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127) Manuel Toscano (vivente)
Svegliatevi! 08/01/1984 pag.20
pseudonimo di Manuel García Fernández
indice di notorietà: **
paese: Spagna
attore
Ha proseguito nella sua attività professionale dopo il battesimo? NO
La letteratura Watch Tower ha mai fatto cenno a questo VIP? SI (Svegliatevi! 8/01/84 20-24)
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Popolare attore televisivo (ma di origini teatrali: aveva interpretato, fra gli altri autori, de Unamuno, Pemán e Gorki) attivo in Spagna negli anni '60 e '70 del secolo scorso con il nome d'arte di Manuel Toscano, García Fernández ha al suo attivo partecipazioni ad almeno nove serie TV: Gran Teatro, Estudio 1 (serie 'fluviale' in onda dal 1965 al 1984; l'attore ha preso parte fra l'altro all'episodio La herida luminosa, ove - ironia del caso - interpretava un sacerdote), La risa española, Teatro de siempre, Novela, Hora once, La cometa naranja, Los libros e Curro Jiménez.
Negli anni di maggiore fama, è apparso come comprimario in alcune pellicole cinematografiche: No le busques tres pies..., del 1968 (il suo film più pregevole, diretto da Pedro Lazaga), ¡Se armó el belén!, Las gatas tienen frío ed El mejor del mundo, tutte del 1970, e Vente a ligar al Oeste, del 1972. Come da lui stesso raccontato a Svegliatevi!, nel 1970 ha lavorato come comparsa anche nel film Cannon for Cordoba (di Paul Wendkos, doppiato in italiano con il titolo Quattro per Cordoba), che annoverava le star George Peppard, Giovanna Ralli e Raf Vallone.
Manifesti di alcuni film e serie TV con la partecipazione di Manuel Toscano:
No le busques tres pies (1968) e Quattro per Cordoba (1970) per il cinema,
e la serie per il piccolo schermo Curro Jiménez con il divo madrileno Sancho Gracia.
nosoloaviones.com
comingsoon.it
imdb.com
Manuel García Fernández ha narrato la propria esperienza nella Svegliatevi! dell'8/01/1984 pag.20-24, che si riporta di seguito.
Esperienza di Manuel García Fernández (Svegliatevi! dell'8/01/1984 pag.20-24) - CLICCA PER VISUALIZZARE
La fama è tutto?
LA SERA del 17 agosto 1968 i miei sogni si avverarono. Interpretavo il difficile ruolo drammatico di Ippolito nella Fedra di Miguel de Unamuno, scrittore spagnolo del nostro secolo. Gli altri attori professionisti che recitavano nel ruolo di mio padre e della mia matrigna erano artisti di tutto rispetto. Le scene, recitate con vigore e realismo, tennero viva l’attenzione degli spettatori. Fummo interrotti dagli applausi in cinque occasioni. In due scene il peso del dialogo ricadeva su di me.
Quella sera, mentre era in corso il festival municipale di San Lorenzo dell’Escorial, nella provincia spagnola di Madrid, rappresentava uno speciale trionfo per me. Dopo anni di accanite lotte potevo assaporare l’indiscusso successo! Poco dopo cominciai a ricevere offerte più numerose e migliori per partecipare a film e spettacoli televisivi.
Ma cosa mi aveva avviato alla carriera teatrale? Per aiutarvi a capire i miei motivi devo ricondurvi alla mia infanzia negli anni quaranta, nella città andalusa di Siviglia, durante il terribile periodo che seguì la guerra civile spagnola del 1936-39.
Un’infanzia tormentata
Ero il maggiore di cinque figli, cresciuto nella povertà, nella fame e nella miseria che sono tipiche del dopoguerra. Eravamo così poveri che ero solito gironzolare nei pressi del locale negozio di generi alimentari in attesa che gli altri clienti se ne andassero per poter comprare il pane a credito senza che nessuno lo sapesse. Credo che in effetti la mia abilità d’attore cominciasse a manifestarsi lì mentre tentavo di trarre in inganno i vicini.
