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31/05/2011 06:14
 
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Arriva spray nasale contro emicrania e cefalee
Usa e getta, aggira i problemi di nausea e vomito ed entra subito in circolo
L'emicrania potra' presto essere curata anche tramite uno spray nasale. Si tratta di una formulazione usa e getta a base di zolmitriptan, gia' disponibile negli Stati Uniti e in arrivo anche in Italia, che si e' rivelata efficace contro emicrania e cefalea a grappolo. Lo ha annunciato Alan Rapoport, presidente dell'International Headache Society, al congresso sulle cefalee dell'Istituto Carlo Besta a Stresa.

La cefalea a grappolo e' caratterizzata da attacchi che si presentano in periodi di uno-due mesi, detti grappoli, intervallati da diversi mesi di benessere, con un dolore quotidiano molto violento (da una crisi ogni due giorni fino a otto crisi al giorno), che dura tra 15 e 180 minuti, compare spesso alla stessa ora e in sede oculo-fronto-temporale. ''I pochi strumenti che riescono a dominare questo dolore - ha spiegato l'esperto - si sono dimostrati finora poco maneggevoli, come l'inalazione di ossigeno puro da fare in ospedale a pressione costante di 10-15 litri al minuto''. Questo nuovo farmaco, continua lo scienziato, ''non solo aggira i problemi di nausea e vomito, ma entra rapidamente in circolo, liberando molti pazienti dal dolore entro 30 minuti dall'insufflazione. Una volta che la prima frazione di farmaco e' entrato in circolo, una seconda viene assorbita a livello del circolo gastrointestinale mantenendo l'effetto terapeutico''.

www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2011/05/30/visualizza_new.html_843303...
19/06/2011 21:28
 
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Emicrania, alleviare i dolori con zenzero e partenio

Un nuovo studio suggerisce che l’emicrania può essere alleviata in modo naturale con l’uso di erbe officinali come il partenio e spezie come lo zenzero

Spesso chi soffre di emicrania farebbe qualsiasi cosa pur di far smettere il dolore che, a volte, assume intensità e forme di difficile sopportazione. Il prezzo da pagare però, a volte, è il fare i conti con gli effetti collaterali di alcuni farmaci utilizzati nel trattamento. Non tutti però sono disposti a scendere a questi compromessi. Oppure, in certi casi, vorrebbero poter utilizzare dei rimedi più dolci o che non producano effetti avversi.

Per questo motivo, la nota azienda statunitense di medicinali omeopatici PuraMed Bioscience di Schofield (Usa) ha commissionato uno studio per valutare gli effetti di un trattamento omeopatico a base di zenzero e partenio. L’idea di utilizzare questi due prodotti della natura è partita dalla constatazione che, per esempio, il partenio è conosciuto da tempo e popolarmente come rimedio erboristico efficace contro il mal di testa.

A detta dei ricercatori questo rimedio potrebbe rappresentare una valida alternativa ai farmaci tradizionali utilizzati nel trattamento dell’emicrania. Molti di questi, come accennato, oltre a essere costosi e non sempre efficaci, hanno effetti collaterali spesso anche pesanti.

Circa un terzo degli italiani soffre di mal di testa, secondo recenti stime e, questo, influisce sui conti dello Stato sia in termini di assistenza medica che di mancata produttività a causa delle assenze dal lavoro.

La possibilità quindi di trovare dei trattamenti efficaci che non limitino nell’autonomia le persone che soffrono di questo disturbo è ben accetta, e gli scienziati è proprio questo che hanno voluto appurare. Detto ciò, hanno somministrato in modo casuale a un gruppo di pazienti il medicinale omeopatico oppure un placebo.

Nello specifico, al 45% dei pazienti è stata data offerto il rimedio omeopatico e al 15% il placebo. A tutti quanti è stato detto che non appena avessero avvertito e riconosciuto i primo sintomi dell’emicrania, avrebbero dovuto prendere il medicinale. In questo caso si trattava di mettere sotto la lingua una piccola bustina contenente il rimedio omeopatico in un caso o il placebo nell’altro.
Due ore dopo l’assunzione, i dolori erano scomparsi in circa un terzo dei soggetti che hanno assunto il rimedio a base di zenzero e partenio. Al contrario, rispetto al primo gruppo, soltanto nella metà dei soggetti trattati a placebo il dolore era scomparso.

www3.lastampa.it/benessere/sezioni/medicina-naturale/articolo/lstp...
23/06/2011 20:49
 
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emicrania
Conosco ahimè l'emicrania!! L'anno scorso a quest'ora ero ricoverata per un mega attacco. Il viso mi si era storto dal dolore. Ho fatto una settimana con la flebo e antidolorifici.Sono uscita comunque ancora con il dolore. Ogni tanto ancora ho qualche attacco, spero sempre in qualche nuovo farmaco o terapia.Mi è stato consigliato di mangiare molto basilico, menta e finocchio. Per fortuna mi piacciono!!
23/06/2011 21:17
 
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Re: emicrania
2cv france3, 23.06.2011 20:49:

Conosco ahimè l'emicrania!! L'anno scorso a quest'ora ero ricoverata per un mega attacco. Il viso mi si era storto dal dolore. Ho fatto una settimana con la flebo e antidolorifici.Sono uscita comunque ancora con il dolore. Ogni tanto ancora ho qualche attacco, spero sempre in qualche nuovo farmaco o terapia.Mi è stato consigliato di mangiare molto basilico, menta e finocchio. Per fortuna mi piacciono!!



L'ultima scoperta fatta in campo medico è uno spray nasale

Uno studio statunitense ha scoperto un aiuto contro il dolore causato dall’emicrania: uno spray nasale a base di zolmitriptan. La cefalea e l’emicrania sono dei disturbi molto diffusi, che purtroppo, influiscono negativamente sulla normale vita quotidiana di chi ne è affetto. I dolori, che ne conseguono, sono talmente forti da costringere il paziente, quasi, ad isolarsi, a causa del fastidio percepito dalla luce, dai rumori, dagli odori.


Lo studio è stato condotto dai ricercatori della Ucla School of Medicine di Los Angeles, guidati dal professor Alan Rapoport. Grazie a questa scoperta si potranno trattare i casi di emicrania a grappolo e cefalea, con una risposta immediata. Sino ad oggi, gli antidolorifici utilizzati, non sono dotati della capacità di dare risposte immediate, e non durature. Inoltre alcuni di questi farmaci sono dotati di effetti collaterali, anche gravi, in particolar modo a livello gastrointestinale.

