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213) Obdulio Nuñez (1936 - vivente)
fightsrec.com
indice di notorietà: ***
paese: USA
ex-pugile
Ha proseguito nella sua attività professionale dopo il battesimo? carriera terminata prima del battesimo
La letteratura Watch Tower ha mai fatto cenno a questo VIP? SI (Svegliatevi! 8/6/94 pp.11-13)
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Nato e cresciuto, come molti nativi dei sobborghi portoricani, in un problematico contesto sociale e familiare, di temperamento violento e anarchico, impara a fare a pugni sotto l'esercito americano. Nel 1956 si iscrive ad un concorso per pugili dilettanti, torneo che si aggiudica nella categoria Welter. Il 24 novembre del 1958, in diretta televisiva, sale su un ring del Madison Square Garden di New York, disputando il primo di una lunga serie di incontri professionistici, che lo vedono protagonista del quadrato fino al 1963, anno del suo ritiro. Nei soli 5 anni di carriera aveva ottenuto, su 31 incontri ufficiali, 23 vittorie, delle quali 7 per KO, 8 sconfitte (4 per KO) e nessun pareggio. Nella sua carriera agonistica è da segnalare il lungo filotto di trionfi consecutivi (nove) maturato in meno di un anno, fra il giugno del 1959 (contro Jose Gonzalez, che veniva da 4 vittorie) e l'aprile del 1960 (Jimmy Landron), mentre fra le sconfitte la più bruciante è verosimilmente quella del 1962 nella finale del titolo portoricano categoria pesi medi, combattuta allo stadio Sixto Escobar di San Juan e vinta per KO dal suo avversario Jose Torres. Obdulio (o Dulio) Nuñez si battezzò come testimone di Geova nel 1970, insieme alla moglie Doris.
Dati agonistici ufficiali di Nuñez dal sito BoxRec e, di seguito, una immagine tratta dalla stessa pagina.
Vi sono riportati i dettagli di tutti i 31 combattimenti.
boxrec.com/boxer/17376
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Obdulio Nuñez ha raccontato la storia della propria conversione nella Svegliatevi! dell’8 giugno 1994 pagg. 11-13, che si riporta di seguito.
Esperienza di Obdulio Nuñez (Svegliatevi! 8 giugno 1994 pagg. 11-13) - CLICCA PER VISUALIZZARE
Ho imparato a odiare ciò che un tempo amavo
Il pugilato era la mia vita. Mi piaceva riuscire a colpire l’avversario con tutta la mia forza e vederlo stramazzare ai miei piedi. Mi emozionava stare al centro del ring e sentire lo speaker che gridava il mio nome acclamandomi vincitore del match. Amavo il pugilato! Ora, la sola idea della violenza mi disgusta. Ho imparato a odiare quello che adesso chiamo lo sport criminale del pugilato.
NEL 1944, quando avevo sette anni, vivevo nella mia città natale: Lares, in Puerto Rico. Fu allora che subii il tremendo shock della morte di mia madre. Mamma morì di cancro a 32 anni. Il dolore diventò insopportabile quando, poco tempo dopo, tornando da scuola vidi un’altra donna seduta sulle ginocchia di mio padre. Questa donna divenne la mia matrigna.
La mia matrigna, capendo che non la accettavo, mi maltrattava. Così scappai di casa. Mi infilai di nascosto in un camion che trasportava carbone e arance e mi addormentai. Che sorpresa quando mi svegliai e mi ritrovai nella città di San Juan, dall’altra parte dell’isola!
Lotto per le strade
Per otto mesi vissi per le strade di San Juan. Altri ragazzi mi molestavano continuamente. Giunsi alla conclusione che per sopravvivere dovevo lottare. Dopo otto mesi la polizia mi trovò e mi rispedì a casa. Non mi rassegnai mai all’idea di avere una matrigna, e trascorrevo la maggior parte delle mie giornate in strada. Non passava quasi giorno senza che mi ritrovassi a menare le mani. Quando compii dieci anni scappai di casa un’altra volta.
