08/02/2016 18:08 |
|
|
L'opposizione al vero cristianesimo sotto vari regimi
NOTA DI SERVIZIO 06/2020: le schede di questo intermezzo saranno progressivamente trasferite nell'intermezzo 'perseguitati celebri dei testimoni di Geova' del 3D sui tdG VIP, a questo indirizzo:
testimonidigeova.freeforumzone.com/d/10845935/Testimoni-di-Geova-VIP-famosi-celebri-/discussione.aspx?idm1=1258708...
Il contenuto delle schede non sarà modificato in modo sostanziale.
_______________________________________________________
Ho deciso di estrapolare dal 3D testimoni di Geova famosi ( link) i nomi dei tdG perseguitati sotto il regime nazista o altre dittature. I motivi sono due:
1) non si possono definire 'VIP' nel senso classico del termine. Si badi che ciò non vuol dire necessariamente che siano poco conosciuti: personaggi come Leopold Engleitner, deceduto ultracentenario nel 2013 e al centro di reportage, interviste e conferenze universitarie tenute in tutto il mondo, o Simone Arnold Liebster, titolare di una fondazione che porta il suo nome, sono al contrario piuttosto celebri. La loro fama non può però essere misurata coi parametri classici della mondanità, come avviene nel caso di cantanti, attori o atleti sportivi.
2) meritano una diversa, e sicuramente maggiore, attenzione. Si tratta infatti di eccezionali esempi di fede e di resistenza alle più inenarrabili angherie, che si sono guadagnati per questo l'ammirazione di storici, scrittori, giornalisti e autori di documentari. Molti sono ad esempio catalogati negli archivi dell' United States Holocaust Memorial Museum ( link), che ha dedicato a diversi di essi anche delle interviste filmate, e moltissimi sono citati per nome nei saggi storici sull'argomento.
Nella maggioranza dei casi si tratta di internati nei campi di concentramento del nazionalsocialismo hitleriano (i ben noti 'triangoli viola', II G.M.), ma ve ne sono anche di reclusi sotto il regime greco-ortodosso, cinese (dittatura maoista) e altri ancora.
Le parole di elogio prodigate da vari studiosi all'indirizzo dei testimoni di Geova, quando si parla di queste drammatiche parentesi della loro storia, non si contano neppure. Eccone un piccolo saggio (grassetto mio; qui altri esempi):
"La ragione per cui l'esempio morale dei testimoni di Geova deve essere evidenziato non è solo perché è degno di essere celebrato, ma anche perché rappresenta una sfida cruciale. [...]Per essere più specifico, in quanto studioso dell'Olocausto e non testimone di Geova, ho compreso che l'esempio morale dei testimoni di Geova contiene elementi essenziali per verificare l'arroganza che ha condotto all'Olocausto. Considerate quanto sto per dirvi: se più persone avessero praticato versioni di ciò che i testimoni di Geova predicano e praticano, l'Olocausto poteva essere prevenuto, e il genocidio non si sarebbe più manifestato". - John K. Roth, Docente di Filosofia della Religione al Claremont McKenna College. Holocaust Politics, 2001, p. 236.
"Le statistiche ci sono ora note (o famigliari): circa 10.000 Testimoni di Geova furono imprigionati e almeno 20.000 di loro furono deportati nei campi di concentramento. Ciò che conosciamo meno, tuttavia, è la vita quotidiana (o giorno per giorno) di questa determinata cerchia di uomini, donne e bambini sotto il regno del terrore nazional-socialista [...] Quelli che hanno resistito alle forze naziste del Male meritano un posto e un’ammirazione particolare. Una semplice dichiarazione di lealtà allo Stato avrebbe loro garantito, di fatto, la tranquillità e un’unica firma li avrebbe liberati dall’inferno dei campi di lavori forzati o di concentramento e protetti dalla violenza e dall’assassinio. Grazie a loro, noi possiamo sperare e credere nel trionfo ultimo del bene nell’Uomo.' Dr. Abraham J.Peck, vicepresidente dell’Associazione delle Organizzazioni per l’Olocausto ( fonte).
"Gli ebrei furono perseguitati non per ciò che facevano, ma per ciò che erano....Ma, unico di tutti i gruppi presi di mira dal nazismo, i testimoni di Geova furono perseguitati per ciò che rifiutavano di fare. Non si arruolavano nell'esercito, non intraprendevano l'addestramento militare, non smisero di tenere le adunanze o di svolgere il loro proselitismo. Non dicevano Heil Hitler. Il loro dissenso era irritante, disciplinato e sistematico... Gli ebrei non avevano scelta, i testimoni di Geova sì. E, in considerazione di ciò, essi sono 'martiri' nel senso tradizionale della parola: persone preparate a soffrire e anche a morire per una scelta di fede". Proff. Michael Berenbaum e Ida King, docenti del Richard Stockton College. Persecution and Resistance of Jehovah's Witnesses During the Nazi Regime 1933-1945, Hans Hesse ed., 2001 (traduzione mia).
Si può solo immaginare come e quanto tutto ciò costituisca un problema per le campagne denigratorie dei fuoriusciti dissidenti, costretti a far convivere questa ingombrante realtà storica, che ritrae al di là di ogni dubbio i testimoni di Geova come martiri o vittime di regimi dittatoriali, con la stucchevole retorica del supposto 'ostracismo' e altre piccinerie. Un dilemma che si sono provati di 'risolvere' mettendo in piedi acrobatiche rivisitazioni storiche (ispirate ad una sorta di revisionismo dei poveri) che meriterebbero solo censure e rabbia, se non fosse per la circostanza di essere state partorite da personaggi talmente irrilevanti da risultare indegne della benché minima attenzione.
_______________________________________________________
Condizione necessaria per l'inclusione in questo 3D è che i testimoni di Geova elencati siano citati non solo (e anzi, non necessariamente) nella letteratura ufficiale della Watch Tower e in particolare nella Torre di Guardia (che rimane di gran lunga il più vasto deposito di informazioni al riguardo) ma anche in fonti esterne, che siano libri, articoli di giornali, documentari televisivi o cinematografici, eccetera.
_______________________________________________________
Indice alfabetico dei testimoni di Geova perseguitati di questo 3D:
Arnold Liebster, Simone
Beavor, Ernest (intermezzo, #2)
Danner, Ruth
Engleitner, Leopold
Frost, Erich
Gargallo Mejía, Antonio
Hisiger, Joseph
Kokkinakis, Minos
Liebster, Max
Marsh, Grace
Müller, Bohumil
Nobis, Johann (intermezzo, #1)
Oltmanns, Gerhard
Piéchota, Louis
Poetzinger, Martin
Riet, Narciso
Rudolph, Richard
Unterdörfer, Ilse
Uran, Anton
Yuen, Nancy[Modificato da EverLastingLife 07/06/2020 11:22] |
|
|
|
08/02/2016 21:39 |
|
|
1) Leopold Engleitner (1905-2013)
[IMG]http://i57.tinypic.com/33jitmq.jpg[/IMG]
nightperiodb.wikispaces.com
paese: Austria
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Torre di Guardia 1/5/05 23-28
_____________________________________________________________________
Quando nel 2013, alla veneranda età di 107 anni, morì l'austriaco Leopold Engleitner, i media celebrarono quello che era stato il più longevo sopravvissuto dei lager di Buchenwald e Ravensbrück. Non tutti ricordarono però che Engleitner era un testimone di Geova e che era stato perseguitato per anni dal regime hitleriano per la sua fede incrollabile.
Battezzatosi nel 1932, era stato preso di mira dal regime fin dal 1934. Fino al 1939 conobbe l'imprigionamento in almeno 5 località carcerarie (Bad Ischl, St. Gilgen, Salisburgo, Bad Aussee e Monaco). Ma il peggio doveva ancora arrivare: nell'ottobre del 1939 è arrestato dalla Gestapo e condotto nel campo di concentramento di Buchenwald; quindi è a Niederhagen, e infine (1943-1945) nel terribile lager di Ravensbrück, dove viene messo ai lavori forzati. Durante la reclusione a Ravensbrück fu percosso con tanta violenza da rimanere sordo da un orecchio e arrivò a pesare appena 28 chili.
Fotografia di Leopold Engleitner
in occasione del suo arresto
da parte della Gestapo (1939)
[IMG]http://i58.tinypic.com/2r26viw.jpg[/IMG]
rammerstorfer.cc
Nel 1945 fu rilasciato. Poco dopo, richiamato alle armi, riuscì a eludere gli ordini di comparizione trovando rifugio fra le montagne a ovest di Salisburgo. Braccato senza tregua dalla polizia del regime, rimase fuggiasco fino alla caduta del nazionalsocialismo germanico (maggio 1945).
Dopo la guerra si sposò e prese a lavorare e a svolgere il servizio continuo. Nel 1999 Bernhard Rammerstorfer pubblicò il libro-intervista Nein statt Ja und Amen (in inglese Unbroken Will), incentrato sulla figura di Leopold Engleitner, da cui fu tratto anche un film documentario e grazie al quale il fratello Engleitner acquisì notorietà mondiale. Negli anni successivi e ormai quasi centenario, tenne numerose lezioni e conferenze in Europa e negli USA; fra gli altri siti, allo United States Holocaust Memorial Museum (Washington, D.C), alla Columbia University, alla Georgetown University e alla Library of Congress (N.Y.), al Simon Wiesenthal Center (Los Angeles), alla Stanford University (San Francisco), ad Harvard e all'UCLA.
Con il suo "scopritore" B.Rammerstorfer
in occasione della presentazione del libro
Unbroken Will ad Harvard (2009)
[IMG]http://i60.tinypic.com/noy7w8.jpg[/IMG]
rammerstorfer.cc
Rammerstorfer, che è scrittore e regista, curò la produzione di moltissimi epigoni di Unbroken Will, producendo documentari in russo, tedesco, italiano, francese, spagnolo ed altre lingue, ripresi più e più volte ovunque, utilizzati come testi per corsi scolastici e universitari e vincitori di vari premi. L'appassionante storia di Leopold Engleitner ha anche ispirato la canzone Unbroken Will, composta da Mark David Smith e Rex Salas e interpretata da Phillip Ingram.
Il fratello Engleitner è stato insignito di una quantità di riconoscimenti al valore nelle sue qualità di obiettore di coscienza e perseguitato dal regime nazista; di seguito i principali:
- The Silver Order of Merit of the Province of Upper Austria, conferito dal governatore austriaco Josef Pühringer (2003);
- L' Elfriede Grünberg Prize dall'associazione antifascista austriaca Antifa (2006);
- The Golden Order of Merit of the Republic of Austria, dal presidente austriaco Heinz Fischer (2007);
- The Cross of Merit on ribbon of the Federal Republic of Germany, dal presidente tedesco Horst Köhler (2007);
- The Ring of Honor of the Town of Bad Ischl dalle autorità municipali della città di Bad Ischl, dove era cresciuto (2008);
- The Badge of Honor of the Town of St. Wolfgang dal comune di St. Wolfgang (2009) dove ha vissuto fino alla morte.
____________________________________________________________________________
Il sito ufficiale di Leopold Engleitner.
www.rammerstorfer.cc/
Il trailer del documentario Unbroken Will (in inglese).
www.youtube.com/watch?v=okySwdOPrh4
____________________________________________________________________________
L'esperienza di Leopold Engleitner, narrata nella Torre di Guardia del 1 maggio 2005, pagg.23-28.
Esperienza di L.Engleitner (Torre di Guardia 1-5-2005, pagg.23-28 - CLICCA PER VISUALIZZARE)
Benché debole sono potente
NARRATO DA LEOPOLD ENGLEITNER
L’agente delle SS estrasse la pistola, me la puntò alla testa e chiese: “Sei pronto a morire? Sto per premere il grilletto perché sei proprio un caso disperato”. “Sono pronto”, dissi cercando di controllare la voce. Mi feci coraggio, chiusi gli occhi e aspettai che premesse il grilletto, ma non accadde nulla. “Sei anche troppo stupido per morire!”, urlò staccando la pistola dalla tempia. Com’ero venuto a trovarmi in quella situazione disperata?
SONO nato il 23 luglio 1905 ad Aigen-Voglhub, una cittadina annidata nelle Alpi Austriache. Ero il primogenito di un legnaiolo e della figlia di un contadino del posto. I miei genitori erano gente povera ma laboriosa. Ho trascorso la mia infanzia a Bad Ischl, vicino a Salisburgo, una zona di laghi pittoreschi e cime maestose.
Da bambino riflettevo spesso sulle ingiustizie della vita, non solo perché la mia famiglia era povera, ma anche perché soffrivo di una malformazione congenita alla spina dorsale. Ero così tormentato dal mal di schiena che quasi non riuscivo a stare diritto. A scuola non mi lasciavano partecipare alle lezioni di ginnastica, per cui divenni lo zimbello dei miei compagni.
Quando finì la prima guerra mondiale, poco prima che compissi 14 anni, decisi che era tempo di trovarmi un lavoro per sottrarmi alla povertà. Soffrivo continuamente la fame ed ero indebolito dagli accessi febbrili dovuti all’influenza spagnola, che aveva ucciso milioni di persone. “Che ce ne facciamo di un ragazzo gracile come te?”, mi rispondevano quasi sempre i contadini quando chiedevo loro lavoro. Alla fine comunque un bravo contadino mi assunse.
Il mio cuore è toccato dall’amore di Dio
Nonostante la mamma fosse una devota cattolica, di rado andavo in chiesa, soprattutto perché papà era di larghe vedute in fatto di religione. Da parte mia ero turbato dal culto delle immagini, largamente praticato dalla Chiesa Cattolica.
Un giorno di ottobre del 1931 un amico mi chiese di accompagnarlo a un’adunanza religiosa tenuta dagli Studenti Biblici, come si chiamavano allora i testimoni di Geova. A quell’adunanza ricevetti la risposta a importanti domande quali: Dio approva il culto delle immagini? (Esodo 20:4, 5) Esiste un inferno di fuoco? (Ecclesiaste 9:5) I morti saranno risuscitati? — Giovanni 5:28, 29.
Ciò che più mi colpì fu il fatto che Dio non condona le guerre sanguinarie degli uomini, nemmeno se si dicono combattute nel Suo nome. Imparai che “Dio è amore” e che ha un eccelso nome, Geova. (1 Giovanni 4:8; Salmo 83:18) Fui entusiasta di apprendere che grazie al Regno di Geova gli uomini potranno vivere per sempre felici in un paradiso esteso a tutta la terra. Venni anche a conoscenza della meravigliosa prospettiva offerta ad alcuni esseri umani imperfetti chiamati da Dio a governare con Gesù nel celeste Regno di Dio. Ero pronto a dare tutto per quel Regno. Così, nel maggio 1932, mi battezzai e divenni testimone di Geova. Ci volle coraggio per compiere quel passo, data l’intolleranza religiosa che prevaleva in Austria, all’epoca un paese rigidamente cattolico.
Incontro disprezzo e ostilità
I miei genitori inorridirono quando lasciai la chiesa, e il prete fu pronto a diffondere la notizia dal pulpito. I vicini sputavano per terra davanti a me in segno di disprezzo. Ciò nonostante ero fermamente deciso a entrare nelle file dei ministri a tempo pieno, e nel gennaio 1934 iniziai il servizio di pioniere.
La situazione politica diventava sempre più tesa man mano che la nostra provincia risentiva della forte influenza del partito nazista. Nel periodo in cui fui pioniere nella valle dell’Enns, nella Stiria, ebbi la polizia continuamente alle calcagna e dovevo essere ‘cauto come un serpente’. (Matteo 10:16) Dal 1934 al 1938 la persecuzione fece parte della mia vita quotidiana. Benché fossi senza lavoro mi negarono il sussidio di disoccupazione, e per la mia attività di predicazione fui condannato a diverse pene detentive brevi e a quattro più lunghe.
Le truppe di Hitler occupano l’Austria
Nel marzo 1938 le truppe di Hitler invasero l’Austria. Nel giro di pochi giorni oltre 90.000 persone — circa il 2 per cento della popolazione adulta — vennero arrestate e mandate nelle prigioni o nei campi di concentramento con l’accusa di opporsi al regime nazista. I testimoni di Geova erano in una certa misura preparati alle imminenti difficoltà. Nell’estate del 1937 diversi componenti della mia congregazione di origine avevano fatto in bicicletta il viaggio di circa 350 chilometri fino a Praga per assistere a un’assemblea internazionale. Lì erano stati informati delle atrocità perpetrate ai danni dei nostri compagni di fede in Germania. Era chiaro che adesso toccava a noi.
Dal giorno in cui le truppe di Hitler posero piede in Austria le adunanze e le attività di predicazione dei testimoni di Geova si dovettero svolgere in clandestinità. Attraverso il confine svizzero venivano introdotte di nascosto delle pubblicazioni bibliche, ma non c’erano abbastanza copie per tutti, per cui alcuni conservi cristiani a Vienna le producevano di nascosto. Io facevo spesso da corriere distribuendo la letteratura ai Testimoni.
Finisco in un campo di concentramento
Il 4 aprile 1939 io e altri tre cristiani fummo arrestati mentre celebravamo la Commemorazione della morte di Cristo a Bad Ischl. Fummo portati in macchina al quartier generale della polizia di Stato a Linz. Quello era il mio primissimo viaggio in automobile, ma ero troppo agitato per godermelo. A Linz fui sottoposto a una serie di penosi interrogatori, ma non rinnegai la mia fede. Cinque mesi dopo mi portarono davanti al giudice istruttore dell’Austria Superiore. Inaspettatamente, il procedimento penale nei miei confronti fu sospeso; ma questo non pose fine alla mia dura prova. Nel frattempo gli altri tre furono mandati in campi di concentramento, dove morirono rimanendo fedeli sino alla fine.
Fui tenuto sotto custodia e il 5 ottobre 1939 mi informarono che sarei stato portato nel campo di concentramento di Buchenwald in Germania. Un treno speciale attendeva noi prigionieri alla stazione ferroviaria di Linz. I carri merci erano dotati di compartimenti per due persone, e l’uomo che viaggiava nel mio stesso compartimento era niente meno che Heinrich Gleissner, l’ex governatore dell’Austria Superiore.
Io e il dottor Gleissner iniziammo un’interessante conversazione. Lui si interessò sinceramente della mia triste situazione e inorridì sentendo che, anche mentre era in carica, i testimoni di Geova avevano incontrato innumerevoli problemi legali nella sua provincia. Mi disse con rammarico: “Signor Engleitner, non posso cancellare l’ingiustizia commessa, ma voglio chiedere scusa. A quanto pare il nostro governo si è reso colpevole di un errore giudiziario. Se mai in futuro avesse bisogno di aiuto, sarò ben felice di fare tutto il possibile”. Le nostre strade si incontrarono di nuovo dopo la guerra, ed egli mi aiutò a ottenere la pensione per le vittime del nazismo.
“Adesso ti sparo”
Il 9 ottobre 1939 arrivai nel campo di concentramento di Buchenwald. Poco dopo il guardiano del carcere del campo fu informato che tra i nuovi arrivati c’era un Testimone, così mi prese di mira. Mi bastonò senza pietà e, quando capì che non sarebbe riuscito a farmi rinnegare la fede, disse: “Adesso ti sparo, Engleitner. Ma prima ti lascio scrivere una cartolina di addio ai tuoi genitori”. Pensai a quali parole usare per confortare i miei, ma ogni volta che provavo a scrivere mi urtava il gomito, facendomi fare scarabocchi. Allora mi derideva: “Che idiota! Non sa nemmeno scrivere due righe come si deve. Ma questo non gli impedisce di leggere la Bibbia, eh?”
Dopo ciò il guardiano estrasse la pistola e me la puntò alla testa, facendomi credere che stava per premere il grilletto, come ho raccontato all’inizio. Poi mi sbatté dentro una piccola cella sovraffollata. Dovetti passare la notte in piedi, ma non avrei potuto dormire comunque perché tutto il mio corpo era dolorante. “È proprio un peccato morire per una stupida religione!” fu l’unico “conforto” che i miei compagni di cella seppero darmi. Il dottor Gleissner era nella cella accanto e sentiva tutto. La sua triste riflessione fu: “Rieccoci daccapo con la persecuzione dei cristiani!”
Nell’estate del 1940 fu ordinato a tutti i prigionieri di presentarsi di domenica al lavoro nella cava, benché solitamente la domenica non dovessimo lavorare. Era un atto di rappresaglia per le “infrazioni” commesse da alcuni detenuti. Ci ordinarono di trasportare dei massi dalla cava al campo. Quando due prigionieri cercarono di mettermi un’enorme pietra sulla schiena, io quasi svenni sotto il peso. Con mia sorpresa Arthur Rödl, il temuto Lagerführer (responsabile del campo), mi venne in aiuto. Vedendo i miei sforzi sovrumani per trasportare la pietra, mi disse: “Non ce la farai a tornare nel campo con quella pietra sulla schiena! Mettila giù immediatamente!” Gli ubbidii con gran sollievo. Poi, indicando una pietra molto più piccola, Rödl disse: “Raccogli quella e portala nel campo. È più facile da trasportare!” Dopo di che rivolse quest’ordine al nostro responsabile: “Fa tornare gli Studenti Biblici nelle baracche. Hanno lavorato abbastanza per oggi!”
Al termine di ogni giornata di lavoro ero sempre felice di stare insieme alla mia famiglia spirituale. Avevamo organizzato come dispensare cibo spirituale. Un fratello scriveva un versetto biblico su un pezzetto di carta e lo passava agli altri. Inoltre una Bibbia era entrata di nascosto nel campo. Fu squinternata e suddivisa per libri. A me fu affidato per tre mesi il libro di Giobbe, ed io lo nascosi nei miei calzini. La storia di Giobbe mi aiutò a rimanere saldo.
Infine il 7 marzo 1941 insieme a un grosso convoglio fui trasferito nel campo di concentramento di Niederhagen. Le mie condizioni peggioravano ogni giorno di più. Una volta due fratelli ed io ricevemmo l’ordine di imballare degli attrezzi. Fatto questo, riaccompagnammo un altro gruppo di detenuti alle baracche. Un soldato delle SS si accorse che ero più lento degli altri e, infuriato, all’improvviso mi prese brutalmente a calci da dietro, procurandomi delle lesioni gravi. Il dolore era atroce, ma nonostante la sofferenza l’indomani andai al lavoro.
Rilascio inatteso
Nell’aprile del 1943 il campo di Niederhagen fu infine evacuato ed io fui trasferito nel campo di sterminio di Ravensbrück. Poi, nel giugno 1943, mi fu offerta la possibilità di essere liberato dal campo di concentramento. Questa volta la libertà non mi veniva offerta a condizione che abiurassi la fede. Dovevo solo acconsentire a compiere lavoro forzato in una fattoria per il resto della mia vita. Accettai, pur di sottrarmi agli orrori del campo. Così andai dal medico del campo per un ultimo controllo. Quando mi vide rimase allibito. “Possibile? Sei ancora un testimone di Geova!”, esclamò. “Signorsì, dottore”, risposi. “Beh, in tal caso non vedo perché dovremmo concederti la libertà. D’altro canto, non sarebbe male sbarazzarsi di un relitto come te”.
Non era esagerato definirmi così. Ero un cadavere ambulante. Avevo la pelle in parte rosa dai pidocchi, ero rimasto sordo da un orecchio a causa delle percosse e tutto il mio corpo era coperto di piaghe purulente. Dopo 46 mesi di stenti, inedia e lavori forzati, pesavo appena 28 chili. In quelle condizioni fui rilasciato da Ravensbrück il 15 luglio 1943.
Fui rimandato alla mia città natale in treno senza scorta e mi presentai al quartier generale della Gestapo a Linz. L’agente della Gestapo mi diede i documenti che attestavano il mio rilascio e mi ammonì: “Se pensi che ti stiamo liberando perché possa continuare la tua attività clandestina, ti sbagli di grosso! Dio te ne guardi se dovessimo pescarti a predicare”.
Finalmente ero a casa! Mia madre non aveva spostato nulla nella mia stanza da quando ero stato arrestato il 4 aprile 1939. Persino la mia Bibbia era rimasta aperta sul comodino! Caddi sulle ginocchia e pronunciai una sentita preghiera di ringraziamento.
Poco dopo fui destinato a una fattoria in montagna. Il fattore, un mio amico d’infanzia, mi dava addirittura una piccola retribuzione, benché non fosse obbligato a farlo. Prima della guerra questo amico mi aveva permesso di nascondere delle pubblicazioni bibliche nel suo terreno. Fui felice di fare buon uso di quella piccola riserva di letteratura per riacquistare forza spirituale. Tutti i miei bisogni erano soddisfatti ed ero deciso ad aspettare la fine della guerra.
Fuggiasco sui monti
Quei tranquilli giorni di libertà furono però di breve durata. A metà agosto del 1943 ricevetti l’ordine di presentarmi a un medico dell’esercito per un esame. In un primo momento quel medico dichiarò che non ero abile a causa della mia schiena malata. Ma una settimana dopo lui stesso cambiò il suo referto e scrisse: “Abile al servizio in prima linea”. Per un po’ l’esercito mi diede per disperso, ma il 17 aprile 1945, poco prima della fine della guerra, mi trovò. Fui chiamato a combattere in prima linea.
Presi con me qualche vestito, un po’ di cibo e una Bibbia, e cercai scampo sui monti vicini. Dapprima potei dormire all’aperto, ma poi il tempo peggiorò e cadde mezzo metro di neve. Ero bagnato fradicio. Riuscii a raggiungere una malga a circa 1.200 metri di altezza. Con i brividi addosso accesi il fuoco nel camino e riuscii a scaldarmi e ad asciugarmi i vestiti. Sfinito, mi addormentai su una panca davanti al camino, ma poco dopo mi svegliai di colpo avvertendo un forte dolore. Avevo preso fuoco! Mi rotolai sul pavimento per estinguere le fiamme; la mia schiena era piena di vesciche.
Rischiando la vita, prima dell’alba tornai furtivamente alla fattoria, ma la moglie del fattore spaventatissima mi mandò via dicendo che mi stavano dando la caccia. Allora andai dai miei genitori. In un primo momento anche loro esitarono a farmi entrare, ma alla fine mi fecero dormire nel fienile e mia madre mi curò le ferite. Dopo due giorni, comunque, vedendo che i miei genitori erano parecchio agitati, decisi che era meglio tornare a nascondermi sui monti.
Il 5 maggio 1945 fui svegliato da un forte rumore. Scorsi alcuni aerei degli Alleati volare a bassa quota. Capii subito che il regime di Hitler era stato rovesciato! Lo spirito di Geova mi aveva dato la forza di sopportare sofferenze inaudite. Avevo visto di persona quanto erano vere le parole di Salmo 55:22, le quali mi avevano tanto confortato fin dall’inizio delle mie prove. Avevo ‘gettato il mio peso su Geova’ e, benché fossi fisicamente debole, egli mi aveva sostenuto mentre camminavo “nella valle della profonda ombra”. — Salmo 23:4.
La potenza di Geova “è resa perfetta nella debolezza”
Dopo la guerra la vita tornò pian piano alla normalità. Inizialmente lavorai come bracciante nella fattoria del mio amico su in montagna. Fu solo dopo l’intervento delle truppe di occupazione americane nell’aprile 1946 che venni dispensato dall’obbligo di compiere lavoro agricolo forzato per il resto dei miei giorni.
Finita la guerra, i fratelli cristiani di Bad Ischl e della regione circostante iniziarono a tenere regolarmente le adunanze e a predicare con rinnovato vigore. Mi fu offerto un impiego come guardiano notturno in una fabbrica, e questo mi permise di continuare a fare il pioniere. Infine mi stabilii nella zona di Sankt Wolfgang e nel 1949 sposai Theresia Kurz, che aveva una figlia nata da un precedente matrimonio. Dopo 32 anni vissuti insieme, e dopo che l’ebbi assistita per oltre sette anni, nel 1981 la mia cara moglie morì.
Dopo la morte di Theresia ripresi il servizio di pioniere, che ha contribuito a risollevarmi da quel grande dolore. Attualmente sono impegnato come pioniere e anziano nella mia congregazione a Bad Ischl. Poiché sono costretto a stare su una sedia a rotelle, offro pubblicazioni bibliche e parlo con la gente della speranza del Regno nel parco di Bad Ischl oppure davanti a casa mia. Le belle conversazioni bibliche che faccio mi danno grande gioia.
Ripensando alla mia vita, posso senz’altro dire che le terribili vicissitudini attraverso le quali son dovuto passare non mi hanno inasprito. Certo, ci sono stati momenti in cui mi sono sentito scoraggiato a causa delle prove, ma la calorosa relazione che mi lega a Geova Dio mi ha aiutato a riprendermi da quei periodi difficili. Nella mia vita ho visto anch’io quanto siano vere le parole con cui il Signore esortò Paolo: “La mia potenza è resa perfetta nella debolezza”. Ora che ho quasi 100 anni posso dire, come l’apostolo Paolo: “Prendo piacere nelle debolezze, negli insulti, nei casi di bisogno, nelle persecuzioni e nelle difficoltà, per Cristo. Poiché quando sono debole, allora sono potente”. — 2 Corinti 12:9, 10.
____________________________________________________________________________
Alcune immagini del campo di concentramento di Ravensbrück, nel quale il fratello Engleitner fu recluso per due anni: l'ingresso, un forno crematorio e una fossa comune.
[IMG]http://i58.tinypic.com/20til1s.jpg[/IMG]
digilander.libero.it
[IMG]http://i61.tinypic.com/1zptke8.jpg[/IMG]
auftakt.blogspot.com
[IMG]http://i62.tinypic.com/29qoadh.jpg[/IMG]
iismarconi.net
____________________________________________________________________________
[Modificato da EverLastingLife 23/02/2017 06:04] |
|
11/02/2016 23:25 |
|
|
2) Richard Rudolph (1911-2014)
[IMG]http://i58.tinypic.com/20rw7b9.jpg[/IMG]
jw.org
paese: Austria
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Torre di Guardia 15/12/13 3-5
_____________________________________________________________________
Richard Rudolph è morto, ultracentenario, nel 2014; lui e Leopold Engleitner erano accomunati da due rimarchevoli caratteristiche: una longevità fuori del comune (Rudolph è morto a 102 anni, Engleitner a 107) ed una resistenza all’opposizione religiosa altrettanto fuori del comune.
Due immagini di Richard
Rudolph: ai tempi della
reclusione nazista e alcuni
anni fa (rammerstorfer.cc)
[IMG]http://i60.tinypic.com/11tqyhs.png[/IMG]
[IMG]http://i62.tinypic.com/15y6lmx.png[/IMG]
Rudolph era un sopravvissuto – l’ultimo ancora in vita – della cosiddetta ‘doppia persecuzione’ germanica, dal momento che, dopo aver subito 9 anni di prigionia nei lager di Sachsenhausen, Neuengamme, e Ravensbrück, in seguito alla sconfitta militare della Germania che sancì la fine del secondo conflitto mondiale fu nuovamente perseguitato, questa volta dal regime comunista tedesco della Germania dell’Est.
____________________________________________________________________________
Pagina del sito ufficiale dei testimoni di Geova redatta in occasione della morte di Rudolph (in italiano):
www.jw.org/it/news/per-area/europa/germania/muore-richard-...
Quella che segue è la copertina del libro Taking the Stand: We Have More to Say, 100 Questions—900 Answers (2012, ed. XLibris) curato dallo scrittore e cineasta Bernhard Rammerstorfer; comprendeva anche la testimonianza raccolta dalla viva voce del fratello Rudolph.
[IMG]http://i62.tinypic.com/2945bfk.jpg[/IMG]
bookdepository.com
Rudolph con Witali Kostanda (anche lui un sopravvissuto Testimone),
la senatrice Karin von Welck e lo storico Detlef Garbe, presso
un monumento eretto nel 2006 al Neuengamme Camp Memorial.
[IMG]http://i57.tinypic.com/34ox6k8.jpg[/IMG]
alst.org
Anche Garbe ha parlato di Rudolph nel suo libro Between Resistance and Martyrdom: Jehovah's Witnesses in the Third Reich (2008, University of Wisconsin Press). Il campo di sterminio di Neuengamme aveva ‘accolto’ circa duecento testimoni di Geova; una metà d’essi vi trovò la morte.
____________________________________________________________________________
La Torre di Guardia del 15/12/2013, pagg.3-5 (redatta poco prima della sua morte) ha raccolto una testimonianza preziosa del fratello Richard Rudolph, il quale però riferisce fatti antecedenti al periodo di detenzione.
Geova li ha protetti nelle ombre dei monti
È MATTINA presto. Una donna apre la porta di casa e sulla soglia trova un pacchetto. Lo prende, si guarda intorno; la strada è vuota. Uno sconosciuto deve averlo lasciato lì durante la notte. La donna lo apre appena, e subito rientra in casa chiudendosi la porta alle spalle. Ne ha ogni ragione: il pacchetto contiene pubblicazioni bibliche proibite! La donna lo stringe a sé e prega Geova in silenzio, ringraziandolo del prezioso cibo spirituale.
Negli anni ’30 del secolo scorso scene come questa erano ricorrenti in Germania. Dopo l’ascesa al potere dei nazisti nel 1933, l’opera dei Testimoni di Geova era stata proscritta in buona parte del paese. “Eravamo convinti che la proclamazione di Geova e del suo nome non potesse essere fermata da un decreto umano”, dice Richard Rudolph, che oggi è ultracentenario (nota). “Le pubblicazioni bibliche erano uno strumento importante per lo studio e il ministero. In quei giorni, però, a causa della proscrizione non erano più facilmente disponibili. Ci chiedevamo come potesse andare avanti la nostra opera”. Ben presto Richard scoprì che poteva dare una mano per soddisfare quella necessità in un modo del tutto particolare. Avrebbe agito nelle ombre dei monti (Giud. 9:36).
LUNGO I SENTIERI DEL CONTRABBANDO
Risalendo il fiume Elba si arriva ai Monti dei Giganti, che si trovano lungo l’attuale confine tra Repubblica Ceca e Polonia. Pur raggiungendo solo i 1.600 metri, queste montagne sono state definite un’isola artica nel mezzo dell’Europa. Per sei mesi all’anno, infatti, sono coperte dalla neve alta fino a tre metri. Chi sottovaluta le imprevedibili condizioni atmosferiche rischia di ritrovarsi in mezzo alla fitta nebbia che di punto in bianco può avvilupparne le vette.
Nel corso dei secoli questa catena montuosa ha costituito un confine naturale tra province, regni e stati. Essendo impervia e difficile da controllare, in passato la zona era molto frequentata dai contrabbandieri. Negli anni ’30, quando i Monti dei Giganti separavano Cecoslovacchia e Germania, Testimoni coraggiosi cominciarono a percorrere le piste ormai abbandonate dai contrabbandieri. A quale scopo? Per trasportare preziose pubblicazioni bibliche provenienti da luoghi dove era più facile disporne. Il giovane Richard era uno di quei Testimoni.
“ESCURSIONI” PERICOLOSE
“Il fine settimana ci dirigevamo verso i monti perlopiù in gruppi di sette fratelli; eravamo giovani e ci vestivamo da escursionisti”, ricorda Richard. “Dal versante tedesco ci volevano circa tre ore per attraversare le montagne e arrivare a Špindlerův Mlýn”, località turistica una ventina di chilometri dopo la frontiera ceca. Allora nella zona abitavano molti tedeschi. Uno di loro, un contadino, accettò di collaborare con i fratelli. Andava in una città vicina per ritirare le scatole con le pubblicazioni arrivate in treno da Praga e le caricava su una carrozza a cavalli di solito usata per il trasporto dei turisti. Portava le scatole nella sua fattoria e le nascondeva nel fienile in attesa che arrivassero i corrieri per prendere le pubblicazioni e trasportarle oltrefrontiera.
