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Spirito Santo

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17/11/2009 22:58
 
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jwfelix, 17/11/2009 22.34:




Potresti sottolinerare anche il paragrafo conclusivo?
Oppure anche tutto, lo trovo molto bello,esaustivo e congruente.

Strana cosa la vostra..negate ogni valore alla
teologia post-biblica quando la vostra teologia è del XVIII secolo con la pretesa che oggi sia quella degli apostoli. Oggi e non ieri visto che tanti indendimenti son cambiati.

Eppure negate valore a chi per secoli ha studiato e si è interrogato su Dio e per mezzo dello Spirito Santo ha potuto sempre meglio comprenderLo (Egli vi guiderà alla verità tutta intera).

Eppure anche voi per giustificare i cambiamenti vi rifate alla luce progressiva, chissà perchè vale però solo per voi mentre per gli altri la luce progressiva era l'apostasia..strana luce che sparisce per ricomparire dopo secoli e non per far comprendere di più ma per ritornare indietro di secoli.

Pax
Araldo
18/11/2009 05:38
 
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Si, Araldo...ma pensa solo allo Spirito Santo che ha guidato il loro intendimento a capire che la loro Bibbia doveva contenere i 27 libri del NT stabiliti da una Chiesa apostata alla fine del IV sec.d.C. tramite decisione conciliare....

...che enorme smacco! [SM=x1408403]

Dopo tutta la cristologia...dopo tutta la mariologia...dopo la tanto odiata dottrina trinitaria...dopo tutti i discorsi sulla successione apostolica e sul ruolo della Chiesa di Roma...

Ciaoo
Mauri
18/11/2009 09:14
 
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Re:
MauriF, 18/11/2009 5.38:

Si, Araldo...ma pensa solo allo Spirito Santo che ha guidato il loro intendimento a capire che la loro Bibbia doveva contenere i 27 libri del NT stabiliti da una Chiesa apostata alla fine del IV sec.d.C. tramite decisione conciliare....

...che enorme smacco! [SM=x1408403]

Dopo tutta la cristologia...dopo tutta la mariologia...dopo la tanto odiata dottrina trinitaria...dopo tutti i discorsi sulla successione apostolica e sul ruolo della Chiesa di Roma...

Ciaoo
Mauri




Ma guarda che i libri erano già riconosciuti come scritti ispirati prima ancora che la chiesa apostata mettesse il suo suggello e li canonizzasse. E' stata l' unica cosa giusta che è riuscita a fare. Quindi nessuno smacco.
18/11/2009 11:15
 
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Re: Re:
Morby968, 18/11/2009 9.14:




Ma guarda che i libri erano già riconosciuti come scritti ispirati prima ancora che la chiesa apostata mettesse il suo suggello e li canonizzasse. E' stata l' unica cosa giusta che è riuscita a fare. Quindi nessuno smacco.




Niente affatto Morby,

Prova a leggere la storia del canone:
www.christianismus.it/modules.php?name=News&file=articl...

Ciao
Mauri.
18/11/2009 11:57
 
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Re: Re: Re:
MauriF, 18/11/2009 11.15:




Niente affatto Morby,

Prova a leggere la storia del canone:
www.christianismus.it/modules.php?name=News&file=articl...

Ciao
Mauri.




Mauri, ora non posso ma stasera penso di linkarti del materiale a riprova di quanto detto. Se per caso mi dimentico, ricordamelo se non ti dispiace.

Saluti

18/11/2009 20:03
 
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Re: Re: Re:
MauriF, 18/11/2009 11.15:




Niente affatto Morby,

Prova a leggere la storia del canone:
www.christianismus.it/modules.php?name=News&file=articl...

Ciao
Mauri.