Dopo qualche settimana la polizia mi arrestò di nuovo. Questa volta non dissi come mi chiamavo né da dove venivo. Non riuscendo a rintracciare la mia famiglia, mi mandarono in un orfanotrofio statale nella città di Guaynabo. Fu lì che infilai per la prima volta i guantoni. E fu sempre lì che vidi per la prima volta nella mia vita, su un’insegna, il nome Geova. Volli saperne di più, e mi risposero che Geova era il Dio degli ebrei. Non dimenticai mai quel nome.
Compiuti i 15 anni lasciai l’orfanotrofio per non farvi più ritorno. Per mantenermi cominciai a vendere giornali. Tuttavia, ogni strada era territorio di qualcun altro. C’era un solo modo per crearmi il mio territorio: lottare! E lottai.
Due anni dopo mi arruolai nell’esercito americano e fui inviato in un centro per l’addestramento delle reclute nell’Arkansas. Ben presto entrai a far parte di una squadra di pugili. Poi fui trasferito nei servizi speciali. Svolgevo le mie mansioni in palestra, e il mio sergente era un allenatore di pugilato.
Uno sport crudele
Mi insegnarono a usare i pugni per far male agli avversari. Mi insegnarono che sul ring bisogna dimenticare le amicizie. Bastava che suonasse il gong e gli amici diventavano nemici da mandare al tappeto, se possibile K.O.
Volevo restare nell’esercito, ma il mio sergente mi disse: “Congedati prima che puoi. Diventa un pugile professionista, e nel giro di pochi anni ti vedrò in televisione a disputare incontri al Madison Square Garden di New York”. Era difficile crederci! Io, un ragazzo povero e senza casa, sarei diventato un pugile famoso?
Dopo due anni lasciai l’esercito e tornai in Puerto Rico. Un giorno, nel 1956, vidi la pubblicità di un torneo pugilistico per dilettanti, il Golden Gloves (Guantoni d’oro). Mi iscrissi al torneo e divenni il campione portoricano Golden Gloves nella categoria dei pesi welter. Poi fui mandato in aereo a New York per partecipare al torneo nazionale Golden Gloves. Arrivai in semifinale, ma non riuscii a vincere il torneo. Nondimeno, ben presto ricevetti offerte da parte di manager e allenatori. Così ne accettai una che mi dava la possibilità di restare a New York e di allenarmi per diventare un professionista.
Nel 1958 divenni un pugile professionista. E il mio sergente aveva visto giusto: nel 1961, cinque anni dopo aver lasciato l’esercito, comparvi sulla televisione nazionale in un incontro disputato al Madison Square Garden. Fu su quel ring famoso che disputai molti dei miei incontri.
I miei pugni stroncarono la carriera di diversi pugili. Un pugile messicano perse completamente la vista a causa dei miei pugni brutali. Un altro incontro che in seguito mi pesò molto sulla coscienza fu quello con il campione dei pesi medi della Repubblica Dominicana. Prima dell’incontro lui fece un sacco di storie perché pesavo mezzo chilo più di lui. Il suo modo di fare mi mandò in bestia. Non avevo mai fatto storie quando un avversario aveva un vantaggio di peso così insignificante nei miei confronti. Gli dissi: “Preparati, perché stasera ti ammazzo!” Un giornale scrisse che quando salii sul ring avevo “un aspetto satanico”. Dopo neanche due minuti l’uomo giaceva al tappeto, privo di sensi. Riportò danni così gravi all’orecchio interno che non disputò più nessun incontro.
Come imparai a odiare il pugilato
La mia popolarità mi attirò l’attenzione e l’amicizia di attori e musicisti. Una volta, a fare pubblicità a un mio incontro fu addirittura l’ex campione del mondo dei pesi massimi Joe Louis. Viaggiavo molto, avevo automobili di lusso e tante altre cose materiali. Tuttavia, come accade alla maggioranza dei pugili, il successo durò poco. Nel 1963 fui colpito duramente in diversi incontri e non potei più salire sul ring.