Come agisce lo spray nasale a base di zolmitriptan? La sua azione è diretta nei sistemi intra-cranici, in cui si trovano un numero elevato di nervi importanti, ed a livello dei vasi sanguigni, molto vicini ad arterie come l’oftalmica e mascellare. Agendo su questi due sistemi, la velocità di assorbimento, e l’inizio dell’effetto terapeutico, è quasi immediato. Questa nuova scoperta potrà tranquillizzare i numerosi pazienti che soffrono di emicrania e cefalea.

www.tantasalute.it/articolo/emicrania-un-aiuto-contro-il-dolore-da-uno-spray-nasal...
24/06/2011 22:04
 
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Cioccolata fondente contro la sindrome da stanchezza cronica


Il cioccolato fondente aiuta ad alleviare i sintomi della sindrome da stanchezza cronica. Lo affermano i ricercatori della University of Hull in uno studio pubblicato su Nutrition Journal.

La ricerca è stata condotta su dieci pazienti affetti da una grave forma di sindrome da stanchezza cronica, ai quali è stato chiesto di mangiare 15 grammi di cioccolato fondente a giorni alterni per otto settimane e, dopo un periodo di sospensione, di assumere un altro snack – contenente una quantità inferiore di cacao ma dal sapore molto simile al primo.

Al termine dell’esperimento, è emerso che durante il periodo di assunzione del fondente i soggetti avevano riportato un notevole miglioramento, manifestando una riduzione di stanchezza, depressione e ansia. Tuttavia, gli studiosi hanno anche rilevato che le condizioni dei pazienti sono man mano peggiorate durante la fase di consumo del secondo prodotto.
06/08/2011 21:07
 
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Attenti alle foglie di fico: vi ustionate


Utilizzate a Milano come abbronzante, ricovero all'ospedale: «Evitare lozioni fai-da-te»


MILANO - La voglia di tintarella può costare cara a chi insegue effetti speciali con lozioni solari fai-da-te, prodotti fatti in casa e applicati nella convinzione che naturale faccia sempre rima con buono. Il Centro antiveleni dell'ospedale Niguarda di Milano ha segnalato un grave episodio di fotosensibilizzazione, con lesioni della pelle e ustioni, per un uso improprio a scopo abbronzante di un infuso contenente foglie di Ficus carica (il comune fico dei nostri giardini). Lo comunica la direzione generale Sanità della Regione Lombardia, mettendo in guardia dall'utilizzo di prodotti casalinghi che possono causare gravi danni alla salute.

NATURALE NON SEMPRE FA BENE - «L'utilizzo di questo infuso per potenziare l'abbronzatura - si legge nelle nota - è una tecnica che trova origine in credenze popolari, tramandate per via orale e scritta, che spesso vengono praticate nella falsa convinzione che il naturale è bello e non fa male. Va segnalato che le foglie di Ficus carica, per contatto o sfregamento con la pelle, normalmente sono causa di irritazioni cutanee, ma in soggetti predisposti possono dare origine a grave fotosensibilizzazione e causare ustioni cutanee estremamente gravi», avverte la Regione. «Si invita quindi a evitare l'uso di questo vegetale per favorire l'abbronzatura: le sostanze contenute nelle foglie e nel lattice» della pianta, ossia «furocumarine, bergaptene e psoralene, se poste a contatto con la pelle accaldata per l'esposizione ai raggi solari, possono arrecare gravi danni alla pelle e di conseguenza all'intero organismo».

www.corriere.it/salute/11_agosto_05/foglia-fico-ustione-niguarda_b2d3d8bc-bf47-11e0-9335-6a1fd5e65f...
07/08/2011 20:30
 
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Legumi, riso e verdure per ridurre il rischio di tumore dell’intestino

Mangiare almeno tre volte a settimana i legumi, e il riso almeno una volta, può ridurre il rischio di cancro del colon-retto fino al 40 per cento. Ottime anche le verdure e la frutta secca. Lo studio

I legumi sono ricchi di proteine e fibre, così come lo può essere il riso e le verdure. Senza dimenticare la frutta fresca e secca. Tutti alimenti che possono concorrere a una buona salute e prevenire il cancro dell’intestino riducendo il rischio fino al 40 per cento.

Buone notizie quindi per chi ama i vegetali. Mangiare legumi tre volte a settimana, del riso integrale almeno una volta a settimana, ma anche verdure a foglia verde una volta al giorno e frutta secca tre volte a settimana promuove la salute dell’intestino riducendo il rischio di polipi e tumore.
Nel caso dei legumi il rischio di polipi al colon è ridotto del 33 per cento; nel caso del riso si arriva anche al 40%. Verdure a foglia verde, cotte, possono ridurre il rischio del 24 per cento, mentre la frutta secca lo riduce del 26 per cento.

Cifre di tutto rispetto che fanno pendere la bilancia di una dieta sana a favore di questi cibi.
«Mangiare questi cibi può ridurre il rischio di polipi del colon, che a sua volta riduce il rischio per il cancro del colon-retto», ha dichiarato l’autrice dello studio, dottoressa Yessenia Tantamango, della Loma Linda University (California – Usa).
Gli scienziati statunitensi ritengono che questi effetti protettivi per l’intestino siano dovuti alla buona presenza di fibra in questi alimenti, e sono sostenuti da studi e ricerche, come questa pubblicata su Nutrition and Cancer.

«Legumi, frutta secca e riso integrale hanno tutti un alto contenuto di fibra, conosciuta per attenuare il potenziale degli agenti cancerogeni. Inoltre, verdure crocifere, come i broccoli, contengono sostanze disintossicanti, che migliorerebbero la loro funzione di protezione», sottolinea Tantamango.
Se vogliamo quindi proteggere il nostro intestino dalle potenziali minacce, facciamo più spazio nella nostra cucina a queste guardie del corpo in verde.

www3.lastampa.it/benessere/sezioni/medicina/articolo/lstp...
07/08/2011 20:43
 
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Formaggi e yogurt ottimi sostituti del latte

Latte e latticini sono importanti per i bambini. Che fare allora se li rifiuta o è intollerante?

I bambini hanno bisogno di calcio

L'ossatura dei bambini e adolescenti è in continuo sviluppo e ha quindi bisogno ogni giorno di un'adeguata quantità di minerali, soprattutto di calcio, il principale nutrimento delle ossa. I fanciulli con un'età compresa tra i quattro e gli otto anni necessitano di 800 mg di calcio al giorno, mentre la quantità necessaria ai ragazzi nella fascia di età che va dai 9 ai 18 anni è di 1300 mg al giorno. Un bicchiere di latte biologico (privo di ormoni sintetici, antibiotici e additivi vari) apporta circa 300 mg di calcio ed è un modo intelligente di far assumere ai bambini la dose necessaria di questo minerale.

Quando i bambini sono intolleranti al latte o non lo vogliono bere

Alcuni bambini sono intolleranti al latte (in particolare al lattosio, lo zucchero del latte) e non lo digeriscono. I latticini o i formaggi freschi possono essere una valida alternativa. Inoltre al supermercato puoi trovare latte privo di lattosio. In caso si allergia alle proteine del latte (caseina) è opportuno rivolgersi a un nutrizionista per garantire ai bambini l'apporto dei nutrimenti necessari.