Giuseppe Flavio, storico ebreo del I secolo, dà atto solo del riconoscimento di quei libri (del canone ebraico) considerati sacri: “Non possediamo miriadi di libri incoerenti, in conflitto tra loro. I nostri libri, quelli giustamente riconosciuti, sono solo ventidue [l’equivalente dei 39 libri delle Scritture Ebraiche secondo la suddivisione attuale], e contengono la storia di tutti i tempi”. Poi si mostra chiaramente consapevole dell’esistenza dei libri apocrifi e della loro esclusione dal canone ebraico, aggiungendo: “Dal tempo di Artaserse fino al nostro è stata scritta una storia completa, ma non è stata ritenuta dello stesso valore dei documenti precedenti, perché manca l’esatta successione dei profeti”. — Contro Apione, I, 38, 41 (8).
Gli argomenti a favore della loro canonicità (degli apocrifi) si basano generalmente sul fatto che questi scritti apocrifi si trovano in molte antiche copie della Settanta, traduzione delle Scritture Ebraiche in greco, iniziata in Egitto verso il 280 a.E.V. Comunque, dato che non esistono copie originali della Settanta, non si può affermare categoricamente che vi fossero originariamente inclusi i libri apocrifi. Si ammette che molti, forse quasi tutti gli Apocrifi, furono scritti dopo l’inizio della traduzione della Settanta e quindi non potevano far parte dell’originario elenco dei libri scelti per essere tradotti. Nel migliore dei casi si potevano considerare solo delle aggiunte alla traduzione originaria.
Inoltre, mentre gli ebrei di lingua greca di Alessandria finirono per inserire questi scritti apocrifi nella Settanta greca e a quanto pare li considerarono parte di un ampliato canone di scritti sacri, le già citate parole di Giuseppe Flavio indicano che non furono mai inclusi nel canone palestinese o di Gerusalemme e, al massimo, erano considerati solo come scritti di secondaria importanza e non di origine divina. Infatti il concilio ebraico di Jamnia (verso il 90 E.V.) escluse categoricamente tali scritti dal canone ebraico.
La necessità di tener conto dell’opinione ebraica al riguardo è chiaramente affermata dall’apostolo Paolo in Romani 3:1, 2.

Qual è dunque la superiorità del giudeo, o qual è il beneficio della circoncisione? 2 Grande in ogni modo. Prima di tutto, perché a loro furono affidati i sacri oracoli di Dio


La base di partenza è quindi questa.

Testimonianze esterne alle Scritture stesse indicano che, già verso il 90-100 E.V., almeno dieci delle lettere di Paolo erano state raggruppate insieme. Si sa con certezza che in epoca molto antica i cristiani andavano raccogliendo gli scritti cristiani ispirati.
Leggiamo che “verso la fine del I sec., Clemente vescovo di Roma conosceva la lettera di Paolo indirizzata alla chiesa di Corinto. Dopo di lui le lettere sia di Ignazio vescovo di Antiochia che di Policarpo vescovo di Smirne attestano la diffusione delle lettere paoline entro il secondo decennio del II secolo”. (The International Standard Bible Encyclopedia, a cura di G. W. Bromiley, 1979, vol. 1, p. 603) Tutti questi antichi scrittori — Clemente di Roma (30?-100? E.V.), Policarpo (69?-155? E.V.) e Ignazio di Antiochia (fine I e inizio II secolo E.V.) — inclusero nei loro scritti citazioni e brani di vari libri delle Scritture Greche Cristiane, mostrando così di conoscere bene quegli scritti canonici.
Giustino Martire (morto nel 165 E.V. ca.), nel suo Dialogo con Trifone (XLIX), usa l’espressione “è scritto” nel citare Matteo, così come fanno i Vangeli stessi quando citano le Scritture Ebraiche. La stessa cosa fa una precedente opera anonima, la “Lettera di Barnaba” (IV). Giustino Martire nella “I Apologia” (LXVI, LXVII) chiama “vangeli” le “memorie degli Apostoli”.
Teofilo di Antiochia (II secolo E.V.) dichiarò: “Circa la giustizia comandata dalla legge, espressioni di conferma si trovano sia fra i profeti che nei Vangeli, perché tutti parlarono mentre erano ispirati dal medesimo Spirito di Dio”. Teofilo usa quindi espressioni come ‘il Vangelo dice’ (citando Mt 5:28, 32, 44, 46; 6:3) e “la parola divina ci dà istruzioni” (citando 1Tm 2:2 e Ro 13:7, 8). — Ad Autolycum (XII, XIII).
Per la fine del II secolo non c’erano dubbi sul fatto che il canone delle Scritture Greche Cristiane era stato completato, e troviamo che personaggi come Ireneo, Clemente di Alessandria e Tertulliano riconoscono agli scritti che compongono le Scritture Cristiane la stessa autorità di quelli delle Scritture Ebraiche. Parlando delle Scritture, Ireneo cita non meno di 200 volte le lettere di Paolo. Clemente dice che risponderà ai suoi avversari “confutandoli proprio con il ricorso alle Scritture” che “sono garantite dall’autorità dell’Onnipotente”, il quale è stato “predicato dalla legge, dai profeti e inoltre dal Vangelo della beatitudine”. — Stromati [o Miscellanea] (IV, 1).