L’atmosfera in casa nostra non era esattamente delle migliori. Fra i miei genitori c’erano continui litigi e battibecchi. Mio padre era un nemico dichiarato di tutto ciò che sapeva di religione, mentre mia madre e mia nonna credevano nella “Madonna” e in tutti i “santi” della Chiesa Cattolica. La mia vita di fanciullo era dominata dal timore e dall’incertezza: dal timore della violenza, dal timore causato dalla superstizione religiosa, dal timore della mala suerte, o sfortuna, che sembrava avere attinenza con tutto.
Malgrado tutto questo, nella mia infantile immaginazione a volte riuscivo a venire fuori dall’incubo e cominciavo a sognare . . . a sognare un mondo migliore dove la gente si amava e dove regnava la fiducia reciproca. Quei sogni di bambino erano la mia valvola di sicurezza.
Mi innamoro del teatro!
Avevo sedici anni quando ebbi il mio primo timido contatto col teatro. Andai a vedere un lavoro teatrale per dilettanti rappresentato in una scuola cattolica di Siviglia. Me ne stavo lì seduto in aspettativa e con repressa eccitazione. Il sipario si alzò e con mia sorpresa si aprì davanti ai miei occhi un mondo meraviglioso di musica, colore e fantasia. In quel momento mi innamorai del teatro. Ecco un mondo di felicità, apparentemente senza timori, lacrime o fame, dove potevo dare libero sfogo alla mia immaginazione. Era un trampolino per comunicare ad altri i miei sogni e le mie speranze. Decisi che avrei fatto l’attore.
Mi misi immediatamente in contatto con un gruppo di attori dilettanti e chiesi se potevo partecipare alla loro successiva rappresentazione. Avevano in programma Passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo. Poiché avevano bisogno di comparse mi accettarono. Mi fu affidato il ruolo secondario di Andrea, uno dei dodici apostoli. Anche se la mia partecipazione fu molto limitata, mi bastò per capire che avevo finalmente trovato il mio ambiente. Quel primo lavoro fu importante per un’altra ragione: per mezzo di esso conobbi il Gesù della Bibbia. La sua persona mi ispirò profondo rispetto e ammirazione.
Ero deciso a progredire per cui mi iscrissi all’accademia d’arte drammatica di Siviglia. Avevo diciotto anni quando ebbi la prima opportunità di lavorare con una compagnia di professionisti che facevano una tournée in provincia. Il mio primo ruolo fu quello di uno studente. Dopo una breve prova feci il mio modesto debutto in un teatro vero. Finalmente avevo cominciato la scalata al successo. E com’erano diversi quei professionisti dal gruppo di dilettanti! Regnava un’atmosfera di relativa ricchezza, importanza e alterigia.
Per diverse settimane feci da aiutante all’impresario che era anche l’attore principale. Non credevo alla mia fortuna. Facevo parte del fantastico mondo della finzione.
La scalata al successo
Purtroppo le mie giovanili illusioni svanirono presto. Mi resi conto che ero circondato dall’immoralità. L’attore e l’attrice principali convivevano, anche se erano sposati con altri. Inoltre, la donna non voleva che il suo amante mi usasse qualche gentilezza e in breve tempo persi il lavoro. Così tornai a Siviglia a terminare gli studi di arte drammatica.
Sapevo di avere bisogno di esperienza e di allargare il mio repertorio. Così firmai un contratto con una compagnia di provincia. Dopo due anni di tournée attraverso l’Andalusia e dopo avere recitato in città come Córdova, Málaga e Siviglia, decisi che era ora di andare a Madrid, la capitale della Spagna, dove si trovano i maggiori teatri. Col primo contratto, firmato nel 1962, lavorai nel dramma Hombre Nuevo (Uomo nuovo) di José María Pemán, nel teatro Eslava. Il mio ruolo richiedeva che ballassi il twist, allora in voga in Spagna. A quanto pare fu un gran successo.
Il successivo gradino importante nella scalata al successo fu la mia partecipazione, nel 1967, a Bassifondi, dramma dello scrittore russo Maksim Gorki, rappresentato nel teatro María Guerrero di Madrid. Anche in quel caso lavorai a fianco di bravi attori, il che mi servì sia di addestramento che di stimolo.