Può capitare poi che il vostro bambino si rifiuti semplicemente di berlo, forse non ama la monotonia, in questo caso prova ad accompagnare il latte con biscotti, fiocchi di cereali, pane, fette biscottate, muesli, alternandoli nel corso della settimana. Se i tuoi bambini non ne vuole proprio sapere sappi che esistono dei validi sostituti.

I sostituti del latte per i bambini

Ricordati che il calcio contenuto in 230ml di latte intero (circa 300 mg) si trova anche in :

- 2 vasetti di yogurt

- 140g di gelato

- 70g di mozzarella

- 50g di stracchino

- 25g di formaggio grana

Inoltre un buon apporto di calcio lo si può trovare nell'insalata e nei semi di sesamo, ci sono in commercio delle merende proprio a base di questo alimento, costituiscono degli ottimi integratori da dare ai bambini per un fabbisogno alimentare corretto. Inoltre in estate puoi congelare dello yogurt bio alla frutta nelle apposite formine con un bastoncino per fare i ghiaccioli. I tuoi bambini ne saranno felici!

Puoi trovare inoltre latte di riso, di mandorle o di soia, per il piacere di bere una bevanda simile al latte "tradizionale", è importante però sapere che non contengono il calcio e quindi è necessario provvedere ad integrarlo con altri alimenti contenente questo minerale.

www.riza.it/genitori-e-figli/alimentazione_formaggi-e-yogurt-ottimi-sostituti-del-latte__QQidcZ70Q...
19/08/2011 21:28
 
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26/08/2011 13:28
 
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Coriandolo, un efficace antibiotico naturale contro i batteri

Le intossicazioni e le infezioni alimentari sono sempre in agguato, così come i batteri patogeni di diversa natura e resistenti ai farmaci. Un antibiotico tutto naturale si troverebbe in una spezia da cucina, il coriandolo

Le spezie, le erbe aromatiche, riservano sempre molte sorprese. Non solo sono un’ottima alternativa al sale per insaporire i piatti, mettendosi al riparo dai pericoli dell’ipertensione, ma sono anche degli ottimi conservanti naturali che possono mantenere freschi e sani i cibi - senza dimenticare gli effetti antibatterici.

Un nuovo studio, oggi, ci fa sapere che un'erba aromatica può anche fungere da antibiotico naturale: l'olio essenziale di coriandolo. Efficace e attivo su tutta una serie di agenti patogeni – compresi i noti batteri killer. Tra i 12 ceppi batterici su cui è risultato attivo l’olio essenziale di coriandolo, vi sono l’Escherichia Coli, la Salmonella enterica, il Bacillus cereus e il meticillina-resistente Staphylococcus aureus (MRSA).
I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Medical Microbiology.

I ricercatori dell'Università di Beira Interior, in Portogallo, hanno testato diverse soluzioni a base di olio di coriandolo su altrettanti ceppi batterici. Valutando gli effetti hanno scoperto che molti di questi agenti patogeni erano stati uccisi con soluzioni contenenti soltanto l’1,6 per cento, o meno, di olio essenziale di coriandolo.
La dottoressa Fernanda Domingues, che ha coordinato lo studio, ha mostrato entusiasmo per i risultati ottenuti, ricordando che questi aprono nuove possibilità di utilizzo di un olio già largamente impiegato nell’industria alimentare quale additivo.
«I risultati [dello studio] indicano che l’olio di coriandolo danneggia la membrana che circonda le cellule batteriche. Questo interrompe la barriera tra la cella e il suo ambiente e inibisce processi essenziali tra cui la respirazione, che alla fine porta alla morte della cellula batterica», ha spiegato l’autrice della ricerca.

Gli stessi scienziati vedono nel coriandolo una possibile alternativa all’utilizzo di antibiotici di sintesi, già accusati di causare resistenza e divenire inefficaci nel tempo. Le applicazioni di quest’olio, quindi, si potrebbero estendere da quelle alimentari a quelle mediche, suggeriscono gli scienziati. La formulazione potrà anche essere presentata in diverse soluzioni quali lozioni, collutori e anche pillole.

Ecco dunque un possibile aiuto nel contrastare le pericolose infezioni da batteri che, come ormai sappiamo, possono anche assumere forme che pregiudicano la vita.

www3.lastampa.it/benessere/sezioni/medicina-naturale/articolo/lstp...
27/08/2011 14:13
 
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La vitamina A potrebbe salvare la vita di 600mila bambini l’anno

Secondo un nuovo studio revisionale, fornire integratori di vitamina A per i bambini nei Paesi a basso e medio reddito potrebbe prevenire le numerose morti per malattia

Pubblicato sul British Medical Journal (Bmj), un nuovo studio revisionale condotto da un team internazionale di ricercatori britannici e pakistani, ha messo in evidenza come l’utilizzo di integratori di vitamina A potrebbe salvare la vita a 600mila bambini ogni anno.

Sono tantissimi infatti i bambini che, ogni anno, muoiono per diverse malattie legate a carenze vitaminiche. Poter offrire loro la possibilità di integrare queste vitamine, si ritiene potrebbe salvargli la vita. A tal proposito gli scienziati ricordano l’importanza di mantenere adeguati livelli di vitamina A nell’organismo e come una carenza possa esporre la persona a tutta una serie di problemi, tra cui la vulnerabilità alle infezioni – per esempio, il morbillo – alla diarrea, e non da ultimo causare la cecità.

Di fatto, la revisione ha preso in esame i risultati di 43 studi clinici sulla vitamina A, che hanno interessato oltre 200mila bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 5 anni. Dopo aver ottimizzato il lavoro scartando le ricerche che non offrivano le garanzie necessarie, i ricercatori hanno trovato che se il rischio di morte per 190 milioni di bambini carenti di vitamina A sono stati ridotti del 24 per cento, più di 600mila vite potrebbero essere salvate ogni anno. In più si potrebbe migliorare la qualità della vita in generale per almeno 20 milioni di bambini.

I risultati di questo studio revisionale, secondo gli autori dello studio, parlano chiaro: un’integrazione di vitamina A è fortemente raccomandata ai bambini al di sotto dei 5 anni, nelle aree a rischio. In questo senso, non vi sono dubbi che intervenire con un semplice mezzo come l’integrazione di vitamine possa essere un modo efficace e di facile messa in pratica per ridurre di non poco la mortalità infantile che, ancora oggi, nel ventunesimo secolo, continua ad affliggere intere popolazioni.

www3.lastampa.it/benessere/sezioni/salute/articolo/lstp...
20/09/2011 20:12
 
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Un rimedio antico per purificare il corpo


Aglio Rimedio Antico per la Salute


[IMG]http://i56.tinypic.com/2cqcz9g.jpg[/IMG]


L’aglio è spesso “detestato” per il suo odore e sapore. La Nonna trova che usare l’aglio in cucina sia un’ottima alternativa per “diminuire” i condimenti, donando così sapore e profumo a dei piatti che magari sarebbero risultati “sciapi”. Oltre ad essere un ottimo ingrediente per la cucina, l’aglio ha ottime proprietà:



Pulisce l’organismo dai grassi
Purifica dai calcoli ispessiti,
Migliora il metabolismo rendendo i vasi sanguini più elastici;
Aiuta a perdere peso;
Previene l’invecchiamento del cuore;
Cura la gastrite,
Cura le ulcere allo stomaco;

Insomma l’aglio è un toccasano per il corpo, per beneficiare al meglio le sue proprietà la nonna vi consiglia di preparare un estratto di aglio e alcol.