Richard prosegue: “Arrivati alla fattoria caricavamo i nostri zaini, fatti apposta per contenere carichi pesanti. Ognuno di noi portava una cinquantina di chili di pubblicazioni”. Per non essere scoperti, i fratelli camminavano quando era buio: partivano all’imbrunire e rientravano prima dell’alba. Ernst Wiesner, che all’epoca era sorvegliante di circoscrizione in Germania, descrisse alcuni degli accorgimenti adottati: “Due fratelli andavano avanti e, se incontravano qualcuno, facevano subito dei segnali con le torce elettriche ai fratelli con i pesanti zaini che li seguivano a circa 100 metri di distanza. Questi si nascondevano fra gli arbusti lungo il percorso sino a che i due non tornavano e non dicevano una parola d’ordine, che cambiava ogni settimana”. Tuttavia i poliziotti tedeschi con le loro uniformi blu non erano l’unico pericolo.
“Una sera dovetti lavorare più a lungo”, ricorda Richard, “così mi incamminai verso la frontiera più tardi degli altri. Era buio e c’era una nebbia fitta; tremavo mentre camminavo sotto la pioggia gelida. Mi persi nella boscaglia e non riuscii a venirne fuori per diverse ore. Molti escursionisti sono morti in situazioni del genere. Mi imbattei nei fratelli solo la mattina presto, quando ormai erano di ritorno”.
Il gruppetto di coraggiosi fratelli attraversò i monti ogni settimana per circa tre anni. In inverno trasportavano il prezioso carico su slitte o servendosi di sci. Di tanto in tanto gruppi composti anche da 20 fratelli attraversavano il confine di giorno seguendo i sentieri tracciati. Per dare l’impressione che si trattasse di un’innocua comitiva di escursionisti partecipavano anche delle sorelle. Alcune di loro camminavano davanti e, quando sospettavano un pericolo, gettavano i cappelli in aria.
Una volta che i corrieri erano rientrati dai loro viaggi notturni, ci si assicurava che le pubblicazioni fossero immediatamente distribuite. Come? Venivano messe in piccoli pacchi che sembravano contenere sapone e portate alla stazione ferroviaria di Hirschberg; da lì venivano spedite in varie parti della Germania, dove fratelli e sorelle le consegnavano con circospezione ai compagni di fede, come narrato all’inizio dell’articolo. Questa rete di distribuzione clandestina era così fitta che, se anche solo un elemento veniva scoperto, le conseguenze potevano essere davvero gravi. E un giorno si verificò un imprevisto dove praticamente nessuno se lo sarebbe aspettato.
Nel 1936 fu scoperto un deposito di pubblicazioni vicino Berlino. Tra le altre cose furono trovati tre pacchi spediti da un mittente sconosciuto di Hirschberg. La polizia eseguì una perizia grafologica, identificò un componente importante del gruppo e lo arrestò. Subito dopo furono presi altri due sospettati, uno dei quali era Richard Rudolph. Quei fratelli si assunsero ogni responsabilità, e per un po’ gli altri poterono continuare a fare i loro viaggi diventati ormai sempre più pericolosi.
UN ESEMPIO PER NOI
Le pubblicazioni portate negli zaini dai fratelli che varcavano i Monti dei Giganti furono un’importante fonte di cibo spirituale per i Testimoni tedeschi. Comunque quella non fu l’unica via di comunicazione utilizzata: fino al 1939, quando le forze tedesche occuparono la Cecoslovacchia, esistevano percorsi simili lungo altri punti della frontiera con quella nazione. Anche sul confine con altri paesi, come Francia, Paesi Bassi e Svizzera, Testimoni da ambo le parti corsero grossi rischi per provvedere cibo spirituale ai fratelli perseguitati.
Oggi quasi tutti possiamo disporre di pubblicazioni bibliche nella quantità e nel formato che desideriamo. Sia che riceviamo una pubblicazione nella Sala del Regno o che la scarichiamo dal sito jw.org, perché non pensiamo a come è arrivata fino a noi? Forse non ha seguito un percorso rischioso come quello delle pubblicazioni trasportate nottetempo sulle vette innevate dei Monti dei Giganti, ma di certo ha richiesto un duro lavoro da parte di molti compagni di fede che si adoperano altruisticamente per noi.
(nota). Richard prestava servizio nella congregazione di Hirschberg, in Slesia. Oggi questa città si chiama Jelenia Góra e si trova nella Polonia sud-occidentale.
____________________________________________________________________________
[Modificato da EverLastingLife 30/12/2016 15:04] |
|
24/02/2016 10:28 |
|
|
3) Bohumil Müller (1915-1987)
[IMG]http://i57.tinypic.com/2hx4kkg.jpg[/IMG]
straznavez.cz
paese: Cecoslovacchia
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Annuario 1973 128-134 e Annuario 2000 155 sgg.
_____________________________________________________________________
Quando gli storici ricordano le vittime dei campi di concentramento dei vari totalitarismi del XX secolo, non possono non menzionare i cosiddetti ‘triangoli viola’, le svariate decine di migliaia di testimoni di Geova di tutta Europa che nel periodo della II Guerra Mondiale furono deportati nei lager, e gli oltre 2000 che vi morirono. Alcuni di essi giganteggiano quali figure emblematiche per tempra morale, coraggio, abnegazione, ed il ceco Bohumil Müller, ricordato nei documentari e nei libri di storia, è senz’altro fra questi; Müller è anche il più presente nelle liste dei Testimoni ‘VIP’ per la sua categoria (persecuzione religiosa).
Nato in Boemia, non lontano da Praga, tipografo di professione, aderì da adolescente alla religione dei testimoni di Geova, cui si erano uniti i suoi genitori, divenendo in breve tempo un esponente di spicco dell’organizzazione: a 21 anni era vicedirettore della sede cecoslovacca della Watch Tower. Fra il 1937 ed il 1939 fu arrestato 4 volte per la sua neutralità cristiana ed il conseguente rifiuto di sostenere le forze armate. Nel 1939, pochissimo tempo dopo il suo scarceramento, iniziò ad essere duramente perseguitato dal nazismo, che aveva occupato la Boemia. Müller rifiutò stoicamente di abbandonare il paese servendosi del passaporto che gli era stato procurato, mettendosi così di fatto alla mercé della Gestapo.
Nel 1941 venne trasferito nel terrificante campo di Mauthausen, ove fu sottoposto a torture inenarrabili, rifiutando ostinatamente di pagare il prezzo della liberazione: la semplice firma di un modulo di disconoscimento delle proprie credenze di testimone di Geova. Ai Testimoni reclusi nel campo fu proibito di incontrarsi anche a gruppi di due soltanto, pena la morte: persino agli altri prigionieri fu data licenza di ucciderli qualora li avessero visti infrangere questa regola.
La fine della dittatura nazista (1945) regalò al fratello Müller e ai suoi compagni un breve periodo di tranquillità, destinato però a terminare, quando, a partire dal 1948, i testimoni di Geova finirono sotto la lente d’ingrandimento del nuovo regime comunista. Fu di nuovo arrestato a ripetizione e soggetto a estenuanti interrogatori, e condannato complessivamente a 18 anni di carcere. Nel 1960 un’iniziativa di solidarietà internazionale ne anticipò la liberazione. Continuò a prestare servizio in qualità di responsabile del ministero dei testimoni di Geova in Cecoslovacchia fino alla sua morte, nel 1987.
L’Organizzazione ha narrato in due occasioni le gesta di questo vero e proprio eroe della libertà religiosa, nell’ Annuario dei testimoni di Geova del 1973, pagine 128-134, e, molto più diffusamente, in quello del 2000, pagine 155 in poi.
____________________________________________________________________________
Prigionieri ammassati in un dormitorio del campo di Mauthausen.
[IMG]http://i61.tinypic.com/bhdab7.jpg[/IMG]
lafune.eu
Disegno che raffigura una tortura molto comune nel campo
di Mauthausen, consistente nel bersagliare di acqua gelata
i prigionieri denudati in pieno inverno.
[IMG]http://i58.tinypic.com/2uijdcg.jpg[/IMG]
andrekosslick.deviantart.com
All’indomani della liberazione, i superstiti abbattono
la statua dell’aquila, simbolo del potere nazista,
posta all’ingresso di Mauthausen (5 maggio 1945)
[IMG]http://i59.tinypic.com/104ruy8.jpg[/IMG]
coalova.itismajo.it
____________________________________________________________________________
[Modificato da EverLastingLife 30/12/2016 15:05] |
|
29/02/2016 19:29 |
|
|
4) Minos Kokkinakis (1909-1999)
[IMG]http://i62.tinypic.com/27xqxif.jpg[/IMG]
Torre di Guardia del 1 settembre 1993 pag.31
paese: Grecia
Riferimento nella letteratura Watch Tower: NO
_____________________________________________________________________
Escludendo i reclusi nei campi di concentramento, il greco Kokkinakis è probabilmente il più emblematico e rilevante caso di testimone di Geova perseguitato a motivo delle sue convinzioni religiose. Non solo per i numeri da record (oltre 60 incarcerazioni in cinquant'anni, 18 processi, sei anni e mezzo complessivi trascorsi in varie prigioni) ma anche perché le sue vicende giudiziarie avrebbero costituito la base per una storica sentenza per la libertà di espressione religiosa in Grecia.
Umile commerciante di tessuti, sposato con 5 figli, ex-ortodosso, nel 1936, in seguito alla testimonianza del fratello Emmanuel Lionoudakis, si era convertito ai testimoni di Geova. Il dittatore Ioannis Metaxas, istigato dalla Chiesa Ortodossa Russa, lo fece arrestare (primo caso del genere) nel 1938 per violazione delle leggi sul proselitismo. Fu esiliato sull'isola di Amorgo, liberato e poi di nuovo imprigionato negli anni della seconda guerra mondiale, durante la quale sarebbe rimasto in carcere ad Atene per 18 mesi.
Ioannis Metaxas, primo ministro
e dittatore greco dal 1936 al 1941.
[IMG]http://i57.tinypic.com/34ot10o.jpg[/IMG]
greek-islands.us
Nel 1949 fu esiliato sull'isola di Makronisos, le cui strutture penitenziarie erano tristemente note per le torture e i soprusi da parte delle depravate guardie carcerarie e per il clima di terrore che vi regnava. Continuò a subire arresti per tutti gli anni '50 e '60, come centinaia di suoi confratelli greci.
Dopo un lungo periodo di relativa tranquillità, nel 1986 Kokkinakis e la moglie furono 'colti in flagrante' a Creta mentre commettevano il 'crimine' di predicare la buona notizia del Regno alla moglie di un cantore della chiesa ortodossa. Denunciato alla polizia e processato per l'ennesima volta, fu condannato a quattro mesi di prigione. La corte d'appello di Creta ridusse in seguito la sentenza a tre mesi. Kokkinakis fece dapprima ricorso, inutilmente, alla Corte Suprema del suo paese, e infine, nell'aprile del 1988, alla Corte Europea di Strasburgo. Nel 1993 quest'ultima sentenziò (con maggioranza di 6 giudici su 9) che i diritti di Kokkinakis erano stati violati e gli riconobbe un risarcimento di tre milioni e mezzo di dracme.
____________________________________________________________________________
Un articolo sulla storia di Minos Kokkinakis, con riferimento particolare alla sentenza del 1993, è stato pubblicato sulla Torre di Guardia del 1 settembre 1993 pagine 27-31, che si può leggere di seguito.
Esperienza di Minos Kokkinakis (Torre di Guardia del 1 settembre 1993 pagg. 27-31) - CLICCA PER VISUALIZZARE
Un’alta corte europea sostiene il diritto di predicare in Grecia
PERCHÉ un uomo stimato dai suoi vicini è stato arrestato più di 60 volte dal 1938? Perché questo onesto negoziante dell’isola di Creta è stato portato ben 18 volte davanti ai tribunali ellenici e ha scontato più di sei anni di carcere? Sì, perché questo industrioso capofamiglia, Minos Kokkinakis, è stato separato dalla moglie e dai cinque figli e confinato in varie isole adibite a colonia penale?
In gran parte la responsabilità è di leggi che vietano il proselitismo varate negli anni 1938 e 1939. Queste leggi furono emanate dal dittatore greco Ioannis Metaxas, che operava sotto l’influenza della Chiesa Ortodossa Greca.
A motivo di questa legislazione, dal 1938 al 1992 ci sono stati 19.147 arresti di testimoni di Geova e i tribunali hanno emesso condanne per un totale di 753 anni, 593 dei quali effettivamente scontati. Tutto ciò è avvenuto perché in Grecia, come in qualunque altro paese, i Testimoni seguono le istruzioni di Gesù Cristo di ‘fare discepoli di persone di tutte le nazioni, insegnando loro ad osservare tutte le cose’ che egli ha comandato. — Matteo 28:19, 20.
Ma il 25 maggio 1993 è stata ottenuta una grande vittoria a favore della libertà di adorazione! Quel giorno la Corte europea dei diritti dell’uomo, con sede a Strasburgo, in Francia, ha sostenuto il diritto di un cittadino greco di insegnare la sua fede ad altri. Con questa sentenza l’alta corte europea ha fissato notevoli garanzie a tutela della libertà religiosa che potranno influire profondamente sulla vita delle persone ovunque si trovino.
Esaminiamo più da vicino i fatti, incluso l’indegno trattamento riservato a un particolare cittadino greco, che hanno portato a questa storica sentenza.
Precedenti
Nel 1938 quest’uomo, Minos Kokkinakis, fu il primo testimone di Geova condannato in base alla legge greca che considera il proselitismo un illecito penale. Senza nemmeno un processo, fu mandato al confino per 13 mesi sull’isola di Amorgo, nell’Egeo. Nel 1939 fu condannato due volte e imprigionato ogni volta per due mesi e mezzo.
Nel 1940 Kokkinakis fu confinato per sei mesi sull’isola di Milo. L’anno dopo, durante la seconda guerra mondiale, venne rinchiuso per più di 18 mesi nel carcere militare di Atene. Riguardo a quel periodo egli ricorda:
“In carcere il vitto era sempre più scarso. Diventammo così deboli che non potevamo più camminare. Se non fosse stato per i Testimoni di Atene e del Pireo che ci portavano da mangiare nonostante i loro pochi mezzi, saremmo morti”. In seguito, nel 1947, fu di nuovo condannato e scontò altri quattro mesi e mezzo di carcere.
Nel 1949 Minos Kokkinakis fu relegato nell’isola di Makronisos, nome che evoca immagini di orrore nella mente dei greci a motivo della prigione che vi si trova. Fra i circa 14.000 detenuti reclusi all’epoca a Makronisos c’erano una quarantina di Testimoni. Un’enciclopedia greca osserva: “I crudeli metodi di tortura, . . . le condizioni di vita, inaccettabili per una nazione civile, e il comportamento depravato delle guardie nei confronti dei detenuti . . . fanno disonore alla storia della Grecia”. — Papyros Larousse Britannica.
Kokkinakis, che trascorse un anno nella prigione di Makronisos, ne descrisse le condizioni: “Le guardie, come funzionari dell’Inquisizione, interrogavano ciascun recluso dalla mattina alla sera. Le torture cui ricorrevano sono indescrivibili. Molti prigionieri impazzirono; altri vennero uccisi; diversi rimasero fisicamente menomati. Durante quelle terribili notti, mentre udivamo le urla e i gemiti di quelli che venivano torturati, pregavamo tutti insieme”.
Dopo essere sopravvissuto agli orrori di Makronisos, Kokkinakis fu arrestato altre sei volte negli anni ’50 e scontò dieci mesi di carcere. Negli anni ’60 fu arrestato quattro volte e condannato a otto mesi di reclusione. Ma ricordate: Minos Kokkinakis è solo uno delle centinaia di testimoni di Geova che nel corso degli anni sono stati arrestati e imprigionati per aver parlato ad altri della loro fede!
Com’è stato che le terribili ingiustizie perpetrate contro i testimoni di Geova in Grecia sono finalmente giunte davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo?
La causa che ha fissato un principio giuridico
Tutto ebbe inizio il 2 marzo 1986. Quel giorno Minos Kokkinakis, allora un pensionato di 77 anni, e sua moglie bussarono alla porta di Georgia Kyriakaki a Sitia, sull’isola di Creta. Il marito della signora Kyriakaki, cantore della locale chiesa ortodossa, chiamò la polizia, la quale arrivò e arrestò i coniugi Kokkinakis. Questi furono portati al commissariato e costretti a trascorrervi l’intera notte.
Qual era l’accusa? La stessa mossa migliaia di volte ai testimoni di Geova nei precedenti 50 anni: proselitismo. L’articolo 13 della Costituzione greca (1975) dichiara: “È vietato il proselitismo”. Ci sono poi le leggi 1363/1938 e 1672/1939 del codice greco (sezione IV), secondo le quali il proselitismo è un reato. Vi si legge:
“Per ‘proselitismo’ si intende, in particolare, qualunque tentativo diretto o indiretto di ingerirsi nelle credenze religiose di una persona di diversa convinzione religiosa ... , allo scopo di minare tali credenze, con qualsiasi tipo di incentivo o promessa di incentivo o aiuto morale o materiale, o con mezzi fraudolenti o approfittando della sua inesperienza, fiducia, necessità, incapacità o ingenuità”.
Il tribunale penale di Lasiti, a Creta, dibatté la causa il 20 marzo 1986 e giudicò i coniugi Kokkinakis colpevoli di proselitismo, condannandoli a quattro mesi di reclusione ciascuno. Nel pronunciare la sentenza, la corte dichiarò che gli imputati si erano ingeriti “nelle credenze religiose di cristiani ortodossi . . . approfittando della loro inesperienza, incapacità e ingenuità”. Gli imputati furono inoltre accusati di “aver incoraggiato [la signora Kyriakaki] con le loro assennate e abili spiegazioni ... a rinunciare alle sue convinzioni di cristiana ortodossa”.
La sentenza fu impugnata presso la Corte d’Appello di Creta. Il 17 marzo 1987 questa corte assolse la signora Kokkinakis ma confermò la condanna del marito, pur riducendo la pena a tre mesi. Nella sentenza si sosteneva che il signor Kokkinakis aveva “approfittato dell’inesperienza, dell’incapacità e dell’ingenuità” della signora Kyriakaki. Si diceva che egli “aveva cominciato a leggere passi della Sacra Scrittura, per poi analizzarli con un’abilità tale che quella cristiana, per mancanza di un’adeguata conoscenza dottrinale, non era stata in grado di controbattere”.
Esprimendo un’opinione di minoranza, uno dei giudici d’appello scrisse che il signor Kokkinakis “andava anche lui assolto, in quanto non c’era nessuna prova che Georgia Kyriakaki . . . fosse particolarmente inesperta nella dottrina cristiana ortodossa, tanto più che era moglie di un cantore, né che fosse particolarmente incapace o ingenua al punto che l’imputato potesse approfittarne e . . . indurla a entrare nella setta dei testimoni di Geova”.
Kokkinakis presentò appello alla Corte di Cassazione, la Corte Suprema greca, che però il 22 aprile 1988 lo respinse. Così il 22 agosto 1988 Kokkinakis si rivolse alla Commissione europea dei diritti dell’uomo. Il 21 febbraio 1992 il suo ricorso venne infine accettato e sottoposto al giudizio della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Le questioni in gioco
Essendo membro del Consiglio d’Europa, la Grecia è tenuta a rispettare gli articoli della “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”. L’articolo 9 della Convenzione recita: “Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo e la libertà di manifestare la propria religione o credo individualmente o collettivamente, sia in pubblico che in privato, mediante il culto, l’insegnamento, le pratiche e l’osservanza dei riti”.
Perciò il governo greco è comparso davanti alla corte europea nel ruolo di imputato, con l’accusa di violare apertamente il fondamentale diritto di un cittadino greco di praticare la sua religione in armonia con il comando di Gesù Cristo di ‘insegnare e fare discepoli’. (Matteo 28:19, 20) Anche l’apostolo Pietro disse: “[Gesù] ci ordinò di predicare al popolo e di dare completa testimonianza”. — Atti 10:42.
Nel 1992 un numero speciale di una rivista sui diritti dell’uomo titolava: “Grecia: deliberate violazioni dei diritti umani”. (Human Rights Without Frontiers) A pagina 2 diceva: “La Grecia è l’unico paese della Comunità Europea e in Europa il cui codice penale commini multe e pene detentive a chiunque convinca un’altra persona a cambiare religione”.
A questo punto il fermento dentro e fuori gli ambienti giuridici andava crescendo. Quale sarebbe stata la decisione in merito alla legge greca che vieta di insegnare la propria fede ad altri?
Udienza a Strasburgo
Arrivò infine il giorno del dibattimento, il 25 novembre 1992. Strasburgo era coperta da una fitta coltre di nubi e l’aria era gelida, ma all’interno dell’aula giudiziaria gli avvocati si accalorarono nell’esporre le loro tesi. Per due ore vennero presentate prove. Il prof. Phedon Vegleris, legale di Kokkinakis, arrivò al nocciolo della questione chiedendo: ‘Questa legge illiberale, che mira a proteggere i membri della Chiesa Ortodossa Greca dal pericolo di essere convertiti ad altre fedi religiose, dovrebbe continuare ad esistere e ad essere applicata?’
Manifestamente perplesso, il prof. Vegleris chiese: “Mi domando perché questa legge [sul proselitismo] equipari l’ortodossia alla stupidità e all’ignoranza. Mi sono sempre chiesto perché l’ortodossia abbia bisogno di essere protetta dalla stupidità, dall’incapacità spirituale ... Questo è qualcosa che mi turba e mi sconcerta”. Fatto significativo, il rappresentante del governo non è stato capace di citare un solo caso in cui questa legge sia stata applicata a qualcuno che non fosse testimone di Geova.
Il secondo avvocato di Kokkinakis, Panagiotis Bitsaxis, spiegò quanto fosse irragionevole la legge sul proselitismo, dicendo: “Accettare di esporsi alla reciproca influenza è un presupposto necessario del dialogo fra persone adulte. Altrimenti apparterremmo a una strana società di animali bruti, che pensano ma non si esprimono, che parlano ma non comunicano, che esistono ma non coesistono”.
Bitsaxis aggiunse che “Kokkinakis era stato condannato non ‘per qualcosa che aveva fatto’ ma [per] ‘quello che era’”. Pertanto, spiegò Bitsaxis, i princìpi della libertà religiosa non solo erano stati violati, ma del tutto calpestati.
I rappresentanti del governo greco cercarono di dipingere un quadro diverso dalla realtà, definendo la Grecia il “paradiso dei diritti umani”.
La sentenza
Finalmente arrivò il giorno tanto atteso in cui sarebbe stata pronunciata la sentenza: il 25 maggio 1993. Con una maggioranza di sei contro tre, la Corte decretò che il governo greco aveva violato la libertà religiosa dell’84enne Minos Kokkinakis. Oltre a riconfermare la liceità del suo ministero pubblico e restituirgli la sua dignità, la Corte gli riconobbe un risarcimento pari a circa 20 milioni di lire. Pertanto la Corte respinse la tesi del governo greco secondo cui Kokkinakis e i testimoni di Geova ricorrerebbero a tattiche coercitive quando parlano delle loro convinzioni con altri.
Anche se in Grecia la Costituzione e una vecchia legge vietano il proselitismo, l’alta corte europea ha stabilito che usare questa legge per perseguitare i testimoni di Geova è ingiusto. È in contrasto con l’articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Nella sentenza si legge: ‘La religione fa parte del “flusso continuamente rinnovabile del pensiero umano” ed è impossibile pensare che possa essere esclusa dal pubblico dibattito’.
Esprimendo la sua opinione, uno dei nove giudici ha detto: “Il proselitismo, definito come ‘zelo nel diffondere la fede’, non può essere punibile in quanto tale; è un modo — di per sé perfettamente legittimo — di ‘manifestare la propria religione’.
“Nel caso in questione il ricorrente è stato condannato per il semplice fatto di aver manifestato tale zelo, senza che avesse compiuto alcuna scorrettezza”.
Conseguenze della sentenza
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha indicato chiaramente che i funzionari dello Stato greco devono smettere di usare in modo errato la legge che vieta il proselitismo. Si spera che la Grecia si adegui alle indicazioni della Corte e cessi di perseguitare i testimoni di Geova.
I testimoni di Geova non intendono portare cambiamenti sociali o riformare il sistema giuridico. Il loro principale obiettivo è quello di predicare la buona notizia del Regno di Dio ubbidendo al comando di Gesù Cristo. A tal fine, comunque, sono lieti di “difendere e stabilire legalmente la buona notizia”, come fece nel I secolo l’apostolo Paolo. — Filippesi 1:7.
In tutti i paesi i testimoni di Geova sono cittadini ossequenti alle leggi. Soprattutto, però, sono tenuti a ubbidire alla legge divina contenuta nella Sacra Bibbia. Perciò, se la legge di un paese vieta loro di parlare ad altri delle loro convinzioni basate sulla Bibbia, non possono che assumere l’atteggiamento degli apostoli, i quali dissero: “Dobbiamo ubbidire a Dio come governante anziché agli uomini”. — Atti 5:29.
ULTERIORE PERSECUZIONE SCATENATA DAL CLERO
In Grecia gli sforzi del clero per ‘progettare affanno mediante decreto’ vanno avanti da decenni. (Salmo 94:20) Un altro caso verificatosi sull’isola di Creta si è risolto recentemente. Nel 1987 un vescovo locale e 13 sacerdoti accusarono nove Testimoni di proselitismo. Infine, il 24 gennaio 1992, si arrivò al processo.
L’aula era gremita. A sostegno dell’accusa c’erano 35 preti. La maggioranza dei posti però era già occupata dai Testimoni venuti a incoraggiare i propri fratelli cristiani. Ancor prima che iniziasse il dibattimento vero e proprio, il difensore degli imputati fece presenti alcuni gravi errori di procedura commessi dall’accusa.
Come risultato la Corte si ritirò per esaminare la cosa. Dopo due ore e mezzo di camera di consiglio, il Presidente della Corte annunciò che il difensore degli imputati aveva ragione. Pertanto le accuse contro i nove Testimoni venivano lasciate decadere! Egli stabilì che si dovevano ricominciare da capo le indagini per vedere se gli accusati erano colpevoli di proselitismo o no.
Non appena fu fatto questo annuncio, nell’aula scoppiò il pandemonio. I preti cominciarono a lanciare minacce e insulti. Un sacerdote aggredì il difensore dei testimoni di Geova con una croce e cercò di costringerlo a venerarla. Dovette intervenire la polizia e alla fine i Testimoni riuscirono a lasciare l’aula senza ulteriori problemi.
Dopo l’annullamento del processo, il pubblico ministero preparò una nuova accusa contro i nove Testimoni. Il processo fu fissato per il 30 aprile 1993, solo tre settimane prima che la Corte europea dei diritti dell’uomo si pronunciasse sul caso Kokkinakis. Ancora una volta erano presenti molti preti.
Gli avvocati dei nove imputati sollevarono un’obiezione: in aula non c’erano coloro che avevano denunciato i Testimoni. Nella fretta di preparare una nuova accusa, il pubblico ministero aveva commesso un grave errore: si era dimenticato di convocare gli accusatori. Perciò i difensori dei Testimoni chiesero alla corte di annullare il processo per vizio di forma.
A quel punto i giudici si ritirarono in camera di consiglio e vi rimasero quasi un’ora. Tornati in aula, il Presidente della Corte, a capo chino, dichiarò che tutti e nove i Testimoni erano prosciolti.
I testimoni di Geova della Grecia sono grati per l’esito di questa causa, come pure per la sentenza emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nel caso Kokkinakis il 25 maggio di quest’anno. La loro preghiera è che, grazie a queste vittorie legali, possano ora condurre la loro vita cristiana in modo ‘calmo e quieto con piena santa devozione e serietà’. — 1 Timoteo 2:1, 2.
____________________________________________________________________________
La sentenza completa della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (25 marzo 1993) si può leggere a questo link (inglese):
cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?action=html&documentId=695704&portal=hbkm&source=externalbydocnumber&table=F69A27FD8FB86142BF01C1166D...
Un'ottima sintesi della medesima su Wikipedia inglese:
en.wikipedia.org/wiki/Kokkinakis_v._Greece
Con la moglie ai tempi della sentenza.
[IMG]http://i58.tinypic.com/1433sdd.jpg[/IMG]
Torre di Guardia del 1 settembre 1993 pag.31
Articolo dell' Independent redatto in occasione della morte di Kokkinakis (10 marzo 1999) con larghi riferimenti alla sua fede.
www.independent.co.uk/arts-entertainment/obituary-minos-kokkinakis-1079...
____________________________________________________________________________
[Modificato da EverLastingLife 30/12/2016 15:05] |
|
26/03/2016 18:52 |
|
|
5) Erich Frost (1900-1987)
[IMG]http://i59.tinypic.com/2n9i6t.jpg[/IMG]
ushmm.org
paese: Germania
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Torre di Guardia 15/10/61 630-636 e Torre di Guardia 15/02/2013 31, 32
_____________________________________________________________________
Erich Frost è, fra i testimoni di Geova, una delle principali figure storiche sul tema della persecuzione religiosa per mano nazionalsocialista. Tedesco di Lipsia, incoraggiato dal padre inizia a suonare il pianoforte già a 12 anni, rivelando presto doti singolari di improvvisatore e di compositore. Nel 1915 interrompe gli studi commerciali per svolgere il servizio militare; dopo la guerra torna a Lipsia dedicandosi alla carriera musicale. Studia al Conservatorio e inizia a lavorare come Kapellmeister (direttore d'orchestra e di coro).
Nel 1923 diventa testimone di Geova, e mette subito a disposizione della teocrazia il proprio talento di musicista. Compone ad esempio la musica per il celebre Fotodramma della Creazione. Negli anni '30 è vittima, come altri 25.000 testimoni di Geova tedeschi, dell'opposizione nazista alle proprie convinzioni ed attività religiose; viene arrestato e imprigionato molte volte; all'inizio è recluso in varie carceri militari, ma nel 1941 è deportato nel campo di concentramento di Sachsenhausen, nei pressi di Berlino.
Nel lager Frost compone almeno due cantici, uno dei quali, Fest steht in großer, schwerer Zeit, diviene universalmente nota come una delle melodie-simbolo della resistenza dei testimoni di Geova tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Il cantico è naturalmente celebre anche per le circostanze proibitive in cui fu composto. Ai testimoni di Geova era vietato predicare, conversare fra di loro di argomenti religiosi e leggere letteratura biblica; di metterlo per iscritto, quindi, nemmeno a parlarne. Il fratello Frost, che ne aveva già immaginato la musica, compose le parole del brano (che era in quattro strofe, costituite da una introduzione sempre diversa e da un ritornello; in alcune versioni successive fu aggiunta una quinta strofa) e le dettò di nascosto ad un suo compagno di prigionia che aveva una buona memoria. Nel 1950 il cantico fu tradotto in inglese e incluso nel nuovo libretto in uso per le adunanze dei testimoni di Geova; è uno dei pochi cantici che è rimasto sempre presente in tutte le successive riedizioni del libretto, e lo è anche nell'attuale, con il numero 17 ed il titolo Forward, You Witnesses! (in italiano Testimoni, Avanti!).
Dopo la guerra, Frost servì nell'opera di ministero con mansioni di responsabilità a Magdeburgo e altrove. Morì nel 1987 a Lubecca.
Video. Versione di Forward, You Witnesses! del 1953 per organo e baritono.
youtube.com
Video. Recente versione orchestrale prodotta dalla Watch Tower Society.
youtube.com
____________________________________________________________________________
Il fratello Frost rappresenta una delle mire preferite di fuoriusciti improvvisatisi storiografi, che hanno tentato in modo puerile (ma forse dovremmo dire: inqualificabile) di dipingere questo vero e proprio eroe della resistenza come un pavido, o addirittura come amico e collaborazionista dei nazisti. D'altra parte, Erich Frost è citato in innumerevoli fonti serie, incluse pagine del web, e naturalmente sempre in relazione alla sua fede di testimone di Geova. Proponiamo due collegamenti ad altrettanti autorevoli siti:
Sito Music and the Holocaust:
holocaustmusic.ort.org/places/camps/central-europe/sachsenhausen/eric...
Pagina dedicata a Frost sul sito ufficiale dell' US Holocaust Memorial Museum. Qui è possibile ascoltare una rara registrazione musicale del cantico degli anni '60, nella quale lo stesso Frost dirige un coro di soli uomini.
www.ushmm.org/exhibition/music/detail.php?content=witness
____________________________________________________________________________
Link alla versione elettronica dell'articolo della Torre di Guardia del 15/02/2013, pagg. 31, 32, in cui si parla della musica composta da Frost per il Fotodramma della Creazione.
wol.jw.org/it/wol/d/r6/lp-i/2013129
Erich Frost ha narrato le proprie vicissitudini del periodo bellico in un lungo, ma emozionante, articolo della Torre di Guardia del 15/10/1961, pagg. 630-636, che si riporta di seguito.
Esperienza di Erich Frost (Torre di Guardia del 15/10/1961 pagg. 630-636) - CLICCA PER VISUALIZZARE
Liberazione dall'inquisizione totalitaria mediante la fede in Dio
Narrato da Erich Frost
HO DINANZI a me una famosa rivista tedesca. La vita in un campo di concentramento è il soggetto di un romanzo che vi è pubblicato a puntate. È la più realistica descrizione della vita in un campo di concentramento ch'io abbia mai letta. Eppure non è stato detto il peggio. La penna si ribella a cose di questo genere.
Non molto tempo fa il mondo inorridì per l'avanzata delle orde naziste a oriente verso le rive del Volga e a occidente verso la coste della Manica. Dalla fredda Scandinavia alle sabbie infuocate dell'Africa gli oppressori marciarono in trionfo. Per molti anni il nazismo non subì sconfitte: salvo una sul fronte interno.
In Germania i nazisti tentarono inutilmente di sterminare i testimoni di Geova. Si tornò indietro di quasi cinque secoli per far rivivere la terribile Inquisizione che si scatenò in tutto il suo furore nei campi di concentramento nazisti. Avendo confidato nel nostro Dio, migliaia di persone come me sono oggi vive per narrare i fatti.
Comincerò dagli avvenimenti che ebbero inizio nel 1919: avvenimenti che ci misero in conflitto con lo stato totalitario. In quell'anno mia madre si unì ai testimoni di Geova, allora chiamati "Studenti Biblici". Io mi interessavo di musica. In seguito alla zelante testimonianza di mia madre, il 4 marzo 1923 io e mio padre avemmo la gioia di battezzarci e divenire Testimoni nella mia città natale, Lipsia, in Germania. Interruppi gli studi di musica e cominciai a guadagnarmi da vivere suonando nei caffè e nei luoghi di trattenimento, e questo mi lasciava molto tempo libero da dedicare all'opera del Signore. Nel 1924 cominciai a servire Geova di continuo, lavorando nel deposito di letteratura della Società in Lipsia. Quattro anni dopo fui invitato a prendere parte alla proiezione del Fotodramma della Creazione prodotto dalla Società. Migliaia di persone ancora ricordano le belle scene che raffiguravano la creazione della terra e il proposito di Dio per l'uomo. Fu un meraviglioso privilegio quello di proiettare il Fotodramma e visitare molte congregazioni in qualità di "pellegrino" o oratore biblico.
