dai morti (Atti 2:24, 32 e molti altri...) ma Galati 1:1 parla specificatamente di una Persona che risuscita Cristo e questa Persona non è Dio ma Dio Padre.



    Però Giovanni 2,19 evidenzia una partecipazione del Figlio all'opera di resurrezione .... è vero quanto tu dici: è il Padre che crea, è il Padre che resuscita, è il Padre che giudica ma il Figlio ha collaborato, collabora e continuerà a collaborare a tutta l'opera del Padre ....


    Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. [Giovanni 5,19-23]

  • OFFLINE
    barnabino
    Post: 67.472
    00 11/02/2013 10:46
    Caro Domingo,


    Quanto a Galati 1,1 l'attribuzione della resurrezione di Cristo a Dio Padre è più che logica, coerente e corretta. Tutto il Nuovo Testamento considera infatti il Logos nella sua funzione economica di uomo Gesù Cristo, lasciando intravederne la preesistenza, potenza e gloria preumana solo raramente ....



    Beh, in Giovanni non così certo che con Logos ci si riferisca a Gesù "uomo", giacché egli era il Logos già "en archè", dunque prima che si facesse carne e anche prima della creazione materiale.

    Per il resto mi pare che si cada in un ragionamento circolare e anacronistico, infatti se restiamo nell'ambito del contesto Dio Padre è banalmente Geova, il solo vero Dio della Bibbia, non vedo però il problema, mi pare che i trinitari si limitino ad osservare che i passi citati "siano compatibili" con il dogma, ma non spiegano affatto come erano letti prima del dogma, è questo il problema. Il dogma è una lettura filosofico del testo su cui si può essere più o meno d'accordo, ma spero che su questo spero che tu sia d'accordo richiede strumenti che non potevano essere in campo nel I secolo, pertanto io dico che quello che interessa all'esegeta è come quell'affermazione poteva essere letta nell'ambito di una certa cultura religiosa, antropologia e cosmologia e non come venne letta successivamente.

    Sostanzialmente quando un ebreo o un greco leggere che "Dio ha risuscitato dai morti il figlio" che cosa capiva? Perché tutte quelle espressioni (Dio, figlio di Dio, risurrezione, morte) avevano un significato ben preciso, che non possiamo ignorare in favore di soluzioni anacronistiche.

    Shalom

    [Modificato da barnabino 11/02/2013 10:47]
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    FORUM TESTIMONI DI GEOVA
  • Aquila-58
    00 11/02/2013 11:01
    Re: Carissimo Aquila 58
    Carissimo Domingo, ho poco tempo a disposizione, dato che non sono in casa e te lo dedico volentieri...

    domingo7, 11/02/2013 10:25:


    Mi sembra che tu possa vedere da solo, sulla base di questi passi, che cosa significhi harpazo e mi domando perchè, sulla base dell' applicazione biblica di harpazo, dobbiamo andare a vedere Tucidide, Plutarco, ecc......



    però la Bibbia non è una grammatica né tantomeno un lessico del greco antico e non si può pretendere che le parole abbiano solo il significato che si trova nel contesto del Nuovo Testamento....

    se facciamo un discorso di ispirazione, posso capire il sospetto nell'accettare materiali e temi estranei alle Scritture ma nello studio della lingua greca mi pare che gente come Tucidide, Plutarco, Lisia, Eliodoro e Xenofonte conoscesse il greco almeno quanto Pietro, Paolo e Giovanni (che lo avevano probabilmente imparato a fatica pcome seconda lingua e per comunicare con il mondo pagano)




    il punto è che gli apostoli che tu hai indicato erano si al corrente della lingua greca, ma erano ispirati da Dio e tu sai che Paolo, sostanzialmente, non concede nulla alla sapienza richiesta dai greci (1 Cor. 1:22-23), quindi questo per noi è sufficiente per andare a vedere quella che è l' applicazione biblica di harpazo pur non trascurando l' applicazione letteraria. Il punto è che questa applicazione letteraria di harpazo, da te indicata, non trova alcuna rispondenza biblica e non si vede perchè debba averla, guarda caso, solo in Filipp. 2:6...[SM=g2037509]

    domingo7, 11/02/2013 10:25:



    Non capisco che cosa voglia tu dire: io dico che sulla base di Galati 1:1 non possano sorgere dubbi: altri passi parlano genericamente di "Dio" che risuscita Cristo dai morti (Atti 2:24, 32 e molti altri...) ma Galati 1:1 parla specificatamente di una Persona che risuscita Cristo e questa Persona non è Dio ma Dio Padre.



    Però Giovanni 2,19 evidenzia una partecipazione del Figlio all'opera di resurrezione .... è vero quanto tu dici: è il Padre che crea, è il Padre che resuscita, è il Padre che giudica ma il Figlio ha collaborato, collabora e continuerà a collaborare a tutta l'opera del Padre ....


    Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. [Giovanni 5,19-23]






    sulla collaborazione del Figlio con il "solo vero Dio", il Padre, non ci piove davvero, non foss' altro perchè il Figlio ha un ruolo fondamentale nella realizzazione del proposito di Dio.
    Ma dubito che possiamo leggere Gv. 2:19-21 in questo senso, alla luce di Galati 1:1 e alla luce del fatto che, mentre mai la Bibbia affermi che Gesù "si destò dai morti" ma altresì che "fu destato dai morti".
    Ora, questa è a mio avviso la lettura che dobbiamo dare al brano giovanneo.
    Gesù pone una connessione tra il tempio e il suo corpo e questo mi induce a riflettere e a pensare che lì ci si riferisca, con liguaggio metaforico, al tempio spirituale (dato che Gesù paragona il suo corpo al tempio...), cioè al vero tempio (di cui quello letterale era solo "figura", "tipo", vedi Ebrei 9:24)..e se ricordi bene, doveva essere proprio il Re Messianico Eterno ad erigere la vera casa e il vero santuario (spirituale...) di Dio, 2 Samuele 7:13 docet...
    In questo senso a mio parere va letto il passo giovanneo.
    Ci sarebbe altro da dire ma per ora mi fermo qui perchè il mio tempo è drammaticamente scaduto e non posso più stare.
    Cari saluti.


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    barnabino
    Post: 67.472
    00 11/02/2013 11:16
    Caro Diego,


    però la Bibbia non è una grammatica né tantomeno un lessico del greco antico e non si può pretendere che le parole abbiano solo il significato che si trova nel contesto del Nuovo Testamento....



    Se però mi permetti, dovendo studiare un testo scritto da un fariseo del I secolo dovremmo, quanto meno, dare una certa precedenza ai testi più vicini a quel contesto, se a scrivere è Paolo direi che è più che corretto cercare antecedenti nella LXX e nelle lettere di Paolo che sono i testi più prossimi al testo che stiamo considerando.


    se facciamo un discorso di ispirazione, posso capire il sospetto nell'accettare materiali e temi estranei alle Scritture ma nello studio della lingua greca mi pare che gente come Tucidide, Plutarco, Lisia, Eliodoro e Xenofonte conoscesse il greco almeno quanto Pietro, Paolo e Giovanni (che lo avevano probabilmente imparato a fatica pcome seconda lingua e per comunicare con il mondo pagano)



    Questa tua affermazione mi pare non colga il problema, non è una questione di "ispirazione" dato che Paolo usava il greco comune di qualunque altro uomo del suo tempo, il problema è semplicemente far riferimento a testi in più prossimi possibili, per ambiente ed epoca, a quello che stiamo considerando.

    Il termine harpagmos descrive l'azione di harpazei che nei 40 usi della LXX significa sempre "rubare, impadronirsi di qualcosa, levare qualcosa con la forza, possedere qualcosa che non ci appartiene". Lo stesso vale nel NT in cui i 18 termini affini ad harpazo hanno significati simili. Le differenze si rilevano più che altro sul modo dell'azione, attivo (l'oggetto da prendere non è posseduto) o passivo (l'oggetto è posseduto ingiustamente).

    E comunque anche il significato di alcuni autori che segnali, "colpo di fortuna" o simile, non elimina il problema: una fortuna che si è "rubata" o che si "possiede"?


    Però Giovanni 2,19 evidenzia una partecipazione del Figlio all'opera di resurrezione .... è vero quanto tu dici: è il Padre che crea, è il Padre che resuscita, è il Padre che giudica ma il Figlio ha collaborato, collabora e continuerà a collaborare a tutta l'opera del Padre ....



    Il ruolo di Gesù è ben spiegato in altri versetti, prendere queste'espressione letteralmente (cioè che Gesù "morto" risuscita se stesso) mi pare aver poco chiaro il linguaggio biblico e leggerlo anacronisticamente, Gesù può dire che avrebbe rialzato il "suo tempio" esattamente come poteva dire a chi riceveva dei miracoli che la "sua fede lo aveva guarito". Altrimenti dovremmo pensare che non fosse Gesù a guarire malati e destare morti ma fossero quelle persone stesse a farlo.

    Io credo che tu debba uscire dalla spirale esegetica anacronistica, leggendo un testo come se nel I secolo qualcuno poteva percepire idee successive, ma di provare a leggere i testi nel loro contesto linguistico e religioso, Gesù non viveva isolato ma in una cultura e lingua ben precisa.

    Shalom
    [Modificato da barnabino 11/02/2013 12:39]
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    Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

    FORUM TESTIMONI DI GEOVA
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    domingo7
    Post: 501
    Città: GENOVA
    Età: 65
    00 11/02/2013 14:57
    carissimo barnabino

    non credo di cadere in una spirale anacronistica quando con molta semplicità penso che:

    a favore della traduzione "res retinenda" sta il fatto che la Parola di Dio, essendo già in forma di Dio, non avrebbe potuto voler afferrare e rapinare ciò che era già suo.