Ingredienti:

400 G Alcool Puro (90/95 gradi)
450 G Aglio

Preparazione:

Tritate finemente l’aglio;
Mettete in un vasetto (che si potrà chiudere ermeticamente), metà dell’aglio tritato;
Versate nel vasetto l’alcool che avete a disposizione;
Lasciate macerare, comprendo il vaso con un panno bianco, per 15 giorni;
Filtrate con un panno di Lino;
conservate in un luogo freddo.

Dosaggio:

4 cucchiai in un bicchiere d’acqua 1 volta al giorno per 10 giorni
Oppure quattro cucchiai in un bicchiere di latte ogni mattina
10/10/2011 20:02
 
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Perché i (troppi) farmaci fanno venire il mal di testa

L'eccesso altera i sistemi di controllo del dolore

Una scoperta che sembra molto "tecnica" potrà avere ricadute sulla vita di milioni di persone che soffrono di mal di testa: nei cefalalgici che abusano dei farmaci per alleviare il mal di testa i sistemi cerebrali di controllo del dolore si alterano, al punto che il danno può essere visto con una particolare risonanza magnetica funzionale "a valutazione statistica delle immagini" (SPM8, sigla di statistical parametric mapping). In questo modo si getta una nuova luce sul fenomeno per cui i farmaci a un certo punto, in certe persone, non funzionano più e cominciano, in un circolo vizioso paradossale, ad alimentare il mal di testa, che diventa una cosiddetta "Moh", sigla di medication overuse headache, cioè "cefalea da abuso farmacologico". Adesso ci si potrà basare non solo sul racconto del malato: l'alterazione si vede dall’immagine che compare su uno schermo. Ciò che si osserva non è una perdita di cellule nervose, bensì la traccia di una riduzione del loro funzionamento, tant'è che, hanno scoperto gli studiosi, eliminando i farmaci dannosi, le immagini tornano a mostrare una situazione di normalità nel giro di sei mesi.

L’annuncio della scoperta è stato dato a un pubblico di addetti ai lavori riuniti al terzo incontro lombardo dell’Anircef, l'Associazione dei neurologi italiani per la ricerca nelle cefalee, dal suo presidente Gennaro Bussone, direttore del Dipartimento di neuroscienze cliniche dell’Istituto Besta di Milano. I dati della ricerca, condotta per due anni insieme con i colleghi dell'Università di Memphis (Usa), saranno pubblicati dalla rivista scientifica Headache. Una conferma clinica a questa scoperta arriva da un altro studio pubblicato sul Journal of Headache Pain dai ricercatori del Centro Cefalee del Policlinico Universitario di Modena diretto dal Presidente della Società italiana per lo studio delle cefalee (Sisc) Luigi Alberto Pini: sono proprio gli abusatori di farmaci quelli che più soffrono di allodinia, un fenomeno che si aggiunge al mal di testa per cui stimoli innocui, come pettinarsi o radersi, scatenano dolore. «Se l'allodinia si fa più frequente, peggiora o compare per la prima volta è segno che la soglia del dolore si sta alterando —dice Pini —. Come hanno visto i colleghi del Besta la prolungata esposizione all'abuso di farmaci interferisce con la percezione del dolore, la cui soglia si riduce. Ciò facilita l'insorgenza di nuovi attacchi e questo porta alla cronicizzazione della malattia».

«Le alterazioni da noi osservate — conferma Bussone — non derivano dalla continua esposizione dei circuiti cerebrali al dolore della cefalea cronica, ma dall'abuso dei farmaci. Infatti nei pochi pazienti cronici che non abusano di farmaci le alterazioni non si vedono». «Forse all'abuso contribuisce anche un fattore psicologico — prosegue l’esperto —. Spesso questi pazienti si rendono conto di prendere troppi farmaci, ma non sanno farne a meno: è allora utile associare ai trattamenti di detossificazione controllata e di profilassi, anche quelli psico-comportamentali».

Secondo alcuni ricercatori francesi sarebbe in particolare il ricorso a barbiturici e oppiacei a far aumentare il rischio di Moh. Infatti, è soprattutto di oppiacei, barbiturici o benzodiazepine che le Linee guida europee per l'abuso dei farmaci nelle cefalee, appena pubblicate sull'European Journal of Neurology, raccomandano la sospensione, immediata o graduale, instaurando subito una terapia di profilassi per la quale un solo farmaco sembra avere le carte in regola: il neuromodulatore topiramato. Il paziente va poi seguito per prevenire recidive e nuovi rischi di abuso, tutte raccomandazioni in piena sintonia con le nuove Linee guida italiane per il trattamento delle cefalee che saranno divulgate durante il Congresso della Società italiana per lo studio delle cefalee, il cui messaggio principale è: per migliorare il trattamento del mal di testa lo specialista deve operare di concerto con il medico di famiglia. «In vista dell'applicazione della Legge 38/2010 che disciplina la gestione del dolore in ambito sanitario — dichiara Luigi Alberto Pini — la cefalea va inserita tra le patologie riconosciute dal Servizio sanitario in relazione alla terapia del dolore e all'interno delle strutture pubbliche vanno programmati percorsi diagnostico-terapeutici che, partendo dal medico di famiglia, arrivino ai centri specialistici. Solo così la cefalea sarà una malattia riconosciuta in tutta la sua complessità, una malattia che nei nostri ospedali provoca liste d'attesa infinite».

«Nelle Linee guida —continua Pini — abbiamo indicato l'utilità dei nuovi FANS e di determinate associazioni di farmaci, e segnalato il potenziale pericolo di alcuni nuovi analgesici nei cefalalgici. Inoltre, sono stati indicati fattori di scatenamento che mancavano, come per esempio l’osmofobia: la ripugnanza per i forti odori che può provocare l’attacco. Altra novità è la "cefalea da aeroplano", studiata dal gruppo padovano del professor Giorgio Zanchin: finora ne erano stati segnalati solo 37 casi, mentre il gruppo di Padova ne ha individuati 75: perlopiù soggetti ultraquarantenni che patiscono attacchi di cefalea soprattutto nella fase di atterraggio (87%)». «Dal punto di vista della terapia si sottolinea — prosegue Pini — il divieto di mischiare i farmaci, per evitare effetti di sovrapposizione che impediscono anche al medico esperto di distinguere gli effetti di ogni singolo preparato».


www.corriere.it/salute/11_ottobre_09/dossier-emicrania-%20farmaci-peccarisi_8fc5e798-effd-11e0-afdf-a2af759d2c...