Nel 1968 giunse infine la grande occasione di lavorare alla televisione. Avevo già avuto parti secondarie in TV, ma ora mi veniva offerto un ruolo importante nel lavoro teatrale La herida luminosa (La ferita luminosa) di José María de Sagarra, poeta e autore teatrale catalano del nostro secolo. In quell’occasione anche il tempo mi fu propizio. Quella sera piovve così forte che molti stettero a casa a guardare la TV. Da un giorno all’altro il mio nome d’arte, Manuel Toscano, divenne famoso in Spagna. Un produttore cinematografico mi offrì un ruolo di primo piano nel prossimo film che intendeva realizzare.
La realtà è diversa
Sembrava che tutto mi andasse a gonfie vele. Eppure non ero soddisfatto. Il teatro non si era rivelato quel mondo fantastico di sublime felicità che avevo immaginato da ragazzo. Anzi, salvo pochissime eccezioni, vi regnavano vanità, invidia, superstizione e immoralità. Per illustrare la mia disillusione lasciate che vi racconti ciò che mi accadde una volta.
Un giorno ricevetti una telefonata da uno sconosciuto che mi chiese di incontrarlo in un rinomato caffè di Madrid, frequentato da attori e attrici famosi. All’ora fissata un signore elegante mi si presentò come regista in cerca del protagonista per un lavoro teatrale che intendeva rappresentare. Pensava che fossi l’attore ideale per quella parte e mi invitò nel suo appartamento per definire i termini del contratto. Ci andai e allorché fummo dentro mi si gettò addosso tentando di baciarmi!
Ecco un altro omosessuale nel mondo del teatro. Ribadì che se volevo il ruolo di protagonista dovevo cooperare di più. Lo respinsi e, dopo avergli detto che non ero disposto a lavorare a quel prezzo, uscii precipitosamente.
La triste verità è che il mondo dello spettacolo è permeato di perversione e corruzione morale. E molti vivono in un’atmosfera di perenne incertezza. Le “stelle” vivono nel timore che la loro luce si spenga la sera della prossima prima. Il loro successo dura per tutto il tempo in cui il loro ultimo lavoro tiene il cartellone. Di conseguenza, droga e rapporti illeciti sono un normale mezzo di evasione.
Le circostanze cambiano
Nel 1965, durante una visita all’accademia d’arte drammatica di Madrid, incontrai un’aspirante attrice che suscitò il mio interesse. In seguito ci fidanzammo e nel settembre del 1967 ci sposammo. Abbiamo avuto quattro figli che hanno riempito di gioia e di significato la nostra vita.
Un altro avvenimento che avrebbe cambiato la nostra esistenza si verificò nel 1969. Mentre mi trovavo a Madrid negli studi cinematografici della “Roma”, dove partecipavo al film Los cañones de Córdoba (I cannoni di Córdova), conobbi una giovane attrice che mi parlò della Bibbia. Mi spiegò qual era il proposito di Dio riguardo all’umanità e alla terra e che sotto il Regno di Dio ci sarebbero state presto pace e sicurezza. La cosa mi incuriosì e ne volli sapere di più. Lei mi invitò a un’assemblea dei testimoni di Geova che si sarebbe tenuta il giorno dopo. A quell’epoca i Testimoni non erano ancora riconosciuti legalmente in Spagna. L’assemblea si doveva tenere in un garage, ma la cosa non mi scoraggiò.
Al mio arrivo fui immediatamente colpito dall’atmosfera di autentica cordialità. Uno degli anziani, Ricardo Reyes, prese accordi per studiare la Bibbia con me. La sua serenità, la sua mansuetudine e la sua lucidità di pensiero erano proprio quello di cui avevo bisogno con la mia personalità estroversa di attore.
Man mano che lo studio progrediva, ero assalito dai dubbi. Era proprio la verità o solo una mistificazione come altre religioni? Cosa si nascondeva sotto? Dopo essere vissuto per tanti anni nell’atmosfera di un mondo falso e illusorio, volevo qualcosa di concreto, la verità.
Tutto questo assunse una tale importanza per me che, preso dall’entusiasmo di investigare la Bibbia, trascurai il lavoro. Nella mente avevo tante domande che richiedevano una risposta. Qual è lo scopo della vita? Dio esiste? Cosa c’è dopo la morte? Con l’aiuto della Bibbia e del manuale biblico La Verità che conduce alla Vita Eterna i miei dubbi furono dissipati. Dopo nove mesi di studio mia moglie ed io fummo convinti che era la verità e nel settembre del 1970 fummo battezzati.