    Di fatto, il punto di vista anti-trinitario loda Cristo perché rimase entro i limiti di un essere creato. A ben guardare però non sembra esserci molto da lodare in una creatura divina o angelica che rinunci ad un colpo di mano per spodestare Dio e per prenderne il posto. Se Cristo si fosse limitato a non tentar di divenire uguale a Dio, non saremmo di fronte ad un caso di umiltà ma ad un semplice esempio di onestà intellettuale, di equilibrio mentale e di senso della misura.

    Vero esempio di umiltà (giustamente lodato da Paolo) sembra invece il fatto che realmente Cristo, pur essendo Dio, si sia spogliato delle proprie prerogative divine per assumere forma di servo e natura umana, il tutto ....al solo fine di salvarci.

    Un paragone tra il Logos e Satana il Diavolo è poi logicamente improponibile: un assalto al trono di Dio da parte degli angeli ribelli non è infatti biblicamente provato né sembra credibile alla luce della grande intelligenza dei puri spiriti.

    Probabile è invece un paragone con Adamo: il padre di tutti i viventi, pur essendo stato fatto solo ad immagine e somiglianza di Dio (Genesi 1,24), fu realmente tentato dalla prospettiva demenziale e titanica di diventare come Dio, peccando così di grave disobbedienza, di smisurata superbia e di evidente follia.

    E alla luce di Adamo forse un po' di "res rapienda" potrebbe benissimo starci .....
  • OFFLINE
    barnabino
    Post: 67.472
    00 11/02/2013 15:34
    Caro Domingo,


    con molta semplicità penso che: a favore della traduzione "res retinenda" sta il fatto che la Parola di Dio, essendo già in forma di Dio, non avrebbe potuto voler afferrare e rapinare ciò che era già suo



    Si, ma vedi, questa spiegazione (che deve andare a cercare un significato di fatto desueto di harpagmos nell'ambiente considerato) parte dal presupposto che forma di Dio=ugualianza con Dio ma questo non è affatto scontato, anzi, al contrario. Per questo parlo di una lettura anacronistica, non perché harpagmos non possa aver in assoluto il senso di "tesoro geloso" (che la CEI2008 sostituisce con "privilegio") ma perché cerchiamo un significato desueto partendo dal presupposto che Paolo potesse pensare ad una uguaglianza ontologica, o quanto meno di natura, di Gesù con Dio laddove il testo permette altre letture, con un uso più comune di harpagmos e più consone al suo contesto storico e teologico.


    A ben guardare però non sembra esserci molto da lodare in una creatura divina o angelica che rinunci ad un colpo di mano per spodestare Dio e per prenderne il posto



    Dipende dal contesto, se parliamo di uguaglianza intesa come "natura divina" (secondo l'interpretazione corrente trinitaria, legata ad una lettura filosofica di morphè) è chiaro che il contrasto non funziona... ma non è quella la chiave di lettura del testo,.


    Se Cristo si fosse limitato a non tentar di divenire uguale a Dio, non saremmo di fronte ad un caso di umiltà ma ad un semplice esempio di onestà intellettuale, di equilibrio mentale e di senso della misura



    Gesù non si limitò a non usurpare una posizione che non gli apparteneva, come invece fecero Satana e Adamo che vollero diventare come Dio, agendo in modo indipendente da Lui, ma "umiliò se stesso", facendosi schiavo degli uomini e ubbidendo a Dio fino alla morte su un palo di tortura. In questo stava l'umiltà di Gesù, che non era obbligato ad abbandonare la sua forma divina. Dunque il comportamento di Cristo (che Paolo chiama il "nuovo Adamo") è contrapposto a quello del primo Adamo: Gesù equilibra il gesto di orgoglio di Adamo.


    Vero esempio di umiltà (giustamente lodato da Paolo) sembra invece il fatto che realmente Cristo, pur essendo Dio, si sia spogliato delle proprie prerogative divine per assumere forma di servo e natura umana, il tutto ....al solo fine di salvarci



    Come detto a mio avviso questa lettura risente fortemente dell'influenza del dogma, perché l'esistenza "in forma di Dio" non equivale nel NT a stabilire un'identità ontologica tra Gesù e Dio, così come non lo è parlare di "prerogative" divine. Gesù si è fatto schiavo ed è diventato simili agli uomini rinunciando tanto alla sua forma divina che all'uguaglianza con Dio.

    Shalom
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    FORUM TESTIMONI DI GEOVA
  • VVRL
    00 11/02/2013 16:28
    Re:

    Come detto a mio avviso questa lettura risente fortemente dell'influenza del dogma, perché l'esistenza "in forma di Dio" non equivale nel NT a stabilire un'identità ontologica tra Gesù e Dio, così come non lo è parlare di "prerogative" divine. Gesù si è fatto schiavo ed è diventato simili agli uomini rinunciando tanto alla sua forma divina che all'uguaglianza con Dio.



    Caro Barnabino,
    e cosa bisogna intendere per forma divina?
    E' chiaro che non si tratta di una semplice condizione spirituale, altrimenti Paolo avrebbe usato il termine pneuma che aveva a portata di mano con un significato molto più chiaro ed immediato.


    [Modificato da VVRL 11/02/2013 16:29]
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