157) Čelo Pertot (1924-vivente)
Svegliatevi! 22/08/1997 pag. 15
indice di notorietà: ***
paese:
Slovenia
Scultore
Ha proseguito nella sua attività professionale dopo il battesimo?
SI (in seguito interrotta)
La letteratura Watch Tower ha mai fatto cenno a questo VIP?
SI (Svegliatevi! 22/08/97 12-15)
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Destinato a diventare uno dei massimi scultori sloveni del XX secolo, Čelo Pertot era nato ad Aurisina, in provincia di Trieste, nel 1924. Figlio di uno scultore, a 15 anni inizia a lavorare col padre in una cava di pietra. Nel secondo dopoguerra accede all'Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 1948 ottiene una borsa di studi presso la viennese
Academie Für Bildende Künste; nel 1951 studia a Lubiana, quindi si reca in Svezia (1952) ove viene chiamato a insegnare fusione del bronzo, e altre tecniche scultoree, all'Accademia delle Belle Arti di Stoccolma.
Dopo il matrimonio, avvenuto nello stesso anno, la sua carriera prende letteralmente il volo. Espone alcuni lavori (specie in bronzo e piombo) al
Friluftsmuseet di Skansen; viene incaricato di restaurare opere di valore inestimabile del Museo Nazionale e della collezione reale di Gustavo VI; insegna presso l'
Akademiens Skulpturskola. Le sue sculture sono protagoniste di mostre di grande successo in tutta Europa: oltre che nella capitale svedese, a Roma, Lubiana, Vienna, Zagabria, Belgrado. Alcune di esse sono tuttora esposte a Roma (Galleria d'Arte Moderna), Stoccolma (museo Moderno), Lubiana (Galleria Moderna), e in altre grandi città.
Bellissima immagine giovanile sfumata di Pertot al lavoro, tratta dal sito
signaturer.se;
di seguito una tipica scultura di Pertot raffigurata nella stessa pagina.
Lavora anche il granito, il legno, il marmo, il gesso, l'argento e la cera. Fra le sue esposizioni più prestigiose degli anni '50 sono da ricordare quelle alla galleria
Brinken, all'
Italienska Institutet, al
Nationalmuseum, al
Millesgarden di Lidingö e in tutti i più importanti musei di Göteborg (
Nordiska Museet,
Konstmuseum,
Konsthallen). Raccoglie gli elogi, fra gli altri, del dittatore Tito, che ne acquista alcune opere.
Alcune mirabili opere di Čelo Pertot, di proprietà della Fondazione Federico Zeri dell'Università di Bologna (
link).
Toeletta di Susanna
Ratto di Europa
Ritratto maschile
Sul finire degli anni '50 prende ad interessarsi intensamente della propria spiritualità. Dopo le esperienze passate con il cattolicesimo, i valdesi e l'Esercito della Salvezza, frequenta il buddismo, l'islamismo ed i pentecostali. Durante un viaggio in Italia, proprio nella sua cittadina natale conosce un testimone di Geova. Pertot si appassiona rapidamente alla nuova fede, e nel febbraio del 1961 si battezza. Diviene uno zelante predicatore del Regno; per amore dell'opera missionaria rallenta, e negli anni '80 interrompe quasi definitivamente, la sua carriera di scultore. Il suo poliglottismo gli permette di estendere la propria attività alle comunità di italiani, spagnoli, serbo-croati immigrati in Svezia; viene impiegato per fondare nuove congregazioni (anche in Italia), e serve fra l'altro come sorvegliante viaggiante.
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Čelo Pertot ha raccontato la sua esperienza nella
Svegliatevi! del 22/08/1997, pagg. 12-15, che si riporta di seguito.
Esperienza di Čelo Pertot - Svegliatevi! del 22/08/1997, pagg. 12-15 - CLICCA PER VISUALIZZARE
Qualcosa di meglio della fama a livello mondiale
Anni dopo che ero diventato uno scultore famoso a livello europeo un altro artista mi disse in tono di accusa: “Hai tradito l’arte!” Prima di spiegarvi il perché di quell’accusa, lasciate che vi racconti come divenni scultore.