L'URAGANO S'APPROSSIMA
In Germania l'opera di testimonianza si estese rapidamente. Dal 1919 al 1933 gli zelanti Testimoni tedeschi distribuirono 48.000.000 di libri e opuscoli, oltre a 77.000.000 di copie dell'Età d'oro, ora chiamata Svegliatevi! Nel 1932 lo spirito del nazismo cominciò a dominare. Spesso le turbe provocavano tumulti a causa della proiezione del Fotodramma. Le condizioni peggiorarono talmente che alla fine potè essere proiettato solo con la protezione della polizia. In quel periodo divenni personalmente noto ad alcuni nazisti.
Nel gennaio del 1933, mentre eravamo a casa di un Testimone di Norimberga, udimmo la sorprendente trasmissione da Berlino che annunciava che Hitler si era impossessato del potere. Immaginammo ciò che questo avrebbe significato per noi. L'uragano si scatenò nell'aprile, quando la polizia occupò la nuova e grande stamperia della Società e la casa Betel di Magdeburgo e sigillò le nostre rotative. Poiché non esisteva alcuna prova di attività sovversiva, il 28 aprile fu restituita la proprietà.
In giugno settemila Testimoni si radunarono a Berlino per adottare una risoluzione con la quale si protestava con vigore contro la violenta azione del governo di Hitler. Ne furono distribuiti milioni di copie. Nei tre giorni che seguirono, la proprietà di Magdeburgo fu confiscata e i 180 componenti del personale furono costretti ad andarsene. I nostri avversar! Religiosi si rallegrarono quando Hitler dichiarò: "Dissolvo in Germania gli 'Zelanti Studenti Biblici'; devolvo le loro proprietà al benessere del popolo; farò confiscare tutta la loro letteratura".
Poiché la proprietà apparteneva alla Società in America, ne seguirono dei negoziati fra il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e la Germania. La proprietà fu di nuovo restituita, ma non fu tolto il bando alla nostra attività di predicazione. Furono proibite le adunanze. Furono bruciate Bibbie e letteratura biblica per un valore di oltre $ 25.000. Nel 1934 molti Testimoni cominciarono a perdere il lavoro perché rifiutavano di votare o acclamare Hitler.
Nel 1934 fui messo in prigione per dieci giorni, quindi fui rilasciato. Poco tempo dopo feci in modo di rientrare in Cecoslovacchia, dove avevo precedentemente proiettato il Fotodramma. Ora sono veramente grato di essere riuscito, in un'epoca in cui in Germania l'opera era al bando e il nostro ufficio era chiuso, a proiettare il Fotodramma fuori del paese 122 volte! E nemmeno in Cecoslovacchia era più così facile come prima. Di notte fui spesso svegliato dalla polizia che temeva fossi un nazista!
Nel frattempo, i fratelli della Germania presero un'intrepida decisione. Benché fosse proibito, il 7 ottobre 1934 tutte le congregazioni si riunirono per adottare una risoluzione di protesta contro il governo di Hitler, informandolo che l'adorazione di Geova Dio sarebbe continuata a qualunque costo. Dopo una solenne preghiera, la protesta fu telegrafata a Berlino. Simultaneamente, i testimoni di Geova di altri cinquanta paesi si radunarono e, mediante cablogrammi, inviarono severi ammonimenti alla Germania nazista. In seguito, un plenipotenziario del generale Ludendorff rivelò che Hitler, vedendo quegli intrepidi telegrammi, balzò in piedi e gridò: "Questa gente sparirà dalla Germania!"
CRISTIANI CLANDESTINI
Quando nel maggio del 1935 tornai in Germania, partecipai all'opera clandestina. La notte del 13 giugno fui arrestato in albergo e portato al "Columbia House" di Berlino, dove trascorsi i cinque mesi peggiori della mia vita. Battuto e calpestato, sempre in isolamento, torturato e umiliato ogni giorno, imparai allora che gli uomini potevano divenire bestie. Le domande senza senso di un agente della Gestapo non riuscirono a convincermi di essere un rivoluzionario. Inaspettatamente fui rilasciato e ripresi subito l'opera clandestina per servire Geova ulteriormente.
Erano in corso i preparativi per tenere un'assemblea a Lucerna, in Svizzera. Nel frattempo i nazisti intrapresero una nuova azione contro di noi. Ormai la maggioranza dei fratelli che avevano incarichi di responsabilità erano stati arrestati. I miei sforzi miravano a ricongiungere le file e a fare proseguire l'opera. Innumerevoli volte sfuggimmo alla Gestapo scappando dalla porta di servizio o dalla finestra, ma mia madre e mio fratello furono arrestati.
All'assemblea di Lucerna del settembre 1936 furono presenti il presidente della Società, il fratello Rutherford, e 2.500 di noi venuti dalla Germania. Fui incaricato di riordinare l'opera clandestina tremendamente disorganizzata, e cominciai immediatamente. Ci preparammo inoltre a compiere in Germania una rapida distribuzione di una risoluzione del congresso. Il sabato 12 dicembre 1936, dalle cinque alle sette di sera, 300.000 copie vennero silenziosamente lasciate nelle case di tutte le grandi città della Germania. I numerosi poliziotti e le pattuglie delle SS non riuscirono a prendere un solo Testimone!
L'opera clandestina era fatta naturalmente nonostante la persecuzione e il pericolo di perdere la libertà e la vita stessa. Ma i fratelli dovevano ricevere cibo spirituale per mantenersi forti ed avevano anche bisogno di qualche cosa da usare nella testimonianza. Le perquisizioni compiute sui treni erano un continuo pericolo. Perfino l'acquisto di grandi quantità di carta era motivo di sospetto. Molti spedizionieri finirono nelle mani della Gestapo. Molti fratelli furono giustiziati dietro l'accusa di preparare La Torre di Guardia per la distribuzione. Ciononostante, amando Dio e il prossimo, i Suoi testimoni continuarono a dichiarare la buona notizia del regno di Dio retto da Cristo. La nostra fermezza fu notata nell'articolo stampato nella prima pagina di Specchio legale nazionale socialista, organo ufficiale della giustizia nazista:
"Gli aderenti all'associazione proibita hanno anche cercato di continuare ad associarsi e a rafforzarsi gli uni gli altri nella fede. Oltre a ciò, hanno cercato in ogni possibile occasione di indurre altri cittadini ad accettare il loro modo di pensare. Molto spesso gli Zelanti Studenti Biblici, quando vanno a fare acquisti o a passeggio, quando sono seduti nei parchi o stanno fermi per le strade, cominciano a conversare con persone a loro estranee, intrattenendole dapprima sugli avvenimenti odierni, e portando poi il discorso sulla loro fede e sulla dottrina proibita. Essi pensano che questo sia il loro dovere di 'Testimoni di Geova' ". Indipendentemente dal rischio che comporta, i testimoni di Geova si interessano di ammaestrare altri nella fede affinchè anch'essi a loro volta possano salvarsi in questo tempo della fine del mondo.
SOTTO IL TETTO DEI NAZISTI
L'annuale Commemorazione della morte di Cristo doveva essere tenuta il 27 marzo 1937. Avevo disposto di incontrarmi in quell'occasione con dieci fratelli per parlare dell'attività clandestina. Alle due del mattino udii dei violenti colpi e dei calci contro la porta dell'appartamento! In pochi secondi nascosi nel materasso del mio letto un piccolo rotolo di carta contenente informazioni di grande importanza. Entrarono dieci agenti della polizia segreta: "Bene, Frost, alzati e vestiti. È ora di finirla!" Pregai Geova e cominciai a vestirmi mentre essi mettevano sottosopra la stanza. Il piccolo rotolo non fu mai trovato.
Gli avvenimenti si susseguirono rapidamente. La Gestapo conosceva la nostra intenzione di riunirci quel venerdì per celebrare la Commemorazione, ma non sapeva dove. Più di una volta mi bastonarono fino a farmi perdere i sensi, quindi mi versavano dell'acqua sulla testa per farmi rinvenire. Ben presto non potevo né coricarmi né sedermi. Dal venerdì al lunedì ebbi difficoltà a bere e a mangiare, ma continuai a supplicare Geova di aiutarmi a tacere per amore dei fratelli. Quando fui nuovamente portato davanti agli agenti della Gestapo pensai a Daniele nella fossa dei leoni. I loro adirati discorsi rivelarono ciò che ero ansioso di sapere: La rete della polizia non era riuscita a prendere i fratelli! La mia gioia fu indescrivibile.
In luglio fui informato dell'arresto di mia moglie. Nostro figlio sarebbe stato allevato dai nazisti. Molti altri figli di Testimoni erano sottratti ai loro genitori e affidati a famiglie naziste. La maggioranza di questi ragazzi erano rafforzati da tale prova. Una fanciulla di tredici anni scrisse ai suoi genitori: "Ricordo sempre i fedeli uomini come Giobbe, Daniele ed altri, e li prendo come esempi, e preferirei morire anziché essere infedele a Dio". Malgrado la continua pressione, questi ragazzi rifiutarono di unirsi al movimento della gioventù hitleriana. Per il loro comportamento cristiano alcuni genitori nazisti li preferivano ai loro stessi figli.
DAL CAMPO DI CONCENTRAMENTO A SACHSENHAUSEN
Nella zona di Emsland Swamp il lavoro disumano e il crudele trattamento portavano quasi alla disperazione. Avrete forse sentito parlare dell' "inferno di Waldesrand". La fede e la compagnia di leali Testimoni mi permisero di superare i momenti più difficili. La domenica ci riunivamo per lo studio biblico, cercando di richiamare alla memoria quello che avevamo imparato negli anni precedenti dalla Parola di Dio. Invitavamo i nostri compagni di prigionia a bere con noi le "acque della vita". Essi ascoltavano spesso con attenzione le nostre conversazioni.
Finii di scontare la mia condanna dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale e fui riportato a Berlino. Novanta giorni dopo i cancelli del campo di Sachsenhausen si richiudevano dietro di me. Non è possibile immaginare la crudele accoglienza fattami dalle guardie delle SS; non è possibile nemmeno immaginare la gioia che provai allorché fui salutato da 280 Testimoni, tutti provati e rafforzati da simili dure esperienze. Questi furono i fedeli cristiani menzionati nel famoso libro La teoria e la pratica dell'inferno: "Quando scoppiò la guerra i Testimoni del campo di concentramento di Sachsenhausen furono invitati a offrirsi volontari per il servizio militare. Ogni rifiuto era seguito dalla fucilazione di dieci di loro. Dopo averne fucilati quaranta le SS desistettero... . Non si può fare a meno di osservare che, da un punto di vista psicologico, le SS non furono mai all'altezza della sfida lanciata loro dai Testimoni di Geova". Che gioia e che consolazione esser fra loro! Più che mai compresi il significato di ciò che dice la Bibbia: "II ferro si aguzza col ferro, e l'uomo s'affina a contatto dell'uomo". — Prov. 27:17, Na.
Di continuo ci veniva ripetuto che le porte del campo di concentramento si sarebbero spalancate dinanzi a noi se avessimo firmato una dichiarazione in cui avremmo rinnegato la nostra fede. La sig.na Genevieve de Gaulle, nipote di Charles de Gaulle di Francia, confermò questo quando menzionò le nostre sorelle del campo di Ravensbruck: "Sarebbero state immediatamente liberate se avessero rinnegato la loro fede. Ma esse, al contrario, non si arrendevano, riuscendo perfino a introdurre nel campo libri e trattati, a causa dei quali alcune furono impiccate". Grazie a questa intrepida testimonianza 300 giovani donne russe divennero testimoni di Geova. Benché fosse proibito parlare ad altri prigionieri (che se ascoltavano erano puniti con venticinque frustate e l'isolamento) il popolo di Geova determinò di mantenersi saldo fino alla fine, per dare prova della potenza di Geova a favore dei suoi servitori. Un superstite del campo di Buchenwald narrò che i Testimoni parlavano della loro fede "malgrado i divieti e le punizioni". Non si preoccupavano solo di se stessi, ma anche degli altri. Nel campo di Neuengamme, presso Amburgo, i nostri fratelli scrivevano perfino un periodico, Notizie intorno al regno di Dio.
Nel campo di sterminio di Auschwitz (Oswiecim) un fratello fu mandato a riparare l'impianto di riscaldamento dove lavoravano trenta sorelle. Nell'ora di pranzo, per sei giorni consecutivi, egli parlò loro della Parola di Dio, rinnovando le loro forze, e di ciò furono riconoscenti a Geova. Un'amichevole sentinella se ne stava seduta col fucile accanto ai piedi e ascoltava con interesse. Non era insolito vedere delle guardie impegnate in argute conversazioni con i fratelli. I nostri carcerieri ricevevano sempre un'aperta e intrepida testimonianza, perché sapevamo che era in gioco tanto la nostra quanto la loro vita eterna. Una sorella che lavorava nell'ufficio di un Obersturmfùhrer (quasi lo stesso grado di maggiore) delle SS era spesso ammonita con queste parole: "Ti farò mozzare la testa!" A sua insaputa ella usava il suo materiale per produrre della letteratura da presentare ad un'assemblea nel campo di concentramento. Molte volte gli parlava dei propositi di Geova e a poco a poco egli divenne più amichevole. Tale coraggiosa predicazione e l'amore per il prossimo suscitavano spesso fede nella fossa dei leoni. Qua e là, in diversi campi di concentramento, alcune guardie delle SS rinunciarono al giuramento nazista e dichiararono di credere in Geova. Questi "Saulo", nostri persecutori, divennero tanti "Paolo", nostri compagni di prigionia. Anche molti uomini e donne che erano prigionieri politici divennero testimoni di Geova. Perfino un barile pieno d'acqua fu usato come piscina per il battesimo.
La nostra fede in Geova non fu mai mal riposta. Ciò che scrisse in seguito il famoso giornalista svedese Bjòrn Hallstròm si era avverato sui nostri fratelli per tutto il tempo dell'inquisizione nazista: "Essi furono trattati peggio di tutti gli altri gruppi, ma fecero in modo, mediante la loro fede in Dio, di uscirne fuori in condizioni migliori di tutti gli altri".
Fuori dei campi di concentramento, le reti della Gestapo non riuscivano a prendere che metà dei Testimoni alla volta. Mentre ve n'erano 10.000 di noi incarcerati, altrettante migliaia continuavano a dichiarare la buona notizia del regno di Geova. Essi tenevano adunanze segrete di notte o nella foresta. Anche i funerali erano preziose occasioni d'associazione cristiana.
LA SCRITTA SULLA PARETE
Accusati d'essere "capi della sedizione", sedici di noi ricevemmo venticinque colpi con una verga d'acciaio, e poi fummo messi in isolamento. Infine ci sbarcarono sulla rocciosa isola di Alderney, che si trova fra la costa francese e quella inglese, facendoci passare per un'impresa di costruzione delle SS. Benché costretti a sopportare molte pene inflitteci dai nostri aguzzini, avemmo anche modo di evitare pericoli e sofferenze con l'aiuto dei nostri compagni di prigionia. Com'è noto, la stella di Hitler cominciò a spegnersi quando i suoi eserciti furono fermati a Stalingrado. Il nazismo cominciava a comprendere il significato della scritta sulla parete.
In una notte stellata del giugno 1944 osservammo dal porto l'invasione alleata. Fummo poi trasportati con delle vecchie navi a St. Malo, quindi in treno, con sessanta persone su ogni carro merci, attraverso la Francia, il Belgio e l'Olanda, fummo di ritorno in Germania. Il progetto di affondare nella Baia di Kiel diverse navi con noi a bordo fallì quando fu rinviato il nostro trasporto in Austria. Finalmente il 5 maggio 1945 fummo liberati dai carri armati delle truppe americane.
Quasi nello stesso tempo, sotto la pressione degli eserciti alleati avanzanti, le porte di vari campi di concentramento furono aperte, e migliaia di esausti prigionieri si riversarono nelle zone bombardate dei dintorni. Essi dovevano camminare sotto la sorveglianza delle SS, che sparavano a tutti quelli che erano troppo deboli per andare avanti e a quelli che erano sorpresi a rubare lungo il cammino. Molti furono i morti. I testimoni di Geova si aiutavano gli uni gli altri a proseguire. Spesso predicavano agli abitanti dei villaggi che esprimevano apprezzamento dando loro del cibo, altro provvedimento di Geova. Ben presto essi ripetevano le gioiose parole di un Testimone: "Ora sono libero. Sono grato al Padre e al nostro Capo Gesù Cristo di poter continuare a lodare il Suo nome". L'inquisizione aveva fallito.
RICOSTRUZIONE
Lo spirito di Geova ci spinse all'azione. Molti di noi non decidemmo di tornare a casa, se pure ne avevamo ancora una. La nostra prima preoccupazione fu per la proprietà della Società a Magdeburgo. Trovammo che stava per essere trasformata in un albergo per i Russi. Fu un'impresa snervante far capire agli ufficiali sovietici chi erano i testimoni di Geova. Probabilmente l'opera nella Zona Orientale non sarebbe mai stata ripresa se di giorno in giorno non avessimo insistito sul fatto che la sede della nostra organizzazione in Germania doveva essere a Magdeburgo e che intendevamo dirigere l'opera da questo ufficio in tutt'e quattro le zone di occupazione. Alla fine acconsentirono e l'opera procedette nella zona comunista come negli altri settori.
Ben presto le congregazioni tedesche furono riorganizzate. Dapprima predicammo quasi esclusivamente con la Bibbia e un trattato, ma almeno potevamo riunirci liberamente e aiutarci l'un l'altro. Durante quelle adunanze, subito dopo la guerra, a volte i fratelli e le sorelle cadevano dalla sedia per la fame e la debolezza. Dai testimoni di Geova americani ricevemmo dei pacchi dono ed anche grandi quantità di indumenti da fratelli americani e svizzeri. Questo fu un grande aiuto che venne molto apprezzato.
Ansiosamente 9.000 di noi partecipammo all'assemblea che si tenne nel 1946 a Norimberga. Anche a Magdeburgo vi fu un'assemblea con 6.000 presenti. Sarebbe difficile imitare l'espressione del viso e i gesti dei Russi quando ci udirono cantare e videro centinaia di persone camminare verso il luogo del battesimo. Naturalmente, ogni assembramento di gente per le strade era severamente proibito, ma quando spiegammo che era per un battesimo essi non ci ostacolarono. Questa libertà non doveva durare a lungo sotto il nuovo governo totalitario della Germania Orientale.
Nel 1947 il presidente della Società, il fratello Knorr, venne in Germania. A Wiesbaden fu stipulato il contratto per l'affitto dell'edificio e del terreno su cui sorge la nostra casa Betel, ora ingrandita. Qui, nella Germania Occidentale, ci siamo rallegrati di vedere le poche migliaia di Testimoni aumentare, dalla fine della guerra ad oggi, a 68.000 proclamatori che annunciano zelantemente la gioiosa notizia del nuovo mondo di Geova. Il mio cuore trabocca di gioia e di gratitudine verso Geova che ha reso possibile tutto questo. Apprezzo anche le felici settimane trascorse nel 1950, nel 1953 e nel 1958, alle grandi assemblee internazionali di New York. Geova ci ha anche provveduto altre assemblee qui in Germania, come quelle che avemmo a Norimberga e a Berlino nel 1955, allorché furono presenti 125.000 persone. Quanto possono fare e vedere in pochi anni i servitori di Dio!
LA LIBERAZIONE È CERTA
Quando i comunisti erano nostri compagni di prigionia nei campi di concentramento nazisti spesso ci minacciavano: "Se andremo al potere, vi impiccheremo, branco di commedianti!" Nel 1950 fu fatta rivivere l'inquisizione totalitaria nella Germania Orientale comunista mettendo al bando i testimoni di Geova. L'ufficio di Magdeburgo fu nuovamente confiscato. E ancora una volta, confidando nella capacità di Geova di liberarli, i fratelli hanno accettato la sfida.
Capite ora perché, spesso col pensiero, attraverso la "cortina" che divide la mania, e raggiungo quei Testimoni che per anni soffrirono nei campi di concentramento nazisti e che ora perseverano nelle prigioni comuniste? Attualmente 407 fedeli Testimoni sono in prigione nella Germania Orientale. Penso a fratelli settantenni come il fratello X e il fratello Y, e ad altri solo poco più giovani, come il fratello Z, il fratello A e il fratello B, ciascuno dei quali ha trascorso quasi vent'anni nelle mani di crudeli nemici di Dio per la loro fedeltà a Geova.
I rapporti che ci pervengono sono prova di coraggio e di assoluta fiducia. Ivi i nostri fratelli si mantengono saldi, avendo sempre in mente la speranza del Regno e facendola conoscere ai loro simili. Quindi danno prova ogni giorno che Geova regna in mezzo ai suoi nemici mediante il suo Re Cristo. Le inquisizioni totalitarie possono imprigionare e ostacolare il popolo di Geova, se egli lo permette a scopo di testimonianza; ma nulla può imprigionare lospirito di Geova!
I cristiani che sono sotto l'inquisizione totalitaria e i loro oppressori non dimentichino mai questo: Geova fu di continuo con i suoi Testimoni durante l'inquisizione nazista. Li nutrì e li confortò quando erano esausti. Li rianimò e il ristorò quando venivano meno. Diede la certezza della liberazione per mezzo della risurrezione a quelli che furono fedeli fino alla morte. E al tempo da lui fissato aprirà le porte e libererà il suo popolo!
La liberazione mediante la fede in Dio è certa. Il suo nuovo mondo di giustizia è vicino! Già i testimoni di Geova inneggiano: "Sia ringraziato Iddio, che ci da la vittoria mediante il Signor Nostro Gesù Cristo!" — 1 Cor. 15:57, Na.
___________________________________________________________________________
[Modificato da EverLastingLife 30/12/2016 15:06] |
|
30/04/2016 13:16 |
|
|
6) Ilse Unterdörfer (1913-deceduta)
[IMG]http://i61.tinypic.com/r8yyht.png[/IMG]
wol.jw.org
paese: Germania
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Torre di Guardia 15/05/80 8-14
_____________________________________________________________________
Esercitare il ministero dei testimoni di Geova nella Germania hitleriana degli anni '30 del 1900 voleva dire accettarne i rischi e le drammatiche conseguenze: non ultimo, il continuo azzardo di essere arrestati e reclusi in un carcere duro, o peggio in un lager, ad esempio quello (tristemente noto) di Ravensbrück, destinato soprattutto alle donne. Così fu per Ilse Unterdörfer, che con Elfriede Löhr costituì una delle più celebri coppie di evangelizzatrici a tempo pieno sotto il regime dello spietato dittatore tedesco.
Arrestata dalla Gestapo il 21 marzo del 1937, la Unterdörfer fu deportata due anni dopo a Ravensbrück e sottoposta a svariate angherie. Costretta a rimanere in piedi, seminuda, in pieno inverno, a 20 gradi sotto zero, o a dormire sul pavimento senza coperte e con le finestre aperte, oppure insieme ad altre tre prigioniere su una branda destinata ad una sola persona, a digiuno forzato per giorni, stipata con quattordici sorelle cristiane per due mesi di seguito in celle buie senz'aria e senza il permesso di uscire, la coraggiosa sorella Unterdörfer si ridusse ad uno scheletro, ma rimase miracolosamente in vita insieme a Elfriede Löhr (con la quale avrebbe collaborato nel servizio per oltre quarant'anni) e ad altre 500 prigioniere testimoni di Geova recluse nello stesso infame carnaio.
Monumento commemorativo per le vittime di Ravensbrück, campo di
concentramento femminile a circa 90 km a N di Berlino, e di
seguito un gruppo di prigioniere. Si calcola che a Ravensbrück
trovassero la morte circa 92.000 donne.
[IMG]http://i58.tinypic.com/6e0pbn.jpg[/IMG]
ookaboo.com
[IMG]http://i57.tinypic.com/23toxn8.jpg[/IMG]
loschermo.it
Il 28 aprile del 1945 fu liberata - con tutte le sue compagne di prigionia - dai russi. Nel 1949 si diplomò a Galaad e in seguito, sempre insieme all'amica di tutta una vita Elfriede Löhr, fu destinata di nuovo in Germania e quindi in Austria; viene ricordata fra l'altro per la conversione di Gerrit Lösch, futuro membro del Corpo Direttivo dei testimoni di Geova (si veda la Torre di Guardia di luglio 2014, pagg. 17-22).
In predicazione presso la stazione della metropolitana
di Monaco con la conserva Charlotte Müller (a sinistra),
in seguito anche lei imprigionata a Ravensbrück.
[IMG]http://i60.tinypic.com/29krj84.jpg[/IMG]
ravensbrueckblaetter.de
Ilse Unterdörfer ed Elfriede Löhr negli anni '50.
[IMG]http://i62.tinypic.com/2uetwmc.png[/IMG]
wol.jw.org
____________________________________________________________________________
Come molti altri testimoni di Geova perseguitati da Hitler, la sorella Unterdörfer si è guadagnata, per la sua coraggiosa resistenza anche nella sofferenza più grave, una fama di eroismo inarrivabile tra gli storici del regime. E' citata, ad esempio, nel documentario Unter Jehovas Schutz (1998) di Fritz Poppenberg e nel libro Ausgegrenzt, entrechtet, deportiert - Schwabing und Schwabinger Schicksale: 1933 bis 1945 di Ilse Macek.
I particolari dell'appassionante testimonianza di Ilse Unterdörfer sono riportati nella Torre di Guardia del 15 maggio 1980, pagg. 8-14, che riportiamo di seguito.
Esperienza di Ilse Unterdörfer (La Torre di Guardia del 15-05-80 pagg. 8-14) - CLICCA PER VISUALIZZARE
Non abbiamo smesso!
Oltre 100 anni al servizio di Dio. Una fede messa a dura prova
Narrato da Ilse Unterdörfer
NEL settembre del 1939 la mia amica Elfriede Löhr e io ci trovammo nel campo di concentramento di Ravensbrück, in Germania. La seconda guerra mondiale era appena cominciata.
Heinrich Himmler, capo delle SS (Schutz-Staffel, “squadra di protezione”) naziste, ci fece visita al campo di concentramento di Lichtenburg poco prima che venissimo trasferite al nuovo campo di Ravensbrück. Il suo scopo era di convincere i testimoni di Geova a rinunciare alla loro fedeltà a Dio e a sostenere lo sforzo bellico nazista. Ma rifiutammo tutte, senza eccezioni. Himmler andò su tutte le furie e gridò: “Se vi va, il vostro Geova può regnare in cielo, ma qui sulla terra comandiamo noi! Vi faremo vedere chi resisterà più a lungo, voi o noi!”
Per quasi sei lunghi anni Elfriede e io, con molte altre sorelle cristiane, sopportammo alcune delle più orribili condizioni immaginabili. Tuttavia noi Testimoni sopravvivemmo, mentre Himmler, Hitler e la loro cricca sono spariti!
Anni prima, quando eravamo ancora adolescenti, sia Elfriede che io avevamo deciso di impiegare la nostra vita nel servizio di Dio e che mai nulla ci avrebbe potuto far smettere. Prima di essere mandate al campo di concentramento sentimmo il conforto e la cura di Dio mentre predicavamo la buona notizia del Regno nonostante la crescente persecuzione nazista. E ancor oggi continuiamo, avendo appena compiuto 100 anni di sacro servizio fra tutt’e due. Lasciate che vi racconti come finimmo a Ravensbrück.
PRIMI ANNI NEL SERVIZIO DI DIO
Nel 1926, a soli 16 anni, Elfriede simboleggiò la propria dedicazione a Dio con il battesimo in acqua. Il desiderio del suo cuore fu appagato quando riuscì a intraprendere l’opera di predicazione a tempo pieno nell’inverno del 1930. Sebbene per un certo tempo una grave malattia avesse limitato il suo servizio, quando nel marzo del 1937 la incontrai per la prima volta, Elfriede era attiva nell’opera clandestina. Infatti sotto il regime nazista le attività dei testimoni di Geova in Germania erano state messe al bando e, rischiando la libertà e anche la vita, molti di noi eravamo impegnati a distribuire cibo spirituale in tutto il paese.
Fin da piccola la mia meta era stata quella di aiutare il prossimo; volevo diventare insegnante. Ma nel 1931 accompagnai mia madre a un’assemblea dei testimoni di Geova tenuta a Parigi, in Francia. Ciò che vi imparai e provai cambiò la mia vita. L’anno seguente, all’età di 19 anni, fui battezzata.
Hitler e il partito nazista andarono al potere nel 1933. Cominciarono quasi immediatamente a perseguitare i testimoni di Geova. Fu per noi una grande gioia ricevere il privilegio di servire come corrieri nella nostra attività clandestina in Sassonia. Nell’agosto del 1936 la Gestapo (polizia segreta tedesca) diede inizio a una campagna concertata contro la nostra organizzazione clandestina. Fritz Winkler, che sovrintendeva alla nostra opera, e la maggioranza dei direttori regionali furono arrestati e imprigionati. Nel settembre del 1936 riuscii a recarmi a Lucerna, in Svizzera, per un’assemblea, insieme con circa 300 altri fratelli tedeschi. J. F. Rutherford, allora presidente della Watch Tower Society, affidò a Erich Frost la responsabilità di riorganizzare la nostra attività clandestina gravemente colpita, e pochi giorni dopo fui incaricata di lavorare con lui.
Il fratello Frost mi mandò a Monaco per mettermi in contatto con Elfriede Löhr. L’unica cosa che sapevo di lei era che suo padre faceva il dentista. Trovai l’indirizzo sull’elenco telefonico e per precauzione feci prima una telefonata. Quando ci incontrammo dissi a Elfriede che era stata invitata a lavorare a tempo pieno con noi. Iniziò così una stretta amicizia che dura ormai da 43 anni. Siamo state insieme nei campi di concentramento e nell’opera di predicazione a tempo pieno per oltre 40 anni.
CLANDESTINITÀ
Eravamo tutti ricercati dalla Gestapo. Perciò normalmente viaggiavamo di notte in treno, dormendo alla meglio. Durante il giorno incontravamo i fratelli e le sorelle in vari luoghi prestabiliti per consegnare loro copie ciclostilate della Torre di Guardia e altre importanti informazioni. Di tanto in tanto passavamo la notte da persone interessate o in case che i fratelli usavano durante le vacanze e che non erano note alla Gestapo.
Non portavamo mai con noi indirizzi o altri appunti scritti. Imparavamo tutto a memoria. Così, in caso di arresto, la polizia non avrebbe avuto prove per incriminare nessuno. Spesso potevamo sentire su di noi la protezione di Geova. Questo in particolar modo quando organizzammo la distribuzione della risoluzione adottata all’assemblea di Lucerna. La risoluzione protestava energicamente per le angherie cui erano sottoposti i testimoni di Geova in Germania dalla gerarchia cattolica e dai suoi alleati. Il 12 dicembre 1936, fra le 17 e le 19, 3.459 fratelli e sorelle in tutta la Germania presero parte alla distribuzione di centinaia di migliaia di copie di questo vigoroso messaggio.
Poi, il 21 marzo 1937, meno di due settimane dopo il mio primo incontro con Elfriede, il fratello Frost e io fummo arrestati. Nello stesso periodo caddero nelle mani della Gestapo anche alcuni direttori regionali del servizio. Il fratello Heinrich Dietschi, uno dei direttori regionali ancora in libertà, assunse la sorveglianza dell’opera in assenza del fratello Frost.
Quando né il fratello Frost né io ci presentammo all’appuntamento alla fine di marzo, Elfriede capì che doveva essere successo qualcosa. Non poteva tornare a casa perché la Gestapo la cercava. Si chiese: “Chi sarà il successore del fratello Frost e come faccio a incontrarlo?” Dopo aver pregato Geova, le venne in mente di mettersi in contatto con qualcuno nella cittadina di Leutkirch, a circa 150 chilometri da Monaco. A Leutkirch, quello stesso giorno, incontrò il fratello mandato dal fratello Dietschi a cercarla. Sembrò senz’altro evidente la guida angelica!
Dato che i nazisti affermavano che il contenuto della risoluzione che avevamo distribuito il 12 dicembre era falso, furono prese disposizioni per distribuire in tutta la Germania una “lettera aperta” che desse prove più dettagliate della persecuzione in atto contro i testimoni di Geova. Il fratello Frost e io eravamo stati arrestati mentre preparavamo questa grande campagna. Ora Elfriede lavorò strettamente col fratello Dietschi per completare i preparativi, e la campagna fu portata a termine con successo il 20 giugno 1937. Nell’Annuario del 1975 dei Testimoni di Geova Elfriede spiega:
“Il fratello Dietschi organizzò la campagna. Eravamo tutti coraggiosi, ogni cosa era stata predisposta in maniera meravigliosa e ciascuna regione aveva sufficienti lettere. Io ne presi alla stazione ferroviaria una grossa valigia per il territorio intorno a Breslavia e le portai ai fratelli a Liegnitz. Inoltre, avevo le mie proprie, che al tempo fissato distribuii come tutti gli altri fratelli”.
Per mesi prima di questa campagna la Gestapo si era vantata di aver annientato la nostra organizzazione. Perciò, che umiliante sorpresa fu per loro quando, in modo così organizzato, centinaia di migliaia di copie di questa lettera furono distribuite in tutta la Germania! Rimasero letteralmente sconcertati.
NUOVO INCONTRO
Mentre Elfriede era libera, io mi trovavo nelle mani della Gestapo. Dapprima fui condannata solo a un anno e nove mesi. Ma subito dopo aver scontato la condanna venni nuovamente arrestata e inviata al campo di concentramento di Lichtenburg, agli inizi del 1939. Con mia grande sorpresa, al mio arrivo vi trovai Elfriede.
Nell’estate del 1939 tutte noi sorelle cristiane di Lichtenburg fummo trasferite al nuovo campo di Ravensbrück. Più volte eravamo state minacciate: “Aspettate di arrivare a Ravensbrück. Lì vi spezzeremo”. I dintorni del nuovo campo assomigliavano a un deserto di sabbia. Le alte mura protette dal filo spinato, le baracche per i prigionieri e gli alloggi delle SS erano stati completati. Ma tutto il resto era una desolazione, in attesa dei lavoratori, cioè degli internati.
LA NOSTRA FEDE È MESSA ALLA PROVA
Nell’autunno del 1939 a Ravensbrück noi donne testimoni di Geova eravamo circa 500. Il 19 dicembre diverse sorelle rifiutarono di cucire le tasche per le munizioni sulle uniformi dei soldati; la coscienza non consentiva loro di sostenere in tal modo lo sforzo bellico. Di conseguenza fummo tutte convocate nel piazzale d’appello e ci venne chiesto se avremmo fatto il lavoro. Rifiutammo tutte. Come risultato iniziò una campagna che aveva lo scopo di costringerci a rinunciare alla nostra neutralità cristiana e ad appoggiare lo sforzo bellico. — Isa. 2:4.