La Chiesa ha solo messo insieme libri che avevano già una loro canonicità documentata.
18/11/2009 20:13
 
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La Chiesa Cattolica si arroga il diritto di decidere quali libri debbano essere inclusi nel canone biblico, e si rifà al Concilio di Cartagine (397 E.V.), durante il quale fu compilato un catalogo dei libri. È vero comunque l’opposto, poiché a quel tempo il canone, incluso l’elenco dei libri delle Scritture Greche Cristiane, era già stato stabilito, non per decreto di qualche concilio, ma sotto la guida dello spirito santo di Dio, lo stesso spirito che aveva ispirato la stesura di quei medesimi libri. La successiva testimonianza di catalogatori non ispirati ha valore solo come riconoscimento del canone biblico sancito dallo spirito di Dio.
Diversi cataloghi delle Scritture Cristiane del IV secolo, anteriori al summenzionato concilio, concordano esattamente con il canone attuale, e alcuni altri omettono solo Rivelazione. Prima della fine del II secolo risultano universalmente accettati i quattro Vangeli, Atti e 12 lettere dell’apostolo Paolo. Solo alcuni degli scritti minori erano ritenuti dubbi in certi luoghi. Probabilmente questo è da attribuirsi al fatto che all’inizio, per un motivo o per l’altro, questi scritti ebbero una divulgazione limitata, e così ci volle più tempo perché ne fosse riconosciuta la canonicità.
Uno dei più interessanti cataloghi antichi è il frammento scoperto da Ludovico Antonio Muratori nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, e da lui pubblicato nel 1740. Sebbene manchi la parte iniziale, dal fatto che il frammento definisce quello di Luca il terzo Vangelo si desume che Matteo e Marco erano stati menzionati in precedenza. Il Frammento Muratoriano, che è in latino, risale all’ultima parte del II secolo E.V. È un documento interessantissimo, come mostra la seguente traduzione parziale: “Poi il terzo libro del vangelo è secondo Luca. Questo Luca, medico, dopo l’ascensione di Cristo scrisse il vangelo che ha lui per autore . . . Il quarto vangelo è di Giovanni, uno dei discepoli. . . . Sebbene nei singoli vangeli i punti di partenza siano diversi, tale differenza non compromette affatto la fede dei credenti, poiché nei singoli, unico è lo spirito direttivo che anima l’esposizione dei fatti riguardanti la nascita, la passione, la risurrezione, la vita che dopo di essa trascorse con i suoi discepoli, nonché la duplice venuta: la prima ha già avuto luogo, in modo semplice, nella volontaria umiliazione; la seconda si verificherà fulgida, con regale maestà. Non c’è dunque da stupirsi, se Giovanni, anche nelle sue epistole esprime senza ambagi quanto è stato un singolare frutto della sua esperienza, asserendo egli stesso: ‘Ciò che abbiamo visto con i nostri occhi e udito con le nostre orecchie, ciò che le nostre mani hanno palpato, questo noi vi abbiamo scritto’. Dichiara così di essere non solo testimone oculare e direttamente auriculare, ma