03/11/2011 07:12
 
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Più longevi con meno calorie

Scoperto un legame tra cibo mangiato e degenerazione delle cellule che portano all'invecchiamento

Le mele proteggono dalla vecchiaia grazie agli antiossidanti

Poche calorie mantengono giovani a lungo. Parola di un gruppo di ricercatori di Goteborg: secondo i loro studi una dieta controllata, in cui l’apporto calorico del cibo consumato è tenuto a bassi livelli, non solo fa bene alla linea e aiuta a mantenersi in forma, ma mantiene anche giovani più a lungo, oltre a rallentare l’insorgere di malattie come il cancro e il diabete di tipo 2. Meglio iniziare presto, oltretutto, a consumare meno calorie: prima si inizia infatti, e prima si contrasta l’invecchiamento.

L’ENZIMA ANTI-VECCHIAIA –
I ricercatori dell’università di Goteborg, Svezia, dipartimento di biologia molecolare e cellulare, hanno studiato (http://www.alphagalileo.org/ViewItem.aspx?ItemId=114117&CultureCode=en) le funzioni di un enzima, la perossiredossina 1, che sarebbe il protagonista del rallentamento del processo di invecchiamento. Tale enzima infatti è necessario per ridurre il perossido di idrogeno e attivare funzioni antiossidanti delle cellule. E proprio grazie agli antiossidanti (contenuti notoriamente anche in alcuni alimenti, come le mele, l’aglio, molte verdure) è possibile proteggere il corpo dai segni della vecchiaia, come la degenerazione di cellule e tessuti. Ma con l’età, l’enzima perossiredossina 1 viene danneggiato e rallenta così le sue funzioni. Esiste però un secondo enzima, Srx 1, in grado di andare a riparare il primo, e rimetterlo così in funzione. E sarebbe proprio la restrizione calorica a produrre questo riparatore naturale, innescando così un processo di salvaguardia di tessuti e funzioni vitali e contrastando l’invecchiamento generale.

MENO ZUCCHERI, PIÙ VITAMINE – Per innescare questa naturale via di salvaguardia della propria salute, è necessario dunque ridurre l’apporto calorico totale giornaliero. Senza però privarsi di nutrienti fondamentali per la salute del corpo. Il modo migliore, sostiene la ricerca, è quello di ridurre gradualmente l’assunzione di zuccheri e proteine, ricordandosi di non privarsene totalmente e di continuare ad assumere regolarmente anche minerali e vitamine.

CANCRO E DIABETE 2 – L’insufficienza dell’enzima perossiredossina 1, una volta danneggiato, porterebbe anche all’insorgere di alcune malattie come cancro e diabete di tipo 2: ecco perché è fondamentale riuscire a mantenerlo in funzione a lungo, anche attraverso un regime calorico controllato e una dieta variegata. Non solo: le perossiredossine aiuterebbero inoltre nella prevenzione dei danni dati dall’aggregazione delle proteine, responsabili a loro volta di alcune patologie come Parkinson e Alzheimer, frequenti nel corso della vecchiaia.

www.corriere.it/salute/nutrizione/11_novembre_01/longevita-meno-calorie-perasso_0a406252-0479-11e1-89f9-a7d4dc298c...
12/11/2011 15:02
 
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Ingrassi e non capisci perché? Può essere allergia al nichel!

Negli ultimi anni vi è un notevole aumento di casi di intolleranza e di allergia al nichel e, al di là dell’allergia da contatto (che è la situazione più nota), i cibi hanno una loro importanza nel determinare l’insorgere di tali problemi. Il nichel, come solfato, è presente in moltissimi alimenti tra i quali lenticchie, fagioli, cacao, nocciole e liquirizia per citare quelli che ne contengono una buona quantità; poi ci sono molte verdure e frutti come asparagi, spinaci, cipolle, funghi, kiwi, pomodoro che comunque ne contengono quantità significative. Questo metallo in realtà è presente un po’ dovunque, anche nell’acqua del rubinetto, negli alimenti industriali come merendine e pani di vario genere, nel fumo di sigaretta. Nel caso di vera e propria allergia conclamata può essere necessaria l’astensione completa dal metallo; invece, in presenza di intolleranza spesso si giunge a un netto miglioramento dei sintomi con una dieta di eliminazione, che evita tutti gli alimenti a più alto contenuto di nichel, e a seguire con una dieta di rotazione dei cibi.

Come si manifesta l’allergia al nichel

I sintomi più comuni sono: dermatiti e pruriti, anche da contatto; afte o infiammazioni di bocca e gengive; gonfiori addominali; malessere generale; stanchezza; nausea; mal di testa; sovrappeso. I sintomi, che si possono sviluppare nel tempo, sono determinati anche dalla quantità di nichel che l’organismo ingerisce o con cui viene a contatto.

A cosa è dovuta

Può comparire quando si tocca un oggetto che contiene nichel: cerniere e bottoni, bigiotteria, orologi, chiavi, accendini, occhiali, monete, targhette, manici degli ombrelli, utensili da cucina, lavelli, aghi, forbici e ditali, fermacarte, sedie di metallo, maniglie delle porte, tinture per capelli e liquidi per la permanente; cosmetici che contengono avena. Alla lista vanno però aggiunti anche molti alimenti di uso comune che, includendo piccole quantità di nichel (nichel solfato), possono scatenare oppure aggravare i sintomi. Tra i cibi sotto accusa ci sono cacao, liquirizia, lenticchie, nocciole e fagioli che ne forniscono dosi maggiori rispetto ad altri alimenti dove il nichel è presente solo in tracce.

Vuoi sapere se sei allergico al nichel? Fai così

Prendi una moneta da un euro e ponila tra il braccio e l’avambraccio, nella parte interna, tenendola ferma in loco con un cerotto anallergico. Dopo 48 ore togli cerotto e moneta: se si è formato un pomfo, ci sono buone probabilità che tu sia allergico al nichel. Rivolgiti quindi al medico per effettuare gli esami del caso.

CIBI NO

Pomodoro; cacao in polvere, cioccolato fondente e al latte; noci, nocciole, noccioline, noci Pecan, arachidi, mandorle e frutta oleosa in genere; liquirizia; tè nero; mais in chicchi (prodotti da farina di mais con moderazione), avena, grano saraceno, pane integrale di frumento, miglio; birra chiara; fegato di manzo; aringhe affumicate, cozze, ostriche e tutti i crostacei; kiwi, pere, prugne, uva e uva passa; soia e derivati; piselli, lenticchie, lattuga, fagioli, fagiolini, cipolle, asparagi, spinaci; funghi; cibi di origine industriale, soprattutto se contengono “oli vegetali idrogenati” e cibi in scatola.