Per prima cosa fummo costrette a rimanere in piedi all’aperto, al freddo, dalla mattina alla sera, indossando solo leggeri abiti estivi. Ed era uno dei più freddi inverni tedeschi, con temperature che arrivavano ai 15-20 gradi sotto zero! Di notte venimmo chiuse nel blocco delle celle dove fummo costrette a dormire sul pavimento nudo senza coperte e con le finestre aperte per creare una gelida corrente. Inoltre il primo giorno non ci venne dato nulla da mangiare. Nei successivi quattro giorni di questo trattamento ricevemmo solo mezza razione di cibo. Poi fummo rinchiuse in una cella oscura per altre tre settimane, ricevendo qualcosa di caldo da mangiare solo una volta ogni quattro giorni. Gli altri giorni ricevevamo un pezzo di pane e una tazza di caffè al mattino. Durante la loro celebrazione natalizia (dal 25 al 27 dicembre) non ricevemmo assolutamente nulla.
In seguito fummo riportate alle nostre baracche, che vennero dichiarate baracche di punizione per tre mesi. Questo significava meno cibo e di qualità più scadente, e duro lavoro con pala e piccone dalla mattina alla sera per sette giorni alla settimana. E ci venne rifiutata l’assistenza medica. Più volte i comandanti delle SS dicevano: ‘Se non acconsentite a sostenere lo sforzo bellico, non uscirete di qui se non passando per il camino!’
Quando arrivò la primavera del 1940 eravamo ridotte a semplici scheletri. Avremmo dovuto morire come mosche. Ma Geova Dio, che era stato direttamente sfidato da Himmler, mostrò di poter sostenere il Suo popolo nelle peggiori circostanze. Nemmeno una di noi 500 sorelle cadde seriamente ammalata o morì. Perfino qualcuna delle SS ammise: “Il vostro Geova vi ha aiutato”. E, cosa più importante, nemmeno una sorella aveva ceduto; erano rimaste tutte leali. Che trionfo dell’integrità a Geova!
Posso dire che sia Elfriede che io ci eravamo messe il cuore in pace. Avevamo deciso di rimanere fedeli a Geova indipendentemente da quello che poteva succedere. Come l’apostolo Paolo potevamo dire: “Se viviamo, viviamo per Geova, e se moriamo, moriamo per Geova. Perciò sia se viviamo che se moriamo, apparteniamo a Geova”. — Rom. 14:8.
VITA A RAVENSBRÜCK
Comunque, per noi le condizioni cambiarono presto in meglio. Molti lavoratori agricoli venivano arruolati nell’esercito, creando così dei vuoti nelle campagne. Quindi alcuni internati furono mandati a lavorare nelle fattorie nei pressi di Ravensbrück. Dato che il rischio che questi lavoratori fuggissero era maggiore e dato che era risaputo che i testimoni di Geova non avrebbero cercato di scappare, molte di noi furono mandate a lavorare nelle fattorie. Qui ricevevamo del cibo in aggiunta alla scarsa razione del campo di concentramento.
Ma ci interessava di più il cibo spirituale. Ci edificavamo spiritualmente le une le altre condividendo la conoscenza biblica acquisita prima di essere arrestate. Inoltre le nuove arrivate ci raccontavano le cose apprese più di recente nei loro studi biblici. Che gioia quando diverse Bibbie furono introdotte di nascosto nel campo! Ogni volta che era possibile davamo testimonianza ad altre detenute e anche ai nostri sorveglianti. Nulla poteva impedirci di dimostrare la nostra fedeltà a Geova. La nostra decisione era:“Meglio morire che cedere!”
A Elfriede fu affidato il compito di curare il giardino degli ufficiali delle SS, e io, con altre sorelle, fui mandata a lavorare in una fattoria delle SS. Verso la fine del 1942 cominciammo a passare la notte alla fattoria anziché tornare alle baracche del campo: godevamo così di notevole libertà. Nella primavera del 1943 riuscii a mettermi in contatto epistolare col fratello Franz Fritsche. Era un fratello coraggioso che si dava molto da fare per introdurre di nascosto il cibo spirituale nei campi di concentramento. Una volta riuscii ad incontrarlo in una foresta nei pressi della fattoria. Furono prese disposizioni per farci giungere regolarmente La Torre di Guardia e altre pubblicazioni. Introducevamo la letteratura nel campo con diversi metodi.
Ma poi le condizioni cambiarono di nuovo. Il fratello Fritsche fu arrestato. Infine la Gestapo scoprì che la letteratura biblica veniva regolarmente introdotta in modo organizzato addirittura nei campi di concentramento. Questa scoperta fu per loro un colpo! Una potente prova che dopo dieci anni di terribile persecuzione lo spirito del popolo di Geova non era stato infranto né dentro né fuori dei campi! Immediatamente Himmler ordinò che tutti i campi sospetti fossero perquisiti alla ricerca di letteratura biblica.
L’ANNO PEGGIORE
La Gestapo giunse inaspettatamente a Ravensbrück il 4 maggio 1944. Perquisirono minuziosamente il campo alla ricerca di Bibbie e letteratura biblica, particolarmente della Torre di Guardia. Andarono anche nel luogo in cui Elfriede curava i giardini delle SS e nella fattoria delle SS dove lavoravo io. Infine decisero che quindici sorelle, considerate le responsabili, avrebbero pagato per tutte. Elfriede e io eravamo fra loro. Dapprima fummo rinchiuse nel malfamato blocco che ospitava le celle. Lì fummo stipate in piccole celle buie e per sette settimane non ci fu permesso di uscire all’aria aperta. Fummo poi trasferite al blocco di punizione, dove Elfriede e io fummo di nuovo in stretto contatto. È difficile esprimere a parole quel che sopportammo in quell’ultimo anno a Ravensbrück, ma sentimmo sempre che Geova ci proteggeva e aveva amorevolmente cura di noi. Ci diede la forza di perseverare. Di grande aiuto era il cibo spirituale che le sorelle rimaste alla fattoria riuscivano a farci pervenire. Alla fattoria la Gestapo non aveva trovato la letteratura, occultata in buoni nascondigli.
Negli ultimi mesi le condizioni del campo peggiorarono progressivamente, in particolare nel luogo in cui ci trovavamo, il blocco di punizione. La baracche erano gremite. In origine erano state progettate per ospitare 100 prigionieri, ma alla fine il blocco di punizione dovette ospitarne da 1.200 a 1.500. In due letti si dormiva in sei o sette, per cui nessuno riusciva a dormire bene. A causa del cibo scadente, spesso mal lavato, le malattie intestinali erano all’ordine del giorno. I prigionieri morivano miseramente a centinaia.
Elfriede si ammalò gravemente. Contrasse un’infiammazione ai polmoni e le venne la febbre alta. Prima che potessi impedirlo fu portata in una delle baracche per i malati, dov’erano stipati i moribondi. Nessuno poteva lasciare il blocco di punizione da solo. Comunque, con l’aiuto della capocamerata riuscii di tanto in tanto a portare ad Elfriede qualcosa da bere.
Era chiaro che, restando dove si trovava, Elfriede non sarebbe vissuta a lungo. I camion si fermavano regolarmente di fronte alle baracche dei malati, e morti e moribondi vi venivano caricati e portati al crematorio. Perciò, con l’aiuto della capocamerata, due di noi andarono da Elfriede. Il suo letto si trovava vicino a una finestra. Facendo appello a tutte le nostre forze riuscimmo a farla uscire dalla finestra. Dopo di che la riportammo nel blocco di punizione. Qui una detenuta, una donna russa che era medico, curò Elfriede in modo semplice, anche se doloroso, così che l’infiammazione ai polmoni regredì. La sua vita era salva.
Agli inizi della primavera del 1945 la seconda guerra mondiale volgeva rapidamente al termine. Era intenzione delle SS far saltare in aria il campo. Ma i russi piombarono con tale rapidità che i nazisti non fecero a tempo ad attuare i loro diabolici piani. Il 28 aprile Ravensbrück cadde in mano ai russi senza combattere. Fummo così liberate da quella ‘fornace ardente’ dopo quasi sei lunghi anni. A questi vanno aggiunti i circa due anni di reclusione scontati prima di venire a Ravensbrück.
MANTENIAMO LA NOSTRA FERMA DECISIONE
Avevamo entrambe promesso a Geova che se fossimo tornate libere avremmo dedicato tutto il nostro tempo e tutte le nostre energie al suo servizio. Sulla difficile via del ritorno a casa facemmo visita al fratello Frost, che mostrò la stessa determinazione. Ci invitò a recarci appena possibile a Magdeburgo, da cui sarebbe stata diretta l’opera per riorganizzare la predicazione in Germania.
Poco dopo essere giunta a casa, a Olbernhau, l’amministrazione locale mi offrì il posto di direttrice dell’ufficio investigativo criminale. Non presi nemmeno in considerazione questa offerta di lavoro; già da molto tempo avevo deciso di intraprendere il servizio continuo. Solo tre settimane dopo Elfriede e io eravamo fra i primi cinque lavoratori della Betel tornati a Magdeburgo.
Nel 1947 il fratello N. H. Knorr visitò la Germania Occidentale. Incoraggiò alcuni fratelli e sorelle a frequentare la scuola missionaria di Galaad. Quindi Elfriede e io facemmo domanda per essere ammesse. A suo tempo ricevemmo l’invito e, nel 1949, partimmo per gli Stati Uniti per frequentare la scuola. Dopo essere state private per molti anni delle regolari adunanze e attività di servizio dell’organizzazione di Geova, come ci sembrò meraviglioso poter ricevere le benedizioni spirituali di Galaad! La considerammo una grande ricompensa, una stupenda compensazione per le molte difficoltà che avevamo dovuto affrontare. Poi, come culmine, nell’estate del 1950 assistemmo all’assemblea dei testimoni di Geova “Incremento della Teocrazia”, tenuta allo Yankee Stadium di New York. La cerimonia del conferimento dei diplomi alla nostra 15a classe di Galaad fu tenuta il primo giorno.
SERVIZIO MISSIONARIO
Fummo dapprima assegnate come missionarie a Colonia, in Germania, sulle rive del Reno. Cominciammo a lavorare con la congregazione locale composta di 35 proclamatori, e presto conducevamo molti studi biblici produttivi e aiutavamo altri a partecipare al servizio del Regno. Dopo tre anni e mezzo fummo mandate in Austria. Ma nel frattempo la congregazione di Colonia era cresciuta e contava 214 proclamatori; vedemmo anche la dedicazione di una nuova Sala del Regno.
Negli ultimi 24 anni di servizio in Austria siamo state inviate in molti luoghi, fra cui la Valle di Gastein, Gmunden sul bel Lago Traunsee, Hohenems nel Vorarlberg e Telfs nel Tirolo. Attualmente stiamo lavorando di nuovo nel Vorarlberg, nella Foresta di Bregenz. Nelle numerose assegnazioni, abbiamo aiutato ad aprire sette Sale del Regno. Inoltre, quando iniziammo il servizio in tre delle nostre assegnazioni non c’era nessun proclamatore del Regno, o uno o due al massimo. Ma, col tempo, vedemmo organizzare in questi luoghi nuove congregazioni. Sebbene non abbiamo figli, abbiamo molti figli e nipoti in senso spirituale cui siamo unite da un indissolubile vincolo di amore sincero.
COSA CI HA AIUTATO A NON SMETTERE
Anche dopo aver superato le dure prove della fede nei campi di concentramento, abbiamo avuto la tentazione di smettere il nostro servizio continuo a Geova. Ci sono stati problemi di salute dovuti all’età e a conseguenze degli anni trascorsi nei campi di concentramento. Negli ultimi anni l’indifferenza della gente nei territori dove il materialismo è molto radicato è stata spesso motivo di scoraggiamento. Perciò a volte abbiamo sentito il desiderio di una vita più tranquilla, più facile e più comoda di quella di un proclamatore del Regno in servizio continuo. Cosa ci ha aiutato a perseverare?
Innanzi tutto abbiamo tenuto presenti gli esempi dei fedeli servitori di Geova che abbandonarono ogni cosa per servirlo, persone come Abraamo, Sara, Mosè, l’apostolo Paolo e il nostro massimo esempio, Gesù Cristo. Questo ci ha aiutato a conservare il giusto spirito e ad apprezzare i veri valori. Abbiamo tenuto a mente il consiglio di Gesù: “Continuate dunque a cercare prima il regno e la sua giustizia”. Abbiamo anche ricordato quel che Gesù aveva detto prima nel suo Sermone del Monte: “Poiché dove è il tuo tesoro, ivi è anche il tuo cuore”. — Matt. 6:33, 21.
Questo è ciò che abbiamo sempre cercato di fare, cioè di tenere il cuore rivolto al regno di Dio per servirlo con tutto ciò che possediamo. L’aver considerato questo come un prezioso tesoro è ciò che ci ha permesso di perseverare sotto la crudele tirannide nazista. Questa stessa salda speranza del Regno ci ha aiutato negli anni successivi a continuare a servire Dio a tempo pieno senza mai smettere.
La nostra è stata senz’altro una vita più che soddisfacente! Abbiamo riscontrato molte volte la veracità delle parole di Malachia 3:10: “‘Mettetemi alla prova, suvvia, rispetto a questo’, ha detto Geova degli eserciti, ‘se non vi aprirò le cateratte dei cieli e in effetti non vuoterò su di voi una benedizione finché non ci sia più bisogno’”. Speriamo e preghiamo di poter continuare con l’aiuto di Geova a servirlo a tempo pieno per tutta l’eternità insieme a Gesù Cristo, alla presenza di Geova Dio.
“Se non fosse stato perché Geova mostrò d’essere per noi quando gli uomini si levarono contro di noi, ci avrebbero inghiottiti perfino vivi, quando la loro ira ardeva contro di noi. Quindi le medesime acque ci avrebbero portati via, il torrente stesso sarebbe passato sulla nostra anima. Quindi sarebbero passate sulla nostra anima le acque della presunzione. Benedetto sia Geova, che non ci ha dati come preda ai loro denti. La nostra anima è come un uccello che è scampato dalla trappola degli adescatori. La trappola è rotta, e noi stessi siamo scampati. Il nostro aiuto è nel nome di Geova, il Fattore del cielo e della terra”. — Sal. 124:2-8.
___________________________________________________________________________
[Modificato da EverLastingLife 30/12/2016 15:06] |
|
12/06/2016 22:26 |
|
|
7) Simone Arnold Liebster (1930-vivente)
[IMG]http://i61.tinypic.com/eukgwk.jpg[/IMG]
ushmm.org
paese: Francia
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Svegliatevi! 22/9/1993, pagg.15-19
_____________________________________________________________________
Verosimilmente, Simone Arnold è la più nota perseguitata testimone di Geova (donna) della storia di questa religione. E' titolare di una fondazione che porta il suo nome (la Arnold-Liebster, che reca anche il cognome del marito), con un sito internet disponibile in cinque lingue (inglese, francese, tedesco, spagnolo, italiano). Ha scritto un libro autobiografico di grande successo, Facing The Lion - Memoirs of a Young Girl In Nazi Europe ( sito ufficiale) oggetto di numerose ristampe e tradotto anche in italiano col titolo Sola di fronte al leone. Ospite d'onore di conferenze universitarie, seminari educativi, esposizioni museali, tavole rotonde, manifestazioni storiche a tema e altre iniziative didattiche e culturali, intervistata a ripetizione dalla stampa, occupa un posto di primo piano in varie associazioni alla memoria delle vittime del nazismo, quali l' US Holocaust Memorial Museum e l' Holocaust Memorial Day Trust.
Nata in un villaggio alsaziano, figlia unica di Adolphe ed Emma, a 3 anni si trasferisce insieme ai genitori a Mulhouse dove il lavoro del padre assicura alla famiglia Arnold un buon tenore di vita. La madre inizia a studiare la Bibbia coi Bibelforscher; il padre, dopo un iniziale periodo di contrarietà, finisce con il condividerne la nuova fede. L'intera famiglia Simone si battezza poco prima che l'esercito nazionalsocialista di Hitler invadesse la regione francese dell'Alsazia. Nel 1941 Adolphe viene arrestato e condotto in un campo da lavoro, seguito entro breve da altri componenti maschi della famiglia; di lì a poco anche Emma verrà internata.
Due foto di Simone Arnold bambina.
[IMG]http://i61.tinypic.com/2rpz6er.png[/IMG]
ushmm.org
[IMG]http://i58.tinypic.com/b5gm5j.jpg[/IMG]
hmd.org.uk
Nel frattempo l'adolescente Simone era stata destinata a vari istituti scolastici, dove, a causa delle sue credenze religiose, subì svariate umiliazioni psicologiche e corporali. Infine un giudice del tribunale dei minori decise di affidarla ad un riformatorio, con il risultato di sottoporla a due terribili anni di maltrattamenti, incluso il divieto assoluto di parlare. Unico conforto le rare visite di una zia Testimone, che le portava di nascosto della letteratura biblica.
Si può bene immaginare la gioia della famiglia Arnold allorché, alla fine della guerra, i suoi tre membri scoprirono di essere sopravvissuti e riuscirono a riunirsi e inizare una nuova vita. Simone imparò l'inglese e fu chiamata a frequentare la scuola di Galaad. Nel 1956 sposò Max Liebster.
____________________________________________________________________________
Simone Arnold ha narrato la sua vita nella Svegliatevi! del 22 settembre 1993, pagine 15-19, che si riporta di seguito.
Esperienza di Simone Arnold (Svegliatevi! 22/9/1993, pagg.15-19 - CLICCA PER VISUALIZZARE
“O Geova, aiuta la mia bambina a rimanere fedele!”
SONO nata nel 1930 nella regione francese dell’Alsazia, in una famiglia di artisti. Ricordo che alla sera papà, seduto in poltrona con il mio cagnolino che dormiva ai suoi piedi, leggeva qualche libro di geografia o di astronomia. Ogni tanto papà raccontava a mamma qualche punto interessante di ciò che leggeva mentre lei sferruzzava per la famiglia. Quanto mi piacevano quelle serate!
La religione aveva una parte molto importante nella nostra vita. Eravamo ferventi cattolici, tanto che la gente, quando ci vedeva andare in chiesa la domenica mattina, diceva: “Sono le nove. Gli Arnold stanno andando in chiesa”. Ogni giorno, prima di andare a scuola, andavo in chiesa. A motivo della cattiva condotta del sacerdote, però, mamma mi proibì di andarci da sola. A quel tempo avevo sei anni.
Dopo aver letto solo tre opuscoli dei Bibelforscher (Studenti Biblici, ora noti come testimoni di Geova), mia madre cominciò a predicare di casa in casa. Questo irritò molto papà. Egli stabilì che non si dovesse mai parlare di religione in mia presenza. ‘E che non si legga quella robaccia!’ Mamma, però, era talmente entusiasta della verità che decise di leggermi parti della Bibbia. Si procurò una Bibbia cattolica e cominciò a leggermene qualche brano ogni mattina senza fare commenti, per ubbidire a papà.
Un giorno lesse Salmo 115:4-8: “I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo terreno. . . . Proprio come loro diverranno quelli che li fanno, tutti quelli che in essi confidano”. Lo mise in relazione con il secondo comandamento, che dice: “Non devi farti immagine scolpita”. (Esodo 20:4-6) Immediatamente mi alzai e distrussi l’altare che avevo nella mia cameretta.
A scuola parlavo ai compagni di classe cattolici della mia lettura biblica quotidiana. Questo provocò un certo subbuglio nella scuola. Molto spesso i bambini mi seguivano per la strada chiamandomi “ebrea schifosa!” Tutto ciò accadeva nel 1937. Questa situazione indusse mio padre ad esaminare ciò che stavo imparando. Si procurò il libro La creazione, pubblicato dai testimoni di Geova, lo lesse e divenne lui stesso un Testimone!
Non appena l’esercito tedesco entrò in Francia attraverso il confine belga cominciammo a vedere bandiere con la svastica in cima alle chiese, anche se sul municipio sventolava ancora la bandiera francese. Il governo francese aveva chiuso la nostra Sala del Regno e vietato l’opera dei testimoni di Geova, per cui quando arrivarono i tedeschi operavamo già nella clandestinità. Gli sforzi per eliminare i Testimoni, però, si intensificarono. Due anni dopo mi battezzai: avevo 11 anni.
Un mese dopo, il 4 settembre 1941, alle due del pomeriggio suonarono alla porta. Papà doveva rientrare dal lavoro, per cui balzai in piedi, aprii la porta e mi gettai fra le sue braccia. Da dietro, un uomo gridò: “Heil Hitler!” Quando fui rimessa a terra mi resi conto che l’uomo che avevo abbracciato era un agente delle SS! Mi mandarono nella mia stanza e sottoposero mia madre a un interrogatorio di quattro ore. Quando se ne andarono, uno di loro gridò: “Non rivedrà mai più suo marito! Lei e la sua bambina farete la stessa fine!”
Quella mattina papà era stato arrestato. Aveva in tasca lo stipendio mensile. Le SS chiusero il nostro conto in banca e negarono a mia madre la tessera necessaria per trovare lavoro. Ora la loro politica era: “Nessun mezzo di sussistenza per questi parassiti!”
Persecuzione a scuola
Durante questo periodo le pressioni a scuola continuarono ad aumentare. Ogni volta che entrava in aula l’insegnante, tutti e 58 gli alunni dovevano alzarsi in piedi con il braccio teso e dire: “Heil Hitler”. Quando veniva il sacerdote per tenere la lezione di religione, entrava in aula e diceva: “Heil Hitler: benedetto colui che viene nel nome del Signore”. La classe rispondeva: “Heil Hitler, Amen!”
Io mi rifiutavo di dire “Heil Hitler”, e questo fatto giunse agli orecchi del direttore. Fu scritta una lettera di avvertimento che diceva: “Una persona che frequenta questa scuola non si sta sottomettendo alle regole dell’istituto, e se entro una settimana questa persona non cambia atteggiamento, verrà espulsa”. In calce veniva specificato che questa lettera doveva essere letta alle oltre 20 classi.
Arrivò il giorno in cui fui chiamata davanti alla classe per rendere nota la mia decisione. Il direttore mi concesse altri cinque minuti per pronunciare il saluto oppure prendere le mie cose e andarmene. Quei cinque minuti d’orologio mi sembrarono un’eternità. Mi cominciarono a tremare le gambe, mi sentivo scoppiare la testa e mi batteva forte il cuore. Il pesante silenzio dell’intera classe fu interrotto da uno stridente “Heil Hitler”, che l’intera classe ripeté tre volte. Io corsi al banco, presi le mie cose e uscii di corsa dall’aula.
Il lunedì seguente fui ammessa ad un’altra scuola. Il direttore disse che potevo frequentare le lezioni, a patto che non dicessi a nessuno il motivo per cui ero stata espulsa dall’altra scuola. I miei compagni di classe mi accolsero in modo ostile, dandomi della ladra e della delinquente, e dicevano che ero stata espulsa per questo. Non potevo spiegare il vero motivo.
Ero seduta in fondo all’aula, e a un certo punto la mia compagna di banco si accorse che non facevo il saluto. Pensava che appartenessi alla resistenza francese, per cui non potei fare a meno di spiegarle perché mi rifiutavo di gridare “Heil Hitler”: “Atti 4:12 dice che ‘non c’è salvezza in nessun altro, poiché non c’è sotto il cielo nessun altro nome dato fra gli uomini mediante cui dobbiamo essere salvati’. Solo Cristo è il nostro Salvatore. Visto che dicendo ‘heil’ si ascrive salvezza a qualcuno, non posso attribuire questa salvezza a nessun uomo, nemmeno a Hitler”. Questa ragazzina e sua madre cominciarono a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova e diventarono a loro volta Testimoni!
Attività clandestina
Durante tutto questo periodo continuammo a predicare clandestinamente. La prima domenica di ogni mese andavamo in un posto fra i monti dove ricevevamo l’edizione francese della Torre di Guardia da tradurre in tedesco. Mamma mi aveva fatto un reggicalze speciale con una tasca nascosta per portarvi La Torre di Guardia. Un giorno fummo fermate da due soldati che ci portarono in una baita e ci perquisirono. Mi sentii talmente male che mi fecero sdraiare sul fieno, e così non trovarono La Torre di Guardia. In un modo o nell’altro, sembrava che Geova mi liberasse sempre.
Un giorno mi fu ordinato di presentarmi a uno “psichiatra”: in realtà si trattava di due agenti delle SS. C’erano anche altri figli di Testimoni. Mi chiamarono per ultima. I due “dottori” stavano seduti dietro un tavolo, mentre io avevo una luce intensa negli occhi. Ebbe così inizio l’interrogatorio. Un “dottore” mi faceva domande di geografia o di storia, e prima che potessi rispondere l’altro interveniva facendo domande relative all’opera clandestina. Chiedeva anche i nomi degli altri Testimoni. Stavo per non farcela più quando all’improvviso una telefonata interruppe l’interrogatorio. Com’era meraviglioso il modo in cui Geova veniva sempre in mio aiuto!
Quando il direttore della scuola venne a sapere che avevo spiegato le nostre credenze a una compagna fui arrestata, portata in tribunale e condannata ad andare in riformatorio. La sentenza diceva: ‘[L’imputata] è stata allevata secondo gli insegnamenti dell’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici, che sono proibiti dalla legge, e diverrà un soggetto corrotto e pericoloso’. Per me che avevo 12 anni, stare in quell’austera aula di tribunale fu una prova tremenda! Tuttavia, grazie all’aiuto di un amico comprensivo che lavorava in un ufficio amministrativo la sentenza non fu eseguita immediatamente.
Circa un mese dopo la mia classe fu scelta per trascorrere due settimane in un campo di addestramento della Gioventù hitleriana. Non ne feci parola con mia madre. Non volevo che nessuna responsabilità ricadesse su di lei per il fatto che avevo deciso di non andarci. Prima del giorno della partenza il direttore della scuola mi avvertì: “Se lunedì non sei alla stazione ferroviaria o nel mio ufficio, ti faccio prelevare dalla polizia!”
Il lunedì mattina passai davanti alla stazione ferroviaria, diretta a scuola. Tutti i miei compagni mi chiamavano perché andassi con loro, ma io ero decisa ad andare nell’ufficio del direttore. Arrivai in ritardo, per cui lui era già convinto che fossi salita sul treno con gli altri. Quando mi vide andò in bestia. Mi portò nella sua classe e tormentò l’intera scolaresca per quattro ore. Ad esempio, chiamava tutti gli alunni ad uno ad uno di fronte alla classe, e anziché consegnare loro il quaderno li schiaffeggiava con esso, dopo di che puntava il dito verso di me e diceva: “È tutta colpa sua!” Tentava di aizzare contro di me i 45 alunni, che avevano solo 10 anni. Ma alla fine della lezione essi vennero a congratularsi con me perché avevo continuato a rifiutarmi di cantare inni militari.
In seguito ebbi l’incarico di raccogliere carta, scatolette e ossa. Mi rifiutai di farlo perché le scatolette venivano usate per scopi militari. Fui picchiata finché non persi conoscenza. In seguito i miei compagni di classe mi aiutarono a rimettermi in piedi.
Quando tornai a scuola ebbi la sorpresa di trovare tutte le classi, circa 800 alunni, in piedi nel cortile attorno all’asta della bandiera. Mi misero nel mezzo. Fu fatto un lungo discorso sulla libertà e su ciò che attende i traditori, seguito da tre grida di Sieg heil! (vittoria e salvezza). Fu cantato l’inno nazionale, mentre io rimanevo immobile, rabbrividendo. Geova mi sostenne; rimasi integra. In seguito, rientrando nell’appartamento in cui abitavamo, trovai i miei vestiti sul letto e una lettera che diceva: “Simone Arnold si deve presentare alla stazione ferroviaria domani mattina”.
Nel riformatorio
La mattina dopo mamma ed io eravamo alla stazione. Due signore mi presero in custodia. Sul treno mamma mi ripeté le sue raccomandazioni: “Sii sempre educata, buona e gentile, anche quando subisci dei torti. Non essere mai ostinata. Non rispondere mai in maniera impertinente o insolente. Ricordati che rimanere integri non ha nulla a che vedere con l’essere testardi. Sarà un addestramento che ti servirà per il futuro. È volontà di Geova che subiamo prove per il nostro bene futuro. Tu sei ben preparata. Sai cucire, cucinare, lavare e curare il giardino. Ormai sei una signorina”.
Quella sera, in una vigna fuori del nostro albergo, mamma ed io ci mettemmo in ginocchio, cantammo un cantico del Regno sulla speranza della risurrezione e pronunciammo una preghiera. Con voce ferma, mamma supplicò a mio favore: “O Geova, aiuta la mia bambina a rimanere fedele!” Per l’ultima volta mamma mi rimboccò le coperte e mi baciò.
Il giorno dopo, quando arrivammo al riformatorio, gli avvenimenti si susseguirono in fretta e non ebbi nemmeno modo di salutare la mamma. Una ragazzina mi mostrò il pagliericcio su cui avrei dormito. Mi tolsero le scarpe: dovevamo camminare scalze fino al primo novembre. Il primo pranzo fu difficile da mandar giù. Mi diedero sei paia di calzini da rammendare, altrimenti non avrei ricevuto niente da mangiare. Per la prima volta mi misi a piangere. Quei calzini si inzupparono di lacrime. Piansi quasi tutta la notte.
La mattina dopo mi alzai alle 5,30. Il mio letto era sporco di sangue: da poco mi erano cominciate le mestruazioni. Tremante, andai dalla prima maestra che incontrai, la signorina Messinger. Lei chiamò una ragazzina che mi mostrò come lavare il lenzuolo nell’acqua fredda. Il pavimento di pietra era gelido, e i dolori aumentarono. Ricominciai a piangere. A quel punto la signorina Messinger disse con un sorrisetto caustico: “Dì al tuo Geova che ti lavi lui il lenzuolo!” Era proprio quello che avevo bisogno di sentirmi dire. Mi asciugai gli occhi, e da allora in poi non riuscirono più a farmi versare una sola lacrima.
Ogni mattina dovevamo alzarci alle 5,30 per pulire la casa prima della colazione, che consisteva in una ciotola di brodo alle 8. Le lezioni scolastiche per i 37 bambini, che avevano dai 6 ai 14 anni, si tenevano nell’istituto. Nel pomeriggio facevamo lavori di lavanderia, cucito e giardinaggio, visto che non c’era nessun uomo per fare i lavori pesanti. Nell’inverno tra il 1944 e il 1945 io e un’altra ragazzina dovemmo segare, con una sega da taglialegna, alberi il cui diametro raggiungeva i 60 centimetri. Ai bambini non era permesso parlarsi né stare da soli, neanche per andare al gabinetto. Facevamo il bagno due volte l’anno, e ci lavavamo i capelli una volta l’anno. Le punizioni consistevano nel rimanere senza mangiare o nell’essere picchiati.
Fui incaricata di pulire la camera della signorina Messinger. Lei esigeva che andassi ogni giorno sotto il letto per pulire le molle. Io possedevo una piccola Bibbia che avevo portato di nascosto nell’istituto, e riuscii a incastrarla fra le molle. In seguito, ogni giorno riuscii a leggere qualche brano della Bibbia. Non a caso dicevano che ero la bambina più lenta che avessero mai avuto!
La domenica le bambine protestanti andavano alla loro chiesa, e le tre bambine cattoliche alla loro, mentre io dovevo cucinare per tutti e 37 i bambini. Ero così piccola che per rimestare la minestra dovevo stare in piedi su una panca e tenere il mestolo con due mani. Per le quattro maestre dovevo cucinare la carne, preparare torte e pulire la verdura. La domenica pomeriggio dovevamo ricamare tovaglioli. Non c’era tempo per giocare.
Diversi mesi dopo, con evidente piacere, la signorina Messinger mi diede la notizia che la mia cara mamma era stata arrestata e si trovava in un campo di concentramento.
Nel 1945 la guerra cessò. I campi di concentramento si aprirono, riversando in tutto il paese coloro che erano sopravvissuti alle torture, per cui migliaia di persone cominciarono a girare in cerca di eventuali familiari superstiti.
Riunioni commoventi
Perlomeno mia madre sapeva dov’ero! Quando venne a prendermi, però, non la riconobbi. Non era strano, dopo tutto quello che aveva passato! Quando fu arrestata, mamma fu mandata nello stesso campo in cui già si trovava papà, Schirmeck, solo nella sezione femminile. Essendosi rifiutata di rammendare le uniformi dei soldati fu tenuta in isolamento per mesi in un bunker sotterraneo. Poi fu messa insieme a delle donne che avevano la sifilide perché si ammalasse. Mentre la trasferivano a Ravensbrück contrasse una grave forma di tosse che la debilitò parecchio. Fu allora che i tedeschi si diedero alla fuga, e le prigioniere dirette a Ravensbrück, tra cui mia madre, si ritrovarono improvvisamente libere. Mia madre si diresse verso Costanza, dov’ero io, ma in un bombardamento aereo aveva riportato delle ferite al volto e sanguinava.
Fui condotta davanti a lei, ma era così cambiata! Era emaciata per la fame, si vedeva che era malata, era ferita al volto e perdeva sangue, e la sua voce si udiva a stento. Mi avevano insegnato a inchinarmi davanti ai visitatori e a mostrare loro tutto il mio lavoro di ricamo e cucito perché alcune signore venivano nell’istituto in cerca di domestiche. E fu così che trattai la mia povera mamma! Solo quando mi condusse da un giudice per ottenere il permesso legale di portarmi a casa capii che quella era mia madre! D’un tratto diedi sfogo a tutte le lacrime che avevo trattenuto per 22 mesi.
Le parole di commiato della direttrice, la signorina Lederle, furono come un balsamo per mamma: “Le restituisco sua figlia nella stessa condizione mentale in cui è venuta”. La mia integrità non era stata intaccata. Trovammo il nostro appartamento e cominciammo ad abitarvi. L’unica cosa che ancora ci rattristava era la mancanza di papà, che risultava morto negli elenchi della Croce Rossa.
A metà maggio del 1945 bussarono alla porta. Ancora una volta corsi ad aprire. Era un’amica, Maria Koehl, che mi disse: “Simone, non sono sola. Di sotto c’è tuo padre”. Papà non riusciva quasi a fare le scale, e aveva perso l’udito. Mi passò davanti e andò dritto verso la mamma! In quei lunghi mesi l’estroversa bambina undicenne che lui conosceva era cresciuta fino a diventare una timida adolescente, che lui non aveva nemmeno riconosciuto.
Le cose che aveva patito avevano lasciato il segno. Era stato dapprima a Schirmeck, un campo di concentramento speciale, e poi a Dachau, dove si era ammalato di tifo ed era rimasto senza conoscenza per 14 giorni. In seguito era stato usato per esperimenti medici. Da Dachau fu mandato a Mauthausen, un campo di sterminio peggiore di Dachau, dove fu messo ai lavori forzati, picchiato e aggredito da cani poliziotto. Ma era sopravvissuto, e finalmente era di nuovo a casa.
Quando compii 17 anni intrapresi il servizio a tempo pieno in qualità di ministro dei testimoni di Geova, e poi andai a Galaad, la scuola missionaria della Watch Tower Society che ha sede negli Stati Uniti. Nella sede mondiale della Società incontrai Max Liebster, un ebreo tedesco che era diventato Testimone in un campo di concentramento. Ci sposammo nel 1956, e con l’aiuto di Geova nostro Dio da allora svolgiamo il servizio a tempo pieno qui in Francia in qualità di ministri pionieri speciali.