Più o meno in quello stesso periodo lessi su un giornale che un famoso pugile era diventato testimone di Geova. Per qualche motivo, dopo aver letto l’articolo, mi feci l’idea che la religione dei testimoni di Geova fosse solo per gente ricca.
Negli anni che seguirono ebbi diversi problemi di salute. Andavo anche soggetto a periodi di depressione grave. In un momento di crisi mi puntai una pistola al cuore e sparai. Il proiettile fu deviato da una costola, il che mi salvò la vita. Ero ancora vivo, ma molto infelice e malato. Addio ricchezza, addio fama, addio pugilato!
Poi, un giorno, mia moglie Doris mi disse che stava studiando la Bibbia con i testimoni di Geova e che voleva andare alle adunanze nella Sala del Regno. “Non saprei, Doris”, le dissi. “Noi siamo gente povera, e i testimoni di Geova sono persone ricche e importanti”. Lei mi disse che non era vero e che la Testimone che studiava con lei abitava nel nostro stesso quartiere. Così acconsentii che andasse alle adunanze. Una volta, mentre l’aspettavo fuori della Sala del Regno, un Testimone mi invitò ad entrare. Avevo addosso gli abiti da lavoro sporchi, ma lui insistette. Nonostante il mio aspetto fui accolto calorosamente. L’atmosfera amichevole mi colpì moltissimo.
Ben presto cominciai a studiare la Bibbia con i Testimoni. Imparai che Geova non è solo il Dio degli ebrei, come mi era stato detto, ma che è il solo vero Dio, l’Onnipotente, il Creatore di tutte le cose. Imparai anche che Geova Dio odia la violenza. In Salmo 11:5 la Bibbia dice: “Geova stesso esamina sia il giusto che il malvagio, e la Sua anima certamente odia chiunque ama la violenza”. Così abbandonai tutto ciò che aveva a che fare con il pugilato. Sapevo per esperienza quanto era violento quello sport. Dopo aver imparato come lo considera Dio, non avevo più dubbi che si trattava di uno sport malvagio, criminale. Sì, imparai a odiare lo sport che un tempo amavo.
Il privilegio più grande
Nel 1970 presi la decisione di dedicare la mia vita a Geova. Doris e io ci battezzammo nell’ottobre di quell’anno. Da allora ho avuto il privilegio di predicare ad altri. Come evangelizzatore a tempo pieno, ho potuto aiutare una quarantina di persone a diventare adoratori di Geova.
Purtroppo ora pago le conseguenze dei colpi ricevuti nel periodo violento della mia vita. Ho preso centinaia di pugni in testa, che mi hanno provocato lesioni cerebrali permanenti. Ho qualche problema con la memoria a breve termine e con l’orecchio interno, il che influisce sul mio senso dell’equilibrio. Se muovo la testa troppo velocemente possono venirmi le vertigini. Inoltre, devo prendere regolarmente dei farmaci per combattere la depressione. I miei compagni di fede, però, mi capiscono e mi aiutano a tirare avanti. Sono molto grato a Geova che mi ha dato la forza di fare regolarmente la mia parte nel proclamare ad altri il suo nome e i suoi propositi.
Ho il privilegio più grande che esista: ho una relazione personale con l’Iddio Onnipotente, Geova. Quando ero un pugile, a ogni incontro rattristavo il cuore di Geova. Ora posso rallegrare il suo cuore. Mi sembra che Geova parli a me personalmente quando dice: “Sii saggio, figlio mio, e rallegra il mio cuore, affinché io possa rispondere a chi mi biasima”. — Proverbi 27:11.
Presto Geova porrà fine alle opere di Satana, compresa tutta la violenza e chi la incoraggia. Quanto ringrazio Geova per avermi insegnato non solo ad amare ciò che è bene ma anche a odiare ciò che è male! Questo include anche odiare lo sport criminale del pugilato. (Salmo 97:10) — Narrato da Obdulio Nuñez.
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[Modificato da EverLastingLife 25/05/2020 19:58] |