anche lo scrittore dei fatti meravigliosi del Signore narrati secondo il loro ordine. Le gesta poi di tutti gli apostoli sono state scritte in un libro: con una dedica all’eccellentissimo Teofilo, Luca vi ha raccolto tutti i vari eventi . . . Le epistole di Paolo dichiarano da sole quali siano . . . , da quale luogo e per quale motivo furono scritte. La prima di tutte è quella ai Corinzi, per sopprimere sette scismatiche; viene poi quella ai Galati, per sopprimere la circoncisione; con maggiore ampiezza scrive ai Romani, per dimostrare che Cristo è la norma delle Scritture e poi il loro termine principio. Su ognuna di queste epistole è necessario che ci soffermiamo, giacché lo stesso beato Paolo, seguendo la norma di Giovanni, suo predecessore, scrive nominatamente soltanto a sette chiese, in quest’ordine: la prima ai Corinzi, la seconda agli Efesini, la terza ai Filippesi, la quarta ai Colossesi, la quinta ai Galati, la sesta ai Tessalonicesi, la settima ai Romani; sebbene, a scopo esortativo, abbia scritto una seconda epistola tanto ai Corinzi quanto ai Tessalonicesi, tuttavia la Chiesa sparsa in tutto il mondo la considera come una sola. Infatti, anche Giovanni, nell’apocalisse, sebbene scriva a sette chiese, intende tuttavia parlare a tutte. Ma ve n’è pure una a Filemone, una a Tito e due a Timoteo, che, seppure dettate in momenti di affetto e amorevolezza, sono state riconosciute sacre per l’onore della Chiesa . . . Sono invece considerate sacre l’epistola di Giuda e le due del succitato Giovanni; . . . Accogliamo anche le apocalissi, ma solo quelle di Giovanni e di Pietro; quest’ultima però qualcuno di noi, non vuole che sia letta in chiesa”.
Come si può notare, il Frammento Muratoriano menziona verso la fine solo due epistole di Giovanni. Comunque, un’enciclopedia osserva che queste due epistole di Giovanni “non possono che essere la seconda e la terza, il cui scrittore si definisce semplicemente ‘l’anziano’. Avendo già accennato alla prima, sebbene solo incidentalmente in relazione al Quarto Vangelo, e avendo ivi dichiarato la propria assoluta convinzione che essa era di origine giovannea, l’autore si sentì qui giustificato a limitarsi alle due lettere minori”. In quanto all’apparente assenza di qualsiasi accenno alla prima lettera di Pietro, quest’opera aggiunge: “L’ipotesi più probabile è quella che manchino alcune parole, forse un rigo, in cui I Pietro e l’Apocalisse di Giovanni erano menzionati fra i libri riconosciuti”. Perciò, sempre parlando del Frammento Muratoriano, questa enciclopedia conclude: “Il Nuovo Testamento viene ritenuto inequivocabilmente costituito dai quattro Vangeli, dagli Atti, dalle tredici epistole di Paolo, dall’Apocalisse di Giovanni, probabilmente dalle sue tre epistole, da Giuda, e probabilmente da I Pietro, mentre l’opposizione a un altro scritto di Pietro non era ancora stata messa a tacere”. — The New Schaff-Herzog Encyclopedia of Religious Knowledge, 1956, vol. VIII, pp. 55-6.



