21/01/2008 14:00 |
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| | | ONLINE | Post: 50.068 | Città: PINEROLO | Età: 53 | TdG | |
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Da Wikipedia riporto una definizione di "apostasia":
"Il termine apostasia (dal greco απο, apo, "lontano, distaccato", στασις, stasis, "restare") definisce l'abbandono formale della propria religione (in tale contesto si parlerà più propriamente di apostata della religione). In questo senso è irrilevante se a seguito di tale abbandono vi sia l'adesione a un'altra religione (conversione) oppure la scelta areligiosa o atea. In senso stretto, il termine è riferito alla rinuncia e alla critica della propria precedente religione. Una vecchia e più ristretta definizione di questo termine si riferiva ai cristiani battezzati che abbandonavano la loro fede.
Si definisce apostata colui o colei che pratica l'apostasia; è tuttavia raro il caso di ex-credenti che si autodefiniscano apostati, in quanto nella vulgata tale termine comporta una connotazione spregiativa; rispetto alla nuova religione è invalso l'uso del termine "convertito" laddove, per l'abbandono in generale della religione si usa "deconvertito": a entrambi i termini si tende a dare un significato positivo rispetto ad apostasia.
Molte religioni considerano l'apostasia un vizio, una degenerazione della virtù della pietà nel senso che quando viene a mancare la pietà, l'apostasia ne è la conseguenza; spesso l'apostata viene fatto bersaglio di condanne spirituali (ad esempio la scomunica) o materiali ed è rifuggito dai membri del suo precedente gruppo religioso.
Anche al di fuori dell'uso religioso apostata ha significato negativo con sinonimi: fedifrago, infedele, traditore, eretico."
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