Come si sono dimostrate vere le parole di quella preghiera che mamma pronunciò a mio favore tanti anni fa, la sera prima di lasciarmi nel riformatorio: “Ti supplico, o Geova, aiuta la mia bambina a rimanere fedele!”
Fino ad oggi, Geova ha fatto proprio questo! — Narrato da Simone Arnold Liebster.
____________________________________________________________________________
Il libro autobiografico Facing the Lion -
Memoirs of a Young Girl in Nazi Europe.
[IMG]http://i61.tinypic.com/dgkiys.jpg[/IMG]
amazon.co.uk
Da Facing the Lion è stata tratta una impressionante opera cinematografica, metà documentario metà fiction, The Schoolgirl The Nazis and The Purple Triangles, per la regia di Jonny Lewis, vincitore nel 2013 del premio Best Documentary Ffresch Film Festival e con un contributo, fra gli altri, della prof.ssa Christine King della Staffordshire University. Ne proponiamo di seguito il trailer.
youtube.com
___________________________________________________________________________
[Modificato da EverLastingLife 11/02/2019 11:22] |
|
27/07/2016 22:25 |
|
|
8) Gerhard Oltmanns (1902-1988)
[IMG]http://i60.tinypic.com/15n7lsn.jpg[/IMG]
noz.de
paese: Francia
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Torre di Guardia 15/3/69 pagg. 182-187
_____________________________________________________________________
Questo simpaticissimo volto dalle orecchie a sventola cela uno dei più coraggiosi e determinati esempi di fede e di resistenza all'opposizione religiosa che si ricordino fra i testimoni di Geova nel periodo del Terzo Reich. Battezzato nel 1925, fu privato della casa e del lavoro e, nel 1938, arrestato dalla Gestapo, la famigerata polizia militare germanica. Nel 1940 finì a Sachsenhausen, dove fu detenuto anche in isolamento e posto a massacranti lavori forzati che prevedevano, nell'arco dell'intera giornata, una sola pausa di cinque minuti per mangiare; ma a costo di queste e di più gravi angherie (in un'occasione ricevette 25 frustate e fu costretto subito dopo a trasportare un pesante carico di pietre), riuscì insieme ai suoi compagni a far circolare la letteratura dell'Organizzazzione e persino a tenere brevi adunanze. Nel 1945, con la definitiva vittoria degli alleati, finirono i suoi sette anni di intensa persecuzione, nei quali aveva visto molti compagni d'opera morire per effetto delle disumane condizioni carcerarie dei lager. Dopo la liberazione fu largamente utilizzato dalla Società in incarichi di responsabilità legati all'opera di evangelizzazione. Morì nel 1988.
La sua esperienza dettagliata è stata pubblicata nella Torre di Guardia del 15/3/69 pagg. 182-187, che si riporta di seguito.
Esperienza di Gerhard Oltmanns (Torre di Guardia del 15/3/69 pagg. 182-187) - CLICCA PER VISUALIZZARE
'Ho sofferto il male come la giusta specie di soldato'
Narrato da Gerhard Oltmanns
'UBBIDIREMO a ogni costo alle leggi di Dio anche se significherà perdere la vita e continueremo a riunirci per l'adorazione. Se il vostro governo ci opprime dovrà rendere conto all'Onnipotente Dio'. Questi erano i pensieri conclusivi della risoluzione ricevuta dalla Cancelleria del Terzo Reich il 7 ottobre 1934. Centinaia di copie dello stesso messaggio provenivano dalle congregazioni degli "zelanti studenti biblici" messi al bando, noti in altri paesi come testimoni di Geova.
Non dimenticherò mai quel giorno, poiché alle dieci di quella mattina ci eravamo radunati per la preghiera, e quindi, dopo aver considerato la cosa, decidemmo unanimemente di mandare questo messaggio al governo di Hitler. Non avremmo mai potuto seguire Hitler come capo, né riconoscerlo come tale, poiché avevamo già preso l'impegno d'essere 'eccellenti soldati di Gesù Cristo', il vero "condottiero e comandante ai gruppi nazionali" stabilito da Dio. (2 Tim. 2:3; Isa. 55:4) Questa fu per me un'occasione specialmente emozionante.
Vedete, ero venuto a contatto per la prima volta con gli studenti biblici nel maggio del 1924. Era avvenuto mentre aiutavo un compagno di lavoro a traslocare in un'altra casa. Vidi un vecchio mandolino, e senza nessuna ragione strimpellai sul basso il vecchio inno "Lodate il Signore, il potente Re di gloria". Fu questo. Cominciammo subito un'animata conversazione biblica, poiché il mio compagno di lavoro era uno studente biblico. Ero cresciuto come luterano, ma non potei fare a meno di rimanere colpito dalla sua conoscenza della Bibbia. Superficialmente, comunque, mostrai di non essere d'accordo con le sue idee.
Quindi arrivarono i libri per posta — uno dopo l'altro — i sette volumi di un'opera intitolata "Studi sulle Scritture", scritta da Charles T. Russell. Cominciai a leggerli nei momenti liberi. Poi riservai più tempo per studiarli. Infine, continuavo a leggere anche a notte inoltrata. A volte ero realmente irritato per come veniva smascherato il luteranesimo. Altre volte ero completamente d'accordo con lo scrittore.
Verso quell'epoca accettai d'andare a udire un noto oratore, un sacerdote cattolico, che doveva parlare a un gruppo di veterani della prima guerra mondiale, molti dei quali erano ancora giovani. Egli si vantò della sua opera di salvezza delle anime che aveva compiuta nelle trincee. Ma ciò che disse di un giovane il quale, nell'ora della sua morte, rifiutò di ricevere le cure spirituali del sacerdote, fu un vero colpo per me. Il moribondo girò le spalle al sacerdote. "Così", disse l'oratore, "gli gridai all'orecchio: Il Diavolo porti la tua anima peccatrice all'inferno!" La reazione che provai per tale comportamento non cristiano mi spinse a scrivere agli uffici della Società Torre di Guardia ordinando cinquanta opuscoli sul soggetto "Inferno: Che cos'è? Chi è lì? Possono uscirne?" Senza rendermene conto, ero sulla strada per divenire attivo testimone di Geova.
Nel 1925 il lavoro secolare mi portò nelle vicinanze di Oldenburg. Trovai la locale congregazione dei testimoni di Geova e fui sbalordito quando il ministro che presiedeva mi accolse come se sapesse che vi sarei andato. Quando gli chiesi come faceva a conoscermi, disse: "L'ufficio della Società ci ha scritto di te. Ti aspettavamo. Siamo lieti che tu sia venuto". Subito dopo ebbi l'occasione di simboleggiare la mia dedicazione a Geova Dio col battesimo in acqua.
Nel 1928 mi sposai. Sposai una zelante studentessa biblica che è rimasta con me fino a questo giorno, compagna della mia vita e nel combattere. Nel frattempo, non c'era dubbio che si doveva combattere una guerra spirituale, poiché gran parte del territorio in cui predicavamo era abitato da cattolici. Non era garantita una pacifica attività. La propaganda dei giornali cominciò a diffondere menzogne su di noi. Ciò nondimeno, continuammo a diffondere il messaggio del Regno in città, villaggi e campagne.
LA LOTTA S'INTENSIFICA
Come fummo felici di avere lavorato così a fondo e così scrupolosamente fino alla primavera del 1933! Poiché ora l'avvento del governo di Hitler era come l'avvertimento di oscure nubi di tempesta! Avremmo perseverato in cattive condizioni? Ora che la nostra opera era minacciata e turbata dai sostenitori dagli stivali scuri del "dominio millenario di pace" di Hitler, avremmo continuato a seguire la direttiva del nostro Capo in cielo, Cristo Gesù?
Fu fatta pressione su di noi. La nostra famiglia di quattro persone fu cacciata dal nostro alloggio e ci trovammo senza nulla da mangiare. Ho ancora il documento ufficiale del presidente del governo, da cui cito le parole: "Finché continuerà ad avere questi sentimenti dovrà pensare lei stesso ad assistere la sua famiglia". Pregammo di poter perseverare senza fare compromesso. Resistemmo all'avversario. E, proprio quando sembrava che non ci fosse via d'uscita, Geova ci mandò ripetutamente l'aiuto.
Le condizioni mi costrinsero ad andare avanti e indietro e accettare anche il più faticoso tipo di lavoro. Per esempio, nel 1934 lavorai come facchino in un albergo, come lavapiatti e in seguito come aiutante in un ristorante nell'isola di Heligoland nel mare del Nord, a 200 chilometri da casa. Ma anche in quella tarda data riuscivamo a ricevere le riviste Torre di Guardia. Che benedizione furono! E apprendemmo perché il popolo di Geova doveva perseverare, anche se era provato fino al limite. Il nome e la sovranità di Geova erano in gioco. Avemmo il privilegio di provare che Satana è bugiardo nella sua provocatoria asserzione che Dio non potesse mettere sulla terra un uomo che rimanesse fedele nella persecuzione. — Giob. 1:9-11.
'PRIGIONIERI PER IL SIGNORE'
II 4 giugno 1938 caddi nelle grinfie della Gestapo. Fui condannato da un tribunale speciale di Hannover e scontai la sentenza in sei prigioni diverse. Per quasi venti mesi fui tagliato fuori da ogni associazione coi conservi Testimoni, essendo a volte anche in segregazione cellulare. Dovetti attingere al mio deposito di conoscenza biblica per sostenermi spiritualmente. Un giorno un amichevole secondino fece scivolare nella mia cella una Bibbia. Questo mi fece ricordare l'angelo che aveva recato sostentamento a Elia, tanto era inaspettata. (1 Re 19:5-8) E fu confortante riflettere sul perché soffrivo, per il motivo che non ero stato intimidito e messo a tacere, rifiutando di occultare i detti di Geova, il Santo.— Giob. 6:10.
In quei giorni le persone del mondo che cercavano di dare consigli erano molto pericolose. Un ex compagno di campo di concentramento, un prigioniero politico, a cui avevo dato testimonianza del Regno, descrisse le sue proprie esperienze e disse: "Sii furbo e firma. Dei 400 Testimoni del nostro campo, ogni giorno quindici che avevano rifiutato di firmare dovettero subire 'l'inferno' ". Ma sapevo bene qual era la condotta che avrebbe onorato Geova.
Nel gennaio del 1940 finii nel campo di Sachsenhausen, vicino a Berlino. Lì trovai altri 400 Testimoni. Dal marzo del 1938 erano stati isolati ed erano stati negati loro i diritti goduti dagli altri prigionieri. Niente giornali, niente libri, e, in principio, niente posta. In seguito, fu permessa una lettera di cinque righe al mese. Gli schernitori si facevano beffe: "Dov'è ora il vostro Geova?" C'erano anche perdite. Un vecchio morì nelle mie braccia, fedele fino alla morte. Le sue ultime parole furono per incoraggiarci a rimanere saldi.
E v'erano anche occasioni di dare testimonianza riguardo al Regno. Per esempio, trenta di noi Testimoni fummo assegnati a costruire a Berlino il nuovo quartier generale delle SS. Terminando una conversazione che avevo avuta con un capo delle SS, dissi per caso: "Signore, lei è soldato. Anch'io sono soldato". Avevo in mente II Timoteo 2:2-4. Dopo ciò, nei momenti difficili, mi aiutava dicendo ai suoi uomini: "Lasciate in pace Oltmanns. Oltmanns è un soldato!"
Nella primavera del 1941 fu composto quello che è ora il cantico numero undici del libretto dei cantici 'Cantiamo e accompagnamoci con musica nei nostri cuori'. Geova ci rafforzava veramente perché rimanessimo intrepidi. Con l'apostolo Paolo potevamo dichiarare fiduciosamente: "Siamo incalzati in ogni modo, ... perplessi, ... perseguitati, ... abbattuti, ma non distrutti". — 2 Cor. 4:8, 9.
Nel settembre del 1941 avemmo un po' di sollievo. A mezzogiorno udimmo attraverso gli altoparlanti del campo: "Testimoni di Geova, studenti biblici, attenzione! Solo cinque minuti per mangiare, e poi muovetevi subito!" Ci fu permesso di lasciare l'area di punizione dove eravamo stati isolati dagli altri. Ora dovevamo essere trattati come gli altri prigionieri del campo. Eravamo richiesti come lavoratori fidati. "Devono essere conquistati con le lusinghe, giacché diventano solo più decisi con la pressione", così diceva una lettera delle SS. "Ne abbiamo bisogno anche dopo la guerra perché si stabiliscano nell'est dove potranno predicare il vangelo di pace ai popoli slavi".
Continuammo dunque i nostri studi di congregazione. Infatti, alcune guardie che erano nelle torri l'attendevano poiché ci udivano cantare canzoni popolari, quindi un cantico di Sion, seguito dalla preghiera e dal nostro studio. Ma un giorno venne un nuovo sorvegliante dell'isolato. Avremmo potuto tenere lo studio come di solito? Perché no? Pregammo in merito, e quindi lo tenemmo. All'improvviso, mentre facevamo lo studio di Daniele, capitolo 11, la porta del locale dove passavamo le giornate si aprì ed ecco il nuovo capo dell'isolato. Credo che fosse più stupito lui di noi. Stette in silenzio per circa un minuto, quindi ci fece cenno di continuare. Con che entusiasmo cantammo il cantico di chiusura!
Nell'agosto del 1942 fummo traditi da un membro di una delle sette della cristianità. Una mattina tutto fu perquisito, compresi i sacchi di paglia su cui dormivamo. Fu trovata molta letteratura. Quindi fu inflitta la punizione: quindici di noi ricevemmo venticinque frustate ciascuno. Uno veramente degno, che cercò di prendersi la colpa per proteggere gli altri, ricevette cinquanta frustate. Quindi dovemmo tutti trasportare il doppio di pesanti pietre.
Nel marzo del 1943 fummo caricati su carri bestiame, i cui finestrini erano provvisti di filo spinato, e trasportati per ferrovia attraverso il Belgio e Parigi fino alla pittoresca Saint-Malo. Lì vedemmo per la prima volta gli alberi delle palme. Col traghetto fummo portati sull'isola di Alderney, occupata a quel tempo dall'esercito tedesco. Non ci fece male fare un rinfrescante viaggio per mare dopo tutti quei mesi di detenzione. Su quell'isola sassosa qualcuno mi diede una Bibbia inglese, un dizionario tedesco-inglese, e i libri Governo e Riconciliazione. Gli uomini delle SS pensarono che studiassi la lingua, ma in realtà il nostro gruppo si edificava di nuovo spiritualmente.
SVOLTA DECISIVA
Quindi nel 1944 ci fu l'invasione degli Alleati. L'agonia del "millenario Reich" era in corso, e anche noi lo sentivamo. Tre settimane dopo una delle ultime navi tedesche che partiva da Cherbourg ci prese a bordo e ci trasportò nella solatia isola di Guernsey. Era stato stabilito d'affondare la nave con tutto il suo carico di inermi prigionieri, ma il capitano non fu d'accordo. Infine arrivammo a Jersey, e alcuni giorni dopo un bravo timoniere ci fece attraversare il blocco alleato e ci sbarcò ancora una volta a Saint-Malo.
Poi cominciò la corsa in treno attraverso l'Europa. I piloti alleati cercavano di colpire la locomotiva, ma si astenevano dal bombardare le vetture poiché trasportavano prigionieri partigiani e prigionieri americani, nonché il nostro gruppo. Nel viaggio attraverso la Francia, la gente ci mostrò molta benignità, dandoci spesso ottimo vino quando chiedevamo acqua. Tristemente, però, alcuni del nostro gruppo morirono durante questo viaggio. In un luogo tre Testimoni furono sepolti in una tomba. I loro corpi carnali non erano più in grado di sopportare, benché spiritualmente fossero forti.
Passarono le settimane. Attraversammo le Fiandre, l'Olanda e la Germania. Né ci fermammo lì. I nostri catturatori ci trasportarono qua e là attraverso la Cecoslovacchia, e infine nel campo di Munnigholz a Steyr. Come fummo grati quando venne il mese di maggio e potemmo veder sventolare la bandiera bianca! Piangemmo di gioia. Desideravamo ardentemente di rivedere le nostre famiglie. Erano ancora vive? E poi volevamo riprendere la lotta cristiana, il combattimento spirituale per cui eravamo stati arruolati come soldati. Il traffico era fermo. Il paese era stato devastato.
Felicemente trovammo un vecchio autocarro dell'esercito e lo riparammo. Facemmo anche uno striscione con le parole: "I Testimoni di Geova tornano a casa dai campi di concentramento". Con questo striscione e con rami di betulla, e indossando ancora l'abito a strisce di prigionia, noi cinquanta Testimoni facemmo un gioioso viaggio attraverso la Baviera e la Sassonia fino a Lipsia. Lì ci separammo, e, come avevo precedentemente promesso, tornai a casa puntualmente di sera. Era il 4 giugno, esattamente sette anni dopo che ero stato portato via dalla Gestapo!
A CASA, MA NON IN LICENZA
Anche i figli erano a casa sani e salvi quando arrivai. Fu emozionante leggere il resoconto del giudice su di loro, quando avevano solo dodici e nove anni d'età. "Non diremo Heil Hitler", avevano detto. "Non saluteremo la bandiera di Hitler. Non ci uniremo al B.D.M. anche se sappiamo che non ci sarà permesso di stare con nostra madre. Nostro padre è nel campo di concentramento perché crede in Dio. Anche i pastori dicono di credere in Dio, ma non sono nel campo di concentramento, perché fanno compromesso". Certo era stata una benedizione per loro avere una madre amorevole che ogni giorno studiava coraggiosamente la Parola di Dio con loro.
Ma questo non era il tempo di andare in licenza. Per mezzo della sua organizzazione Geova chiamava tutti i soldati di Cristo a rimanere svegli e attivi. Ebbi il privilegio d'essere nominato come speciale appresentante viaggiante della Società Torre di Guardia nella Germania nordoccidentale. Potevo continuare? Un cuore debole non mi era d'incoraggiamento. Comunque, Geova esaudì le nostre preghiere, e in ogni luogo i fratelli furono molto incoraggianti. Infatti, le congregazioni dei testimoni di Geova sorgevano come funghi dopo la calda pioggia estiva.
E come ha continuato a traboccare da allora il nostro calice! Ristabilita l'opera di servizio nel 1947; primo congresso postbellico a Kassel nel 1948; la grande, indicibile gioia di volare sopra l'oceano nel 1950 per andare all'immenso congresso "Incremento della Teocrazia" nello Yankee Stadium della città di New York, dove settanta di noi dalla Germania fummo presenti. Eravamo usciti da un'ardente prova. Ora il calice delle benedizioni traboccava.
Pure indimenticabili furono le assemblee di Norimberga, tenute nei luoghi del partito del Reich. Le 144 colonne divennero simbolo della vittoria del trionfante regno di Dio sotto lo scettro e la corona del suo Re costituito, Cristo Gesù. Nel 1955 oltre 107.000 leali sudditi di quel "Condottiero e Comandante" gremirono questo luogo e cantarono cantici di lode a Geova degli eserciti. Dalla torre guardai questo immenso raduno di persone e gli occhi mi si riempirono di lagrime. Sotto Cristo il Re moltitudini di persone imparavano a fare ciò che nessuna organizzazione religiosa o politica del mondo aveva potuto fare: unire persone di tutte le nazioni nella pace e nell'amorevole cooperazione.
Voi giovani che siete liberi e alla soglia del servizio continuo, non dite: "Non sono adatto per servire", o: "È troppo per me". Avanzate con la forza di Geova. Egli vi sosterrà e vi rafforzerà come sostenne e rafforzò il "nuvolo di testimoni", sia nei tempi antichi che in quelli moderni. Tenete presente che i veri adoratori di Dio sono combattenti, e che viviamo in mezzo a un mondo estraneo, nemico. Sino a che la finale vittoria di Geova porrà fine per sempre all'intera organizzazione di Satana, è vostro nonché nostro privilegio essere 'eccellenti soldati di Gesù Cristo', pronti a combattere teocraticamente e a perseverare.
Il fratello Oltmanns è citato in diversi saggi: ad esempio, Detlef Garbe ne parla nella sua ben nota opera Between Resistance and Martyrdom: Jehovah's Witnesses in the Third Reich a pag. 756; esiste addirittura un libro interamente dedicato a lui, Anno Mundi 5950-6000 – 50 Jahre im Dienst des Königs der Könige, di Klemens Große Dartmann ( qui un'intervista all'autore, in lingua tedesca).
___________________________________________________________________________
[Modificato da EverLastingLife 30/12/2016 15:08] |
|
22/08/2016 22:36 |
|
|
9) Louis Piéchota (1917 - 2014)
[IMG]http://i58.tinypic.com/2jh9y.jpg[/IMG]
prisons-cherche-midi-mauzac.com
paese: Francia
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Torre di Guardia 1/2/81 pagg. 5-10
_____________________________________________________________________
Solo se vi fosse capitato di dover camminare ininterrottamente per 36 ore con indosso una sola coperta, percorrendo 50 chilometri con il sibilo dei proiettili nelle orecchie, e di vedere dei prigioneri impazziti per la fame prendere a morsi il cadavere di un cavallo trovato lungo la strada, potreste avere una buona idea delle sofferenze patite dal francese di origini polacche Louis Piéchota, testimone di Geova, durante gli anni della II Guerra Mondiale in quanto vittima della persecuzione nazista.
Incarcerato più volte a motivo della sua pervicace attività di proselitismo, fu detenuto a Dieppe, Béthune (anche in isolamento), Loos e Saint-Gilles, e internato in vari campi di concentramento in Francia (Le Vernet), Olanda (S'Hertogenbosch) e Germania (Sachsenhausen). Il trasferimento fra questi due ultimi campi fu costituito da un viaggio di tre giorni e tre notti compiuto tutto in piedi, senza cibo né acqua, e in un vagone merci nel quale erano stipate 80 persone, ma il peggio era di là da venire. Il fratello Piéchota rimase a Sachsenhausen relativamente poco, ma fu tra i protagonisti della terribile 'marcia della morte', il percorso di 250 chilometri dal campo a Lubecca, compiuto nelle condizioni descritte all'inizio, ove era previsto che i pochi sopravvissuti alla fine del tragitto fossero fatti annegare in mare. Oltre 10.000 prigionieri di varie nazionalità persero la vita durante la marcia della morte, e nessuno di essi era un 'triangolo viola', un testimone di Geova.
Un fotogramma della 'marcia della morte', che avrebbe dovuto concludersi a Lubecca,
ma terminò a Schwerin (circa cinquanta chilometri prima) per le pressioni degli americani
e dei russi sull'esercito tedesco.
[IMG]http://i58.tinypic.com/2hqqu5k.jpg[/IMG]
roma.corriere.it
Dopo la fine della guerra, Louis Piéchota si è sposato e ha avuto tre figli. Ed è diventato per gli storici una delle figure più rappresentative della persecuzione nazionalsocialista a sfondo religioso. E' citato ad esempio nel libro The Jehovah's Witnesses and the Nazis: Persecution, Deportation, and Murder, 1933-1945 di Michel Reynaud e Sylvie Graffard, a partire da pag. 209.
____________________________________________________________________________
Pagina ben fatta (in francese), con varie immagini, dedicata alla figura di Louis Piéchota, redatta in occasione della morte (a novantasette anni, nel 2014).
prisons-cherche-midi-mauzac.com/des-hommes/louis-piechota-ou-le-parcours-dun-zloty-wiek-de-la-prison-de-dieppe-au-camp-de-sachsenhaus...
L'ingresso del campo di Sachsenhausen, con l'infame scritta 'il lavoro rende liberi' ed il monumento commemorativo alle vittime.
[IMG]http://i57.tinypic.com/zwbajb.jpg[/IMG]
berlinitaliano.com
____________________________________________________________________________
Louis Piéchota ha narrato la propria storia nella Torre di Guardia del 1 febbraio 1981, pagg. 5-10, che si riporta di seguito.
Esperienza di Louis Piéchota (Torre di Guardia del 1 febbraio 1981, pagg. 5-10)
Sopravvissuto alla "marcia della morte"
Narrato da Louis Piéchota
I MIEI genitori arrivarono nella Francia settentrionale nel 1922, con molti altri minatori polacchi. Come la maggioranza di quegli immigrati, erano buoni cattolici. Comunque, quando avevo circa undici anni, i miei genitori lasciarono la Chiesa Cattolica e divennero testimoni di Geova, o Zloty Wiek (“Quelli dell’Età d’Oro”), come ci chiamavano sdegnosamente i cattolici polacchi. Era il 1928. Perciò, sin dai giorni della mia giovinezza, ho avuto la gioia di parlare ad altri della “buona notizia” contenuta nelle Sacre Scritture.
Poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, provai per la prima volta il servizio di pioniere o predicatore a tempo pieno. I miei compagni ed io — tutt’e cinque di origine polacca — divulgavamo il messaggio del Regno in paesini e villaggi lungo la costa della Normandia. A quel tempo usavamo il fonografo con incisioni di discorsi biblici in francese.
Con lo scoppio delle ostilità nel 1939, cominciò a diffondersi la psicosi della guerra, e gente ostile del villaggio di Arques-la-Bataille ci denunciò alla polizia. Gli abitanti del villaggio avevano scambiato i nostri fonografi per strumenti fotografici. Poiché avevamo l’accento straniero, la polizia pensò che fossimo spie tedesche e ci arrestò, rinchiudendoci nella prigione della vicina città portuale di Dieppe. Dopo 24 giorni di reclusione, fummo portati in processione per le strade, ammanettati l’uno all’altro, fino al tribunale. La folla ostile voleva buttarci in mare. Ma il giudice si rese presto conto della nostra innocenza e ci assolse.
CLANDESTINI
L’opera dei testimoni di Geova era stata appena vietata quando, nell’ottobre del 1939, venni nuovamente arrestato e condannato a sei mesi di reclusione, dietro accusa di aver predicato illegalmente il regno di Dio. Trascorsi il periodo iniziale in cella di isolamento nel carcere di Béthune, senza poter leggere nulla. Diverse settimane dopo, quando ormai pensavo di impazzire, l’agente di custodia mi portò una Bibbia. Come ringraziai Geova! Imparai a memoria centinaia di versetti e diversi capitoli per intero. Quei brani mi aiutarono e mi rafforzarono nei giorni seguenti. Ricordo tuttora i versetti imparati a memoria nel carcere di Béthune.
Nel febbraio del 1940 fui trasferito da Béthune al campo Le Vernet nella Francia meridionale, dove le autorità francesi internavano quegli stranieri che ritenevano “pericolosi”.
Nella primavera del 1941 arrivò nel campo una commissione tedesca, che fece richiesta di avermi. Fui rispedito nella mia città natale, nella zona occupata della Francia settentrionale, per lavorarvi nelle miniere di carbone. Naturalmente impiegai la ritrovata libertà per predicare la buona notizia del regno di Dio. Ma quando una nuova Testimone fu arrestata e, poco saggiamente, disse alla polizia francese che ero stato io a fornirle la letteratura biblica, venni di nuovo arrestato e condannato a 40 giorni di reclusione, che scontai nel carcere di Béthune.
Dopo il rilascio ripresi a predicare. Mentre svolgevo questa attività nella piccola città mineraria di Calonne-Ricouart, fui arrestato per la quarta volta e rispedito nel carcere di Béthune. Lì vennero ad arrestarmi i tedeschi, perché avevo rifiutato di fare straordinari e lavorare di domenica nella miniera a sostegno dello sforzo bellico nazista.
PRIGIONIERO IN BELGIO, OLANDA E GERMANIA
I tedeschi mi trasferirono al penitenziario di Loos, vicino a Lilla, e poche settimane dopo nel carcere di Saint-Gilles, a Bruxelles, nel Belgio.
Dopo ciò fui imprigionato nella fortezza di Huy, nei pressi di Liegi, sempre in Belgio, prima di essere inviato al campo di concentramento di S’Hertogenbosch o Vught, in Olanda. Lì diventai un numero — 7045 — e ricevetti l’uniforme del campo con un triangolo viola, che mi identificava come Bibelforscher, o testimone di Geova. Fui assegnato al Blocco 17-A.
Fu veramente difficile abituarmi a marciare a piedi nudi negli zoccoli olandesi. Avevo i piedi ricoperti di bolle scoppiate. Al minimo tentennamento rischiavo di essere preso a calci nelle caviglie da qualcuna delle SS. Ma presto la pelle dei piedi si indurì e potei marciare al passo con gli altri. Nel campo c’erano altri 15 testimoni. Ci fu detto che avremmo potuto essere liberati immediatamente se avessimo firmato un foglio di rinuncia alla nostra fede. Nessuno di noi accettò.
Da quel campo di concentramento in Olanda fummo infine trasferiti in Germania. Stipati come bestiame in piccoli carri merci, 80 per ogni vagone, fummo costretti a rimanere in piedi per tre giorni e tre notti, senza cibo, acqua né alcun altro mezzo di sollievo. Infine il treno arrivò a Oranienburg, una trentina di chilometri a nord di Berlino. A passo di corsa dovemmo poi percorrere dieci chilometri fino agli stabilimenti aeronautici Heinkel, con i cani delle SS alle calcagna, pronti ad azzannarci al minimo cenno di rallentamento. Noi Testimoni facemmo in modo di rimanere insieme.
Dopo breve tempo fummo tutti trasferiti al vicino campo di concentramento di Sachsenhausen. Lì il mio triangolo viola fu accompagnato da un nuovo numero: 98827.
VITA A SACHSENHAUSEN
Entrando a Sachsenhausen, percepii l’assurda ironia dello slogan che il capo delle SS, Himmler, aveva fatto collocare a grandi lettere nel campo: “Arbeit macht frei” (Il lavoro rende liberi). Che ipocrisia! È vero che noi avevamo una libertà sconosciuta ai nazisti, quella che deriva dal conoscere la verità cristiana. (Giov. 8:31, 32) Ma sotto ogni altro aspetto la vita a Sachsenhausen consisteva in lavori forzati, lenta morte per inedia, umiliazione e degradazione.
I nazisti erano decisi a infrangere l’integrità dei testimoni di Geova o a ucciderli. Ne uccisero effettivamente molti. Ma quella fu una sconfitta morale per i nazisti, e una vittoria della fede e dell’integrità dei Testimoni che persero la vita.
In quanto al resto di noi, lungi dall’essere abbattuti spiritualmente, non lasciammo che le umilianti condizioni ci impedissero di rispettare gli alti valori spirituali. Prendete il caso del fratello Kurt Pape. Ricevette l’ordine di unirsi a un kommando (una squadra di lavoro) che lavorava in una fabbrica di armi. Egli rifiutò, dichiarando che da 16 anni combatteva la guerra cristiana senza armi carnali e che non aveva nessuna intenzione di macchiare la sua integrità. È chiaro che rifiutando rischiava la vita. Sorprendentemente, il comandante del campo gli consentì di fare un altro lavoro. In un’altra occasione il fratello Pape mi rimproverò perché avevo preso del pane dal panificio del campo dov’ero assegnato a lavorare. L’avevo fatto affinché i fratelli avessero qualcosa in più da mangiare, ma egli mi disse che era meglio soffrire la fame che recare biasimo sul nome di Geova essendo accusati di furto. Questo mi colpì molto. La domenica pomeriggio fungevo da interprete per il fratello Pape, che era riuscito a suscitare interesse per il messaggio del Regno in un gruppo di prigionieri russi e ucraini. Sì, il fratello Pape era un ottimo esempio. Purtroppo rimase ucciso durante un bombardamento alleato poco prima della liberazione.
LA “MARCIA DELLA MORTE”
Nell’aprile del 1945 gli alleati occidentali premevano da ovest sulla zona di Berlino, mentre i russi avanzavano da est. I capi nazisti studiarono vari metodi per liquidare gli internati dei campi di concentramento. Ma uccidere centinaia di migliaia di persone ed eliminarne i cadaveri in pochi giorni, senza lasciare traccia di quegli orrendi crimini, si rivelava un compito troppo difficile anche per quelle menti diaboliche. Decisero quindi di uccidere i malati e di avviare gli altri al porto più vicino, dove sarebbero stati caricati su navi da affondare in mare aperto con tutto il loro carico umano, come in una tomba acquea.
Da Sachsenhausen dovevamo marciare per circa 250 chilometri fino a Lubecca. La partenza era programmata per la notte del 20-21 aprile 1945. I prigionieri dovevano essere prima suddivisi per nazionalità. Come fummo grati a Geova, perciò, quando tutti i Testimoni internati ricevettero l’ordine di radunarsi nella sartoria! Eravamo 230, di sei diverse nazionalità. I Testimoni malati che si trovavano nell’infermeria, i cui occupanti dovevano essere uccisi prima dell’evacuazione, furono salvati da altri fratelli che, a rischio della propria vita, li portarono nella sartoria.
Fra gli altri prigionieri regnava una confusione indescrivibile. Molti rubavano. In quanto a noi, tenemmo una “assemblea” e ci rafforzammo spiritualmente l’un l’altro. Presto però giunse il nostro turno di iniziare la lunga marcia, ufficialmente fino a un campo di ricongiungimento, ma in effetti verso una programmata morte in mare. Le varie nazionalità si mossero in gruppi di 600 detenuti per volta: prima i cechi, poi i polacchi, e così via, circa 26.000 in tutto. Il gruppo dei testimoni di Geova fu l’ultimo a partire. Le SS ci avevano affidato un carro da trainare. Seppi in seguito che conteneva parte del bottino sottratto dalle SS ai prigionieri. Sapevano che i testimoni di Geova l’avrebbero lasciato intatto. Quel carro si rivelò una benedizione, perché i malati e i più anziani vi potevano sedere sopra e riposarsi per un po’ durante la marcia. Quando uno riprendeva forza, scendeva e si rimetteva a camminare, e un altro Testimone, troppo debole per proseguire, prendeva il suo posto, e così via per le due settimane che durò la “marcia della morte”.
Era una “marcia della morte” sotto tutti gli aspetti, perché non solo la destinazione doveva essere una tomba acquea, ma anche perché la morte era in agguato lungo tutto il percorso. Chiunque non riusciva a tenere il passo veniva eliminato senza misericordia da un proiettile delle SS. Prima che la marcia terminasse, circa 10.700 prigionieri avrebbero perso la vita. Tuttavia, grazie all’amore e alla solidarietà cristiana, nemmeno un Testimone fu lasciato indietro, dove sarebbe stato senz’altro ucciso dalle SS.
I primi 50 chilometri furono un incubo. I russi erano così vicini che potevamo udirne gli spari. Le SS incaricate della sorveglianza temevano di cadere in mano ai sovietici. Perciò quel primo tratto da Sachsenhausen a Neuruppin fu percorso in un’unica marcia forzata di 36 ore.
Ero partito portando con me pochi miseri possedimenti. Ma sentendomi sempre più stanco, cominciai a gettare via un oggetto dopo l’altro, finché non rimase nulla eccetto una coperta in cui avvolgermi di notte. Quasi tutte le notti dormivamo all’aperto, su un giaciglio di fogliame poggiato sul suolo umido. Una notte, però, riuscii a dormire in un granaio. Immaginate la mia sorpresa nel trovare un libro Rivendicazione (una pubblicazione della Watch Tower) nascosto sotto la paglia! La mattina seguente ci fu dato qualcosa da mangiare, ma fu un’eccezione. Dopo ciò, per giorni e giorni di fila non ricevemmo nulla da mangiare o da bere, salvo qualche pianta che riuscivamo a procurarci e che usavamo per fare un infuso d’erbe la sera quando ci fermavamo a riposare. Ricordo di aver visto alcuni prigionieri non Testimoni precipitarsi sulla carcassa di un cavallo ucciso ai margini della strada e divorarne la carne, incuranti dei colpi inferti loro dalle SS col calcio dei fucili.