Ti ho fatto un copia e incolla da una nostra pubblicazione.

Saluti

18/11/2009 21:51
 
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Re:
Morby968, 18/11/2009 20.13:





Ti ho fatto un copia e incolla da una nostra pubblicazione.

Saluti




quale? la fonte va sempre citata [SM=g27988]



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"Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione" - Edmund Burke
19/11/2009 09:22
 
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Morby968, 18/11/2009 20.03:




Giuseppe Flavio, storico ebreo del I secolo, dà atto solo del riconoscimento di quei libri (del canone ebraico) considerati sacri: “Non possediamo miriadi di libri incoerenti, in conflitto tra loro. I nostri libri, quelli giustamente riconosciuti, sono solo ventidue [l’equivalente dei 39 libri delle Scritture Ebraiche secondo la suddivisione attuale], e contengono la storia di tutti i tempi”. Poi si mostra chiaramente consapevole dell’esistenza dei libri apocrifi e della loro esclusione dal canone ebraico, aggiungendo: “Dal tempo di Artaserse fino al nostro è stata scritta una storia completa, ma non è stata ritenuta dello stesso valore dei documenti precedenti, perché manca l’esatta successione dei profeti”. — Contro Apione, I, 38, 41 (8).
Gli argomenti a favore della loro canonicità (degli apocrifi) si basano generalmente sul fatto che questi scritti apocrifi si trovano in molte antiche copie della Settanta, traduzione delle Scritture Ebraiche in greco, iniziata in Egitto verso il 280 a.E.V. Comunque, dato che non esistono copie originali della Settanta, non si può affermare categoricamente che vi fossero originariamente inclusi i libri apocrifi. Si ammette che molti, forse quasi tutti gli Apocrifi, furono scritti dopo l’inizio della traduzione della Settanta e quindi non potevano far parte dell’originario elenco dei libri scelti per essere tradotti. Nel migliore dei casi si potevano considerare solo delle aggiunte alla traduzione originaria.
Inoltre, mentre gli ebrei di lingua greca di Alessandria finirono per inserire questi scritti apocrifi nella Settanta greca e a quanto pare li considerarono parte di un ampliato canone di scritti sacri, le già citate parole di Giuseppe Flavio indicano che non furono mai inclusi nel canone palestinese o di Gerusalemme e, al massimo, erano considerati solo come scritti di secondaria importanza e non di origine divina. Infatti il concilio ebraico di Jamnia (verso il 90 E.V.) escluse categoricamente tali scritti dal canone ebraico.
La necessità di tener conto dell’opinione ebraica al riguardo è chiaramente affermata dall’apostolo Paolo in Romani 3:1, 2.




Relativamente all'Antico Testamento ti rimando a questa discussione:
www.cristianicattolici.net/files/LA%20VERA-BIBBIA-E-I-LIBRI-DEUTEROCANO...

argomento che mi interessa solo marginalmente poichè io stavo parlando del NT...visto che la TNM riprende esattamente lo stesso elenco di libri stabilito dalla mia Chiesa alla fine del IV sec d.C.


19/11/2009 09:34
 
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Re: Re:
Seabiscuit, 18/11/2009 21.51:



quale? la fonte va sempre citata [SM=g27988]






Sorry, una parte è del Perspicacia e un' altra è "tutta la scrittura..."
19/11/2009 09:38
 
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Re: Re: Re: Re: Re:
MauriF, 19/11/2009 9.22:




Relativamente all'Antico Testamento ti rimando a questa discussione:
www.cristianicattolici.net/files/LA%20VERA-BIBBIA-E-I-LIBRI-DEUTEROCANO...

argomento che mi interessa solo marginalmente poichè io stavo parlando del NT...visto che la TNM riprende esattamente lo stesso elenco di libri stabilito dalla mia Chiesa alla fine del IV sec d.C.





Mauri, ma io ho citato anche la parte relativa alle scritture Greche Cristiane.

Diversi cataloghi delle Scritture Cristiane del IV secolo, anteriori al summenzionato concilio, concordano esattamente con il canone attuale, e alcuni altri omettono solo Rivelazione. Prima della fine del II secolo risultano universalmente accettati i quattro Vangeli, Atti e 12 lettere dell’apostolo Paolo. Solo alcuni degli scritti minori erano ritenuti dubbi in certi luoghi. Probabilmente questo è da attribuirsi al fatto che all’inizio, per un motivo o per l’altro, questi scritti ebbero una divulgazione limitata, e così ci volle più tempo perché ne fosse riconosciuta la canonicità.

Se continui a leggere il mio post troverai (spero) cose interessanti.
19/11/2009 09:53
 
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La base di partenza è quindi questa.

