Re:
barnabino, 20/07/2012 13.37:
Caro Verità,
A parte che Bulltmann mi lascia molto perplesso, dato che la LXX non vedo come usi morphè nel senso di natura, comunque non mi pare che nessuno abbia mai parlato di forma esteriore, resta il fatto che forma non significa natura.
stiamo parlando di uno dei più grandi biblisti del secolo scorso non di un pinco pallino qualsiasi e comunque se non significa "forma esteriore" cosa mai significherà?
Perché è un'accezione tecnica molto particolare delle filosofia aristotelica, che Paolo condividesse l'antropologia aristotelica e che scrivendo pensasse di rivolgersi ad un consesso di filosofi usando termini tecnici lo ritengo assai improbabili, ma comunque se vuoi discutiamo dell'aristotelismo paolino...
è ovvio che un dizionario riporti anche quel significato morphè ma questo non ci autorizza ad usarlo automaticamente per Paolo, anzi, mi pare che tutti i dizionari specifici (intendo il DENT, il Kittel, il Rusconi, BDAG) non danno neppure il significato di natura o essenza.
Che dobbiamo fare la gara di dizionari ora?
[Friberg lexicon] morfè,, h/j, h` (1) form, external appearance; generally, as can be discerned through the natural senses (MK 16.12); (2) of the nature of something, used of Christ's contrasting modes of being in his preexistent and human states form, nature (PH 2.6, 7)
[UBS] morfè,, h/j f nature, form
Gillièron (LTB, 92) :
«Nell’inno di Fil 2,6-11, uno dei più antichi testi cristiani conosciuti, Cristo viene presentato come spogliatosi della forma di Dio che era la sua, per assumere la forma di servo (Fil 2,6s); il significato della parola forma dipende dall’interpretazione che si dà dell’inno; se si vede il destino del Cristo
preesistente poi incarnato, la parola indica l’essere, l’essenza, la natura di Cristo = il Cristo era di natura divina, ed ha assunto la natura umana; se si vede, più probabilmente, la rinuncia fatta da
Gesù, nel corso del suo ministero, ad ogni trionfalismo messianico, la parola allora indica il suo modo di esistenza, la sua condizione = pur potendo pretendere di essere uguale a Dio, Cristo ha deciso di comportarsi come un servo che ha ubbidito fino alla morte»
Come vedi non se ne esce o il significato è forma intesa come vera forma esteriore o è natura... e se anche tu hai escluso "forma esteriore" dal momento che parliamo di Dio, cosa rimarrà mai?
Per essere chiari il Kittel (cito dall'edizione inglese ma ad loc. puoi consultare quella italiana) dice: "It may thus be seen that there is no trace of a Hellenistic philosophical understanding of µορφή in this passage, and certainly not of any supposed popular philosophical concept of µορφὴ θεου = οὐσία or φύσις". Non voglio farti il verso, abbassandomi al tuo livello, ma capisci bene che non ha senso ironizzare su questo punto.
E cosa significherebbe per il Kittel morphê in questo caso? Puoi farci una scansione del contesto?
E vai... adesso sono tutti sinonimi: condizione, essenza, natura, forma, eidos e chi più ne ha pi ne metta! Perdonami, Verità, ma non è facendo così che possiamo capire il significato di un testo, cioè considerando che siano tutti sinonimi della senso che vogliamo trovarci perché così ci impone il dogma.
Ma quale dogma e dogma è una considerazione logica, cosa vorrà mai dire "essere nella condizione di uomo " se non "avere la natura umana"? O essere un uomo?
Conosci altri significati di "condizione " applicati ad un genere?
Il punto è che non si dice che il figlio "è" Dio, cioè si identifica con Geova, ma ci dice che nella sua esistenza celeste era "in forma di Dio".
Ed ancora stiamo aspettando che tu ci dica cosa significa avere la "forma di Dio " e questo rispettando anche il contesto dove si parla di "forma di schiavo" e dove tutti concordano nell'interpretarlo come " avente natura umana" visto che come sappiamo bene divenne un uomo.