Nel frattempo, i russi avanzavano da un lato e gli americani dall’altro. Il 25 aprile la situazione era così confusa che le SS non sapevano più dov’erano le truppe sovietiche e quelle americane. Ordinarono quindi all’intera colonna di prigionieri di accamparsi per quattro giorni in una zona boscosa. Lì ci cibammo di ortiche, radici e corteccia. Questo ritardo si rivelò provvidenziale, perché se avessimo continuato a marciare saremmo giunti a Lubecca prima del crollo dell’esercito tedesco e saremmo finiti in fondo alla baia di Lubecca.
L’ULTIMA NOTTE
Il 29 aprile le SS decisero di riprendere la marcia verso Lubecca. Speravano di giungervi prima che le truppe russe e quelle americane potessero congiungersi. La marcia proseguì per diversi giorni, ed eravamo prossimi a Schwerin, città situata a una cinquantina di chilometri da Lubecca. Ancora una volta le SS ci ordinarono di nasconderci nei boschi. Fu l’ultima notte di prigionia. Ma che notte!
I russi e gli americani stringevano in una morsa i resti dell’esercito tedesco, e da entrambi i lati le granate fischiavano sulle nostre teste. Un ufficiale delle SS ci consigliò di dirigerci senza sorveglianza verso le linee americane, distanti circa sei chilometri. Ma la cosa ci insospettì e, dopo aver chiesto aiuto a Geova in preghiera, decidemmo di trascorrere la notte nei boschi. Apprendemmo in seguito che quei prigionieri che avevano seguito il consiglio dell’ufficiale e avevano cercato di raggiungere le linee americane erano stati abbattuti dalle SS. Quella notte ne morirono un migliaio. Come fummo grati a Geova per la sua protezione!
Comunque, quell’ultima notte trascorsa nel bosco di Crivitz fu tutt’altro che pacifica. Mentre i combattimenti si avvicinavano, le SS furono prese dal panico. Alcune guardie si dileguarono nella notte, mentre altre nascosero armi e divise e indossarono l’uniforme a strisce di prigionieri deceduti. Quelle che vennero riconosciute furono uccise da prigionieri che avevano scoperto le armi nascoste. La confusione era indescrivibile! Gli uomini correvano qua e là, e proiettili e granate volavano dappertutto. Ma noi Testimoni rimanemmo uniti e sopravvivemmo alla tempesta sotto la protettiva mano di Geova fino al mattino seguente.
Esprimemmo la nostra gratitudine a Geova con una Risoluzione adottata il 3 maggio 1945. Avevamo percorso a piedi quasi 200 chilometri in dodici giorni. Dei 26.000 prigionieri partiti dal campo di concentramento di Sachsenhausen in quella “marcia della morte” ne erano sopravvissuti poco più di 15.000. Eppure tutti e 230 i Testimoni che avevano lasciato il campo erano rimasti in vita. Che meravigliosa liberazione!
ANCORA IN MARCIA
Il 5 maggio 1945 incontrai le truppe americane, e il 21 maggio ero di nuovo a casa, ad Harnes, nella Francia settentrionale. Ero sopravvissuto alla “marcia della morte” e condividevo senz’altro i sentimenti espressi dal re Davide nel Salmo 23:4: “Benché io cammini nella valle della profonda ombra, non temo nulla di male, poiché tu sei con me; la tua verga e il tuo bastone son le cose che mi confortano”.
La “marcia della morte” da Sachsenhausen fu solo una tappa del viaggio attraverso l’attuale sistema di cose verso il traguardo della vita. Da allora ho avuto molte soddisfazioni nell’annunciare la “buona notizia”. La mia preghiera è che, come Geova mi ha concesso di sopravvivere a quella terribile marcia, io possa continuare a camminare, con mia moglie e i nostri tre figli, nella strada stretta che conduce alla vita evitando le trappole sia a destra che a sinistra. — Matt. 7:13, 14; Isa. 30:20, 21.
____________________________________________________________________________
[Modificato da EverLastingLife 30/12/2016 15:09] |
|
03/10/2016 10:08 |
|
|
10) Nancy Yuen (anni '30? - 2007)
[IMG]http://i62.tinypic.com/15p3cxs.png[/IMG]
theworldnewsmedia.org
paese: Cina
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Torre di Guardia 1/1/80 pagg. 4-7
_____________________________________________________________________
Parlando di persecuzione religiosa, i testimoni di Geova sono principalmente noti per l'opposizione del regime nazifascita, sotto il quale 'vantano' il maggior numero di vittime in assoluto. Nancy Yuen è un fulgido esempio - forse il più conosciuto - di un diverso, ma non meno drammatico, tipo di persecuzione, quella di tanti fratelli e sorelle cinesi sotto il potere comunista. La sua storia si incrocia con quella dei missionari statunitensi Harold King e Stanley Jones, a loro volta a lungo detenuti in Cina per la loro tenace opera di proselitismo, totalmente avversa al sistema.
Il missionario testimone di Geova Harold King, che insieme Stanley Jones (entrambi diplomati
di Galaad) predicò in Cina dal 1947 al 1958. In quell'anno i due furono arrestati e
condannati rispettivamente a 5 e 7 anni di carcere, quindi liberati ed espulsi dal paese.
[IMG]http://i61.tinypic.com/2z9l9ps.jpg[/IMG]
steveslimm.com
Jones conosce Nancy Yuen verso il 1950 durante la testimonianza di casa in casa. La Yuen compie un rapido progresso verso il battesimo e si dedica a sua volta all'evangelizzazione, sottoponendosi al rischio di arresti e maltrattamenti, che arrivano puntualmente. Fra il 1956 ed il 1978 viene arrestata dozzine di volte, rinchiusa in isolamento, messa al centro di processi-farsa che si concludevano anche con una pena capitale, assoggettata a torture (che le lasciarono dei segni permanenti sulle braccia), a interrogatori estenuanti e a varie umiliazioni, come quella di essere costretta a sfilare lungo le strade della città insieme a dei delinquenti comuni con al collo un cartello con l'elenco dei suoi 'crimini'. Solo nel gennaio 1979, dopo 26 anni di allontanamento forzato dalla sua famiglia, venti dei quali trascorsi nelle dure prigioni di Shangai, Chinshang e altre località, poté riunirsi ai suoi cari (il marito, che non condivise mai la sua fede, e quattro figli).
Un'immagine del dittatore Mao Tse-tung, presidente del Partito Comunista in Cina,
sotto il cui regime (1943-1976) fu perseguitata la sorella Yuen insieme a centinaia
di altri conservi. Nancy Yuen fu definitivamente liberata due anni dopo la morte di Mao.
[IMG]http://i59.tinypic.com/mb1umg.jpg[/IMG]
granitestudio.org
____________________________________________________________________________
La commovente vicenda di Nancy Yuen è ricordata in moltissime pagine della Rete; l'Organizzazione dedicò a questa eroica figura femminile il numero del primo gennaio 1980 della Torre di Guardia (italiano). Eccone la copertina (l'edizione inglese era datata 15 luglio 1979):
[IMG]http://i62.tinypic.com/20ibfp5.jpg[/IMG]
Si riporta di seguito la succitata esperienza .
Esperienza di Nancy Yuen (Torre di Guardia del 1/1/1980 pagg. 4-7) - CLICCA PER VISUALIZZARE
Libera! Dopo vent’anni di prigione
Narrato da Nancy Yuen
Il corrispondente di “Svegliatevi!” a Hong Kong scrive:
Per la nostra famiglia alla filiale della Watch Tower Bible and Tract Society a Hong Kong non è una novità avere visitatori dall’estero. Ma quella di giovedì 15 febbraio 1979 era proprio un’occasione speciale. L’ospite era Nancy Yuen, una fedele testimone di Geova appena uscita dalla Cina dopo vent’anni di prigione. “Sono felicissima di essere con voi. Ho trovato la mia famiglia”, disse.
Sapevamo tutti di Nancy Yuen e della sua fedele condotta, ma ora era con noi di persona e potevamo sentire la sua storia direttamente da lei. Cominciò risalendo al 1949, ed ecco ciò che raccontò:
ERA circa trent’anni fa quando Stanley Jones, missionario della Watch Tower, venne per la prima volta a casa nostra a Shanghai, in Cina. A quel tempo ero già sposata e avevo due bambini. Il messaggio che egli portava, riguardo a Geova Dio e al Suo proposito per l’umanità, suscitò in me notevole interesse.
Fui battezzata nel 1950 e continuai a studiare diligentemente per accrescere la mia conoscenza e il mio intendimento. Sono molto contenta di aver preso così seriamente le mie responsabilità cristiane in quei primi anni, perché se non l’avessi fatto non sarei mai stata in grado di resistere alle prove che mi attendevano.
Nel 1954 i bambini erano diventati quattro e io partecipavo attivamente alla predicazione della buona notizia del regno di Geova. Agli inizi del 1956, il governo comunista controllava già saldamente Shanghai. Cominciammo a ricevere avvertimenti di smettere la nostra predicazione e limitare le nostre attività alla Sala del Regno. Comunque, sentivo di dover adempiere l’incarico datoci da Dio di predicare, per cui continuai a partecipare all’opera di porta in porta.
Fui più volte arrestata e trattenuta per gli interrogatori, essendo fermata a volte per cinque ore e altre per tre giorni. Nel frattempo, poiché nel 1953 mio marito si era trasferito a Hong Kong, feci domanda per ottenere il permesso di raggiungerlo. Le autorità dissero che mi avrebbero concesso il visto d’espatrio a condizione che smettessi di predicare. Rifiutai di smettere e di conseguenza non ottenni il visto.
I funzionari comunisti erano esasperati dalla mia ferma determinazione di continuare a predicare. Durante uno degli interrogatori mi dissero che ero la persona più cocciuta di tutta la Cina. Poi, alla fine del 1956, dopo essere stata arrestata sei volte per aver predicato, fui nuovamente fermata quando un uomo avvertì le autorità che stavo predicando di casa in casa. Questa volta non fui rilasciata.
IN PRIGIONE
Ero cresciuta in una famiglia felice e avevo io stessa la mia giovane famiglia. Ora mi trovavo separata da tutti loro, ammanettata e seduta in una cella buia. Scoppiai in lacrime. Mi sentivo così debole e impotente! Sembrava non esserci via d’uscita. Ben presto mi vennero in mente versetti biblici secondo cui Geova è “l’Iddio d’ogni conforto”, che rafforza i suoi servitori. (2 Cor. 1:3, 4) Fu allora che mi rivolsi a lui pregando con tutto il cuore.
Da allora in poi parlai regolarmente a Geova in preghiera e così, giorno dopo giorno, mi sentivo sempre più forte. Poiché le guardie avevano notato che pregavo tenendo le mani di fronte a me, specialmente all’ora dei pasti, mi misero le mani dietro la schiena e mi ammanettarono sopra i gomiti per tre giorni, finché le braccia e le mani divennero piuttosto gonfie. Ovviamente questo non mi impedì di pregare. Ma ancora oggi si possono vedere quei segni sopra i gomiti.
Rimasi in prigione per quattro anni, durante i quali fui costantemente interrogata. Volevano che tradissi i due fratelli missionari e dicessi che la Watch Tower Bible and Tract Society era un agente dell’imperialismo. Ma non cedetti. Sfruttai quelle opportunità per dare testimonianza ai funzionari e dir loro ciò che insegna la Parola di Dio. Un funzionario disse che aveva avuto a che fare con tutti i vari gruppi religiosi, e che tutti avevano fatto compromesso. Egli ammirava il mio coraggio e il mio zelo. Disse: “È proprio un peccato che tu non sia stata convertita al comunismo prima d’essere convertita al cristianesimo, perché il nostro partito ha bisogno di gente veramente convinta come te”. Nel 1960 fui condannata a dieci anni di reclusione, da scontare a partire dal mio arresto nel 1956.
Nel 1961 fui trasferita a un campo di lavoro in campagna, e lì ebbi opportunità di parlare della “buona notizia” ad altri detenuti. Non smisi mai di predicare e, col tempo, divenni più audace. Una volta predicai a un gruppo di dodici persone, che ascoltarono attentamente. La cosa non passò inosservata. Fui rinchiusa nel carcere provinciale, dopo di che aggiunsero altri due anni alla mia condanna iniziale. Quei dodici anni passarono presto.
RILASCIO E RITORNO IN PRIGIONE
Nel 1968 fui rilasciata dal campo di lavoro, sebbene non fossi libera di andare dove volevo. Ora potevo lavorare e avevo uno stipendio di circa 8.000 lire al mese. In questo periodo mi fu concesso di trasferirmi da un gruppo di lavoro a un altro e mia madre si trasferì nella stessa zona per starmi vicino.
Essendo ora libera di spostarmi da un luogo all’altro, cominciai un viaggio che mi portò in diverse città, incluse Anching, Hangchow, Nanchino e Shanghai. Andai a trovare amici e parenti e parlai delle verità del Regno a loro e a tutti i conoscenti che mi presentavano. Passò quasi un anno e feci nuovamente domanda per lasciare la Cina e riunirmi a mio marito a Hong Kong. Per ottenere il permesso, mi fu detto di tornare nel distretto di Chinsang, dove avevo lavorato e dove viveva mia madre. Ma prima di arrivare a Chinsang fui arrestata, portata a un posto di polizia e trattenuta per dieci giorni. La polizia interrogò due famiglie cui avevo predicato. Il risultato fu che mi rimandarono a Chinsang e mi rimisero in prigione dopo un periodo di libertà durato due anni.
PROCESSO PUBBLICO
Ero di nuovo sottoposta a continui interrogatori. Il capo della polizia mi accusò di testardaggine e mi disse che avrei fatto meglio a confessare tutti i miei “crimini”, altrimenti sarebbero stati guai. Gli raccontai tutto ciò che avevo detto quando avevo parlato agli altri e lo feci in modo da dargli una buona testimonianza in merito al regno di Dio e al prossimo nuovo ordine di cose. Spiegai chiaramente al capo della polizia che tutti i governi devono lasciare il posto al regno di Dio. (Dan. 2:44) Prese attentamente nota di tutto.
Mi fecero quindi sfilare lungo le strade insieme con nove detenuti di sesso maschile. I loro reati andavano dal furto all’omicidio e alla violenza carnale. Ciascuno di noi portava addosso un cartello con l’elenco dei propri crimini. Poi, di fronte a un migliaio di persone nel vasto cortile di una scuola, il capo della polizia lesse al microfono i miei “crimini”, che vennero diffusi dagli altoparlanti. Lesse tutto quello che avevo detto. Fui lieta di vedere che in effetti, in quella città, era riuscito a dare testimonianza a più persone lui che io.
In seguito seppi che le indagini relative alla mia attività di predicazione avevano implicato più di cento persone in nove diverse province. Un funzionario aveva detto che ero una persona estremamente cocciuta, irriformabile, e che quindi dovevo essere condannata a morte. Ma un funzionario di grado molto più alto non era d’accordo, e quindi fui nuovamente condannata, questa volta a vent’anni di prigione.
Ogni giorno, per i successivi quattro anni, si ripeté la solita routine. Mi facevano uscire dalla cella il mattino presto per lavare la biancheria e fare il bagno. Poi tornavo in cella e vi rimanevo fino alla sera, quando venivo fatta di nuovo uscire brevemente per raccogliere la biancheria. Quindi mi richiudevano in cella per la notte.
Il 1° novembre 1978 giunse parola che avrei potuto lasciare la Cina e riunirmi a mio marito a Hong Kong. Fu così che alla fine del gennaio 1979 mio marito, io e i nostri quattro figli eravamo nuovamente assieme come famiglia, per la prima volta dopo ventisei anni!
GEOVA MI HA SOSTENUTA
La vita in prigione e nel campo di lavoro era molto rigida, sebbene avessi sempre a sufficienza da mangiare e di che coprirmi. La dieta era composta principalmente di riso e verdure; la carne veniva data circa quattro volte l’anno. Era una dieta sana, e fui in grado di mantenermi in buone condizioni fisiche. Tenevo la mente occupata rammentando versetti e verità bibliche appresi nei primi anni. Cercavo sempre le occasioni per parlare ad altri della mia speranza, e questo mi permetteva di mantenermi occupata e felice.
In tutte le prove, non mi sentii mai abbandonata. Pregavo regolarmente per essere sempre guidata nel prendere la decisione giusta. Pregavo per avere la forza e il coraggio di sopportare. Dopo aver pregato, mi sentivo sempre rassicurata che non avevo commesso un errore e che la condotta intrapresa era quella giusta. Posso veramente dire che la preghiera mi ha aiutata ad avvicinarmi a Geova, facendomi sentire così vicina a lui che a volte mi sembrava quasi di poterlo vedere. Molte volte rammentai la promessa di Isaia 66:2, che Dio guarda “a chi è afflitto e contrito di spirito”. Questo mi fu sempre fonte di forza e di grande conforto.
Alla domanda se avesse trovato difficile sopportare i continui interrogatori da parte di funzionari e poliziotti, Nancy Yuen rispose:
Dapprima mi ci volle un po’ ad abituarmici. Ma una volta entrata nell’ordine di idee dettato dalla situazione, non fu poi così difficile. È molto importante vedere le cose nel modo giusto. I primi tempi che ero in prigione mi ricordai delle parole di Gesù riportate in Luca 21:14, 15: “Decidete perciò nel vostro cuore di non provare in anticipo come fare la vostra difesa, poiché vi darò una bocca e una sapienza, a cui tutti i vostri oppositori insieme non potranno resistere né contraddire”. Imparai perciò a non preoccuparmi mai degli interrogatori. Li consideravo opportunità di dare testimonianza ai funzionari. Avevo sempre qualcosa da dire loro su Geova Dio e il suo proposito per il genere umano, e sembrava che mi venisse sempre in mente la scrittura adatta all’occasione.
Quali sono i suoi sentimenti, ripensando ai vent’anni trascorsi in prigione? Ci risponde:
Ne è valsa senz’altro la pena e sono grata al mio Dio, Geova, dell’opportunità avuta di mostrargli il mio amore e la mia devozione. Come riporta Matteo 13:45, 46, Gesù paragonò il Regno a un commerciante viaggiatore che cercava perle eccellenti. Trovatane una di grande valore, vendette tutto ciò che aveva e la comprò. Io ho dovuto rinunciare a tutto, anche ai miei bambini, per essere leale al mio Dio. Geova non mi ha in alcun modo abbandonata. Mi ha sostenuta e ha avuto cura della mia famiglia in maniera meravigliosa.
Alla domanda se avesse qualche buon consiglio da dare ai suoi conservi cristiani, Nancy Yuen, dopo aver riflettuto, rispose:
Non siate mai apprensivi o timorosi per le prove che potreste dover affrontare. Dobbiamo tutti aspettarci prove di un tipo o dell’altro. Ci fanno bene. Ci disciplinano e ci raffinano, e mostrano che specie di cristiani siamo veramente. Le prove rivelano quanto è forte la nostra fede e dove ha bisogno d’essere rafforzata. Come risultato delle mie prove, oggi mi sento molto più forte nella fede. Perciò non abbiate mai paura. In molte occasioni ho tratto grande conforto dalle parole dell’apostolo Pietro di ‘gettare su Geova tutte le nostre ansietà, perché egli ha cura di noi’. (1 Piet. 5:6, 7) Potete fare la stessa cosa anche voi.
L’esempio di perseveranza e di lealtà di questa devota sorella ci incoraggia e rafforza la nostra fede. Per oltre due decenni i testimoni di Geova di tutto il mondo hanno ricordato a Geova Dio in preghiera i loro cari fratelli e sorelle della Cina. Ora apprendiamo in prima persona in che modo egli ne ha amorevolmente avuto cura fino a questo momento.
Nancy Yuen visitò la filiale della Watch Tower Society a Hong Kong il 15 febbraio 1979, assisté alla sua prima adunanza cristiana dopo ventidue anni il 16 febbraio, e il 17 febbraio andò di nuovo ad annunciare il regno di Dio di casa in casa con i suoi fratelli. Ci sentiamo spinti a ringraziare Geova per tali moderni esempi di fedeltà, che incoraggiano tutti i veri cristiani a rimanere leali al loro Dio, Geova.
____________________________________________________________________________
[Modificato da EverLastingLife 22/02/2017 21:32] |
|
30/12/2016 15:00 |
|
|
11) Antonio Gargallo Mejía (1918 - 1937)
[IMG]http://i66.tinypic.com/2hfmnpj.jpg[/IMG]
mundohistoria.org
paese: Spagna
Riferimento nella letteratura Watch Tower: nessuno noto
_____________________________________________________________________
Quella che vedete qui sopra è l'unica immagine pubblicamente reperibile di Antonio Gargallo Mejía, vero e proprio eroe del martirio e della resistenza all'opposizione violenta in nome della fede (è considerato il primo obiettore di coscienza dichiarato della sua nazione), il cui incondizionato coraggio, che lo condusse giovanissimo alla fucilazione, non può che commuovere.
Era nato a Madrid nel 1918, figlio di un funzionario carcerario di stanza a Jaca. Antonio conosce i testimoni di Geova e si converte ufficialmente a tale fede nel 1936 con il battesimo nel fiume Ebro. Lascia il suo lavoro (aveva studiato da geometra, ma faceva l'operaio in una panetteria) per dedicarsi a tempo pieno alla predicazione. Nel 1937, ad un anno dall'inizio della sanguinosa Guerra Civile Spagnola, viene cooptato per l'arruolamento nelle truppe di Francisco Franco. Al momento del giuramento alla bandiera, dichiara che la sua coscienza cristiana pacifica e neutrale gli impedisce di imbracciare le armi, il che gli costa l'immediato arresto. Nel corso di un inutile tentativo di fuga in Francia, viene catturato a Canfranc il 17 agosto e riportato a Jaca. Durante il processo militare gli viene intimato senza mezzi di termini di decidere fra l'arruolamento nell'esercito franchista o essere passato per le armi. Verrà fucilato il giorno dopo: non aveva ancora vent'anni. Le testimonianze oculari della sua esecuzione dicono che Gargallo Mejía, nel momento della morte, cantava lodi a Dio.
____________________________________________________________________________
La mattina dell'esecuzione, Gargallo Mejía scrisse una struggente lettera alla madre e alla sorella, che non condividevano la sua fede e che, del resto, non l'avrebbero mai letta, dato che il manoscritto è rimasto per decenni negli archivi militari e solo di recente è stato reso disponibile ed è ora facilmente reperibile anche sulla Rete. Esso dice fra l'altro (traduzione mia):
Mi hanno imprigionato, senza neppure ascoltarmi, mi hanno condannato a morte, e stasera cesserò di vivere sulla Terra. Non piangete e non vi affliggete, perché ho obbedito a Dio. Dopo tutto manca poco: se Dio vuole, passerò ad una nuova vita e migliore. [...] Sarò sereno finché arriverà il mio momento. Ricevete l'ultimo abbraccio da questo vostro figlio e fratello che vi ama veramente.
L'ultima pagina della lettera in originale scritta da Antonio Gargallo Mejía
il giorno della sue esecuzione (l'intero manoscritto, composto da 4 pagine, si può trovare qui).
[IMG]http://i64.tinypic.com/29bdn38.png[/IMG]
In anni recenti la vicenda di Gargallo Mejía, per lungo tempo dimenticata, è venuta alla luce e ha avuto una capillare diffusione. Ecco alcune fonti che ne parlano:
Giornale El Mundo:
www.elmundo.es/especiales/espana/guerra-civil/relatos/01_antonio_garga...
Giornale El Periódico de Aragón:
www.elperiodicodearagon.com/noticias/aragon/objetor-muerte_266...
Portale Amantes de la Historia:
amantesdelahistoria-aliado.blogspot.it/2012/09/hoy-voy-hablar-de-otropersonaje-p...
Se ne parla inoltre in un gran numero di libri, come (a puro titolo di esempio) in Jehovah's Witnesses in Europe: Past and Present, di Gerhard Besier,Katarzyna Stokłosa, Los otros mártires: Las religiones minoritarias en España desde la Segunda República a nuestros días, di Marta Velasco Contreras, e Un protestante en la España de Franco, di Juan Antonio Monroy.
____________________________________________________________________________
[Modificato da EverLastingLife 30/12/2016 15:11] |
|
22/02/2017 22:43 |
|
|
12) Ruth Danner (1933 - 2012)
[IMG]http://i64.tinypic.com/kasllu.jpg[/IMG]
collections.ushmm.org
paese: Francia
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Torre di Guardia 15/6/09 pagg. 3-6
_____________________________________________________________________
Una deportata francese del regime nazionalsocialista germanico piuttosto nota nel suo paese, un emblema dell'oppressione umana il cui esempio di abnegazione e di perseveranza è stato preso spesso a riferimento. I genitori della Danner, residenti nella Lorena, erano diventati testimoni di Geova nella seconda metà degli anni '20, un decennio prima che la Germania occupasse la regione obbligandone gli abitanti ad iscriversi al partito. Il rifiuto di farlo e di lavorare in alcun modo per il regime esitò in un intransigente accanimento nei riguardi della famiglia Danner. La piccola Ruth fu avversata senza pietà nell'ambiente scolastico: umiliata e intimorita in vari modi (percosse fisiche incluse) e ripetutamente espulsa, fu costretta di fatto ad interrompere la scuola nel 1943, allorquando la famiglia fu prelevata con la forza dal suo appartamento per essere deportata ad Auschwitz.
Una foto di Ruth Danner da ragazzina.
[IMG]http://i68.tinypic.com/vcw3n7.jpg[/IMG]
prisons-cherche-midi-mauzac.com
Nel campo di concentramento Ruth Danner fu sottoposta ad angherie quali l'estirpazione delle unghie senza anestesia, costretta a dormire ammassata insieme a dozzine di altre persone di entrambi i sessi e di tutte le età e nutrita con cibo 'disgustoso e immangiabile'. Due anni dopo, e al termine di una marcia di 240 chilometri sotto la minaccia delle armi, le sue sofferenze avrebbero visto la fine per l'improvvisa fuga delle SS incalzate dalle forze alleate.
Fu solo a quel punto della sua esistenza che Ruth Danner, tornata in patria 'sporca e piena di pidocchi', ma viva per miracolo, poté battezzarsi. Nel 1953 si diplomò alla Scuola di Galaad e fu assegnata a Parigi insieme ad una compagna di servizio. La vita le avrebbe riservato altre sorprese (anche cattive: un matrimonio fallito dopo pochi anni), ma la conclusione della sua straordinaria esperienza autobiografica (si veda oltre in questa stessa scheda) non lascia dubbi: ' sono felice di aver visto la mano di Geova nella mia vita'.
____________________________________________________________________________
Pagina del sito dello United States Holocaust Memorial Museum con un'intervista alla sorella Danner, rilasciata nel 1994 (lingua francese).
collections.ushmm.org/search/catalog/irn508838
Trascrizione di un'altra intervista, in inglese.
collections.ushmm.org/oh_findingaids/RG-50.028.0009_tc...
Articolo del giornale La Dépêche del 9 maggio 2012 con la notizia della sua morte.
[IMG]http://i67.tinypic.com/34of3wz.jpg[/IMG]
La Danner è citata anche in letteratura, ad esempio nel libro The Jehovah's Witnesses and the Nazis: Persecution, Deportation, and Murder, di Michel Reynaud e Sylvie Graffard, (Copper Square Press, 2001) al capitolo 23, intitolato Two children of Alsace - Lorraine.
____________________________________________________________________________
L'organizzazione ha dedicato alla sorella Danner l'articolo biografico della Torre di Guardia del 15/6/2009, pagg. 3-6, che si riporta di seguito.
Esperienza di Ruth Danner (Torre di Guardia del 15/6/2009 pagg. 3-6) - CLICCA PER VISUALIZZARE
“Che cosa renderò a Geova?”
Narrato da Ruth Danner
Con un pizzico di ironia, la mamma diceva che il 1933 era stato un anno catastrofico: il papa lo aveva dichiarato Anno Santo, Hitler era salito al potere e . . . ero nata io!
I MIEI genitori vivevano a Yutz, in Lorena, regione storica della Francia poco distante dal confine con la Germania. Nel 1921 la mamma, una cattolica devota, sposò mio padre, che era protestante. Helen, la mia sorella maggiore, nacque nel 1922, e i miei genitori la battezzarono col rito cattolico.
Un giorno del 1925 papà ricevette una copia in tedesco del libro L’Arpa di Dio. Leggendolo si convinse di aver trovato la verità. Scrisse agli editori, che lo misero in contatto con i Bibelforscher, come erano conosciuti allora i testimoni di Geova in Germania. Papà iniziò immediatamente a parlare ad altri di ciò che aveva scoperto. La mamma non ne fu affatto contenta. “Fai tutto quello che vuoi”, gridava in quel suo tedesco colorito, “ma non andare con quei Bibelforscher!” Ma papà aveva deciso, e nel 1927 si battezzò.
La nonna materna iniziò allora a fare pressione sulla mamma perché divorziasse. Un giorno, a messa il prete avvertì i parrocchiani di “stare alla larga dal falso profeta Danner”. Al ritorno dalla messa la nonna gettò dal piano superiore di casa nostra un pesante vaso di fiori contro papà. Lo colpì a una spalla, mancando per un soffio la testa. Questo episodio portò la mamma a pensare: ‘Una religione che trasforma le persone in assassini non può essere giusta’. Iniziò a leggere le pubblicazioni dei testimoni di Geova. Presto si convinse di aver trovato la verità, e nel 1929 si battezzò.
I miei genitori fecero tutto il possibile perché io e mia sorella considerassimo Geova una persona reale. Ci leggevano racconti biblici e poi ci chiedevano perché i personaggi si erano comportati in quel modo. In quel periodo papà si rifiutò di lavorare la notte o di fare i turni di sera, anche se questa decisione significò guadagnare molto meno. Voleva avere tempo per le adunanze cristiane, per il ministero e per lo studio con noi figlie.
Si avvicinano tempi brutti
I miei genitori erano soliti ospitare sorveglianti viaggianti e beteliti provenienti da Svizzera e Francia, che ci raccontavano delle difficoltà che i fratelli stavano affrontando in Germania, a pochi chilometri da casa nostra. Il governo nazista deportava i testimoni di Geova nei campi di concentramento e portava via i bambini ai genitori Testimoni.
I nostri genitori avevano preparato me ed Helen ad affrontare le prove che ci attendevano. Ci aiutarono a memorizzare versetti biblici che ci sarebbero serviti di guida. Ad esempio ci dicevano: “Se non sapete cosa fare, pensate a Proverbi 3:5, 6. Se avete paura delle difficoltà a scuola, usate 1 Corinti 10:13. Se siete lontane da noi, ripetete Proverbi 18:10”. Imparai a memoria i Salmi 23 e 91 e riposi fiducia in Geova e nella sua costante protezione.
Nel 1940 la Germania nazista annetté l’Alsazia-Lorena, e il nuovo regime obbligava tutti gli adulti a iscriversi al partito nazista. Mio padre si rifiutò, e la Gestapo minacciò di arrestarlo. Quando la mamma non accettò di cucire uniformi militari, la Gestapo iniziò a minacciare anche lei.
La scuola diventò un inferno. Ogni giorno le lezioni iniziavano con una preghiera per Hitler, il saluto “Heil Hitler” e l’inno nazionale con il braccio destro teso. I miei genitori mi aiutarono a educare la mia coscienza invece di vietarmi di fare il saluto nazista. In questo modo la decisione di non farlo fu mia. Gli insegnanti mi diedero ceffoni e minacciarono di espellermi. Una volta, all’età di sette anni, dovetti stare in piedi di fronte a tutti e 12 gli insegnanti della scuola. Cercarono di costringermi a fare il saluto nazista. Nonostante tutto, con l’aiuto di Geova fui inamovibile.
Un’insegnante iniziò a fare leva sui miei sentimenti. Mi disse che ero una brava studentessa, che le piacevo molto e che le sarebbe molto dispiaciuto se mi avessero espulso. Mi suggerì: “Non devi stendere il braccio. Basta che lo sollevi un po’. E non devi dire: ‘Heil Hitler!’ È sufficiente che muovi le labbra e fai finta”.
Quando lo raccontai alla mamma, lei mi ricordò l’episodio biblico dei tre giovani ebrei di fronte all’immagine fatta erigere dal re di Babilonia. “Cosa era stato ordinato loro di fare?”, mi chiese. “Di inchinarsi”, risposi. “Sarebbe stato giusto se, nel momento in cui dovevano inchinarsi di fronte all’immagine, si fossero chinati per legarsi i sandali? Devi decidere tu. Fai quello che pensi sia giusto”. Come Sadrac, Mesac e Abednego, decisi di essere leale solo a Geova. — Dan. 3:1, 13-18.
Gli insegnanti mi espulsero varie volte da scuola e minacciarono di portarmi via dai miei genitori. Ero molto inquieta, ma mio padre e mia madre continuarono a incoraggiarmi. Prima che uscissi di casa per andare a scuola, la mamma diceva una preghiera con me, affidandomi alla protezione di Geova. Sapevo che egli mi avrebbe rafforzato perché rimanessi incrollabile nella verità. (2 Cor. 4:7) Papà mi disse che se la pressione diventava insostenibile non dovevo aver paura di tornare a casa. “Ti vogliamo bene. Sarai sempre nostra figlia”, disse. “La questione è tra te e Geova”. Quelle parole rafforzarono in me il desiderio di mantenere l’integrità. — Giob. 27:5.
La Gestapo veniva spesso a casa per cercare pubblicazioni dei Testimoni e per interrogare i miei genitori. Portavano via la mamma per ore e prelevavano papà e mia sorella dal posto di lavoro. Quando tornavo da scuola non sapevo mai se avrei trovato la mamma a casa. A volte una vicina mi diceva: “Hanno portato via la tua mamma”. Allora mi nascondevo in casa e pensavo: ‘La staranno torturando? La rivedrò?’
Deportati
Il 28 gennaio 1943 la Gestapo ci svegliò alle tre e mezzo di notte. Ci venne detto che, se ci iscrivevamo tutti al partito nazista, non saremmo stati deportati. Avevamo tre ore per prepararci. La mamma era già pronta per una situazione del genere: aveva messo nei nostri zaini un cambio di abiti e una Bibbia, quindi impiegammo quel tempo per pregare e incoraggiarci. Papà ci ricordò che ‘niente avrebbe potuto separarci dall’amore di Dio’. — Rom. 8:35-39.
La Gestapo tornò. Non dimenticherò mai l’anziana sorella Anglade che ci salutava con le lacrime agli occhi. Ci portarono alla stazione ferroviaria di Metz. Dopo tre giorni di treno arrivammo a Kochłowice, un campo satellite del complesso di Auschwitz, in Polonia. Due mesi dopo fummo trasferiti a Gliwice, in un convento trasformato in campo di lavoro. I nazisti ci dissero che, se avessimo firmato un documento con il quale rinunciavamo alla nostra fede, ci avrebbero rilasciato e restituito i nostri beni. Quando mio padre e mia madre rifiutarono, i soldati dissero: “Non tornerete mai più a casa”.