Testimonianze esterne alle Scritture stesse indicano che, già verso il 90-100 E.V., almeno dieci delle lettere di Paolo erano state raggruppate insieme. Si sa con certezza che in epoca molto antica i cristiani andavano raccogliendo gli scritti cristiani ispirati.
Leggiamo che “verso la fine del I sec., Clemente vescovo di Roma conosceva la lettera di Paolo indirizzata alla chiesa di Corinto. Dopo di lui le lettere sia di Ignazio vescovo di Antiochia che di Policarpo vescovo di Smirne attestano la diffusione delle lettere paoline entro il secondo decennio del II secolo”. (The International Standard Bible Encyclopedia, a cura di G. W. Bromiley, 1979, vol. 1, p. 603) Tutti questi antichi scrittori — Clemente di Roma (30?-100? E.V.), Policarpo (69?-155? E.V.) e Ignazio di Antiochia (fine I e inizio II secolo E.V.) — inclusero nei loro scritti citazioni e brani di vari libri delle Scritture Greche Cristiane, mostrando così di conoscere bene quegli scritti canonici.
Giustino Martire (morto nel 165 E.V. ca.), nel suo Dialogo con Trifone (XLIX), usa l’espressione “è scritto” nel citare Matteo, così come fanno i Vangeli stessi quando citano le Scritture Ebraiche. La stessa cosa fa una precedente opera anonima, la “Lettera di Barnaba” (IV). Giustino Martire nella “I Apologia” (LXVI, LXVII) chiama “vangeli” le “memorie degli Apostoli”.
Teofilo di Antiochia (II secolo E.V.) dichiarò: “Circa la giustizia comandata dalla legge, espressioni di conferma si trovano sia fra i profeti che nei Vangeli, perché tutti parlarono mentre erano ispirati dal medesimo Spirito di Dio”. Teofilo usa quindi espressioni come ‘il Vangelo dice’ (citando Mt 5:28, 32, 44, 46; 6:3) e “la parola divina ci dà istruzioni” (citando 1Tm 2:2 e Ro 13:7, 8). — Ad Autolycum (XII, XIII).



Il grosso problema, come riportano anche le argomentazioni che ti ho citato io, è che erano considerati "Scrittura" anche libri che non fanno parte del canone del NT successivamente stabilito e riconosciuto anche dalla vostra Congregazione.

www.christianismus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=2... (citerò sempre da questa pagina)

"Possiamo constatare che nei primi secoli della Chiesa la valutazione sulla canonicità e non canonicità è oscillante per quanto riguarda scritti appartenenti a tutti questi ambiti, per cui alcuni scritti oggi entrati nel canone non erano universalmente accettati, mentre talora scritti oggi esclusi (apocrifi o Padri apostolici) venivano considerati come Sacra Scrittura."

vedi successive citazioni nel link...



Per la fine del II secolo non c’erano dubbi sul fatto che il canone delle Scritture Greche Cristiane era stato completato, e troviamo che personaggi come Ireneo, Clemente di Alessandria e Tertulliano riconoscono agli scritti che compongono le Scritture Cristiane la stessa autorità di quelli delle Scritture Ebraiche.

...La Chiesa ha solo messo insieme libri che avevano già una loro canonicità documentata



Falso.

"In Ireneo di Lione, verso il 180, troviamo riconosciuti come Scrittura i 4 Vangeli (il Vangelo è unico, ma tetramorfo), 13 lettere di Paolo (compresa Eb, ma esclusa Fm), gli Atti, 1 Pt (non 2 Pt), 1 e 2 Gv (non 3 Gv, non Gc e non Gd), l’Ap; inoltre viene accolto anche il Pastore di Erma (un Padre apostolico)."

"Tertulliano (150-222 circa), che considera il Nuovo Testamento «strumento evangelico ed apostolico»10 ne cita esplicitamente come canonici 23, e non menziona 2 Pt, Gc, 2 e 3 Gv, forse per mancanza d’occasione. Il Pastore di Erma inizialmente lo ritiene utile11, poi lo rigetta come falso e apocrifo12."



Il Frammento Muratoriano, che è in latino, risale all’ultima parte del II secolo E.V. È un documento interessantissimo, come mostra la seguente traduzione parziale:



"La prima lista ufficiale, databile nella seconda metà del II sec., è il Frammento o Canone Muratoriano, che conosciamo in latino (forse una traduzione dal greco) e probabilmente proveniva da Roma. Enumera 22 o 23 scritti del NT (l’incertezza sul numero deriva dal carattere frammentario del testo): i 4 Vangeli nell’ordine attuale 8, gli Atti, 13 lettere di Paolo (esclusa Eb), 3 lettere cattoliche (Gd e due di Gv, non Gc, non 1 Pt), l’Ap di Giovanni, ma anche l’Apocalisse di Pietro (un apocrifo). Contesta esplicitamente la canonicità del Pastore di Erma, che invece il contemporaneo Ireneo accoglie. Appare particolarmente strana l’omissione di 1 Pt, riconosciuta invece, oltre che da Ireneo, da quasi tutti i Padri del tempo: Tertulliano, Clemente Alessandrino, Ippolito."