CIBI Sì

Sono consentiti, con moderazione: cavolfiore, cavolo, cetrioli, zucca, zucchine; carote; senape; riso brillato, farina 00, gallette di riso; frutta (eccetto kiwi, pere, prugne, uva e uva passa); marmellata (purché fatta in casa e cotta in pentole di alluminio); caffè; tè verde; olio d’oliva; uova. Sono consentiti in quantità libere: carne; pesce (eccetto aringhe affumicate, cozze, ostriche e crostacei); latte e derivati (burro, formaggi, yogurt); patate. Per cuocere i cibi sono indicate le pentole di ghisa, di alluminio anodizzato oppure di acciaio inox garantito senza nichel.

Un integratore utile: l’olio di perilla, che agisce come anti allergico e non ha effetti collaterali
La Perilla (Perilla frutescens) è una pianta della tradizione fitoterapica cinese e giapponese, usata da anni nella medicina popolare di tutto il Sud-Est asiatico. Ha una spiccatissima attività naturale come coadiuvante nel prevenire e normalizzare le reazioni allergiche, grazie probabilmente alla presenza di componenti (i flavonoidi) in una forma particolare. Se ne prendono 2 perle, 2-3 volte al dì.

obiettivobenessere.tgcom.it/
12/11/2011 15:29
 
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La distorsione della caviglia

"Una caviglia lesa e instabile rappresenta il presupposto di distorsioni recidivanti, si comprende quindi l'importanza di una buona rieducazione dopo un episodio distorsivo"

In Italia si stimano circa 50000 traumi distorsivi alla caviglia al giorno, questo significa che è uno dei traumi più comuni negli sport e nelle attività ricreative.

La distorsione alla caviglia è il più frequente trauma muscolo-scheletrico dell'arto inferiore. Gli sport dove questo trauma è più frequente, in ordine crescente, sono: pallavolo (56%), basket (55%), calcio (51%)e la corsa di resistenza (40%).

Nella distorsione alla caviglia quasi sempre rimane un dolore residuo abbastanza significativo che comporta una limitazione funzionale. Anche dopo che il trauma è stato curato si ha una percentuale variabile di pazienti, che va dal 10% al 30%, che lamentano una sintomatologia cronica caratterizzata da sinoviti, tendinopatie, rigidità, aumento di volume, dolore ed insufficienza muscolare, associati o meno ad instabilità del collo del piede con difficoltà a deambulare su terreni irregolari o episodi distorsivi recidivanti, a prescindere dal trattamento dell'episodio acuto. Questo avviene perché il danno del trauma distorsivo non avviene solo a carico del tessuto legamentoso, ma anche del tessuto nervoso e muscolo-tendineo, intorno al complesso della caviglia.

Il tempo necessario per il recupero funzionale completo, qualunque sia il trattamento riservato al paziente (chirurgico o conservativo), varia dalle 3 alle 5 settimane; il tempo necessario prima di tornare al lavoro varia dalle 4 alle 7 settimane; e prima che il paziente possa ritornare alla pratica sportiva occorrono 10 settimane. I tempi di recupero, di solito, negli sportivi professionisti sono più corti perché il tempo riservato alla riabilitazione è molto maggiore rispetto ad esempio ad uno sportivo amatoriale.


I traumi distorsivi possono essere acuti (in seguito ad urti, contrasti, scontri o improvvisi cambi di direzione) o cronici (dopo carichi notevoli e prolungati). L'evento traumatico può portare, nella caviglia di un atleta, ad una patologia articolare, suddivisa in due quadri:

quello della lassità, con lesioni capsulari, distensioni e lacerazioni del comparto legamentoso laterale e mediale della tibiotarsica e della sottoastragalica, che determinano una escursione articolare oltre i limiti fisiologici;

quello dell' instabilità, che l'atleta avverte come un segno di cedimento articolare durante il gesto sportivo ed anatomopatologicamente obiettivabile in una rottura più o meno totale dei legamenti.

5000 traumi distorsivi ogni giorno in Italia
20% traumi sportivi
disfunzione cronica nel 30% dei casi e frequenti recidive
costi sociali elevati

"Una caviglia lesa e instabile rappresenta il presupposto di distorsioni recidivanti, si comprende quindi l'importanza di una buona rieducazione dopo un episodio distorsivo"


La distorsione è la perdita momentanea ed incompleta dei rapporti articolari fra due capi ossei.



CLASSIFICAZIONE DELLE DISTORSIONI

Grado 0: tilt astragalico inferiore a 8°, non rotture legamentose;

Grado 1: tilt astragalico (10°-20°), rottura legamento peroneo- astragalico anteriore;

Grado 2: tilt astragalico (20°-30°), rottura legamento peroneo- astragalico anteriore e peroneo calcaneare;

Grado 3: tilt astragalico superiore a 30°, rottura di tre legamenti

SINTOMATOLOGIA DELLA DISTORSIONE

• Dolore vivo, localizzato a livello della zona anteriore del malleolo peroneale, che insorge durante la palpazione; • Tumefazione modesta o cospicua a livello periarticolare ed articolare, segno della rottura della piccola arteriola passante al di sopra del legamento peroneo-astragalico anteriore (segno di Robert-Jaspert); • Limitazione funzionale causata dal dolore che il paziente avverte durante i movimenti dell'articolazione; • Instabilità dell' articolazione tibio-tarsica
IL TRATTAMENTO CONSERVATIVO

è diviso in 3 fasi: Acuta Sub-acuta Di Rieducazione Funzionale

FASE ACUTA

Il protocollo più accreditato per le lesioni acute è il P.R.I.C.E. Protection Rest Ice Compression Elevation In fase acuta gli obiettivi sono: a) L'immobilizzazione; b) Diminuzione degli "irritanti chimici" che causano dolore e favoriscono la "stasi tissutale" (ovvero l'edema); c) La prevenzione di ulteriori sollecitazioni meccaniche della struttura lesa.

FASE SUBACUTA

In fase sub-acuta lo scopo del trattamento è quello di sottoporre il tessuto leso ad una serie di sollecitazioni meccaniche, utili per promuovere l'orientamento fisiologico delle fibre collagene. Gli obbiettivi in questa fase sono: a) L'eliminazione del dolore; b) Il recupero della particolarità; c) L'eliminazione dello spasmo muscolare; d) L'eliminazione dell'edema; e) Il recupero della forza muscolare. Per raggiungere questi obbiettivi si utilizzano massaggi, terapie fisiche, tecniche di mobilizzazione e la cinesiterapia.

FASE DI RIEDUCAZIONE FUNZIONALE

Nella fase di rieducazione funzionale si mira al: a) Recupero della propriocettività; b) Recupero della forza; c) Prevenzione delle recidive.