A giugno fummo trasferiti a Świętochłowice, dove iniziai a soffrire di mal di testa che ancora mi affliggono. Presi un’infezione alle dita, e un dottore mi tolse diverse unghie senza anestetico. La nota positiva era che il mio compito di sbrigare le commissioni per le guardie spesso mi portava dal fornaio, dove una signora mi dava qualcosa da mangiare.
Fino a quel momento eravamo rimasti separati dagli altri prigionieri. Nell’ottobre 1943 fummo mandati in un campo a Ząbkowice. Dormivamo su letti a castello in una soffitta insieme a una sessantina di uomini, donne e bambini. Le SS facevano in modo di darci cibo disgustoso e quasi immangiabile.
Nonostante le difficoltà non rinunciammo mai alla nostra speranza. Avevamo letto nella Torre di Guardia della grande opera di predicazione che sarebbe stata compiuta dopo la guerra. Quindi sapevamo perché stavamo soffrendo e che presto le nostre traversie sarebbero finite.
Dalle notizie dell’avanzata degli Alleati capimmo che i nazisti stavano perdendo la guerra. Agli inizi del 1945 le SS decisero di sgombrare il campo. Il 19 febbraio iniziammo una marcia forzata di quasi 240 chilometri. Dopo quattro settimane arrivammo a Steinfels, in Germania, dove le guardie ammassarono i prigionieri in una miniera. Molti di noi pensarono che ci avrebbero ucciso. Ma quel giorno arrivarono gli Alleati: le SS fuggirono ed ebbe fine il nostro incubo.
Raggiungo le mie mete
Il 5 maggio 1945, dopo quasi due anni e mezzo, tornammo a casa a Yutz, sporchi e pieni di pidocchi. Non ci eravamo cambiati i vestiti da febbraio, così decidemmo di bruciarli. Ricordo che mia madre ci disse: “Questo è il giorno più bello della nostra vita. Non abbiamo niente. Anche i vestiti che indossiamo non sono nostri. Ma siamo tornati tutti e quattro fedeli. Non abbiamo fatto compromessi”.
Dopo tre mesi di convalescenza in Svizzera tornai a scuola senza più paura di essere espulsa. Ora potevamo incontrarci con i nostri fratelli spirituali e predicare liberamente. Il 28 agosto 1947, a 13 anni, simboleggiai pubblicamente il voto che anni prima avevo fatto a Geova. Papà mi battezzò nella Mosella. Volevo diventare immediatamente pioniera, ma papà insisté perché imparassi un mestiere. Imparai quindi a fare la sarta. Nel 1951, a 17 anni, fui nominata pioniera e andai a servire nella vicina Thionville.
Quell’anno partecipai a un’assemblea a Parigi e feci domanda per il servizio missionario. Non avevo l’età minima richiesta, ma il fratello Nathan Knorr disse che avrebbe tenuto la mia domanda “per il futuro”. Nel giugno 1952 fui invitata a frequentare la 21a classe della Scuola di Galaad (Watchtower Bible School of Gilead) a South Lansing, nello stato di New York.
Da Galaad in poi
Che esperienza! Trovavo difficile parlare in pubblico nella mia lingua, figuriamoci ora che dovevo parlare in inglese. Ma gli insegnanti mi sostennero amorevolmente. Un fratello mi diede il soprannome “sorriso del Regno” per via del sorriso che mi si dipingeva sul volto per la timidezza.
Il conferimento dei diplomi ebbe luogo il 19 luglio 1953 allo Yankee Stadium di New York, e venni assegnata a Parigi con Ida Candusso (in seguito Seignobos). Predicare ai parigini benestanti mi intimoriva, ma riuscii a studiare con diverse persone umili. Nel 1956 Ida si sposò e si trasferì in Africa, mentre io restai a Parigi.
Nel 1960 sposai un fratello della Betel, e servimmo come pionieri speciali a Chaumont e Vichy. Cinque anni dopo contrassi la tubercolosi e dovetti smettere di fare la pioniera. Ero molto giù perché sin da bambina avevo avuto la meta di intraprendere il servizio a tempo pieno e continuarlo. Qualche tempo dopo, mio marito mi lasciò per un’altra donna. Il sostegno dei miei fratelli e sorelle spirituali mi aiutò durante quegli anni bui, e Geova continuò a portare il mio carico. — Sal. 68:19.
Ora vivo a Louviers, in Normandia, vicino alla filiale francese. Nonostante i problemi di salute, sono felice di aver visto la mano di Geova nella mia vita. L’educazione che ho ricevuto mi aiuta ancora oggi a mantenere il giusto spirito. I miei genitori mi hanno insegnato che Geova è una Persona reale che posso amare, con cui posso parlare e che risponde alle mie preghiere. Sento particolarmente mie le parole del salmista: “Che cosa renderò a Geova per tutti i suoi benefici verso di me?” — Sal. 116:12.
[Modificato da EverLastingLife 23/02/2017 05:58] |
|
24/02/2017 20:38 |
|
|
INTERMEZZO (schede brevi)
- PARTE PRIMA -
Gli intermezzi di questa serie raccolgono i testimoni di Geova perseguitati dei quali ci limitiamo a fare solo qualche cenno, dedicandovi una breve scheda biografica. La ragione per cui si preferisce includere un individuo nell'intermezzo, anziché nell'elenco principale, viene indicata fra parentesi all'inizio di ciascun intervento, ma di solito risiede nell'indisponibilità di una foto in primo piano di buona qualità.
(Questa lista sarà arricchita con il tempo).
1) JOHANN NOBIS (manca l'immagine del profilo). Austriaco, di umili origini contadine, nel novembre del 1939 fu condannato a morte per essersi rifiutato di prestare giuramento al Reich. La sentenza fu eseguita due mesi più tardi. La vicenda di Nobis (che fu giustiziato insieme a suo fratello Matthias e ad altri quattro fratelli cristiani) è considerata oggi fra le più commoventi della storia dell'opposizione al nazionalsocialismo tedesco; su invito di Andreas Maislinger, fondatore dell' Austrian Holocaust Memorial Service, il noto artista Gunter Demnig ha installato nel selciato stradale davanti alla casa natale dei fratelli Nobis a Sankt Georgen uno stolperstein (= 'pietra d'inciampo'), monumento celebrativo (realizzato in pietra e ottone) dedicato alle vittime del regime di Hitler. Sembra che l'Organizzazione non abbia mai citato il fratello Nobis nella sua letteratura.
Lo stolperstein dedicato a Johann Nobis
ed il suo creatore, il berlinese Gunter Demnig.
[IMG]http://i60.tinypic.com/2zpr293.jpg[/IMG]
en.wikipedia.org
[IMG]http://i57.tinypic.com/10ifnl3.jpg[/IMG]
giessen-server.de
2) ERNEST BEAVOR (manca l'immagine del profilo). Questo testimone di Geova inglese, un ex-fotoreporter benestante, si convertì nel 1939, proprio all'inizio della Seconda Guerra Mondiale, e iniziò da subito ad evangelizzare con grande sollecitudine, accettando di subire aggressioni e umiliazioni varie. Fu anche condannato a due anni di lavori forzati. Per il suo zelo era chiamato Armageddon Ernie. La sua esperienza è narrata nella Torre di Guardia del 1 settembre 1980, pagg. 8-11; è stato inoltre fuggevolmente citato nella Torre di Guardia del 1 febbraio 2001, pag. 15. Ma, a riprova della sua rilevanza nella storia dell'obiezione di coscienza, è citato anche in molte fonti esterne: per esempio è preso a riferimento nel sito dell'associazione pacifista Peace Pledge Union ( link) e in diversi libri storici (" These Strange Criminals": An Anthology of Prison Memoirs by Conscientious Objectors from the Great War to the Cold War, a pag. 178, del prof. Peter Brock dell'Università di Toronto; Conscientious Objectors of the Second World War: Refusing to Fight, di Ann Kramer, a pag. 145).
[Modificato da EverLastingLife 24/02/2017 22:39] |
|
02/06/2017 20:50 |
|
|
13) Narciso Riet (1908 - 1944 o 1945)
triangoloviola.it
paese: Italia
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Torre di Guardia 15/6/05 pag. 32
_____________________________________________________________________
Sembrerà un paradosso che a Narciso Riet, un coraggioso testimone di Geova italiano sacrificato al totalitarismo nazista sul finire del II conflitto mondiale e ricordato da varie fonti esterne, la letteratura ufficiale del movimento abbia dedicato solo un trafiletto di poche righe in un numero della Torre di Guardia del 2005. E' l'ennesima conferma della scarsa propensione della Watch Tower a farsi propaganda sfruttando le vittime dei regimi di tutte le età, che vengono oggi ricordate esclusivamente come esempi di fede e di abnegazione per i fedeli contemporanei.
Di seguito il riquadro in questione ( Torre di Guardia 15/06/2005 pag. 32):
“Perseguitato per la sua fede”
IN UN parco di Cernobbio, una cittadina dell’Italia settentrionale, è stato istituito un ‘Luogo della Memoria’ per commemorare le vittime di violazioni dei diritti umani. Una delle targhe è intitolata alla memoria di Narciso Riet. Nato in Germania da una famiglia italiana, Riet divenne testimone di Geova negli anni ’30 del secolo scorso. Sotto il regime nazista i testimoni di Geova furono perseguitati perché rifiutarono di porre Hitler al di sopra del vero Dio, Geova.
Riet faceva entrare copie della Torre di Guardia nei campi di concentramento. Quando la Gestapo se ne accorse lui fuggì a Cernobbio. Lì gli fu chiesto di tradurre La Torre di Guardia in italiano e di distribuirla ai compagni di fede che vivevano nelle vicinanze. La sua incessante attività non passò inosservata. Un ufficiale delle SS e i suoi uomini fecero irruzione in casa sua, lo arrestarono e confiscarono “il corpo del reato”: due Bibbie e qualche lettera. Riet fu deportato in Germania, rinchiuso nel campo di concentramento di Dachau e giustiziato poco prima della fine della seconda guerra mondiale. La targa esposta a Cernobbio ricorda che fu “perseguitato per la sua fede”.
Nei nostri giorni, la fede di Narciso Riet e di altre centinaia di Testimoni che furono vittime della persecuzione nazista incoraggia i cristiani a rimanere fedeli a Geova, l’unico in tutto l’universo a essere degno di adorazione. (Rivelazione 4:11) Gesù disse: “Felici quelli che sono stati perseguitati a causa della giustizia”. Dio ricorda le loro opere e li benedirà per la loro coraggiosa condotta. — Matteo 5:10; Ebrei 6:10.
Nato in Germania da genitori friulani, aveva conosciuto i testimoni di Geova in Italia negli anni '30, divenendo subito attivo come collaboratore e 'agente segreto' del movimento, dato che viaggiava per i territori occupati dal nazionalsocialismo tedesco e nei quali l'opera dei Testimoni era in clandestinità per diffondere la loro letteratura. Gli articoli venivano trasportati su microfilm e dattiloscritti e ciclostilati nei vari paesi. Anche nel 1943, allorquando, segnalato come 'oppositore del regime', fu costretto a fermarsi in Italia nella sua residenza di Cernobbio (CO), continuò a lavorare per rifornire di pubblicazioni le congregazioni dell'Italia centro-settentrionale. Di lì a poco venne scoperto e catturato dalla Gestapo, che lo ricondusse in Germania. Trascorse gli ultimi mesi di vita nel lager di Dachau. Il 23 novembre del 1944 fu condannato a morte a Berlino; trasferito a Brandeburgo, fu giustiziato probabilmente a Gardelegen fra la fine del 1944 e l'inizio del 1945.
_____________________________________________________________________
La targa commemorativa intitolata a Narciso Riet dal Comune di Cernobbio:
it.wikipedia.org
Fra i molti libri che fanno menzione di Narciso Riet citiamo Jehovah's Witnesses in Europe: Past and Present, di Gerhard Besier, Katarzyna Stokłosa volume 1, pag. 59; Between Resistance and Martyrdom: Jehovah's Witnesses in the Third Reich, di Detlef Garbe, pag. 336; The Jehovah's Witnesses and the Nazis: Persecution, Deportation, and Murder, 1933-1945, di Michel Reynaud, Sylvie Graffard, pag.114.
____________________________________________________________________________
Pagina dedicata a Narciso Riet sul sito dei Triangoli Viola. Vi si può leggere anche il testo integrale della sentenza di condanna a morte.
www.triangoloviola.it/docriet.html
[Modificato da EverLastingLife 09/05/2018 14:05] |
|
01/11/2017 19:16 |
|
|
14) Anton Uran (1920 - 1943)
[IMG]http://i68.tinypic.com/f3hvd1.jpg[/IMG]
slidesharecdn.com
paese: Austria
Riferimento nella letteratura Watch Tower: nessuno noto
_____________________________________________________________________
L'ennesima, commovente storia di un testimone di Geova vittima nel fiore degli anni (23) del furore del nazionalsocialismo germanico. Uran, figlio di un falegname di Behauer e falegname egli stesso (con trascorsi anche da agricoltore), era stato allevato da cattolico. Nel 1938 conobbe gli Studenti Biblici; nello stesso anno lasciò la Chiesa Cattolica e si battezzò a Forstsee.
Non passò che poco più di un anno prima che arrivasse la chiamata per l'arruolamento nella Wehrmacht, l'esercito tedesco. Il puntuale rifiuto gli costò l'arresto (1940) e una condanna ai lavori forzati in diversi reclusori; di questo terribile periodo è disponibile una corrispondenza abbastanza corposa indirizzata ai genitori, nella quale Uran documenta nei dettagli il trattamento degradante e le continue violenze fisiche e psicologiche cui era soggetto. Nel '42, continuando pervicacemente a rifiutare il servizio militare in pieno isterismo bellico, venne condannato a morte dal Reichskriegsgericht di Berlino. La sentenza fu applicata nella medesima città nel febbraio del 1943.
Targa commemorativa posata nel maggio del 2017 dalle autorità della località austriaca di Techelsberg
nella quale si ricorda, fra gli altri, il nome di Anton Uran (l'ultimo della lista).
[IMG]http://i68.tinypic.com/rk8m80.jpg[/IMG]
jw.org
Nel 1997 il fratello di Uran, Erasmus, ottiene l'annullamento simbolico della sentenza da parte della Corte Regionale di Vienna e la piena riabilitazione di Anton.
_____________________________________________________________________
Il testo dell'ultima lettera scritta da Uran ai genitori, il giorno stesso della morte (23 febbraio 1943) ( link, traduzione mia).
"Cari genitori!
Mi è stato notificato che il verdetto è stato approvato dalla Corte e che sarò decapitato questa sera alle 6:30. Cari genitori, queste sono le poche righe che posso scrivervi. Vi chiedo ancora una volta di non essere tristi perché sto per morire, e di non piangere perché state per perdermi. No, perché Dio il nostro Signore ci risusciterà a ci darà nuovi corpi, con i quali lo serviremo per sempre. Liberati dal peccato su una nuova Terra, in pace e giustizia. In questi ultimi tre anni ho dovuto soffrire molto per la mia fede. E allo stesso modo presenterò me stesso alla medesima sofferenza oggi, nella mia ultima ora, con forza, coraggio e una coscienza retta, davanti al mio Signore."
Il nome di Uran, al quale la Watch Tower Society non ha mai dedicato uno specifico articolo, è citato varie volte da altre fonti, ad esempio negli atti della conferenza Zeugen Jehovas: vergessene Opfer des Nationalismus? (Vienna, 1999) e nel libro Anton Uran: verfolgt - vergessen - hingerichtet (= Anton uran: perseguitato, dimenticato, giustiziato) di Vinzenz Jobst e Reinhard Moos, dell' Institut für die Geschichte der Kärntner Arbeiterbewegung.
[Modificato da EverLastingLife 02/11/2017 09:47] |
|
10/03/2018 17:49 |
|
|
15) Joseph Hisiger (1914 - vivente)
collections.ushmm.org
paese: Francia/Germania
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Torre di Guardia 1/3/2009 pagg. 20-23
_____________________________________________________________________
Un altro perseguitato molto longevo, come tanti testimoni di Geova reclusi nei campi di sterminio e sopravvissuti ai medesimi, indizio di una eccezionale tempra fisica e caratteriale come del sostegno divino: nato nel 1914, risulta alla data di stesura della presente scheda (03/2018) ancora in vita a 104 anni. Tedesco d'origine (ma nato nella regione della Moselle, che negli anni sarebbe passata più volte dall'amministrazione della Germania a quella della Francia e viceversa), aveva conosciuto la Verità nel 1937 e aveva aderito in breve tempo alla nuova fede, non sospettando che questa scelta gli sarebbe costata anni di prigionia e di patimenti. Le sue traversie iniziano nel 1939 quando, rifiutatosi di arruolarsi nell'esercito francese mentre prestava servizio alla Betel parigina, viene condannato alla detenzione. L'anno successivo il regime nazista, che nel frattempo aveva occupato la Francia, lo libera, ma la nuova situazione dura poco: la mancata iscrizione al partito ed il rifiuto di omaggiare i führer ne determinano l'arresto. La Gestapo, la terrificante polizia segreta nazista, gli intima inutilmente di rivelare i nomi di altri Testimoni rispondendo al suo silenzio con dei colpi di calcio di pistola in testa tanto forti da provocarne la perdita di coscienza. Nel settembre del 1942 viene condannato a tre anni di reclusione con l'unica accusa di professare le fede dei testimoni di Geova; all'inizio della prigionia è condotta al campo di lavoro di Zweibrücken.
A Zweibrücken, 'nutrito' quotidianamente con 50g di pane e un po' di minestra, lo mettono ai lavori forzati, consistenti nella posa dei binari ferroviari. Ottiene una Bibbia da un compagno di cella in cambio di una razione settimanale del suo scarso rancio: riesce miracolosamente a tenerla nascosta per due anni (ai testimoni di Geova non era permesso leggerla) e diviene sua compagna inseparabile nei momenti più duri, comprese le due settimane nelle quali viene chiuso in isolamento a pane secco e acqua e costretto a dormire su un tavolaccio di legno e senza coperte. Il suo ultimo domicilio forzato, prima della liberazione (aprile 1945), è nella prigione di Siegburg. Era giunto a pesare meno di 45 kg.
La copia della Bibbia gelosamente, e pericolosamente, custodita da Hisiger nel campo di Zweibrücken.
Torre di Guardia 1/3/2009 pag. 22
____________________________________________________________________________
Michel Reynaud e Sylvie Graffard riservano a Hisiger un intero capitolo nel libro The Jehovah's Witnesses and the Nazis: Persecution, Deportation, and Murder, 1933-1945 (Cooper Square Press, 2001). E' citato anche da Gerhard Besier e Katarzyna Stokłosa in Jehovah's Witnesses in Europe: Past and Present (Cambridge Scholars Publishing, 2016), a pag. 132.
Intervista filmata a Joseph Hisiger sul sito dell' U.S. Holocaust Memorial Museum:
collections.ushmm.org/search/catalog/irn508786
____________________________________________________________________________
L'organizzazione ha dedicato al fratello Hisiger l'articolo biografico della Torre di Guardia del 1/3/2009, pagg. 20-23, che si riporta di seguito ( link alla versione web).
Esperienza di Joseph Hisiger (Torre di Guardia del 1/3/2009 pagg. 20-23) - CLICCA PER VISUALIZZARE
L’uomo non vive di solo pane: Come sono sopravvissuto ai campi di prigionia nazisti
Narrato da Joseph Hisiger
“Cosa stai leggendo?”, chiesi al mio compagno di cella. “La Bibbia”, disse. Poi aggiunse: “Se vuoi, te la cedo in cambio della tua razione settimanale di pane”.
SONO nato il 1° marzo 1914 nella regione della Moselle, che allora faceva parte della Germania. Dopo la fine della prima guerra mondiale, nel 1918, la Moselle fu restituita alla Francia. Nel 1940 fu di nuovo annessa alla Germania. Poi al termine della seconda guerra mondiale, nel 1945, divenne nuovamente parte della Francia. Ogni volta la mia nazionalità cambiava, così imparai a parlare sia il francese che il tedesco.
I miei genitori erano ferventi cattolici. Ogni sera, prima di andare a letto, tutta la famiglia si inginocchiava per pregare. La domenica e in occasione delle feste nazionali andavamo in chiesa. Prendevo sul serio la religione e frequentavo il catechismo.
Mi impegno a fondo nell’opera dei Testimoni
Nel 1935 i miei genitori ricevettero la visita di due testimoni di Geova. Durante la conversazione si parlò del coinvolgimento della religione nella prima guerra mondiale. Quella visita fece crescere il mio interesse per la Bibbia. Nel 1936 chiesi a un sacerdote se potevo averne una copia, ma lui mi disse che avrei dovuto studiare teologia per capirla. Le sue parole non fecero che aumentare il mio desiderio di avere una Bibbia e leggerla.
Nel gennaio del 1937 Albin Relewicz, un collega di lavoro che era Testimone, cominciò a parlarmi di ciò che insegna la Bibbia. “Ne hai una, vero?”, chiesi. Mi rispose di sì e subito dopo mi mostrò il nome di Dio, Geova, in una copia della Elberfelder, una versione tedesca, che poi mi diede. Iniziai a leggerla avidamente e cominciai ad assistere alle adunanze dei Testimoni a Thionville, una città vicina.
Nell’agosto del 1937 accompagnai Albin a Parigi in occasione di un’assemblea internazionale dei Testimoni. Fu in quella città che predicai per la prima volta di casa in casa. Non molto tempo dopo mi battezzai e al principio del 1939 divenni pioniere, cioè un ministro cristiano a tempo pieno. Venni mandato nella città di Metz. Poi in luglio fui invitato a lavorare presso la filiale dei testimoni di Geova a Parigi.
Le difficoltà del periodo bellico
Prestai servizio presso la filiale solo per un breve periodo perché nell’agosto del 1939 il governo francese mi chiamò alle armi. La coscienza non mi permetteva di partecipare alla guerra, così fui condannato a una pena detentiva. Nel maggio seguente, mentre ero in prigione, la Germania condusse una guerra lampo contro la Francia che in giugno venne conquistata. Ero di nuovo tedesco! Nel luglio del 1940, quando venni scarcerato, tornai a vivere con i miei genitori.
Essendo sotto il regime nazista, ci radunavamo di nascosto per studiare la Bibbia. Ricevevamo La Torre di Guardia per mezzo di Maryse Anasiak, una coraggiosa donna cristiana che incontravo nella panetteria di proprietà di un Testimone. Fino al 1941 riuscii a evitare le difficoltà che avevano i Testimoni in Germania.
Poi un giorno la Gestapo mi fece visita. Un agente disse chiaramente che ora i Testimoni erano al bando e mi chiese se intendevo continuare a essere uno di loro. Gli risposi di sì, al che mi disse di seguirlo. Sopraffatta dall’emozione mia madre svenne, per cui l’agente della Gestapo mi disse di rimanere per assisterla.
Non rivolsi il saluto “Heil Hitler!” al direttore della fabbrica in cui lavoravo e rifiutai anche di iscrivermi al partito nazista, così il giorno dopo la Gestapo mi arrestò. Durante gli interrogatori mi rifiutai di rivelare il nome di altri Testimoni. L’agente che mi interrogava mi colpì con violenza alla testa con il calcio di una pistola facendomi perdere i sensi. L’11 settembre 1942 il Sondergericht (Tribunale Speciale) di Metz mi condannò a tre anni di reclusione “per aver fatto propaganda a favore dell’Associazione dei Testimoni di Geova e degli Studenti Biblici”.
Due settimane dopo lasciai la prigione di Metz e con un viaggio a tappe raggiunsi un campo di lavoro a Zweibrücken. Fui messo in una squadra che si occupava della manutenzione della ferrovia. Cambiavamo pesanti rotaie fissandole al suolo e risistemavamo il pietrame lungo i binari. Ci davano solo una tazza di caffè e circa 50 grammi di pane la mattina, una scodella di minestra a mezzogiorno e lo stesso la sera. Venni quindi trasferito nella prigione di una cittadina delle vicinanze, dove lavorai da un calzolaio. Dopo diversi mesi fui rimandato a Zweibrücken, stavolta per lavorare in campagna.
Vivere, ma non di solo pane
Per compagno di cella ebbi un giovane dei Paesi Bassi. Imparai un po’ la sua lingua e questo mi permise di parlargli della mia fede. Progredì spiritualmente, tanto che mi chiese di battezzarlo nel fiume. Uscito dall’acqua, mi abbracciò e disse: “Joseph, sono tuo fratello!” Quando fui rimandato a lavorare nella ferrovia, ci separarono.
Il mio nuovo compagno di cella era tedesco. Una sera si mise a leggere un libriccino, una Bibbia. Fu allora che mi offrì la Bibbia in cambio di una razione settimanale di pane. “Affare fatto!”, risposi. Fu un vero sacrificio rinunciare a una razione settimanale di pane, ma non me ne sono mai pentito. Cominciai a capire il significato delle parole di Gesù: “L’uomo non deve vivere di solo pane, ma di ogni espressione che esce dalla bocca di Geova”. — Matteo 4:4.
Ora che avevo la Bibbia il problema era come tenermela. A differenza degli altri detenuti, i Testimoni non potevano avere la Bibbia. Così la leggevo di nascosto la notte sotto le coperte. Di giorno me la infilavo sotto la camicia e la portavo con me. Non la lasciavo nella cella a motivo delle perquisizioni.
Un giorno, durante l’appello, mi accorsi di averla dimenticata. Quella sera tornai di corsa nella mia cella ma la Bibbia non c’era più. Pregai Dio, dopo di che andai dal secondino per spiegargli che qualcuno aveva portato via uno dei miei libri e che lo rivolevo. Non stava molto attento, così potei tornare in possesso della mia Bibbia. Ringraziai Geova dal profondo del cuore.
In un’altra occasione fui mandato alle docce. Mentre mi toglievo gli indumenti sporchi, senza dare nell’occhio lasciai cadere a terra la Bibbia. In un momento in cui il secondino non guardava, la spinsi col piede verso la doccia e la nascosi da un lato mentre mi lavavo. Quando uscii dalla doccia feci la stessa cosa e la spinsi verso il mucchio di panni puliti.
Alti e bassi della vita in prigione
Una mattina del 1943, mentre i detenuti erano radunati nel cortile, vidi Albin. Era stato arrestato anche lui. Mi lanciò uno sguardo e si mise una mano sul cuore in segno di fratellanza. Poi a gesti mi fece capire che mi avrebbe scritto. Il giorno dopo, mentre passava, lasciò cadere un pezzo di carta. La guardia, però, se ne accorse e fummo messi entrambi in isolamento per due settimane. Ci diedero solo pane raffermo e acqua e dormimmo su tavole di legno senza coperte.
Dopo questo episodio fui trasferito nella prigione di Siegburg, dove lavorai in un’officina. Il lavoro era estenuante e le razioni di cibo scarse. Di notte sognavo cose buone da mangiare, come torte e frutta, e mi svegliavo con lo stomaco che brontolava e la gola secca. Pesavo meno di 45 chili. Ogni giorno però leggevo la mia piccola Bibbia e trovavo una ragione per continuare a vivere.
Finalmente libero!
All’improvviso, una mattina di aprile del 1945, le guardie fuggirono dalla prigione lasciando i cancelli spalancati. Ero libero! Ma dovetti stare un po’ in un ospedale per riprendermi. Alla fine di maggio arrivai a casa dai miei genitori che ormai mi avevano dato per morto. Vedendomi, la mamma scoppiò a piangere per la gioia. Purtroppo i miei genitori morirono poco tempo dopo.
Ripresi i contatti con la congregazione di Thionville. Che gioia rivedere i miei fratelli spirituali! Fu molto incoraggiante apprendere che erano stati fedeli malgrado le numerose prove. Il mio caro amico Albin era morto a Regensburg, in Germania. Seppi in seguito che mio cugino Jean Hisiger era diventato Testimone ed era stato giustiziato come obiettore di coscienza. Jean Queyroi, con il quale avevo lavorato alla filiale di Parigi, aveva passato cinque anni in un campo di lavoro tedesco.*
Ricominciai subito a predicare nella città di Metz. A quell’epoca vedevo spesso la famiglia Minzani. Tina, la figlia, si battezzò il 2 novembre 1946. Era zelante nel ministero e la trovavo incantevole. Ci sposammo il 13 dicembre 1947. Nel settembre del 1967 Tina intraprese l’opera di predicazione a tempo pieno che continuò fino alla sua morte avvenuta nel giugno del 2003, quando aveva 98 anni. Sento tanto la sua mancanza.
Oggi che ho passato da un bel po’ la novantina mi rendo conto che la Parola di Dio mi ha sempre dato la forza per affrontare le prove e superarle. Ci sono stati dei momenti in cui il mio stomaco era vuoto, ma ho sempre nutrito la mia mente e il mio cuore con la Parola di Dio. E Geova mi ha reso forte. Il suo “proprio detto mi ha conservato in vita”. — Salmo 119:50.
* Vedi la biografia di Jean Queyroi nella Torre di Guardia del 1° ottobre 1989, pp. 22-26.
[Modificato da EverLastingLife 09/05/2018 14:06] |
|
21/10/2018 17:27 |
|
|
16) Martin Poetzinger (1904 - 1988)
findagrave.com
paese: Germania
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Torre di Guardia w88 15/9/88 pag. 31
_____________________________________________________________________
Nato a Monaco in Germania nel 1904, a 24 anni compiuti si battezza come testimone di Geova e dopo due anni diviene un evangelizzatore a tempo pieno. Dopo un periodo iniziale in Baviera, serve come tale in Bulgaria e Ungheria, ma viene esiliato da entrambi i paesi a motivo del suo proselitismo; si trasferisce in Jugoslavia, quindi - dopo una malattia - torna nel suo paese d'origine. Nel 1936 sposa Gertrud Mende, solo per vedersene quasi subito separare dal regime nazionalsocialista, che destina entrambi ai campi di sterminio. Martin viene mandato a Dachau e poi a Mauthausen, mentre Gertrud finisce nel lager femminile di Ravensbruck.
Lungo e sconvolgente è l'elenco delle sofferenze e delle umiliazioni subite da Martin negli anni della detenzione tedesca, specie a Mauthausen. Tenuto con una dieta da fame o totalmente senza cibo, frustato, costretto a rimanere per giorni in piedi in uno spazio angusto, non gli risparmiarono nemmeno la tortura della 'corda', un supplizio comune nei secoli dell'Inquisizione Spagnola consistente nell'appendere ad un palo lo sventurato con i polsi legati dietro la schiena, provocandogli la slogatura delle spalle.
Un gruppo di superstiti del campo di concentramento
di Mauthausen (1945).
annefrankguide.net
Dopo ben 9 anni di separazione forzata, alla caduta del regime e alla fine della II Guerra Mondiale marito e moglie - sopravvissuti in maniera pressoché miracolosa e gravemente provati dalle angherie subite - si riuniscono e rimangono in Germania, dove servono come sorveglianti viaggianti. Nel 1958 frequentano la scuola di Galaad; nel settembre 1977 la più grande soddisfazione: Poetzinger viene invitato a Brooklyn a far parte del Corpo Direttivo dei testimoni di Geova, nel quale presta servizio fino alla morte (1988).
Un'immagine dei coniugi Poetzinger indaffarati
nel ministero pubblico durante gli anni di servizio a Brooklyn.
pinterest.it
Digitalizzazione di un articolo del New York Times del 15 maggio 1985, costituito da una lettera scritta direttamente dal fratello Poetzinger alla redazione del giornale, nella quale descrive brevemente la propria esperienza insieme a quella di altri Testimoni perseguitati (si veda anche qui).
www.nytimes.com/1985/05/14/opinion/l-jehovah-s-witnesses-were-hitler-s-victims-237...
____________________________________________________________________________
Il nome di Martin Poetzinger è comunissimo nella letteratura dedicata ai perseguitati dal nazismo ed è citato molte volte (spesso assieme a sua moglie) anche nelle pubblicazioni dell'organizzazione, benché la Watch Tower non gli abbia mai dedicato una lunga e dettagliata biografia. Il seguente articolo è comparso poco dopo la sua morte, nella Torre di Guardia del 15 settembre 1988 a pagina 31 ( link diretto).
Esperienza di Martin Poetzinger (Torre di Guardia del 15/9/1988 pag. 31) - CLICCA PER VISUALIZZARE
Un leale combattente per la verità
Narrato da Joseph Hisiger
MARTIN POETZINGER, membro del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova, ha terminato la sua vita terrena come cristiano unto nel tardo pomeriggio di giovedì 16 giugno 1988. Da qualche tempo non godeva di buona salute ma il decesso sembra essere avvenuto senza dolore, alla Betel di Brooklyn. Gertrud, sua moglie, è stata al suo fianco durante tutta la sua malattia.
Il fratello Poetzinger era nato il 25 luglio 1904 a Monaco, in Germania. Si battezzò il 2 ottobre 1928 e intraprese il servizio di pioniere il 1° ottobre 1930. Nell’autunno del 1933 la Watch Tower Society lo incaricò di soprintendere agli interessi del Regno in Bulgaria, ma entro un anno tutti i testimoni di Geova stranieri furono mandati in esilio. Di lì il fratello Poetzinger se ne andò in Ungheria. Arrestato sotto falsa accusa ed esiliato da quel paese, gli fu quindi affidata la sorveglianza di un gruppo di pionieri in Iugoslavia. Dopo una grave malattia, che lo costrinse ad una lunga degenza in un ospedale di Zagabria, tornò in Germania.
Il fratello e la sorella Poetzinger si sposarono nel 1936, ma in quello stesso anno egli venne mandato in un campo di concentramento per essersi rifiutato di abiurare la propria fede. Sua moglie venne fatta prigioniera altrove, e lui venne mandato a Dachau e di lì al campo di sterminio di Mauthausen, nella parte settentrionale dell’Austria. Lì la Gestapo tentò di indurre lui ed altri Testimoni ad infrangere la loro integrità verso Geova Dio negando loro il cibo, frustandoli e ricorrendo ad indescrivibili brutalità. Ma il fratello Poetzinger si attenne saldamente alla vera fede.
Dopo nove anni di crudele prigionia, il fratello e la sorella Poetzinger si riunirono nel 1945. Poco dopo, egli intraprese l’opera di circoscrizione in Germania, e in seguito Gertrud lo accompagnò nei suoi viaggi, impegnandosi con zelo nel campo mentre lui serviva le congregazioni. Nel 1958 egli frequentò la Scuola missionaria di Galaad, e al suo ritorno in Germania continuò insieme a sua moglie l’opera viaggiante finché non iniziarono a prestare servizio alla Betel tedesca, nel 1977. Nel settembre 1977 il fratello Poetzinger venne nominato membro del Corpo Direttivo e poté recarsi alla sede mondiale della Società a Brooklyn (New York) poco più di un anno dopo. Ha prestato servizio nel Comitato di Servizio del Corpo Direttivo e nel Comitato del Reparto Servizio.
Il fratello Poetzinger è stato un coraggioso combattente a favore della verità. La sua lealtà e lo zelo con cui ha sempre sostenuto l’organizzazione di Geova e l’opera del Regno sono state veramente esemplari. Siamo fiduciosi perciò che è fra coloro a cui si applicano queste parole: “Felici i morti che . . . muoiono unitamente al Signore. Sì, dice lo spirito, . . . le cose che fecero vanno direttamente con loro”. — Rivelazione 14:13.
