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nuovo articolo: I TESTIMONI DI GEOVA E GLI ABUSI SUI MINORI

Ultimo Aggiornamento: 15/02/2020 17:21
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25/06/2018 00:14
 
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APPENDICE A
La montatura mediatica dell’”australian-gate”


Se non avete mai sentito parlare del 'caso degli abusi fra i testimoni di Geova in Australia' bando ai complessi, siete in buona compagnia: 60 milioni di italiani. Se ne è discusso a partire dal 2015 soprattutto nei siti di news, e, ovviamente, se ne è straparlato nei forum dei fuoriusciti.


In estrema sintesi, si tratta di 'mille casi di pedofilia fra i testimoni di Geova’ che sarebbero avvenuti nel giro di sessantacinque anni (1950-2015). La sede australiana dei testimoni di Geova ha messo a disposizione la documentazione esistente su tale migliaio di casi [84], e questo è stato il punto di partenza per una “Royal Commission” che ha preso in esami i fatti così documentati [85] . I lavori della Commissione (istituita nel 2014 e composta da tre magistrati, un politico, uno psichiatra ed un ex commissario di polizia), che avevano ricevuto in input centinaia di migliaia di segnalazioni provenienti sia da varie istituzioni (quali la divisione australiana di Save the Children) che da privati cittadini, sono iniziati nel 2015 e si sono conclusi due anni più tardi. Nelle more si sono tenute audizioni sia pubbliche che private con i responsabili dei vari enti oggetto di indagine; per i testimoni di Geova ha deposto fra gli altri - in un intervento ammirevole per compostezza, dignità e spirito di collaborazione - Geoffrey Jackson, membro del Corpo Direttivo, che è di nazionalità australiana. Vi sono state dichiarazioni da parte di fuoriusciti e detrattori, a lavori in corso, secondo le quali i responsabili australiani dei testimoni di Geova avrebbero nascosto o distrutto prove degli abusi commessi, e inoltre che nessuno di questi casi sarebbe stato mai denunciato alla polizia [86] .

Fumo negli occhi. Anzitutto è necessario ribadire che è stata proprio la sede australiana dei testimoni di Geova a parlare per prima di ‘mille casi’ e a fornirne i relativi documenti, collaborando da subito in qualità di parte attiva del procedimento; ergo, le chiose di puntuale infantilismo quali ‘ecatombe di abusi venuti a galla’, ‘scoperto il lato oscuro della WT’, ‘scoperchiamento del vaso di Pandora’ e quant’altro, e i puntuali gridolini di finto scandalo che le accompagnavano, risultano - specie col senno di poi - del tutto fuorvianti.

Qualcuno potrebbe subito domandare a proposito delle omesse denunce alle forze dell'ordine se in Australia, contrariamente a quanto sappiamo degli USA, dell'Italia e di altre democrazie occidentali, sussiste il famoso obbligo di denuncia da parte degli anziani (cosa che indirizzerebbe senz'altro il procedimento in una direzione obbligata). La risposta dipende dallo stato di pertinenza - l’Australia è infatti una configurazione di sei stati - ma nell’economia del discorso costituisce quasi un dettaglio irrilevante. Una tipica metodologia della cultura del sospetto è quella di 'strillare' notizie di indagini in corso (o appena iniziate) a carico di qualcuno, accusato di un crimine piuttosto che di un altro, ben sapendo che il pubblico percepisce mediamente le accuse come dati di fatto: sentire dire 'il politico X è indagato per corruzione' fa lo stesso effetto di sentir dire 'il politico X è stato condannato per corruzione', anche se la differenza è sostanziale.

Lo stesso è avvenuto qui: a lavori appena iniziati gli ex-testimoni di Geova dissidenti già ne parlavano come se si trattasse di un processo già concluso in tutti i suoi gradi e con una sentenza di condanna. Purtroppo per loro quello che si è tenuto in Australia non è neppure un processo giudiziario. Lo scopo della commissione australiana era non di processare chicchessia, ma di individuare le necessarie contromisure per fronteggiare il problema abusi, ovvero per prevenirli o intervenire una volta che fossero emersi. Al termine dei lavori, la Commissione ha elaborato delle raccomandazioni per il governo, che questi avrebbe poi dovuto tradurre, compatibilmente con la Costituzione australiana e le leggi già in essere, in provvedimenti legislativi e normativi.

Si è poi assistito ad un altro ‘gioco delle tre carte’ operato da fuoriusciti & altri detrattori, consistente nel lasciar credere che la Commissione Australiana fosse un provvedimento ad personam contro i testimoni di Geova, e nel nascondere invece che il suo raggio d’azione coprisse almeno una quarantina di enti ed organizzazioni, religiose e non [87] . In particolare, la Commissione ha preso in esame una decina abbondante fra diocesi cattoliche, scuole e associazioni minori d’ispirazione cattolica (tra cui i Salesiani ed i Missionari del Sacro Cuore), diocesi e scuole protestanti, scuole ebraiche, alcune sedi dell’Esercito della Salvezza, l’Associazione Cristiana dei Giovani, i Pentecostali, enti laici (quali gli Scouts ed una comunità dedita alle pratiche Yoga), le Forze Armate Australiane, accademie musicali e di ballo, varie associazioni mediche e sportive e addirittura, triste ironia del caso, alcune associazioni intitolate proprio alla protezione dei bambini. Una base di dati di dimensioni enormi, dei quali i testimoni di Geova non erano che un singolo elemento, e come vedremo, uno dei meno significanti dell’insieme di partenza rispetto alla rilevanza del fenomeno abusi.



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NOTE IN CALCE


[84] Public hearing into the Jehovah's Witnesses and Watchtower Bible and Tract Society of Australia ltd - Case study 54, articolo 31. Da notare che in quasi la metà dei casi (492 su 1006), la Commissione aveva riscontrato che non esistevano sufficienti elementi per riferire i presunti abusi alla polizia, oppure che la polizia - a lavori della Commissione iniziati - era stata già messa al corrente dei fatti (art. 32).

[85] Si veda il sito ufficiale della Commissione: www.childabuseroyalcommission.gov.au/ . Una buona sintesi dell’operato della Royal Commission si trova anche su Wikipedia: en.wikipedia.org/wiki/Royal_Commission_into_Institutional_Responses_to_Child_Sexu... .

[86] Su questo punto, i rappresentanti legali della sede australiana della WT hanno ribattuto che in ben 383 casi dei 1006 presentati vi era stato in realtà un coinvolgimento della polizia o altri organi di sorveglianza. La Royal Commission non ha mai contraddetto tale dichiarazione, ma non he ha tenuto conto perché a suo dire non era possibile chiarire quale parte avesse avuto l’Organizzazione in tali casi nell’interessamento delle autorità. - The response of the Jehovah’s Witnesses and Watchtower Bible and Tract Society of Australia Ltd to allegations of child sexual abuse, Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse, 10/2016, § 6.3.

[87] www.childabuseroyalcommission.gov.au/case-studies .

[Modificato da EverLastingLife 10/08/2021 16:22]
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