Mi sembra quindi alquanto "traballante" la vostra pubblicazione in quanto ad argomentazioni.

Ciao!
Mauri.


19/11/2009 09:54
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Morby968, 19/11/2009 9.38:



Mauri, ma io ho citato anche la parte relativa alle scritture Greche Cristiane.

Diversi cataloghi delle Scritture Cristiane del IV secolo, anteriori al summenzionato concilio, concordano esattamente con il canone attuale, e alcuni altri omettono solo Rivelazione. Prima della fine del II secolo risultano universalmente accettati i quattro Vangeli, Atti e 12 lettere dell’apostolo Paolo. Solo alcuni degli scritti minori erano ritenuti dubbi in certi luoghi. Probabilmente questo è da attribuirsi al fatto che all’inizio, per un motivo o per l’altro, questi scritti ebbero una divulgazione limitata, e così ci volle più tempo perché ne fosse riconosciuta la canonicità.

Se continui a leggere il mio post troverai (spero) cose interessanti.




Si si, ti ho risposto. [SM=g27988]

19/11/2009 10:04
 
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ci stiamo allontanando dal argomento di questo 3D o sbaglio?

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"Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione" - Edmund Burke
19/11/2009 10:19
 
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Mah...a me sembra che non sia così traballante dal momento che già nel II secolo si aveva la maggior parte dei libri:



Perciò, sempre parlando del Frammento Muratoriano, questa enciclopedia conclude: “Il Nuovo Testamento viene ritenuto inequivocabilmente costituito dai quattro Vangeli, dagli Atti, dalle tredici epistole di Paolo, dall’Apocalisse di Giovanni, probabilmente dalle sue tre epistole, da Giuda, e probabilmente da I Pietro, mentre l’opposizione a un altro scritto di Pietro non era ancora stata messa a tacere”. — The New Schaff-Herzog Encyclopedia of Religious Knowledge, 1956, vol. VIII, pp. 55-6.



Mi sembra, detto in poche parole, che la CCR abbia scoperto l' acqua calda.

19/11/2009 11:44
 
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Re:
Morby968, 19/11/2009 10.19:

Mah...a me sembra che non sia così traballante dal momento che già nel II secolo si aveva la maggior parte dei libri:



Perciò, sempre parlando del Frammento Muratoriano, questa enciclopedia conclude: “Il Nuovo Testamento viene ritenuto inequivocabilmente costituito dai quattro Vangeli, dagli Atti, dalle tredici epistole di Paolo, dall’Apocalisse di Giovanni, probabilmente dalle sue tre epistole, da Giuda, e probabilmente da I Pietro, mentre l’opposizione a un altro scritto di Pietro non era ancora stata messa a tacere”. — The New Schaff-Herzog Encyclopedia of Religious Knowledge, 1956, vol. VIII, pp. 55-6.



Mi sembra, detto in poche parole, che la CCR abbia scoperto l' acqua calda.




Vedi tu...23 libri su 27....e tutte le relative discussioni sugli apocrifi da tenere o meno in considerazione. [SM=g27988]

Ciao
Mauri.
19/11/2009 11:51
 
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Re: Re:
MauriF, 19/11/2009 11.44:



Vedi tu...23 libri su 27....e tutte le relative discussioni sugli apocrifi da tenere o meno in considerazione. [SM=g27988]

Ciao
Mauri.




Mauri, io vedo e vedo che 23 su 27 erano già stati riconosciuti come scritti sacri prima del concilio...

Comunque rimaniamo in OT, oppure facciamo un bel 3d sul canone biblico. Che ne dici?


PS: sai, da nuovo moderatore devo rimanere in tema anche se mi è un po' difficile [SM=x1408399]

Saluti
19/11/2009 12:05
 
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Complimenti! non me ne ero accorto!