[Modificato da EverLastingLife 21/10/2018 17:32] |
|
11/02/2019 11:14 |
|
|
17) Max Liebster (1915 - 2008)
alst.org
paese: Germania
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Torre di Guardia 1/4/1979 pag. 20-24
_____________________________________________________________________
A Max Liebster si fa spesso riferimento, oltre che come marito di Simone Arnold, forse la più celebre testimone di Geova vessata da regimi dittatoriali (insieme a Leopold Engleitner) e titolare dell'omonima fondazione, per la doppia condizione (comune ad altri cristiani) di perseguitato in quanto ebreo e in quanto testimone di Geova.
Figlio di un modesto ciabattino e devoto ebreo, finite le scuole era stato mandato dalla famiglia a lavorare nel negozio di abbigliamento dei cugini a Viernheim. Subito dopo la notte dei cristalli non era riuscito a seguire i cugini nella loro fuga verso gli Stati Uniti. Arrestato l'11 settembre del 1939, fu recluso in ben cinque diversi campi di sterminio: Sachsenhausen (ove suo padre sarebbe morto nel 1940), Neuengamme, Auschwitz, Buna e infine Buchenwald, dove conobbe la sua ultima prigionia prima della liberazione ad opera degli americani. I suoi compagni di detenzione testimoni di Geova (aveva conosciuto un fratello durante uno dei trasferimenti in treno verso i lager) gli diedero cibo, rifugio, soccorso, e, soprattutto, la speranza che più di ogni altra risorsa gli consentì di sopravvivere alle durissime condizioni di 'vita' a cui fu costretto durante i sei anni del suo calvario, che pure gli procurò danni fisici permanenti.
Questo è uno stralcio del resoconto del giorno della liberazione, estratto dalla Torre di Guardia 1/4/1979 a pag.21. L'articolo, riportato per intero più avanti in questa scheda, narra le disavventure sia di Liebster che della sua futura moglie Simone Arnold.
Il 12 aprile, quando infine Buchenwald fu preso, vi si trovavano solo venti o trentamila prigionieri, mezzo morti di fame. Uno spettacolo raccapricciante anche per dei soldati induriti fu quello che si presentò loro entrando in questo campo: i corpi morti ammucchiati come cataste di legna fuori delle baracche. Dentro c’erano dei ripiani, non dei letti, su cui giacevano le forme emaciate di quelli che riuscivano ancora a respirare. I visi e i corpi erano avvizziti e secchi, e molti erano così deboli che potevano appena girare gli occhi. Avevano subìto alcune delle più brutali torture. Harold Denny, corrispondente del Times di New York, dice che fu ‘informato di punizioni inflitte dalle SS così depravate e oscene che non potrei mai riferirle tranne che all’orecchio di altri uomini’.
____________________________________________________________________________
Max Liebster con la moglie Simone, mentre mostra il braccio con il proprio numero di identificazione come internato.
alst.org
Liebster è fra i testimoni di Geova più noti e riferiti a proposito della persecuzione nazista. Sotto si può vedere ad esempio un articolo del Viernheimer Tageblatt del 29 luglio 2008 (l'anno della sua morte), con una sua foto da ragazzo.
alemannia-judaica.de
E' anche fra i fedeli ai quali la Watch Tower ha dedicato maggiore spazio nella propria letteratura: è citato almeno sei volte fra il 1979 ed il 1996. Nel 2003 ha dato alle stampe un libro autobiografico: Crucible of Terror: A Story of Survival Through the Nazi Storm ( link).
Pagina sul sito dell' United States Holocaust Memorial Museum:
encyclopedia.ushmm.org/content/en/id-card/max-liebster
Pagina del sito Triangoli Viola:
www.triangoloviola.it/maxstor.html
____________________________________________________________________________
Esperienza di Max Liebster (Torre di Guardia dell'1/4/1979 pagg. 20-24) - CLICCA PER VISUALIZZARE
Grati della liberazione
Narrato da Max Liebster
FU ALL’IDDIO di Abraamo che gridai dal profondo della mia angustia quando, a 24 anni, mi trovai privo della libertà per la sola ragione che ero ebreo. Nella cella della prigione di Pfortzheim nella Foresta Nera, in Germania, mi ponevo ogni sorta di domande sul genocidio degli ebrei che stava avvenendo nella Germania nazista.
Giunse poi il gennaio del 1940. I miei compagni di prigionia ed io fummo trasferiti in treno al campo di sterminio di Sachsenhausen-Oranienburg. Fummo ammassati in carrozze trasformate in molte piccole celle per due. Spinto a calci in una di esse, mi trovai di fronte un prigioniero dagli occhi pieni di serenità. Era lì per il suo rispetto verso la legge di Dio, avendo scelto la prigione e forse la morte piuttosto che spargere il sangue di altri uomini. Era un testimone di Geova. Gli avevano portato via i figli, e sua moglie era stata giustiziata. Si attendeva di condividerne la sorte.
Durante quel viaggio di 14 giorni le mie preghiere furono esaudite, poiché fu proprio durante quel viaggio verso la morte che trovai la speranza della vita eterna. Ma quasi miracolosamente non morii! Nei successivi cinque anni e quattro mesi sopravvissi alle torture di cinque diversi campi della morte, incluso quello spaventoso di Auschwitz, in Polonia.
In funzione giorno e notte, le camere e i forni a gas di Auschwitz assassinarono ed eliminarono oltre 10.000 vittime al giorno! Si calcola che nel breve tempo di funzionamento del campo furono uccise 4.000.000 di persone o più, per la maggior parte ebrei. Quando vi arrivai nel 1943, Auschwitz funzionava già come campo di sterminio.
Sotto la direttiva del campo principale di Auschwitz funzionavano una trentina di campi di lavoro. Certi giorni quando arrivavano i prigionieri, le SS sceglievano uomini giovani per rifornire questi campi. Io fui scelto e inviato a Buna dove si stava costruendo una fabbrica per la produzione di gomma artificiale. Da questo campo di lavoro, ogni mattina quelli che non ce la facevano più a lavorare erano condotti alle camere a gas per lo sterminio.
BUCHENWALD
Infine, nel gennaio del 1945 fui trasferito a Buchenwald, un campo situato in mezzo ai boschi, cinque chilometri a nord-ovest di Weimar, in Germania. All’approssimarsi delle truppe americane il comandante del campo decise di sterminare tutti gli ebrei. Dovevano essere trasportati in treno fino a una fossa comune, quindi fucilati dopo averla scavata. Nel mio convoglio c’era un altro ebreo di nome Heikorn, che a Buchenwald aveva accettato le verità bibliche insegnate dai testimoni di Geova.
Nel trambusto che ci fu sulla banchina della stazione, ci ritirammo dietro una catasta di legna per leggere e meditare sulle poche pagine del libro biblico di Rivelazione che erano in possesso di Heikorn. E benché sembri incredibile, nello scompiglio che seguì le guardie si dimenticarono di noi!
Stemmo lì fino al calare delle tenebre. All’improvviso giunse un annuncio da un altoparlante: ‘Tutti i testimoni di Geova vadano all’Isolato N. 1’. Ubbidimmo alla chiamata e vi trovammo 180 Testimoni. Alcuni giorni più tardi fummo liberati dalle truppe americane.
Liberazione! Com’era meraviglioso essere liberi! Quelle ore della nostra liberazione furono davvero memorabili. Consolazione, come si chiamava prima Svegliatevi!, narra a questo riguardo nel numero del 19 dicembre 1945:
“Il 12 aprile, quando infine Buchenwald fu preso, vi si trovavano solo venti o trentamila prigionieri, mezzo morti di fame. Uno spettacolo raccapricciante anche per dei soldati induriti fu quello che si presentò loro entrando in questo campo: i corpi morti ammucchiati come cataste di legna fuori delle baracche. Dentro c’erano dei ripiani, non dei letti, su cui giacevano le forme emaciate di quelli che riuscivano ancora a respirare. I visi e i corpi erano avvizziti e secchi, e molti erano così deboli che potevano appena girare gli occhi. Avevano subìto alcune delle più brutali torture. Harold Denny, corrispondente del Times di New York, dice che fu ‘informato di punizioni inflitte dalle SS così depravate e oscene che non potrei mai riferirle tranne che all’orecchio di altri uomini’”.
La mia salute rimase danneggiata permanentemente, ma ero grato d’essere vivo. La lunga prova in un campo della morte dopo l’altro mi aveva solo rafforzato nella mia precedente risoluzione. Allora avevo detto: ‘Se Dio mi fa uscire da questa fossa di leoni servirò esclusivamente lui’. Così, subito dopo la liberazione, mentre ero ancora a Buchenwald, fui battezzato insieme a Fritz Heikorn. Da quel giorno a oggi mi sono sforzato d’essere fedele a Geova. Da quando mi sono sposato nel 1956, questa è stata la risoluzione mia e di mia moglie, Simone.
SOPRAVVISSUTI ALLA PERSECUZIONE NAZISTA
Simone era cresciuta in Alsazia, provincia della Francia orientale, vicino al confine con la Germania. I suoi genitori divennero testimoni di Geova poco prima che l’opera di predicazione dei Testimoni vi fosse proibita nel 1939. Simone fu battezzata da suo padre, Adolphe, nel 1941, quando aveva solo 11 anni. In seguito, il 4 settembre 1941, il padre fu prelevato dalla Gestapo sul luogo di lavoro e la famiglia non lo rivide che quasi quattro anni dopo, nel 1945.
Adolphe sopportò ogni sorta di prove durante la sua prigionia. Per esempio, gli dissero che se firmava una lettera di ripudio della sua fede gli avrebbero dato un ottimo impiego di disegnatore, e gli avrebbero restituito la moglie e la figlia. Ma se rifiutava, sua moglie sarebbe stata arrestata e la figlia portata in una casa di correzione. In seguito, fu percosso selvaggiamente fino a perdere i sensi e ci vollero parecchie ore prima che si riprendesse.
Simone e sua madre, Emma, non furono arrestate immediatamente, e continuarono l’opera clandestina di testimonianza. “Insieme al fratello Koehl”, mi spiegò Emma, “andavamo a ritirare La Torre di Guardia alla nuova frontiera fra l’Alsazia e il resto della Francia. Quindi era tradotta in tedesco e infine ciclostilata. In questo modo i fratelli di lingua tedesca dell’Alsazia e di Friburgo, in Germania, ricevevano il cibo spirituale”.
Tenuto per breve tempo nella prigione di Mulhouse, verso la fine del 1941 Adolphe fu quindi trasferito nel campo di concentramento di Schirmeck, in Alsazia. Quindi fu portato nell’infame campo di concentramento di Dachau vicino a Monaco, in Germania. A partire dal 1943 la situazione di tutti i prigionieri di Dachau migliorò e fu loro permesso di ricevere pacchi di cibo.
“Un giorno mangiavo dei biscotti inviatimi da Emma”, mi disse una volta Adolphe. “Notai che erano stranamente duri. All’improvviso capii che stavo masticando della carta; nei biscotti erano nascosti dei messaggi!”
Emma attendeva con impazienza di ricevere la lettera trimestrale di Adolphe di appena 12 righe. Come fu sollevata e felice di udire che aveva ricevuto le “vitamine”!
Adolphe disse che poté sopravvivere perché la situazione dei testimoni di Geova era migliorata. Ma poi ricevette un altro colpo. Gli giunse la notizia che Simone ed Emma erano state arrestate. “Ero profondamente preoccupato”, mi disse. “Poi un giorno, mentre facevo la fila per la doccia, udii una voce che citava Proverbi 3:5, 6: ‘Confida in Geova con tutto il tuo cuore e non t’appoggiare al tuo proprio intendimento. In tutte le tue vie riconoscilo, ed egli stesso renderà diritti i tuoi sentieri’. Sembrava l’eco di una voce proveniente dal cielo. Era proprio quello che mi ci voleva per riacquistare l’equilibrio”. In effetti la voce era quella di un altro prigioniero che citava questa scrittura.
Pur essendo ancora molto giovane, anche Simone dovette affrontare dure prove. Avendo difeso i principi cristiani fu espulsa dalla scuola superiore. Fu interrogata sotto luci accecanti. Due “psichiatri” tentarono di procurarsi informazioni riguardo al luogo da dove veniva La Torre di Guardia e dov’era la macchina da stampa clandestina. Essa lo sapeva, per cui pregò Geova con fervore di aiutarla a non tradire. Quando stava sul punto di crollare, l’acuto squillo del telefono interruppe bruscamente questa difficile seduta.
Infine, il 9 luglio 1943, Simone fu arrestata da due assistenti sociali e portata alla casa di correzione nazista di Wessenberg, a Costanza, in Germania. La madre, Emma, riuscì a prendere lo stesso treno per accompagnarla. Ma poi, nel settembre del 1943, anch’essa fu arrestata.
Emma fu messa nel campo di concentramento di Schirmeck in Alsazia. Al suo arrivo le ordinarono di rammendare degli indumenti militari, ciò che rifiutò di fare. Fu gettata in segregazione cellulare nel seminterrato della prigione dove rimase sette mesi. Ne era uscita solo da breve tempo quando vi fu riportata per aver dato testimonianza ad altre detenute. Trascorse altri tre mesi in quel posto terribile. Ma durante tutto questo rimase ferma nella fede.
Nel frattempo, la sorella di Emma, Eugenie, rimase libera, e fece il possibile, rischiando la vita, per aiutare gli altri familiari. Mi disse: “Fu un privilegio provvedere all’invio a Dachau dei pacchi di cibo contenenti brani della Torre di Guardia, e una volta al mese far visita a Simone in Germania. Mi ero conquistata la fiducia dei direttori della casa di correzione e così ottenni per Simone il permesso di accompagnarmi a fare qualche passeggiata. Questo mi diede l’opportunità di studiare La Torre di Guardia con lei. Pareva che le autorità fossero state accecate da Geova, poiché erano del tutto ignare che avevo a che fare con i testimoni di Geova. Potei far visita a Simone 13 volte nei 22 mesi della sua detenzione. E feci giungere a Emma in prigione informazioni su come stava la figlia”.
Infine Adolphe fu trasferito nel campo di concentramento di Mauthausen, in Austria. Poi, nell’inverno del 1944-45, fu mandato a Mauthausen-Ebensee. I contatti con la famiglia all’esterno furono completamente interrotti. A questo riguardo, Simone osserva:
“Non soffrii mentalmente quando la nostra famiglia fu divisa. Tenevo presente l’esempio di integrità dei miei genitori. Spesso mi venivano in mente le parole della mamma: ‘La prova della nostra fede è un privilegio e un buon addestramento’. Non avevo mai visto i miei genitori perplessi davanti alle prove, né avevo mai visto la mamma piangere. Quando dovetti comparire ripetutamente dinanzi alle autorità, ricordai che i cristiani perseguitati sono uno spettacolo per le persone di fuori. Era come se, dietro i miei persecutori, vedessi degli angeli che mi incoraggiavano. Prima di lasciare la mamma pregammo insieme, poi cantammo un cantico alla lode di Geova. Sentivo su di me la forte mano protettiva di Geova.
“Sola nella gelida e severa atmosfera della casa di correzione, imparai a camminare con il solo appoggio di Dio. E quando pregavo, pensavo che anche le preghiere dei miei genitori salivano ai cieli, e mi sentivo come se pronunciassimo un’unica preghiera. Dentro di me sentivo lo stesso calore provato durante la mia infanzia, seduta sulle ginocchia di papà o rannicchiata vicino alla mamma. Da allora sono passati gli anni, ma Geova non cambia mai. È un Dio di salvezza”.
RIUNIONE E PERSEVERANZA
Fu davvero un’occasione commovente quando alla fine della guerra Simone e la famiglia si riunirono. Avvenne nel loro appartamento di Mulhouse. L’edificio era intatto mentre tutt’attorno era solo rovina e desolazione.
“La gratitudine che sgorgava dai nostri cuori per tale incredibile liberazione faceva passare in secondo piano le difficoltà materiali”, mi disse Emma. “Ritrovata la libertà di predicare la ‘buona notizia’ ci pareva di camminare — o piuttosto di pedalare — per aria, poiché non era insolito percorrere in bicicletta 60 chilometri per trovare le ‘pecore’ di Geova. Avevamo poco dell’essenziale, ma i nostri amorevoli fratelli degli Stati Uniti, per mezzo della filiale della Watch Tower Society a Parigi, ci provvidero abiti e altro aiuto materiale. Fu la prova di come l’organizzazione di Geova ha cura di noi, come farebbe una madre”.
Poco dopo la liberazione, quando Simone aveva solo 17 anni, rifiutò un ottimo lavoro di disegnatrice insieme al padre, per esser libera di fare la pioniera. Quindi, poco dopo essersi riunita alla famiglia, Simone ripartì per andare a predicare nel territorio assegnatole. Come sono felice del suo zelo cristiano, poiché per questo nel 1952 fu invitata a Galaad e io potei conoscerla e in seguito sposarla!
La nostra famiglia ha avuto ricche benedizioni. Abbiamo potuto aiutare più di 250 persone a schierarsi dalla parte di Geova. Alcuni sono ora anziani, altri prestano servizio in case Betel, come sorveglianti di circoscrizione, pionieri e missionari. Quindi insieme a molti altri possiamo far eco alle parole del salmista biblico: “Benedirò di sicuro Geova in ogni tempo . . . mi liberò da tutti i miei spaventi. . . . Oh magnificate con me Geova, ed esaltiamo insieme il suo nome”. — Sal. 34:1, 4, 3.
[Modificato da EverLastingLife 11/02/2019 11:17] |
|
21/07/2019 18:46 |
|
|
18) Grace Marsh (1906 - deceduta)
Svegliatevi! 22/4/98 p.20
paese: USA
Riferimento nella letteratura Watch Tower: Svegliatevi! 22/4/98 p.20-23
_____________________________________________________________________
I testimoni di Geova sono spesso considerati una religione americana e, se con tale convenzione si intende fare riferimento alla nascita di tale movimento nel XIX secolo, da un punto di vista sociologico questa possiede quanto meno un fondo di verità. Sembrerà allora singolare che gli USA, paese dove sono di gran lunga più presenti e nel quale risiede la loro dirigenza centrale, sono anche uno dei luoghi della terra nei quali essi sono stati maggiormente fatti oggetto di dura opposizione. Ne è un fulgido esempio il caso di Grace Marsh, i cui genitori avevano conosciuto gli Studenti Biblici al principio del 1900.
Dopo essersi allontanata dalla fede, si sposa e torna sui propri passi, divenendo pioniera regolare nel 1937. Siamo ai prodromi del fanatismo e del furore bellico del secondo conflitto mondiale, e le conseguenze non tardano ad arrivare. Il figlio Harold (che da adulto avrebbe abbandonato i testimoni di Geova) viene espulso dalla scuola a Brookhaven, perché si era rifiutato di partecipare al rito del saluto alla bandiera. Una notte la roulotte della sorella Marsh, insieme ad una compagna di servizio e ai rispettivi figli, viene circondata da una folla di facinorosi che decide all'ultimo momento di desistere dal linciaggio.
Nel 1942 subisce un primo imprigionamento, in una cella usata in precedenza come gabinetto e infestata di cimici. In soli dieci giorni si ammala di polmonite, grazie alla quale viene rilasciata. Ripreso il servizio continuo, si sposta a Chickasaw dove viene continuamente imprigionata e rilasciata dietro cauzioni ogni volta maggiori, in celle prive di servizi igienici, almeno fino al 1944, quando ha luogo il processo che la vede condannata (gennaio 1945) per violazione di domicilio. La causa che la riguarda è fra le più importanti della storia del XX secolo in fatto di libertà religiosa negli USA, dato che, grazie alla decisiva difesa di Hayden Covington, testimone di Geova a sua volta e celebre e brillante avvocato, l'anno successivo la Corte Suprema non solo annulla la sentenza ma stabilisce che nessuno può essere perseguito per la mera iniziativa di distribuire letteratura religiosa.
Come si evince dalla sua biografia (si veda di seguito), la vicenda di Grace Marsh è materia del libro Armed With the Constitution di Merlin Newton, già docente universitaria di storia e scienze politiche all'Huntingdon College. E' citata anche in altri testi, come Overruling Democracy: The Supreme Court Versus The American People di Jamin B. Raskin, a pag. 169, e The Right to Privacy di Adam Carlyle Breckenridge, a pag. 63.
Copertina del libro Armed With the Constitution. Jehovah's Witnesses in Alabama and the U.S. Supreme Court, 1939-1946, della prof. Merlin Owen Newton, nella riedizione del 1995.
amazon.co.uk
____________________________________________________________________________
Esperienza di Grace Marsh (Svegliatevi! dell'22/4/1998 pagg. 20-23) - CLICCA PER VISUALIZZARE
La nostra lotta per il diritto di predicare
Narrato da Grace Marsh
Alcuni anni fa la prof. Newton, che allora lavorava all’Huntingdon College di Montgomery, nell’Alabama, mi intervistò per avere informazioni su cose accadute più di 50 anni fa. Nel 1946 una causa riguardante la mia attività di ministro dei testimoni di Geova venne decisa dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. L’interesse della prof. Newton per l’accaduto richiamò alla mia mente molti ricordi. Lasciate che cominci dalla mia infanzia.
SONO nata nel 1906 a Randolph, nell’Alabama (USA), nella quarta generazione di Studenti Biblici, come si chiamavano allora i testimoni di Geova. Il mio bisnonno Lewis Waldrop e mio nonno Sim Waldrop si erano battezzati come Studenti Biblici alla fine dell’Ottocento.
Joseph, il figlio di Sim Waldrop, era mio padre. Joseph diede a una ragazza di nome Belle un opuscolo che smascherava l’insegnamento religioso dell’inferno di fuoco e lei ne rimase colpita. Quello che lesse le piacque così tanto che passò l’opuscolo a suo padre, il quale si incuriosì a sua volta. In seguito Joseph sposò Belle e nacquero loro sei figli. Io ero la seconda.
Ogni sera papà riuniva la famiglia attorno al focolare e leggeva ad alta voce la Bibbia e la rivista La Torre di Guardia. Quando aveva finito di leggere ci inginocchiavamo tutti e lui diceva una fervida preghiera. Ogni settimana facevamo parecchi chilometri con un carro tirato da un cavallo per assistere a un’adunanza a casa di nonno Sim insieme ad altri Studenti Biblici.
I compagni di scuola spesso ci schernivano, chiamandoci russelliti. Non era un grande insulto, come avrebbero voluto che fosse, perché avevo molta stima di Charles Taze Russell, il primo presidente della Società (Watch Tower). Che emozione fu vederlo di persona a un’assemblea tenuta nel 1914 a Birmingham, nell’Alabama! Mi pare ancora di vederlo in piedi sul palco che spiega il “Fotodramma della Creazione”, una rappresentazione con filmati.
Nel 1920 la nostra famiglia si trasferì a Robertsdale, un piccolo centro a est di Mobile, nell’Alabama. Cinque anni dopo sposai Herbert Marsh. Herbert ed io ci trasferimmo a Chicago, nell’Illinois, dove subito dopo nacque nostro figlio Joseph Harold. Purtroppo mi allontanai dalla religione della mia infanzia, ma ce l’avevo ancora nel cuore.
Prendo posizione a favore della verità della Bibbia
Un giorno del 1930 rinsavii bruscamente quando vidi il nostro padrone di casa buttar giù dalle scale con violenza uno Studente Biblico. Mi arrabbiai e parlai con il padrone di casa del suo comportamento. Mi disse che se facevo entrare quell’uomo in casa nostra, mio marito ed io non avremmo più potuto abitarvi. È inutile dire che invitai subito lo Studente Biblico a prendere una tazza di tè.
La domenica seguente mio marito ed io assistemmo a un’adunanza degli Studenti Biblici e avemmo il piacere di conoscere Joseph F. Rutherford, divenuto presidente della Società alla morte di Russell. A quell’epoca Rutherford era in visita a Chicago. Questi avvenimenti mi spronarono a riprendere il ministero cristiano. Subito dopo ritornammo a Robertsdale.
A un’assemblea tenuta nel 1937 a Columbus, nell’Ohio, decisi di fare la pioniera, come vengono chiamati i ministri a tempo pieno dei testimoni di Geova. In seguito mio marito Herbert si battezzò e ben presto cominciò a servire come sorvegliante che presiede nella congregazione di Robertsdale. Nostro figlio Harold mi accompagnava spesso nel ministero di casa in casa.
Nel 1941 fui invitata a servire come pioniera speciale a Brookhaven, nel Mississippi. La mia compagna era Violet Babin, una sorella cristiana di New Orleans. Accettammo la sfida e partimmo con la roulotte e i nostri bambini per stabilire un punto d’appoggio a Brookhaven. I nostri mariti ci avrebbero raggiunte in seguito.
Dapprima il nostro ministero ebbe successo, e Harold e la figlia di Violet andavano bene a scuola. Tuttavia dopo il bombardamento giapponese di Pearl Harbor nel dicembre 1941 e la dichiarazione di guerra degli Stati Uniti, la reazione alla nostra opera cambiò drasticamente. C’era uno spirito di fanatico patriottismo e paura di cospirazioni. Dato che eravamo neutrali la gente sospettava di noi e ci accusava addirittura di essere spie tedesche.
Harold fu espulso dalla scuola perché si era rifiutato di partecipare alla cerimonia del saluto alla bandiera. L’insegnante mi disse che Harold era intelligente ed educato, ma il direttore pensava che desse un cattivo esempio perché non salutava la bandiera. L’ispettore scolastico si arrabbiò a tal punto per la decisione del direttore e del comitato scolastico che diede le dimissioni e si offrì di mandare Harold a una scuola privata a sue spese!
Ogni giorno eravamo minacciate di violenza dalla folla. In un’occasione la polizia ci cacciò via dalla porta di una signora, ci fracassò i fonografi contro un albero, ruppe i dischi dei discorsi biblici, fece a pezzi le nostre Bibbie e le pubblicazioni bibliche, e infine diede fuoco a tutto quello che aveva confiscato. Ci dissero di lasciare la città prima del calare delle tenebre altrimenti saremmo state cacciate via da una folla scatenata. Scrivemmo rapidamente delle lettere che consegnammo di persona alle autorità cittadine, chiedendo protezione. Ma ce la rifiutarono. Telefonai persino all’FBI (Ufficio Federale Investigativo) a Jackson, nel Mississippi, chiedendo aiuto. Anche lì ci consigliarono di lasciare la città.
Quella notte circa un centinaio di uomini arrabbiati circondarono la nostra roulotte. Eravamo due donne sole con i bambini. Chiudemmo le porte a chiave, spegnemmo le luci e pregammo Geova con fervore. Infine la folla si disperse senza farci alcun male.
A motivo di questi avvenimenti Herbert decise di raggiungerci immediatamente a Brookhaven. Riportammo Harold dai nonni a Robertsdale, dove il direttore della scuola locale ci assicurò che avrebbe ricevuto un’istruzione. Quando tornammo a Brookhaven, trovammo la roulotte danneggiata e su una delle pareti interne era stato inchiodato il mandato di arresto per noi. Malgrado l’opposizione rimanemmo fermi e continuammo il ministero.
Arrestati e maltrattati
Nel febbraio 1942 Herbert ed io fummo arrestati mentre facevamo uno studio biblico in una casa piccola e modesta. Il padrone di casa si arrabbiò così tanto per il modo in cui fummo trattati che prese il fucile dalla parete e minacciò di sparare al poliziotto! Fummo accusati di violazione di domicilio e al processo che si tenne il giorno dopo fummo trovati colpevoli.
Ci chiusero in una cella sporca e fredda dove rimanemmo 11 giorni. Mentre eravamo lì venne a trovarci un ministro battista del posto, il quale ci assicurò che se avessimo acconsentito a lasciare la città avrebbe usato la sua influenza per farci rimettere in libertà. Era il colmo dell’ironia, pensammo, visto che era proprio a causa della sua influenza che ci trovavamo lì.
Un angolo della cella era servito in precedenza da gabinetto. La cella era infestata dalle cimici. Il cibo ci veniva portato in recipienti di latta sudici, non lavati. A causa di queste condizioni presi la polmonite. Venne chiamato un medico e dopo che mi ebbe vista fummo rilasciati. Quella notte si formò una folla tumultuante vicino alla roulotte, così andammo a casa a Robertsdale ad aspettare il processo.
Il processo
In occasione del nostro processo vennero a Brookhaven battisti da ogni parte dello stato per dare man forte al ministro battista che ci aveva fatto arrestare. Questo mi spinse a scrivere una lettera a mio cognato Oscar Skooglund, devoto diacono battista. Fu una lettera scritta con passione ma con pochissimo tatto. Tuttavia il trattamento che ricevetti e ciò che scrissi devono avere avuto un buon effetto su Oscar, perché in breve tempo divenne uno zelante testimone di Geova.
I nostri legali, G. C. Clark e Victor Blackwell, anch’essi testimoni di Geova, erano convinti che a Brookhaven non avremmo potuto avere un processo equo. Così decisero di far archiviare la causa sollevando continue obiezioni. Ogni volta che il pubblico ministero apriva bocca, uno dei nostri avvocati faceva obiezione. Fecero almeno 50 obiezioni. Alla fine il giudice pronunciò il non luogo a procedere.
Un nuovo territorio in cui predicare
Dopo essermi riposata e rimessa in salute ricominciai a fare la pioniera, con mio figlio Harold. Nel 1943 ci fu assegnato un territorio più vicino a casa, Whistler e Chickasaw, piccoli centri dell’Alabama vicini a Mobile. Pensai che questi nuovi territori sarebbero stati meno pericolosi, dato che la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva appena emanato alcune sentenze favorevoli ai testimoni di Geova e che l’atteggiamento del pubblico verso la nostra opera aveva cominciato a migliorare.
Ben presto a Whistler venne organizzato un gruppo di persone che studiavano la Bibbia e c’era bisogno di un luogo di adunanza. Chiunque sapesse piantare un chiodo lavorò alla costruzione della nostra piccola Sala del Regno e alla prima adunanza ci furono 16 presenti. A Chickasaw, però, le cose andarono diversamente, perché apparteneva a una società, la Gulf Shipbuilding Corporation. Tuttavia somigliava a qualsiasi altra piccola città, con uffici, negozi e un ufficio postale.
Un giorno del dicembre 1943 io e Aileen Stephens, un’altra pioniera, stavamo offrendo ai passanti a Chickasaw le più recenti copie delle nostre riviste bibliche quando il vicesceriffo Chatham ci disse che non avevamo il diritto di predicare, dato che eravamo in una proprietà privata. Spiegammo che non eravamo venditrici ambulanti, ma che la nostra opera era di natura religiosa ed era protetta dal Primo Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti.
Di nuovo arrestate e messe in prigione
La settimana seguente Aileen ed io incontrammo E. B. Peebles, vicepresidente della Gulf Shipbuilding, e gli spiegammo l’importanza della nostra attività religiosa. Ci avvertì che l’attività dei testimoni di Geova non sarebbe stata permessa a Chickasaw. Spiegammo che le persone ci avevano accolto in casa di buon grado. Poteva negare loro il diritto di studiare la Bibbia? Divenne ostile e minacciò di farci finire in prigione per violazione di domicilio.
Tornai ripetutamente a Chickasaw e ogni volta fui arrestata. Ma ogni volta venni rilasciata dietro cauzione. Alla fine la cauzione divenne esorbitante e io rimanevo sempre più a lungo in prigione in attesa di mettere insieme il denaro necessario. Le condizioni della prigione erano tutt’altro che igieniche: non c’era gabinetto, i materassi erano sudici e senza lenzuola e c’era solo una coperta sporca. Di conseguenza i miei problemi di salute riaffiorarono.
Il 27 gennaio 1944 sei Testimoni che erano stati arrestati il 24 dicembre 1943 furono processati insieme e la mia testimonianza fu considerata valida anche per gli altri imputati. Pur avendo il processo dato prova di lampante discriminazione nei confronti dei testimoni di Geova, fui dichiarata colpevole. Ci appellammo contro la sentenza.
Il 15 gennaio 1945 la Corte d’Appello pronunciò il verdetto: ero colpevole di violazione di domicilio. Inoltre la Corte Suprema dell’Alabama rifiutò di discutere la mia causa. Il 3 maggio 1945 Hayden Covington, testimone di Geova e intrepido e vigoroso avvocato, fece ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti.
Mentre aspettavamo notizie dalla Corte Suprema, Aileen ed io rovesciammo la situazione intentando una causa civile contro i nostri accusatori, E. B. Peebles e i suoi alleati dell’ufficio dello sceriffo, chiedendo il risarcimento dei danni. I nostri accusatori cercarono di cambiare l’accusa, da violazione di domicilio — quella che avevano usato — a intralcio del traffico, ma quando ero in prigione avevo fatto uscire di nascosto un foglio firmato dal vicesceriffo Chatham, in cui eravamo accusate di violazione di domicilio. Quando venne presentata in tribunale questa prova, lo sceriffo Holcombe balzò in piedi rischiando di ingoiare il sigaro! Il processo, celebrato nel febbraio 1945, terminò senza che la giuria fosse riuscita a emettere un verdetto unanime.
La decisione della Corte Suprema
La Corte Suprema degli Stati Uniti era interessata al mio caso perché la violazione di domicilio introduceva un nuovo elemento nella questione della libertà religiosa. Covington provò che il regolamento di Chickasaw violava le libertà non solo degli imputati ma dell’intera comunità.
Il 7 gennaio 1946 la Corte Suprema degli Stati Uniti annullò la sentenza della corte inferiore ed emise un giudizio storico a nostro favore. Il giudice Black pronunciò la sentenza contenente fra l’altro queste parole: “In quanto lo Stato [dell’Alabama] ha tentato di infliggere una sanzione penale all’appellante [Grace Marsh] per aver distribuito letteratura religiosa in un centro di una società, la sua azione non può sussistere”.
Una lotta che continua
Herbert ed io ci stabilimmo infine a Fairhope, nell’Alabama, e negli anni continuammo a promuovere gli interessi del Regno. Persi Herbert nel 1981, ma ho molti felici ricordi degli anni passati insieme. In seguito mio figlio Harold smise di servire Geova e morì poco dopo, nel 1984. Questo è stato uno dei più grandi dispiaceri della mia vita.
Sono grata, però, del fatto che Harold e sua moglie Elsie mi hanno dato tre meravigliose nipoti e che ora ho anche dei pronipoti che sono testimoni di Geova battezzati. Tre delle mie sorelle, Margaret, Ellen Jo e Crystal sono ancora in vita e continuano a servire Geova fedelmente. Crystal ha sposato Lyman Swingle, che è membro del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova. Vivono presso la sede mondiale dei testimoni di Geova a Brooklyn, New York. Nonostante i gravi problemi di salute che ha avuto negli ultimi anni, Crystal ha continuato ad essere per me di esempio e di incoraggiamento.
Nei miei oltre 90 anni ho imparato a non avere mai paura di quello che può fare l’uomo, poiché Geova è più grande di qualsiasi sceriffo, di qualsiasi giudice e di qualsiasi uomo. Mentre rifletto su questi avvenimenti del passato, apprezzo vivamente il privilegio di avere avuto una parte nel “difendere e stabilire legalmente la buona notizia”! — Filippesi 1:7.
[Modificato da EverLastingLife 21/07/2019 19:05] |
|
|
|