AD AURISINA, il piccolo centro dove sono nato, la maggioranza degli uomini lavoravano in un’antica cava di pietra. Aurisina si trova nell’Italia settentrionale, vicino a Trieste e all’ex Iugoslavia. A 15 anni cominciai anch’io a lavorare in quella cava. Era il 1939, l’anno in cui scoppiò la seconda guerra mondiale. Lavorando con la pietra cominciai a desiderare di diventare uno scultore famoso. Inoltre, volevo non morire mai. Entrambi questi desideri sembravano irraggiungibili.
Nel 1945, quando la guerra finì, andai ad abitare con mia sorella a Roma. Speravo di iscrivermi all’Accademia di Belle Arti. Che emozione quando il mio desiderio si avverò e fui accettato per un corso di studi di tre anni! I miei studi furono pagati con l’aiuto di vari istituti di beneficenza.
Fame spirituale
Cercai anche di soddisfare la mia fame spirituale assistendo a funzioni religiose, comprese quelle dell’Esercito della Salvezza e dei valdesi. Frequentai persino dei corsi presso un’università dei gesuiti, e una volta assistei a un seminario di tre giorni tenuto da un vescovo. Durante questo seminario non ci era permesso conversare tra noi, ma ci dedicavamo alla preghiera, alla meditazione, alla confessione e alle lezioni del vescovo.
In seguito mi resi conto che la mia fede non ne era uscita rafforzata. “Come mai”, chiesi al vescovo, “non ho sviluppato una fede forte?”
“La fede è un dono di Dio”, rispose il vescovo, “ed egli la dà a chi vuole”. La sua risposta mi deluse a tal punto che smisi di cercare Dio e cominciai a dedicarmi esclusivamente ai miei studi artistici.
Acquisto fama a livello internazionale
Dopo aver terminato gli studi a Roma nel 1948 ricevetti una borsa di studio di un anno per frequentare l’Accademia di Belle Arti di Vienna. L’anno seguente mi diplomai lì e accettai una borsa di studio di un anno per proseguire gli studi a Lubiana, in Slovenia (un tempo parte della Iugoslavia). A quel tempo la mia meta era trasferirmi a Parigi, la capitale delle belle arti.
Nel 1951, però, mi fu offerta l’opportunità di lavorare a Stoccolma, in Svezia. Mi trasferii lì con l’intenzione di mettere da parte dei soldi che mi avrebbero aiutato a fare carriera nel mondo dell’arte a Parigi. Ma incontrai Micky, e nel 1952 ci sposammo e ci stabilimmo a Stoccolma. Trovai lavoro in un piccolo laboratorio dove facevo sculture in pietra, marmo e granito. Alcune di queste sono in mostra nel Millesgarden, un parco e museo nella cittadina di Lidingö, vicino a Stoccolma.
A Roma avevo imparato un’antica tecnica di lavorazione del bronzo, il metodo a cera persa, e così insegnai fusione del bronzo all’Istituto d’Arte e all’Accademia di Belle Arti di Stoccolma. In seguito potei lavorare in una fonderia di bronzo nel museo all’aria aperta di Skansen, a Stoccolma. Lì, spesso davanti a un pubblico, creavo sculture in bronzo o in piombo. Fui anche ingaggiato per restaurare antiche sculture appartenenti all’allora re di Svezia, Gustavo VI. Queste sono in mostra a Stoccolma nel Palazzo Reale come pure nel castello di Drottningholm.
Tra il 1954 e il 1960 le mie opere furono lodate dalla stampa e dai critici d’arte. Molte mie sculture furono esposte in importanti città europee, tra cui Stoccolma, Roma, Lubiana, Vienna, Zagabria e Belgrado. A Belgrado il maresciallo Tito acquistò alcune mie opere per la sua collezione privata. Alla Galleria d’Arte Moderna di Roma è esposta una mia opera: un grande torso femminile in granito, e altre sono esposte all’Albertina di Vienna. Il Museo Moderno di Stoccolma ha una delle mie sculture in bronzo e piombo, e la Galleria Moderna di Lubiana ne ha una in bronzo.