Una nuova sfida
Il cambiamento di vedute e di personalità che la Bibbia mi portò a fare era una sfida. Potevo conciliare la mia nuova vita cristiana con i ruoli che interpretavo in teatro e alla TV? Una svolta decisiva per me, credo, fu quel giorno in cui provavo insieme ad alcuni attori, un regista e un impresario teatrale. Cominciammo a parlare di come accrescere il numero degli spettatori ai lavori che rappresentavamo. Tutti si lamentavano che la censura era troppo severa, e che se fosse stata più mite consentendo un maggior numero di scene erotiche sul palcoscenico, il pubblico sarebbe accorso al botteghino. Quando vidi quel gruppo di professionisti, gente di teatro con un nome prestigioso, tutti d’accordo, e che nessuno aveva il coraggio di difendere la vera arte, i buoni costumi e la cultura, capii che eravamo tutti nella stessa trappola: la trappola del successo a buon mercato attraverso la commercializzazione del sesso. Decisi di smettere.
I miei amici predissero che sarei presto tornato a recitare perché ce l’avevo nel sangue. Ora mi viene in mente una frase di José María Rodero, un famoso attore spagnolo, che una volta disse: “Se il teatro sparisse non succederebbe nulla. D’altra parte, se non avessimo l’acqua, certo la situazione sarebbe drammatica . . . L’attore è un lusso, come il teatro, la cultura, un lusso necessario, naturalmente, ma non indispensabile”.
Ora che sono passati più di dieci anni posso dire onestamente che non rimpiango il teatro. Ho ancora la possibilità di esercitare ogni anno la mia arte, come regista e come attore, nei drammi biblici messi in scena dai testimoni di Geova alle loro assemblee di distretto. Mia moglie e io abbiamo partecipato a tali drammi, recitando davanti a migliaia di spettatori in varie sale e stadi. Di diverso c’è il fatto che recitiamo con un motivo migliore. In teatro volevo la fama, volevo l’adulazione. In questi drammi biblici è la trama che conta, non gli attori. Quindi non c’è competizione e nessun attore cerca di mettere in luce se stesso a discapito degli altri. Questi ruoli biblici mi hanno dato una soddisfazione molto più grande per il semplice fatto che abbiamo portato sulla scena degli avvenimenti reali presi dalla vita di famosi personaggi biblici, avvenimenti da cui si può trarre una morale edificante.
Attore in cerca di lavoro
Naturalmente il caso di ogni attore è diverso e non sto cercando di dire che un cristiano non possa svolgere questa professione. È una cosa che ciascuno deve decidere secondo coscienza. Nel mio caso, quando lasciai il teatro dovetti trovarmi un lavoro. Non avevo altra qualifica che la mia esperienza in teatro. Dopo molte difficoltà trovai infine un’occupazione, e quella fu la fine dei nostri problemi economici.
Noi siamo sicuramente la prova che Geova mantiene la sua parola e sostiene quelli che cercano prima il suo Regno. È come dice la Bibbia: “Fui giovane, sono anche invecchiato, eppure non ho visto nessun giusto lasciato interamente, né la sua progenie cercare il pane”. — Salmo 37:25.
Shakespeare ha scritto: “Tutto il mondo è un palcoscenico, e gli uomini e le donne son soltanto degli attori”. Eppure ho scoperto che la vita può essere ben più significativa, purché si acquisti conoscenza di Geova e dell’amorevole proposito che egli ha riguardo all’umanità. La nostra famiglia ha la speranza di vedere la terra trasformata in ciò che dovrebbe essere in virtù del suo potenziale: un giardino paradisiaco per l’umanità ubbidiente. Questa non è fantasia. È qualcosa che si basa sulle solenni promesse dell’Altissimo Dio, e ci è assicurato che è impossibile che Dio menta. (Ebrei 6:18; Tito 1:2) — Narrato da Manuel García Fernández.
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[Modificato da EverLastingLife 20/05/2020 22:47] |