IL BENDAGGIO FUNZIONALE previene l'insorgere di ricadute o recidive quando si riprende l'attività motoria; evita i danni di una prolungata immobilizzazione o inattività funzionale; riduce i tempi di recupero



Qualora si riporti una distorsione alla caviglia in luoghi avversi, lontano da possibili soccorsi, è bene non togliersi la scarpa per esaminare la lesione. Il conseguente dolore associato a gonfiore potrebbe infatti ostacolare il reinserimento del piede nella scarpa.

www.my-personaltrainer.it/caviglia.htm
13/11/2011 20:33
 
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In molti colpiti in queste ore dalla sindrome influenzale, ma cosa fare per guarire?

Ancora la vera influenza, quella stagionale non è arrivata: lo ribadiscono ogni giorno i virologi più famosi. Il disturbo che ci blocca tutti a letto (o quasi) in questi giorni con tosse, cefalea, raffreddore a volontà ed a volte febbre è la cosiddetta sindrome influenzale o parainfluenzale o pre influenzale. Ma di cosa si tratta e come si distingue dall’influenza? Quest’ultima è caratterizzata solo da virus di tipo A e B che hanno un stagionalità precisa mentre le sindromi sono causate essenzialmente da rhinovirus e da altri agenti infettivi virali (e non solo) molti ancora sconosciuti. Va subito detto che il vaccino antinfluenzale di cui molto si parla in questi giorni ha effetto solo sui virus dell’influenza e non su quelli della sindrome influenzale.

Non solo, in questo caso non sono utili neppure gli antibiotici (che si usano su consiglio del medico curante esclusivamente in presenza di batteri), a meno che non vi sia una complicanza, quella che comunemente viene definita sovrinfezione batterica. Allora cosa fare? Aspettare che passi. I sintomi dell’influenza e delle sindromi influenzali sono gli stessi, ma anche i consigli per la terapia: per combattere i virus è importante il riposo, la reidratazione in caso di febbre alta e dunque il controllo di questa attraverso paracetamolo o ibuprofene.

Con i bambini un particolare occhio di riguardo: il loro sistema immunitario è più debole e quindi, come sapete sono più soggetti all’aggressione di ogni virus. Va ricordato inoltre che a differenza del passato, va evitata ai minori la somministrazione di acido acetilsalicilico (la comune aspirina) per alleviare i sintomi: meglio usare i rimedi della nonna come il brodo di pollo ed il latte con il miele. Vale anche con gli adulti.


salute.pourfemme.it/
18/11/2011 20:41
 
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Le cause delle vertigini


Occorre sottolineare che le vertigini sono un sintomo e non una malattia e quindi si riferiscono a una disfunzione dell’apparato dell’equilibrio (o di sistemi cerebrali a questo connessi) causata da vari fattori. Vediamone alcuni.

Colpo di frusta. Per colpo di frusta si intende una traumatica escursione della testa come avviene, per esempio, in un tamponamento automobilistico. In questo caso il corpo viene proiettato violentemente in avanti mentre la testa viene spinta bruscamente indietro e successivamente, durante la fase di decelerazione e arresto dell’auto, in avanti. Le lesioni che derivano da questo particolare tipo di incidente (causate anche da "scontri" sportivi, cadute o traumi diretti alla testa) sono di diversa natura e gravità: la muscolatura del collo, le vertebre e, raramente, i dischi tra loro interposti possono infatti subire stiramenti, schiacciamenti, spostamenti. Ebbene i sintomi conseguenti (a volte silenti anche per settimane o per mesi) sono dolori locali, mal di testa, formicolii alle mani o al viso e, appunto, vertigini spesso accompagnate da nausea o vomito. Talvolta queste si presentano subito dopo l’incidente o il trauma perché il violento spostamento della testa provoca l’altrettanto veloce movimento del liquido interno dell’apparato dell’equilibrio (endolinfa); oppure si verificano più tardivamente perché i muscoli del collo si induriscono via via (contratture) tanto da comprimere, senza occludere, particolari vasi sanguigni (arterie vertebrali) che "nutrono" di sangue l’organo dell’equilibrio.

Artrosi cervicale. E’ questo un lento processo degenerativo delle strutture ossee della colonna vertebrale (causato da scarsa attività fisica, traumi, scorrette posizioni lavorative) che si modificano nella forma e nella posizione tra loro dando molte volte dolore locale e limitazioni ai movimenti. In alcune persone sofferenti di artrosi cervicale può accadere che la malattia causi (come descritto nel colpo di frusta) una compressione delle arterie vertebrali ruotando (e anche flettendo) il capo verso destra o verso sinistra. Conseguenza di ciò è la comparsa, spesso improvvisa e tante volte al risveglio mattutino, di vertigine e nausea (sindrome di Neri - Barré - Lieou). Le vertigini in questi casi insorgono anche durante normali attività della vita quotidiana, come per esempio quando si fa retromarcia con l’automobile, e non raramente possono essere l’unico segno della presenza di un’artrosi cervicale (quindi assenza di dolore).

Malattia di Menière. Una non rara causa di vertigini è la malattia di Menière. Questa, per cause non ancora ben definite (forse di natura circolatoria locale o come esito di otiti trascurate), è caratterizzata da un aumento abnorme del liquido ("endolinfa") situato dentro le strutture del "labirinto membranoso" dell’orecchio interno. La malattia in una prima fase si presenta con lieve diminuzione dell’udito e senso di ripienezza auricolare; in una seconda fase la diminuzione dell’udito (ipoacusia) si fa più franca ed è accompagnata da fischi auricolari (acufeni) e crisi vertiginose. Infine, nella terza fase, peggiora ancora la ipoacusia e le vertigini via via diventano più violente, molto frequenti e accompagnate da improvvise cadute a terra della persona sofferente (senza però mai perdita di conoscenza).

Labirintiti. Una delle più note cause di vertigine è sicuramente la labirintite, processo infiammatorio batterico o virale del labirinto membranoso (organo principale dell’equilibrio). E’ questa una malattia che in genere deriva da altre malattie, come per esempio la difterite (per fortuna da tempo sotto controllo grazie alle vaccinazioni infantili) oppure le otiti (infezioni dell’orecchio connotate da febbre e forte dolore) e che si distingue in una forma acuta e in una cronica. La prima ha come sintomi una o più crisi vertiginose accompagnate da segni di infezione come febbre, dolore auricolare e seria diminuzione dell’udito. La seconda è caratterizzata invece da numerose piccole crisi vertiginose con diminuzione dell’udito lentamente progressiva e scarsi segni infiammatori.

Intossicazioni. Non tutti sanno che è possibile soffrire di improvvise vertigini in seguito a intossicazioni. Accade infatti che in persone predisposte dopo un pasto copioso di frutti di mare, crostacei, oppure dopo assunzione di farmaci come il piramidone, l’acido acetilsalicilico e altri, possa insorgere una forte crisi vertiginosa senza diminuzione dell’udito (sindrome di Arslan) in cui si è incapaci di alzarsi o addirittura di muoversi nel letto.

