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la messa.

Ultimo Aggiornamento: 25/07/2011 17:06
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09/07/2011 21:40
 
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I PARTE:
Cominciamo da Atti 20:7.
Il testo greco legge: “ En de tei miai ton sabbaton sunegmenon hemon klasai arton “,
letteralmente “In poi il primo [giorno] della settimana essendo riuniti noi per spezzare pane”.
Non mi risultano varianti testuali di rilievo.
Qui Luca usa il verbo “klào”, che significa “spezzare, rompere”.
Il sostantivo greco “klàsis”, che deriva dal verbo “klào”, significa letteralmente “il rompere, lo spezzare”.
Viene usato anche in Luca 24:35 in riferimento all' apparizione del Risorto a Emmaus:
Ora essi stessi narrarono le cose avvenute per la strada e come era stato da loro riconosciuto nello spezzare il pane”, e in Atti 2:42 : “E partecipavano assiduamente alle istruzioni degli apostoli, alla vita comune, allo spezzare del pane (CEI traduce: “nella frazione del pane”) e alle preghiere”.
L' espressione “frazione del pane”o “spezzare del pane” qui usata, così come l' atto di “spezzare (il) pane” di Atti 20:7, di per se richiamano un comune pasto giudaico.
Il verbo “klào” (“spezzare, rompere”) viene usato, ad esempio, in 1 Corinti 10:16 di cui parlerò in seguito, e in Atti 2,46-47 : “Ogni giorno frequentavano tutti insieme il tempio e nelle case spezzavano il pane prendendo il cibo con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo”.
A quei tempi il pane consisteva di solito in focacce sottili. Il pane non fermentato sarebbe stato anche croccante. Il pane non veniva tagliato, ma spezzato, da cui l’espressione “spezzare il pane”, con riferimento, come ho già detto, a un pasto ordinario.
Quindi, scritturalmente parlando, in Atti 2:42, 46 e 20:7 non si sta parlando di una celebrazione eucaristica, né tanto meno di una celebrazione eucaristica domenicale (“ Ogni giorno frequentavano tutti insieme il tempio ........”), ma si parla solamente di prendere dei pasti insieme.
Esaminiamo meglio Atti 2:46. La descrizione sembra riferirsi chiaramente all' agàpe fraterna. In questo versetto l' espressione “rompere il pane” dimostra che in questo punto (in effetti il sostantivo àrton (pane) non è preceduto dall' articolo), si deve intendere un pasto comune, non la “santa Eucaristia”.
Il sostantivo àrtos, secondo il vocabolario Greco Italiano L. Rocci e il Dizionario base del Nuovo Testamento Greco Italiano, di C.Buzzetti, ha anche il significato di “cibo”.
La Bibbia CEI traduce àrtos (il cui significato principale, ricordiamolo, è “pane”) con “cibo” in Matteo 15:2, Marco 3:20, Marco 7:2, Marco 7:5, e con “pranzare” in Luca 14:1 (“Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare [letteralmente, “a mangiare pane”, come in tutti gli altri casi citati prima ] e la gente stava ad osservarlo”).
La realtà è che “dire che i primi Giudei Messianici spezzavano il pane” è dire né più né meno che allora mangiavano insieme.
I primi cristiani facevano tutto insieme, ed avevano ogni cosa in comune (Atti 2:44-45).
Non si può quindi prescindere dal contesto del tempo in cui vivevano queste primissime comunità giudaico-cristiane. Quindi, stando a ciò che dicono le Sacre Scritture, non si può, a nostro parere, affermare che la “chiesa giudaico cristiana” primitiva celebrasse ogni domenica o ogni giorno l' eucaristia.
Tra l' altro, si parla solo di “spezzare il pane”, ma “il vino”, come mai non viene menzionato?
Stando al testo CEI, Gesù disse: “Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perchè questo è il mio sangue dell' alleanza....... (Matteo 26:26-27, confronta Marco 14:23 : “Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti”, e 1 Corinti 11:25-29: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue: fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finchè egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno pertanto esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perchè chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” ).
Quindi la descrizione di una celebrazione eucaristica avrebbe semmai dovuto indicare, oltre allo “spezzare del pane”, anche il passaggio di un calice con il vino, ma ciò non viene riferito. C' è da chiedersi perchè!
Si può leggere anche ciò che disse Paolo in 1 Corinti 10:16: “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?”.
Quindi, di nuovo, lo “spezzare il pane” di Atti 2:42, 46 e 20:7 di per se non indica una “celebrazione eucaristica”, poiché non si parla affatto del “calice di benedizione” che rappresenta la “comunione con il sangue di Cristo”.
Ribadisco ancora che “klàsei” (forma di klàsis), cioè la “frazione del pane” di Atti 2:42, indica un “atto dello spezzare”.
Spezzare il pane, rendendo grazie, era un modo usuale giudaico ed antico di iniziare il pasto (Matteo 14:19-20 ; Atti 27:35-36). Gesù Cristo spezzò il pane in altre occasioni prima della “Cena del Signore”. Logicamente il pane, elemento primario, doveva essere diviso per essere distribuito (Geremia 16:7 : “Bibbia di Gerusalemme” “Non si spezzerà il pane all' afflitto per consolarlo del morto e non gli si darà da bere il calice della consolazione per suo padre e per sua madre”. Secondo la nota in calce, si tratta del pasto funebre).
Il pane usato a quel tempo dagli ebrei non era come quello di oggi. Nel mangiarlo, spesso lo rompevano o ne spezzavano una parte e lo distribuivano.
Come abbiamo visto, quando si riferiscono alla “Cena del Signore” o “Pasto serale”, imitata nell' Eucaristia, le Scritture parlano del “pane” e anche del “calice”, non del solo pane come in questo e in altri casi (1 Corinti 10:16 ; 11:23-29).
Bere il vino del calice, era altrettanto importante come mangiare il pane, e per questo le due azioni erano menzionate insieme, quando si trattava della “Cena del Signore”.
Ogni giudeo che si accingeva ad usare del pane durante un pasto doveva inevitabilmente, sia per ragioni pratiche che per una forma di abitudine, spezzarlo per potersi cibare ed offrirne ad altri, questo era in sintesi ciò che si faceva solitamente durante una cena o un pranzo.
Che questa fosse una prassi comune presso gli ebrei, è testimoniato nel Talmud. Ecco per esempio cosa ricorda accadere nel corso di uno “zimmùn” (un invito): “Quando si giunse alla frazione del pane, Rabbi Abbahu disse a Rabbi Zerà: Vorrebbe il maestro compiere la frazione?.......E così Rabbi Abbahu spezzò il pane” (B.Berakhot 46a).
In un altro testo si legge: “Rabbi Jehudàh, figlio di Rabbi Shemuèl, disse a nome di Rab: I commensali non devono mangiare fino al momento in cui colui che ha compiuto la frazione del pane ha assaggiato il cibo (B. b. 47a).
E si potrebbero portare tanti altri esempi come questo. Da ciò si evince che lo “spezzare il pane” presso gli antichi dava inizio al pasto e che, quindi, per assimilazione, questo termine nel linguaggio comune dell' epoca finì per indicare l' intero pasto consumato. Inevitabilmente qualsiasi riunione giudaico-cristiana dove si “frazionava il pane” poteva essere intesa semplicemente come “prendere i pasti”; questi erano i famosi conviti cristiani.

(segue)
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