Ritrovo l’interesse per la religione
Dopo qualche anno che eravamo sposati, Micky notò che si risvegliava in me l’interesse per la religione. Continuavo a chiedermi: ‘Dov’è la fede per cui i primi cristiani erano disposti a morire?’ Cominciai di nuovo ad assistere a funzioni religiose, come quelle di pentecostali e avventisti. Esaminai persino l’Islam e il buddismo.
Nel 1959, prima di assistere a una mostra d’arte a Milano, passai qualche giorno nella mia cittadina, Aurisina. La gente del posto mi parlò di un uomo che a detta loro sapeva un sacco di cose sulla Bibbia. Era un testimone di Geova. Quando ebbi modo di parlare con lui, mi mostrò nella Bibbia cose che non avevo mai visto prima. Appresi che l’uomo è un’anima, non ha un’anima separata dal corpo, e che l’anima umana è mortale, non immortale come insegnavano altre religioni. — Genesi 2:7; Ezechiele 18:4.
Il Testimone mi mostrò anche che quando Dio creò Adamo ed Eva il suo proposito non era che morissero, bensì che vivessero per sempre felici sulla terra. La prima coppia umana morì perché fu disubbidiente. (Genesi 1:28; 2:15-17) Imparai che cedendo suo Figlio come riscatto Dio provvide agli esseri umani la prospettiva della vita eterna, che era andata persa a motivo della disubbidienza di Adamo. (Giovanni 3:16) Imparare queste cose mi riempì di gioia. — Salmo 37:29; Rivelazione (Apocalisse) 21:3, 4.
Una svolta
Poco dopo tornai in Svezia, e Micky ed io cercammo i testimoni di Geova. Non riuscimmo però a procurarci il loro indirizzo. Pochi giorni dopo, tuttavia, suonò il campanello e ce li trovammo lì sulla porta! Cominciai a leggere le pubblicazioni che mi lasciarono e ben presto mi convinsi che contenevano la verità. Ad ogni modo, volli chiedere conferma della mia opinione a un mio vecchio amico, un arcivescovo cattolico che avevo conosciuto durante i miei studi a Roma alla fine degli anni ’40. Così, nel gennaio del 1961 andai a trovarlo.
A quel tempo il mio amico era responsabile dell’intera opera missionaria cattolica nel mondo. Che sorpresa mi aspettava! Rimasi stupito quando scoprii che l’arcivescovo non aveva nemmeno una conoscenza elementare della Bibbia. Quando parlammo di cosa accade alla morte disse: “Potremmo anche scoprire che le cose stanno esattamente al contrario di quello che crediamo ora”. E quando parlammo dell’accenno che l’apostolo Pietro fece alla promessa biblica di “nuovi cieli e nuova terra”, non era certo di cosa si intendesse con questa promessa. — 2 Pietro 3:13; Isaia 65:17-25.
Tornato a Stoccolma, cominciai a studiare la Bibbia regolarmente con un Testimone che mia moglie ed io avevamo conosciuto. Che gioia vedere che l’interesse di Micky per lo studio aumentava! Alla fine, il 26 febbraio 1961, simboleggiai la mia dedicazione a Geova con il battesimo in acqua, e l’anno dopo si battezzò Micky.
Cambio lavoro
Nel 1956 ci nacque una bambina, e nel 1961 un bambino. Ora che avevamo una famiglia da mantenere avevo bisogno di un lavoro fisso. Fui contento che mi venisse chiesto di costruire un grande monumento nella mia cittadina natale. Doveva commemorare i partigiani caduti nella seconda guerra mondiale. Il monumento mi avrebbe fatto guadagnare bene. Ma dopo aver soppesato vari fattori — compreso il fatto che per mesi sarei stato lontano dalla famiglia e dalla congregazione cristiana e che avrei abitato in un paese in cui prosperava il comunismo e dove non sarebbe stato facile coltivare gli interessi spirituali — declinai l’offerta.
Un altro lavoro mi creò un problema di coscienza. Mi fu chiesto di fare una grossa decorazione per un nuovo crematorio in Svezia. Quando la finii fui invitato all’inaugurazione. Ma quando seppi che la mia opera sarebbe stata scoperta pubblicamente dal vescovo di Stoccolma decisi di non partecipare alla cerimonia insieme a persone i cui insegnamenti e le cui usanze erano in aperto contrasto con la Parola di Dio. — 2 Corinti 6:14-18.
