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Matteo 22:37

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2020 12:28
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06/05/2020 12:45
 
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Angelo Serafino53, 06/05/2020 01:01:

*** w93 1/11 pp. 30-31 I primi cristiani usavano il nome di Dio? ***
Che dire dei Vangeli e del resto delle Scritture Greche Cristiane (il “Nuovo Testamento”)? Si è ragionato che, dal momento che il nome di Dio compariva nella Settanta, doveva necessariamente comparire nelle prime copie delle Scritture Greche Cristiane, almeno nei passi in cui era citata la Settanta. Per questo il nome Geova ricorre più di 200 volte nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane.

Alcuni hanno criticato questa scelta, ritenendola arbitraria. Sembra però che in questo la Traduzione del Nuovo Mondo abbia il sostegno di una fonte insospettabile: il Talmud babilonese.

La prima parte di quest’opera giudaica è intitolata Shabbath (Sabato) e contiene un immenso codice di regole che stabiliscono cosa si poteva fare di sabato. In un punto si discute se di sabato è lecito salvare i manoscritti biblici dal fuoco, dopo di che si legge: “Nel testo si affermava: Gli spazi bianchi [gilyohnìm] e i Libri dei Minim, non possiamo salvarli dal fuoco. R. [Rabbi] Jose disse: Nei giorni lavorativi bisogna ritagliare i Nomi Divini che vi sono contenuti, nasconderli e bruciare il resto. R. [Rabbi] Tarfon disse: Possa io seppellire mio figlio se non li bruciassi insieme ai Nomi Divini che contengono qualora mi capitassero fra le mani”.

— Dalla traduzione inglese del dott. H. Freedman.
Chi erano i minìm (minei)? La parola significa “settari” e potrebbe riferirsi ai sadducei o ai samaritani. Ma secondo il dott. Freedman, è molto probabile che in questo passo indichi i giudeo-cristiani. Cos’erano dunque i gilyohnìm, tradotto “spazi bianchi” dal Freedman? Due sono i possibili significati. Potevano essere i margini bianchi dei rotoli o anche i rotoli in bianco. Oppure, applicando ironicamente il termine, potevano essere gli scritti dei minìm, come a dire che valevano quanto un rotolo bianco, cioè nulla.

In alcuni dizionari questo secondo significato è dato come “Vangeli”. In armonia con ciò, la frase che compare nel Talmud prima del brano summenzionato dice: “I Libri dei Minim sono come spazi bianchi [gilyohnìm]”.
Così nel libro Who Was a Jew?, di Lawrence H. Schiffman, il suindicato brano del Talmud è tradotto: “Non salviamo dal fuoco (di sabato) i Vangeli e i libri dei minim (‘eretici’). Vengono bruciati dove si trovano, essi e i loro Tetragrammi. Rabbi Yose Ha-Gelili dice: Durante la settimana si dovrebbero togliere da essi i Tetragrammi, nasconderli e bruciare il resto. Disse Rabbi Tarfon: Possa io seppellire i miei figli! Se (questi libri) mi capitassero fra le mani, li brucerei con tutti i loro Tetragrammi”. Il dott. Schiffman prosegue argomentando che qui per minìm si intendono i cristiani ebrei.
Questo brano del Talmud si riferisce davvero ai primi cristiani ebrei? Se sì, allora è una chiara indicazione che i cristiani inclusero effettivamente il nome di Dio, il Tetragramma, nei loro Vangeli e scritti. Ed è molto probabile che qui il Talmud si riferisca ai cristiani ebrei. È un’ipotesi che trova consensi fra gli studiosi, e nel Talmud sembra ben suffragata dal contesto. In Shabbath il brano che segue la suddetta citazione narra una storia riguardante Gamaliele e un giudice cristiano nella quale si allude a parti del Sermone del Monte.
Fu solo in un secondo tempo, quando il cristianesimo apostata deviò dai semplici insegnamenti di Gesù, che i sedicenti cristiani smisero di usare il nome di Dio e lo tolsero addirittura dalle copie della Settanta, dai Vangeli e da altri libri biblici.
[Illustrazione a pagina 31]
Ai giorni di Gesù il nome di Dio compariva nella “Settanta”



Caro Serafino,

Tutto ciò che hai citato non significa niente. Leggiti un breve riassunto qui:
en.wikipedia.org/wiki/Gilyonim
Ancora più in breve:
1. I "minim" (= eretici) non si sa chi fossero.
2. I gilyonim (= i rotoli) non si sa cosa fossero, forse dei sefer Torah, forse dei documenti in aramaico o ebraico.
3. In ogni caso NESSUNO studioso ha mai parlato di rotoli scritti in greco con dentro il tetragramma in ebraico.

C'è un principio della halakha ebraica che taglia la testa al toro:
un rotolo qualsiasi, scritto da un non ebreo, che contenga il tetragramma NON può essere bruciato ma deve essere depositato in una genizah.
Chiedi a un rabbino e ti potrà spiegare i dettagli.
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