Si, qui siamo OT. [SM=g27988]
02/10/2014 14:15
 
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Carissimi, come suggerito da Barnabino, approfondiamo qui la questione Spirito Santo.
Come dicevo, nessuno mette in bubbio che nel VT il significato fosse quello di indicare l'azione divina, ma come affermato nel NT la rivelazione divina ha chiarito la questione. Comunque voi dite che tutti i casi in cui lo Spirito Santo sembra essere una persona sono spiegabili in seno appunto ad un processo di personalizzazione che tende ad attribuire a delle semplici qualità sembianze personali, vi chiedo però:
1) Perchè nel VT non abbiamo mai casi di personalizzazione dell'azione divina? Dire che lo spirito aleggiava sulle acque a mio modo di vedere non è una personalizzazione, ma si sta indicando proprio tutto l'essere di Dio (La CEI traduce spirito in minuscolo).
2) Perchè l'agiografo invece ha bisogno di ricorrere alla personalizzazione della forza divina nel NT? Insomma, quello che non capisco è perchè bisogna dire che la forza di Dio conosce per esempio, quando è chiaro che avrebbe fatto prima a dire che è Geova che conosce.
3) Anche se Barnabino ha risposto, io trovo la risposta inconcludente e poco attinente. Perchè in Mt. 28 Gesù non dice di battezzare solo nel nome del Padre e del Figlio? Cosa centra l'azione di Dio che in quanto azione non può mai avere un nome per quello che era il senso semitico del termine?
02/10/2014 15:19
 
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Post: 67.472
Caro VVRL,


Perchè nel VT non abbiamo mai casi di personalizzazione dell'azione divina? Dire che lo spirito aleggiava sulle acque a mio modo di vedere non è una personalizzazione, ma si sta indicando proprio tutto l'essere di Dio (La CEI traduce spirito in minuscolo)



Perché nel I secolo era cambiato il linguaggio e l'uso di metafore di era fatto più vivido, in questo post ho riportato il linguaggio di Filone per dimostrare come fosse normale personalizzare concetti assolutamente impersonali. Che in Genesi 1,2 fosse "Dio" a aleggiare sulle acque mi pare tesi improbabile, visto che non ci sarebbe stata ragione di parlare di ruach, bastava lasciare Dio. Riguardo alla ruach il GLAT è chiaro collegandone il senso alla forza creatrice di Dio, e dicendo esplicitamente che non può suggerire "l'idea di essere autonomo accanto a elohim".


2) Perchè l'agiografo invece ha bisogno di ricorrere alla personalizzazione della forza divina nel NT? Insomma, quello che non capisco è perchè bisogna dire che la forza di Dio conosce per esempio, quando è chiaro che avrebbe fatto prima a dire che è Geova che conosce.



Anche nell'AT ci sono delle personalizzazioni dello spirito, ad esempio lo spirito si "posa", si "ostina", si "calma", si "allontana", "parla", fa "pressione". E comunque anche nel NT non accade sempre ma in alcuni passi invero piuttosto rari, i dizionari di solito riconoscono che l'unica personalizzazione attendibile sarebbe quella relativa al paracleto, per il resto è ovvio il linguaggio metaforico.


Perchè in Mt. 28 Gesù non dice di battezzare solo nel nome del Padre e del Figlio? Cosa centra l'azione di Dio che in quanto azione non può mai avere un nome per quello che era il senso semitico del termine?



Perché chi diventava cristiano non doveva solo riconoscere l'autorità di Geova e di Cristo ma doveva riconoscere anche l'autorità della Chiesa e delle Scritture, questo significa riconoscere il ruolo dello spirito santo che Dio impiega per guidare la congregazione. La natura impersonale dello spirito non crea nessun problema né per quanto riguarda l’uso né per il senso, così come non ne creava nel giudaismo l’uso dell’espressione “per il nome del patto”. A proposito di Matteo 28:19 il Robertson dice: “Questo uso di nome (onoma) è comune nella Settanta e nei papiri nel senso di potere o autorità”. Perciò dire ‘nel nome di’ implica il riconoscere che questo spirito ha origine da Dio ed esercita la sua funzione secondo la volontà divina


Shalom
[Modificato da barnabino 02/10/2014 15:23]
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