Visto che come scultore non potevo contare su un lavoro sicuro, cominciai a trovare sempre più difficile provvedere adeguatamente ai bisogni materiali della mia famiglia. (1 Timoteo 5:8) Analizzai in preghiera come potevo guadagnarmi da vivere. In seguito venne da me un architetto con il plastico di un edificio che aveva progettato. Mi chiese di fotografarlo. Dal momento che ero pratico di fotografia, grazie all’esperienza che mi ero fatto fotografando le mie sculture, fui felice di accettare quel lavoro. In quegli anni in Svezia si costruiva molto, e c’era bisogno di fotografare plastici. In questo modo ebbi molto lavoro da tanti architetti e potei mantenere bene la mia famiglia.
Fu in quel periodo che andai all’Istituto Culturale Italiano di Stoccolma per parlare della buona notizia del Regno di Dio. (Matteo 24:14) Conoscevo il direttore dell’istituto e potei avere un colloquio con lui. Fu quando seppe che non facevo più lo scultore che esclamò: “Hai tradito l’arte!” Gli spiegai che avevo degli obblighi più importanti nei confronti di Dio e della mia famiglia.
Devo ammettere che ci fu un periodo in cui l’arte era la cosa più importante della mia vita. Tuttavia capii che, nel mio caso, continuare a dedicarmi alla carriera sarebbe stato come cercare di essere schiavo di due signori. (Matteo 6:24) Ero convinto che la cosa più importante che potevo fare era predicare la buona notizia del Regno di Dio. Così presi la decisione personale di smettere di lavorare come scultore, e Geova Dio ha benedetto grandemente quella decisione. — Malachia 3:10.
Privilegi nel servizio cristiano
Nei primi anni ’70 in Svezia molti immigrati provenienti dall’Europa meridionale e orientale cominciarono a mostrare interesse per la verità della Bibbia. Perciò, a cominciare dal 1973 ebbi il privilegio di studiare la Bibbia con immigrati che parlavano italiano, spagnolo o serbo-croato, e potei aiutare a formare nuove congregazioni e gruppi di studio per questi gruppi linguistici. Fui incaricato di organizzare assemblee cristiane in italiano e di curare la regia dei drammi biblici che vi si tenevano. A volte ho avuto anche il privilegio di servire congregazioni in Svezia come sorvegliante viaggiante.
Visto che aiutavo a organizzare le assemblee di distretto italiane in Svezia, ero in contatto con la filiale della Società (Watch Tower) a Roma. I fratelli italiani mi dissero che in Italia c’era carenza di anziani di congregazione a motivo della crescita esplosiva dell’opera di predicazione. Così nel 1987 Micky ed io ci trasferimmo in Liguria, nei pressi di Genova. I nostri figli erano ormai grandi e indipendenti. Passammo due anni meravigliosi in Italia e contribuimmo a formare una nuova congregazione in Liguria. Sperimentammo appieno quanto sono vere le parole di Proverbi 10:22: “La benedizione di Geova, questo è ciò che rende ricchi”.
Micky e io a volte cerchiamo di elencare tutte le benedizioni che abbiamo ricevuto da Geova, e l’elenco si fa lungo. Oltre a contribuire alla formazione di nuove congregazioni, abbiamo potuto aiutare varie persone, compresi i nostri figli, ad arrivare al punto della dedicazione e del battesimo e quindi a diventare cristiani maturi. Non mi pento della decisione di abbandonare la mia carriera di scultore famoso, perché ho scelto quella molto più soddisfacente di servire il nostro amorevole Dio, Geova. In questo modo, grazie a Geova, i miei cari e io abbiamo ricevuto la solida speranza della vita eterna. — Narrato da Celo Pertot.
Immagine di Čelo Pertot tratta dallo stesso articolo, mentre lavora ad una scultura (1955).
Negli anni a seguire Pertot ha privilegiato la scultura di statuine e di altri lavori di piccole dimensioni.
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[Modificato da EverLastingLife 22/05/2020 23:38]