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Confutazione trasmissione radio Maria del GRIS di agosto 2018...

Ultimo Aggiornamento: 25/08/2018 18:22
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23/08/2018 15:25
 
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Il successivo e ultimo intervento è a cura di don Battista Cadei che affronta il temda: TdG: NEMICI DA ODIARE O FRATELLI DA AMARE? dicendo:



Parecchi anni fa, tenni in una parrocchia una conferenza di confronto tra l'insegnamento dei tdG e la dottrina cattolica, e l'enorme distanza tra le due religioni, dalla traduzione e interpretazione della Bibbia, alla negazione della divinità di Gesù e della trinità divina, e conclusi che, pur con tutto il rispetto, non possiamo considerarli cristiani. Una signora del pubblico alzò la mano e mi chiese: «Allora cosa salva dei tdG?». Risposi: «Salvo sempre la buona fede, fino a dimostrazione del contrario». Col passare del tempo, oggi risponderei qualcosa di più: in base alla Scrittura i tdG non sono nemici da odiare ma fratelli da amare, indipendentemente da come essi trattano noi.

Secondo i tdG: chi non è con Geova, è con Satana. E concludono che per es. bisogna odiare gli apostati:
«Quando il male diventa così radicato da essere parte integrante della loro personalità, allora il cristiano deve odiare, nel senso biblico del termine, costoro che si sono inseparabilmente legati al male» (La Torre di Guardia, 1.10.93, p.19).

Quindi, divisione manichea: o con Geova o con Satana, non ci sono vie di mezzo. Una giovane signora, studiando per diventare tdG, quando le dissero che nella Chiesa Cattolica tutto è satanico, obiettò che Teresa di Calcutta, allora vivente, non le pareva satanica. Risposta: M. Teresa è peggio degli altri, perché sta scritto: «anche Satana si maschera da angelo di luce» (2Cor 11,14).

Secondo il NT: Se siamo infedeli, lui (il Signore) rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso (2Tm 2,13). Bisogna amare i tdG come fratelli? Sì!(anche se non fratelli di fede).

Gesù disse: "Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Mt 5,44-47).
Tutti figli del Padre celeste, siam fratelli tra noi.

Giovanni XXIII, nel discorso Gaudet Mater Ecclesia, in apertura del Concilio Vaticano II (1962) disse:
«Sempre la Chiesa si è opposta a questi errori; spesso li ha anche condannati con la massima severità. Ora, tuttavia, la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità. Essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi mostrando la validità della sua dottrina, piuttosto che rinnovando condanne...
Così stando le cose, la chiesa cattolica, innalzando, per mezzo di questo concilio ecumenico, la fiaccola della verità religiosa, vuol mostrarsi madre amorevole di tutti, benigna, paziente, piena di misericordia e di bontà, anche verso i figli da lei separati».

Ancora Giovanni XXIII, scrisse in Pacem in terris (1963, 57):

«Non si dovrà mai però confondere l'errore con l'errante, anche quando si tratta di errore o di conoscenza inadeguata della verità in campo morale religioso. L'errante è sempre ed anzitutto un essere umano e conserva, in ogni caso, la sua dignità di persona; e va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità. Inoltre in ogni essere umano non si spegne mai l'esigenza, congenita alla sua natura, di spezzare gli schemi dell'errore per aprirsi alla conoscenza della verità. E l'azione di Dio in lui non viene mai meno. Per cui chi in un particolare momento della sua vita non ha chiarezza di fede, o aderisce ad opinioni erronee, può essere domani illuminato e credere alla verità. Gli incontri e le intese, nei vari settori dell'ordine temporale, fra credenti e quanti non credono, o credono in modo non adeguato, perché aderiscono ad errori, possono essere occasione per scoprire la verità e per renderle omaggio».

Paolo VI, affermò in Ecclesiam suam(1964, 98) parlando della Chiesa:
«Nessuno è estraneo al suo cuore. Nessuno è indifferente per il suo ministero. Nessuno le è nemico, che non voglia egli stesso esserlo».

Trattarli con grande amore. Un amico mi disse: «Tu ce l'hai a morte coi tdG». Ma io penso di loro ciò che scrisse san Paolo riguardo agli ebrei: «Hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza» (Rm 10,2). Da anni mi batto perché i cattolici prendano sul serio i tdG e rispettino e difendano la loro libertà di coscienza. Gesù è morto anche per loro, e lo Spirito Santo agisce anche in essi. Perciò dovrebbe scomparire ogni espressione polemica o sprezzante o anche solo spiritosa: gli scherzi son belli quando ridono tutti. Dovrebbero scomparire anche storpiature spiritose, come cambiare Geova in Genova: è vero che quel nome è frutto di un errore, ma per i tdG è il nome santissimo di Dio e perciò da rispettare. Dobbiamo, per quello che dipende da noi e indipendentemente dal loro comportamento, fare sì che sentano che li amiamo e rispettiamo.
Dialogare nei rari casi in cui ciò è possibile e forse probabile? Lo vedremo il mese prossimo.



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