Sindromi menieriformi. Esposizioni al freddo o al caldo intensi, stress, strapazzi fisici, tensioni psicologiche, stati ansiosi, pressione arteriosa bassa sono tutte cause non rare di vertigine. In questi casi gli "attacchi" possono essere lievi, transitori, oppure anche di una certa serietà fino ad assomigliare alla sindrome di Menière (da qui "sindromi manieriformi") senza però le caratteristiche fasi e la grave sordità conseguente. Attualmente non è ancora possibile stabilire con chiarezza quali sono le cause di queste sindromi e le ricerche sono tuttora orientate a dimostrare possibili disturbi del "microcircolo" sanguigno, irrorante la zona del labirinto membranoso, in persone con particolari predisposizioni (forse genetiche) alle vertigini.

www.mybestlife.com/ita_salute/incasodi/vertigini1.htm
24/11/2011 19:57
 
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Anticorpi super con Aloe e propoli


Le essenze di fiori ed erbe sono state usate fin dall'antichità per arginare le epidemie: le resine, per esempio, venivano bruciate nelle chiese proprio per questo motivo. Alcuni oli essenziali hanno in effetti notevoli virtù antibatteriche e antivirali, utili anche per contrastare l'effetto di raffreddori, influenza e bronchiti se applicati con il massaggio o diffuse nell'ambiente in cui soggiornano persone malate. Scopriamo come utilizzarli per scongiurare il contagio, da soli o in abbinamento con gli estratti rinforzanti da assumere per via orale, per un'adeguata cura protettiva "di terreno".

Propoli

Ideale se hai spesso tosse e mal di gola

Ha un'azione immunostimolante ed è utile soprattutto per chi ha la gola delicata, che si infiamma facilmente, e per chi soffre spesso di tosse.

Per rafforzare il sistema immunitario, bevi 20 gocce di tintura per tre volte al giorno per 10 giorni. È adatta anche per i bambini (15 gocce).

Echinacea

Usala in caso di raucedine e bronchite

Ha un'azione preventiva ed è utile soprattutto a chi soffre spesso di infiammazioni, bronchite (anche cronica) e problemi respiratori in genere.

Come prevenzione, 1-2 capsule al giorno di estratto secco per due mesi. n Come trattamento, 40 gocce di tintura madre per 2 volte al giorno per almeno 10 giorni.

Aloe

È un buon espettorante

Anche questa pianta ha un'azione immunostimolante, e aiuta soprattutto in caso di catarro e muco "insistente".

Prendi un cucchiaio di succo al giorno per almeno 2 mesi. Non è adatta per i bimbi.

Per combattere il catarro

La viola mammola è un ottimo rimedio contro tosse, bronchiti e, in particolare, favorisce l'eliminazione del catarro: si assume come tintura (30 gocce per due volte al dì). Per disinfettare le vie respiratorie è anche utile masticare un pezzettino di benzoino 2-3 volte al giorno: si trova in erboristeria.

Tre regole super efficaci per difendersi dai microbi

1. Evita il contatto con le persone già malate

Se parli con un malato, stai a distanza e, nei luoghi affollati, copriti naso e bocca.

2. Lavati bene le mani

Dopo aver frequentato luoghi pubblici, treni, bus lava le mani col sapone: distruggi i germi.

3. Non toccarti il viso

Evita il contatto delle mani con le mucose della bocca, per non veicolare il virus.

www.riza.it/benessere/integratori/2959/anticorpi-super-con-aloe-e-prop...
25/11/2011 18:42
 
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Quali sono le cause del mal d'orecchio?
Con il freddo arrivano le malattie da raffreddamento fra cui il mal d'orecchio. «Di solito è causato da virus o, più spesso, batteri. In questi casi si parla di otite, cioè di infiammazione di una delle parti dell'orecchio (esterna, media, interna) - spiega Eugenio Mira, docente alla la Scuola di specializzazione in Otorinolaringoiatra dell'Università di Pavia -. Il mal d'orecchio può, però, dipendere anche da problemi in strutture vicine che, tramite la rete nervosa, fanno avvertire dolore a questo livello. Il tipico esempio è rappresentato dalle disfunzioni dell'articolazione temporo-mandibolare: il dolore si avverte quando si apre o si chiude la bocca. Altre volte il male può essere dovuto a una malattia della gola per il riflesso condotto dal nervo glosso-faringeo. Questa forma, se persiste e riguarda un solo orecchio, non va mai sottovalutata, specie nei fumatori, perché potrebbe essere la spia di tumori a laringe o faringe».

Come si distinguono le diverse forme di otite?

«Osservando l'orecchio con l'otoscopio. Nell'otite esterna ci sono arrossamento e gonfiore nel condotto uditivo: si verificano di solito al mare, o in piscina, per il ristagno dell’acqua nel condotto, che favorisce l'attecchimento di germi. I sintomi sono prurito e dolore, accentuato dalla pressione sull'orecchio (talvolta riduzione dell’udito). L'otite media riguarda invece la piccola cavità che si trova oltre il timpano, che comunica con l'esterno mediante la tromba di Eustachio, condotto che collega l'orecchio alla gola e può quindi consentire il passaggio di microbi. Spesso consegue a un raffreddore: l'infiammazione si irradia e colpisce l'orecchio medio, causando gonfiore e conseguente chiusura parziale o totale della tromba di Eustachio. In genere l'otite media acuta provoca dolore intenso e pulsante, che si aggrava quando ci si corica e quando si soffia il naso, e si associa a riduzione dell’udito, talvolta malessere, febbre, nausea e vomito. Se si verifica la perforazione del timpano il dolore diminuisce e compare una secrezione dall'orecchio. Le otiti interne sono più rare: il dolore non è sempre presente, mentre è più comune una sensazione di ovattamento».

Come si curano le otiti?

«Dipende dalla gravità. Se c’è una grossa infezione dell'orecchio medio si usano gli antibiotici, spesso associati a cortisonici. Poiché l'antibiotico non calma immediatamente il dolore, si possono aggiungere in fase iniziale anche farmaci antinfiammatori o antidolorifici, soprattutto nei bambini (paracetamolo). Nelle forme lievi di otite non è necessario ricorrere subito agli antibiotici. Spesso l'episodio, soprattutto se riguarda il condotto uditivo esterno, tende a risolversi da solo. Tuttavia per ridurre dolore e infiammazione si possono somministrare antinfiammatori e antidolorifici, meglio per bocca che non in gocce. Le gocce, antibiotiche o antibiotico-cortisoniche, sono indicate nelle otiti esterne, ma sono da evitare in caso di perforazione del timpano».

www.corriere.it/salute/11_novembre_25/mi-spieghi-dottore-orecchio-malattie-sparvoli_85083a3e-1115-11e1-b811-fb0a2ca90b...
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